- 29 Settembre 2002
Il suo maestro? Nanni Moretti. Guardandolo interpretare "Il portaborse", si convinse che la sua strada era la politica. E dove l’ha portato tanta dedizione? Prima a fianco di Claudio Signorile e di Claudio Martelli del Psi. Poi a fianco di Claudio Scajola, in Forza Italia. Si chiama Simone Baldelli. Oggi è a capo del movimento giovanile di Forza Italia.
Simone, sarò sincero. Non credevo nemmeno che esistesse un movimento giovanile di Forza Italia.
«Perché?»
Perché i movimenti giovanili sono sempre stati a sinistra dei loro partiti, li hanno sempre contestati duramente.
«Noi siamo l’ala dell’entusiasmo».
Appunto voci di dissenso se ne sentono poche in Forza Italia. Voi come vi collocate rispetto?
«Saremo i nuovi dirigenti. Il partito che raggiunge il 30 per cento deve guardare al suo interno. Puoi comprare lo straniero, però poi alla fine ti serve anche un vivaio. Compito del movimento giovanile è fornire una classe dirigente».
Ma allora non siete un movimento. Siete una scuola di formazione.
«La nostra non è una generazione ideologizzata, non è radicale nelle forme di lotta. Per quelli del ’68 noi siamo i disimpegnati, i fancazzisti, i senza valori».
Quanti anni hai?
«Ho 29 anni, 30 a ottobre».
I sessantottini finiti in Forza Italia che giudizio danno di voi?
«Ci comprendono poco».
E i grandi?
«Noi non siamo dei berlus-cloni. Oltre ai lavori più umili, combattiamo anche battaglie in qualche modo atipiche per Forza Italia».
Tipo?
«Sorprendere: lavoriamo sui diritti civili, quando ci sono state le tutebianche noi abbiamo fatto le tute azzurre».
In piazza con le tute azzurre?
«Noi abbiamo lanciato una provocazione stimolante. Abbiamo fatto una foto e l’abbiamo messa sul sito. E poi abbiamo difeso i McDonald’s, perché permettono a tanti giovani di guadagnarsi qualche soldo lavorando part-time».
Siete scesi in piazza?
«Lo abbiamo fatto contro la par condicio e in tante altre occasioni, ma per le tute azzurre ci siamo fatti fotografare con un hamburger in mano, e con una Coca-Cola davanti al McDonald’s di piazza del Pantheon».
Non sembra gran cosa.
«Noi cerchiamo sempre di promuovere le iniziative in modo leggero. A volte nelle riunioni faccio anche le imitazioni per far divertire un po’ i ragazzi. Magari canto canzoni di satira politica. Senti questa che ha per titolo "Leva calcistica classe ’68: Il sole sui tetti dei palazzi in costruzione, il sole, che ride, i comunisti alle elezioni, volevano toglierti le televisioni, la Mondadori, la Standa e il Milan, poi magari Arcore. Fini cammina che sembra un uomo, poi la Lega ce l’ha duro, due sondaggi di Gianni Pilo e sembra un successo sicuro, Silvio non aver paura di sembrare un dittatore, non è mica da questi particolari che giudica l’elettore". Musica di De Gregori».
Hai fatto l’imitazione anche a Berlusconi?
«Certo eravamo a cena e Berlusconi disse: "Fammi l’imitazione. Se non mi piace ti licenzio"».
Spiritosissimo.
«Ma poi ha sorriso e ha detto: "Sei stato eletto, non ti posso nemmeno licenziare". Ho fatto l’imitazione e si è divertito molto».
Come sei arrivato alla politica?
«Sono di Roma. Vengo da una scuola cattolica, il Sacro Cuore, salesiani, piuttosto rigida, ma non per ricchi».
Dai salesiani come Berlusconi.
«Sì. L’ho scelta perché c’era il pallone».
La famiglia?
«Come direbbe Troisi, povera ma onesta. Mio papà al Ministero delle Finanze e mia madre in una finanziaria. Figlio di nessuno. Non come a sinistra dove sono tutti figli d’arte».
Ricordi quei tempi?
