- 30 Marzo 2006
Quando ero andato ad intervistare Fausto Bertinotti, a Dolceacqua, un paesino ligure vicino alla frontiera con la Francia, il segretario di Rifondazione Comunista aveva messo una condizione: niente Gioco della Torre. Non voleva buttare nessuno. Io avevo accettato a malincuore la limitazione. Ora che mi trovo di fronte a Lella, sua moglie, in un elegante appartamento romano, mi vendico. Le dico: «Facciamo solo il Gioco della Torre». So che finiremo a parlare di tutto, dalla caduta del governo Prodi ai cachemire di Bertinotti. Ma metto le mani avanti.
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