Nichi Vendola - (letta 7.430 volte)

I comunisti sono scomparsi. Non ce n’è più nessuno in Parlamento. Il centrosinistra ha preso una batosta storica. Meno nove per cento rispetto al centrodestra. Il Campidoglio è stato conquistato da un ex fascista. Per la prima volta da sempre. Vale la pena di andarne a parlare con Nichi Vendola protagonista dell’ultima grande vittoria di un comunista in Italia, quando contro tutte le previsioni, tre anni, fa conquistò la poltrona di governatore delle Puglie, l’uomo che si è candidato alla successione di Bertinotti alla guida di Rifondazione.

Nichi, salverai Rifondazione? Sembra un’impresa impossibile?
«Non è la prima volta che mi trovo ad incarnare il ruolo di chi partecipa a sfide impossibili. Dal punto di vista del rischio non sono turbato. Credo sia giusto adattarsi ad una condizione completamente nuova come quella di un partito schiantato e mettere a disposizione la mia immagine la cui popolarità è molto oltre il recinto di Rifondazione per tentare un operazione che dica: la salvezza del mio partito non è un’operazione di restauro ma è la capacità di riaprire il cantiere dell’innovazione politico culturale».

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Marco Travaglio - (letta 43.256 volte)

CLAUDIO SABELLI FIORETTI: Fra un po’ potrà vantare di aver doppiato la boa dei due milioni di copie vendute. Nel quasi totale silenzio della stampa italiana. Per la televisione,fino a poco tempo fa era un fantasma. Per gli italiani no. Gli italiani sono sempre accorsi in massa dovunque Marco Travaglio presentasse i suoi libri. Un fenomeno editoriale.

Negli Stati Uniti gli avrebbero già dedicato la copertina di «Time» e di «Newsweek». In Italia i settimanali e i magazine dei quotidiani lo ignorano. Solo grazie a Michele Santoro è tornato in tv. E qualche timida apparizione adesso avviene anche sui quotidiani più che altro quando lo si vuole trascinare nelle polemiche. Marco, sta finendo il periodo del silenzio e dell’assenza?

MARCO TRAVAGLIO: Vanto tuttora il minor numero di recensioni tra gli autori in classifica.

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Gianni Boncompagni - (letta 6.735 volte)
LA MEZZANOTTE DI RADIO2
LA MEMORIA FA BRUTTI SCHERZI
GIANNI BONCOMPAGNI

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Stefano Ricucci - (letta 9.521 volte)
Ha vissuto i suoi quarti d’ora di celebrità quando ha sposato Anna Falchi. Poi quando ha cominciato a comprare azioni del «Corriere della Sera» e tutti si chiedevano chi ci fosse dietro. I giudici cominciarono a tenerlo d’occhio anche per l’Antonveneta. Dalle intercettazioni vennero fuori frasi indimenticabili, «nun stamo a fa’ i furbetti der quartierino» e «vuoi fa’ er frocio cor culo degli artri». Poi la galera, Anna che lo abbandona. Oggi Stefano Ricucci ha pagato quasi tutti i suoi debiti. Pende ancora in tribunale l’aggiotaggio nella scalata al «Corriere». Ma la sua vita è ripresa, sia dal punto di vista personale che da quello professionale. Una cosa non sopporta. Essere definito «l’immobiliarista di Zagarolo». Ma oggi è di nuovo in pista. Vende, compra, compra, vende.

Come sta l’immobiliarista di Zagarolo?
«Anche lei? Ho costruito 56 appartamenti a Zagarolo, negli Anni 90. Avevo 21 anni. Adesso ne ho 45. Perché sempre Zagarolo?».

Forse perché è di Zagarolo.
«Sono nato a Roma, ho abitato a Santa Maria Maggiore. Dite Zagarolo per denigrarmi. Qualcuno scrive: "Diego Della Valle, l’imprenditore di Casette d’Ete"»?

Zagarolo fa più ridere.
«Negli ultimi sei anni mi sono occupato soprattutto di finanza. Ho fatto operazioni per 3 miliardi di euro. E pensi: lontano da Zagarolo». 

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Roberto D’Agostino - (letta 23.778 volte)

Per alcuni è un pettegolo, un seminatore di zizzania, un superficiale. Per altri è un giornalista libero, informato, coraggioso. La maggior parte dei computer delle aziende e dei giornali italiani hanno il suo sito, Dagospia, perennemente aperto sui loro monitor. Lui, Roberto D’Agostino, incassa 300 mila visite al giorno e anche tante querele. «Soprattutto da altri giornalisti», si lamenta.

Da chi per esempio?
«Dal Corriere della Sera. Ostellino, Folli, Ermini…»

Lo stesso Romiti…

«Con lui ho risolto con una bella cena. Gli altri sono stati tremendi. Io mi aspettavo querele da banchieri, da politici, non da colleghi. E poi che cifre! Condannato a pagare 160 mila euro a Ostellino, per aver scritto che voleva tornare a dirigere il Corriere. Follia».