«Eravamo un gruppo di quattro amici, due Massimiliani, un Andrea e un Simone. Siamo amici ancora oggi. Rimanemmo segnati da un professore di filosofia molto bravo. Un sacerdote. Don Franco Lioy. Ci spiegava che con la filosofia si rimorchiava pure».
Che tipo eri?
«Ero quello che si alzava a fare davanti a tutti l’imitazione del direttore temutissimo».
Hai mai fatto uno sciopero a scuola?
«Mai. Non rientrava nelle nostre esigenze. Il clima era sereno».
La tua vita da giovane?
«Ho fatto per un paio di estati il dj in una radio a Porto S. Giorgio, insieme a Jacopo, un mio amico di Genova, che mi ha introdotto alla politica. Lui era nel movimento giovanile socialista e mi ha portato alle prime riunioni».
Come tu hai portato alla politica Francesca Impiglia, la nuova assistente di Berlusconi, che per tutta l’estate è stata la ragazza misteriosa della passeggiata nel parco della villa in Sardegna.
«L’ho conosciuta sulla nave azzurra ad Ancona. Era giovane, bella, solare, simpatica, intelligente. Quando si è trasferita a Roma le ho detto di venire a lavorare con me. Ma era talmente brava che quando Berlusconi ha avuto bisogno, è volata da lui».
Che musica ti piaceva allora?
«Sono un amante della musica italiana degli anni ’80. Suono la chitarra, conosco tutte le canzoni, tutte le parole. La mia canzone preferita è Compagni di viaggio di De Gregori: "Avevano parlato a lungo di passione e spiritualità, avevano toccato il fondo della loro provvisorietà, due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi saranno due marinai". Sembra la storia di me e Jacopo. Lui adesso lavora, è stato consigliere circoscrizionale dei Ds a Genova, si è sposato, aspetta una bambina».
Insomma cominci con i giovani socialisti.
«La prima riunione mi affascinò. Parlava un bell’uomo, elegante, ben vestito. Io avevo 18 anni. Scoprii che era un Ministro, Claudio Signorile. Mi piaceva il ruolo paritario che aveva con i giovani. E rimasi con loro».
Il solito tragitto: Craxi-Berlusconi.
«No. Ero anticraxiano. Ma nel 1997 andai a trovare Craxi, ad Hammamet. Quando i suoi cortigiani lo avevano abbandonato».
Che cosa vi siete detti?
«Io gli dissi che mi sarebbe piaciuto candidarmi per la segreteria dei
giovani di Forza Italia».
E lui?
«Mi disse: "Bravo, dai una mano a Silvio. Hai un’esperienza politica. Farai parte della prima generazione di giovani che crescono con lui».
Il tuo primo voto è stato per il Psi.
«Non ho mai votato socialista».
Stavi nel movimento giovanile socialista e non votavi Psi?
«Ho votato la prima volta nel ’92, il movimento giovanile socialista era in liquidazione come tutto il partito in buona sostanza».
E per chi hai votato?
«Lista Pannella».
Dicevi che ti aveva affascinato il personaggio morettiano del ministro
socialista Botero.
«So a memoria quel film. Quel discorso di 48 ore in parlamento: "Se qualcuno crede di piegarci alle leggi del trasformismo e dell’opportunismo, ecco questo qualcuno si sbaglia di grosso, Signori, il successo politico costa". Quel personaggio mi ha affascinato. Qualcuno invece si incazzò. Come Claudio Martelli. Pensava di essere lui l’ispiratore».
Come è avvenuta la folgorazione per Forza Italia?
«Il nostro gruppo di giovani socialisti, ci chiamavamo Pattuglia Cocciolone, venne contattato dagli uomini di Publitalia nel 1993. Ci convocarono nello studio di un avvocato».
Non vi fece impressione essere contattati da pubblicitari?
«A vent’anni non hai bene la concezione di quello che succede. Se devi pensare a qualcuno che ti può portare a Berlusconi, non pensi a nessun altro se non a uno che in qualche modo è legato al mondo di Berlusconi».
E alla Pattuglia Cocciolone piaceva Berlusconi.
«Era un personaggio di successo. Ma la Pattuglia scelse la Lista Pannella e nel caso specifico Taradash che in quel momento era il più vicino alle posizioni di Berlusconi».
E poi?