La rubrica di Dagospia più famosa è Cafonal, la foto-cronaca di Umberto Pizzi delle cene dei salotti romani…
«Il cafonalesimo è la cafoneria trasformata nel massimo rito sociale della comunicazione. Cafonal è l’esibizionismo pacchiano che travolge tutti. Tutti vogliono comunicare agli altri chi vorrebbero essere, tentando di far dimenticare chi sono veramente».

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Sandro Bondi - (letta 7.630 volte)

Ma perché onorevole Bondi quando lei va in televisione è così cattivo, violento, arrogante, crudele. Il Bondi che conosco io è gentile, simpatico, cortese…

“Ci sono due Bondi. Il primo è quello che sono, quello che credo di essere, che sento di essere. Il secondo è un altro Bondi. Quando mi rivedo in televisione mi meraviglio di me stesso. Molta gente me lo dice”.

Che cosa dice la gente?

“Dice: “Ma lei è molto diverso da come appare in televisione. E’ meglio””.

Le televisione non le dona.

“Mi sono fatto triturare dalla tv, dalle innumerevoli piccole dichiarazioni polemiche quotidiane. Troppo spesso sono comparso per pochi attimi, giusto il tempo di dire qualche battuta violenta contro la sinistra, in difesa di Berlusconi”.

E perché l’ha fatto?

“Nei momenti di più aspra contrapposizione ideologica e politica fra la sinistra e Berlusconi io dovevo mettere il mio corpo in mezzo…”

Sparate pure, e colpite me!

“In televisione appaio anche più vecchio. Me lo dicono molte signore”.

Lei non è proprio un ragazzino. Ha quasi 50 anni.

“Io vivo con sofferenza l’esistenza di questo secondo Bondi”.

E allora la smetta di insultare i comunisti.

“Non è sempre così. Ci sono stati dei periodi di grande violenza. Ma li ho sempre alternati, come è nel mio carattere, con la mano tesa, la volontà di dialogo”.

Me li sono persi. Ha definito D’Alema un povero ciabattino…

“No, quello era Della Valle”.

Ma ha detto che D’Alema usa un linguaggio da postribolo…

“Se ho detto una cosa così mi pento”

Continua in libreria, oppure online qui e qui

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Luigi De Magistris - (letta 11.527 volte)

Disse: " Se vogliono che me ne vada, mi devono cacciare”. La stanno accontentando.

“Non me ne vado via spontaneamente".

I magistrati non dovrebbero fermarsi troppo in una città.

"La mobilità è un valore. Evita collusioni con i potenti. Il procuratore della Repubblica più perbene dopo trent’anni non vede più l’abuso edilizio di fronte alla propria casa".

E allora?

"In un Paese ad alta densità di criminalità organizzata ci vuole del tempo per conoscere i fenomeni. Io non ho finito il mio ciclo".

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Afef - (letta 27.256 volte)

Il cognome non lo conosce quasi nessuno. Jnifen. Ma il nome lo conoscono tutti, Afef. In arabo purezza. Tunisina, ormai italiana. Bellissima. Modella. Presentatrice tv. Oggi testimonial dell’Oreal (“Tu vali”). E moglie di Marco Tronchetti Provera: Pirelli, Telecom, uno dei manager più pagati d’Italia.

Cominciamo dalle balle…i barracuda.

“Che c’entrano i barracuda?”

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Carlo Caracciolo - (letta 14.874 volte)

In Italia c’era l’Avvocato, c’è il Cavaliere, c’è l’Ingegnere. E c’è anche il Principe. Carlo Caracciolo, principe di Castagneto, duca di Melito. L’uomo che ha fatto grandi L’Espresso e la Repubblica. Qualcuno lo chiama Dottore. Qualcuno Presidente. Il personale di servizio, a casa, lo chiama Don Carlo.

Principe, chi è che la chiama Principe?
«Nessuno. Solo i posteggiatori: "Tutto sotto sterzo, Principe"».

Sua moglie Violante la chiamava Rag.
«Rag., per ragioniere».

Meglio essere chiamato Principe che Rag.
«No, oggi no».

Una volta serviva?
«Sì. Per rimorchiare le americane».

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Francesco Cossiga - (letta 32.549 volte)
L’uomo che non c’è

Presidente, lei è matto?

"Chiariamo una cosa. Era "matto" anche Erasmo da Rotterdam. Era "matto" anche Tommaso Moro che tutti credevano che stesse scherzando e per rimanere fedele alla Chiesa cattolica si è fatto tagliare la testa dopo aver raggiunto l’apice del "cursus honorum" di un cittadino inglese dell’epoca".

Rifaccio la domanda e lasciamo perdere Erasmo. lei è matto?

"La follia è un ingrediente necessario dell’intelligenza. Così come bisogna distinguere tra colti ed eruditi, gli eruditi sono quelli che hanno letto molto, i colti sono quelli che hanno letto e hanno dimenticato quello che hanno letto mantenendone il concetto e soprattutto il senso universale…"

Presidente, risponda, lei è matto?

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