«Taradash venne eletto, divenne presidente della Commissione di vigilanza rai e io il suo portaborse».
E l’ingresso definitivo in Forza Italia?
«Un giorno mi trovai a pranzo con Berlusconi. C’era anche qualche altro deputato. Sicuramente c’era Marcello Pera. Io dissi a Berlusconi: "Mi dia la possibilità di collaborare con Forza Italia, di costruire il movimento giovanile". Venni messo in contatto con un altro ragazzo, Andrea Di Teodoro. Scoprimmo di essere entrambi appassionati di letteratura anarco-capitalista. Walter Bloch, Difendere l’indifendibile, scrittori che inneggiano alla libertà allo stato puro, una sfida culturale fantastica e divertente. Organizzammo il primo congresso dei giovani di Forza Italia, venni eletto all’unanimità».
Sei sempre in sintonia con quello che dice Berlusconi?
«Io mi riconosco in un leader. Che è Berlusconi. Ed è lui la stella polare che traccia la tua rotta nel partito. Però il ruolo dei giovani consente di fare cose diverse».
Tipo?
«Io posso permettermi provocazioni, frasi che nessun ministro può dire».
Dinne una.
«Ho detto che firmerei il referendum Bertinotti per vedere poi se lo firma Cofferati. Berlusconi fa da elemento di sintesi. Noi possiamo fare l’elemento di tesi».
Porti Berlusconi ai giovani o i giovani a Berlusconi?
«Tutte e due le cose».
Eppure voi di Forza Italia sembrate adulatori del capo, creatori di consenso, non soggetti di elaborazione politica.
«Ero anticraxiano nel Psi, antipannelliano nella Lista Pannella. Ma per Berlusconi è diverso. Lui non ti dà la visione del mondo, ti offre linee concrete».
Ti senti un adulatore?
«No».
Dimostramelo. Dimmi due difetti di Berlusconi.
«Berlusconi è uno che si alza la mattina, si guarda allo specchio e vede Berlusconi. Il difetto di Berlusconi è quello di essere convinto di essere Berlusconi».
Ho visto difetti peggiori
«L’altro difetto è che tante volte Berlusconi non è troppo convinto di essere Berlusconi».
Simone, stai menando il can per l?aia.
«Mi spiego. Se fosse più convinto di essere Berlusconi andrebbe dai suoi e direbbe: "Signori, da domani si riformano le pensioni". Cofferati porta milioni di persone in piazza? Chissenefrega».
Berlusconi ha imparato a fare politica, a mediare.
«Mi piacerebbe di più se mediasse di meno».
Vediamo altri possibili difetti. Non pensi che abbia esagerato con le leggi pro domo sua?
«Le leggi non sono pro domo di nessuno».
Non pensi stia esagerando nello scappare dai tribunali?
«Sono i tribunali che esagerano nel cercarlo».
Non pensi che Berlusconi abbia esagerato con il sacco della Rai?
«Bisognava rendere la Rai meno tendenziosa. Ristabilire l’equilibrio».
Non pensi che dovrebbe spiegare meglio l’origine dei suoi primi soldi?
«Si sta impegnando già abbastanza Travaglio e con una certa fantasia.
Ma è una fase della vita di Berlusconi che francamente non mi interessa».
Non pensi che abbia sbagliato a iscriversi alla P2?
«Non conosco bene neanche questa storia».
Te lo spiego io. Berlusconi si è iscritto alla P2.
«Non ho vissuto la storia di quegli anni».
Chi è un adulatore secondo te?
«Sai chi è Pier Luigi Diaco?»
Il dj?
«Usa quel genere di adulazione che a me non piace».
Nei confronti di chi?
«Di chiunque gli capiti davanti che possa rappresentare un concetto anche vago di potere. Chiunque valga la pena di essere adulato. E’ un adulatore professionista. Bravissimo».
Un altro?
«Vincenzo Mollica. Adulatore fantastico. Non ha mai dipinto nessuno in maniera cattiva. Nessuno canta male. Nessuno dice cose sbagliate. Sono tutti bravi. Il mondo è bontà pura».
Come vedi il caso Mancuso?
«Mancuso è una persona di modi gentili, di linguaggio barocco e di grande violenza verbale, ma meglio candidare un quarantenne con voglia di fare politica e che condivide i tuoi valori, piuttosto che il ministro tecnico sfiduciato dalla sinistra. Forza Italia ha più bisogno di classe che di icone».
Perché quelli che escono da Forza Italia sparano sempre sugli ex compagni?
«E’ la sindrome riottosa del beneficiato. Se porti uno in Parlamento o gli dai un incarico importante, all’inizio ti chiama tutti i giorni, ti viene a prendere a casa, manda fiori a tua moglie, ti porta il panettone. Dopo un po’ comincia a distaccarsi, poi si stufa di te e comincia a parlare malissimo di te. Gli ingrati sono più pericolosi dei nemici».
Che cosa pensi del caso Scajola?
«Quando ero piccolo io piansi leggendo che Claudio Martelli si era dimesso da ministro. Per Claudio Scajola non ho pianto, però è stato mio coordinatore. Con lui ho sempre avuto un rapporto leale, istituzionale, quasi sempre sereno».
Che cosa vuol dire "quasi sempre sereno?"
«Scajola è un tipo western, molto duro di modi. Qualche divergenza di
opinioni l’abbiamo avuta».
Tipo?
«Vedi questo poster? Lo slogan dice: "Noi giovani, l’alternativa alla
sinistra". A lui non è piaciuto. A me si. Ma contraddire Scajola non è impresa facile».
Proporre Berlusconi per il premio Nobel è adulazione? Voi giovani non
vi siete messi a ridere?
«Mi è sfuggita la notizia. Chi voleva dare il Nobel a Berlusconi?»
Uno dei vostri, Gentile.
«Il Nobel non lo propone il deputato di un partito».
Appunto, glielo avete detto?
«Ognuno è libero di fare quello che vuole. Magari era in cerca di visibilità».
I voltagabbana chi sono?
«Quelli che sputano nel piatto dove mangiano. I no-global sono dei voltagabbana. Spuntano sulle scarpe Nike che indossano. Casarini sputa nella Coca-Cola che beve».
Altri voltagabbana?
«Clemente Mastella. Ma lui è il voltagabbana professore universitario. Il rappresentante ufficiale del mastellismo, che è un bellissimo corso di laurea. Anche la Pivetti è una voltagabbana».
Chi ti piace a sinistra?
«Mi piace D’Alema. Mi stanno simpatici gli antipatici».
Tu sei simpatico. Vuol dire che ai simpatici stanno simpatici gli antipatici?
«No. Io sono simpatico ma anche antipatico. Sono molto burbero, adrenalinico».
A chi sei antipatico?
«All’inizio credo di essere stato antipaticissimo a Tajani. Forse un po’ di diffidenza. Non mi conosceva bene».
Un altro che ti piace a sinistra?
«Primo Benigni, secondo Chiambretti».
Chi non ti piace a destra?
«Non mi piace Borghezio. E’ una parodia esasperata di se stesso».
I tre giornalisti di cui corri a leggere gli articoli?
«Ferrara, Merlo, Panebianco».
Uno che non sopporti?
«Curzio Maltese».
Il telegiornale che preferisci?
«Il Tg4 è fantastico».
Seriamente.
«Studio Aperto. Mario Giordano è un ragazzo molto brillante che riesce a dare un taglio rapido, non è pesante, una persona di grandissima capacità. Il telegiornale che vedo di più è il Tg5, ma non mi piace».
Tu incontri spesso Berlusconi?
«Ti racconto quando abbiamo pranzato insieme ad Arcore?».
Tu da solo?
«C’era anche Sandro Bondi. Siamo stati un pomeriggio intero a ragionare dei giovani. Berlusconi è un seduttore. E’ un po’ come Clinton: quando ti parla ti fa sentire al centro del mondo».
Ascolta?
«Non solo ascolta. Se gli dici una cosa che gli piace, se la segna».
Ma dai, è un trucco per adularti.
«Una volta gli mandai un appunto su tutte le gaffe della sinistra al governo. Per un po’ non seppi nulla. Poi un giorno mi dissero che lo aveva citato e mi aveva pubblicamente ringraziato durante una riunione del gruppo dei deputati di Forza Italia».
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