- 3 Gennaio 1990
MALTA – Il presidente ha esternato. E alla grande. Ha di nuovo bacchettato sulle dita De Mita. Si è difeso dal sospetto di essere uno dei pistoleros nel mirino di Forlani. Ha ricordato che le camere le scioglie il Capo dello Stato, non il segretario della Dc. Infine ha lanciato messaggi misteriosi, o perlomeno di complessa interpretazione, in direzione del suo ex partito. Abbandonando il consueto linguaggio "che piace alla gente", semplice, diretto, chiaro, il presidente si è esibito in una esternazione alla morotea che ha messo in imbarazzo i quaranta inviati dei mass media italiani. Sentite l’esternazione criptica. Claudio Angelini, inviato televisivo, gli chiede se è vero che voleva dimettersi. Cossiga risponde: "Non ho mai pensato di lasciare prematuramente il mandato perchè la Dc non mi ha difeso. La Dc non ha alcun obbgligo di difendermi perchè io non faccio parte della Dc. La Dc ha il dovere, come ogni altro soggetto politico, di difendere il prestigio e l’autorità del Presidente della Repubblica". Fin qui è chiaro. Lo capirebbe anche un bambino. Cossiga sta ricordando ai suoi ex compagni di partito che quando De Mita lo prendeva per pazzo, avrebbero potuto pur fare un piccolo sforzo per proteggerlo. Continua: "Sono fortunatamente passate le circostanze nelle quali due segreterie di partito, scambiandosi telefonate, facevano dimettere da Capo dello Stato un galantuomo". E anche qui l’esternazione va via liscia, omaggio al galantuomo Leone e tirata d’orecchi a Berlinguer e Zaccagnini, facile perchè non possono rispondere. Poi: "Io credo di avere il dovere politico, istituzionale e morale di esaurire il mio mandato. Non intendo inaugurarne un altro anche perchè credo che nessuno abbia mai pensato a questo". Traduzione facile facile: non abbiate paura, non mi ricandido, anche perchè nessuno mi vuole più. Però mi dovete sopportare fino all’ultimo. Ma a quali condizioni? Ecco che arriva l’esternazione morotea. Il testo è esatto alle virgole. "Ove si determinassero condizioni per le quali è di fatto inibito al Capo dello Stato l’esercizio utile delle sue competenze, e questo potrebbe avvenire anche per un pregiudiziale atteggiamento negativo di parti importanti e significative del sistema politico del nostro Paese, non escluso il partito da cui io provengo, allora il mio dovere verso il Paese e le istituzioni non sarebbe quello di insistere per l’esercizio di un mandato la cui legittimità mi viene praticamente delegata, attraverso l’insidia ai presupposti di esso. Il mio dovere sarebbe quello di giungere a un chiarimento e a una semplificazione della vita politica ponendo in atto quei meccanismi per avviare un rinnovo sul piano istituzionale che mi riguarda".
Che cosa ha detto? Che se la Dc continua a rompergli le scatole si dimette? Sì sembra proprio che sia questa l’interpretazione autentica. Sinceramente, si poteva dire meglio. Neanche la successiva correzione ("negata" al posto di "delegata") migliora la prosa presidenziale.
Su De Mita Cossiga è molto più chiaro. "Ha ritenuto di fare pesanti accuse sul mio stato mentale, attardandosi sulla descrizione dei fenomeni, formulando consigli ai medici, consigliando anche una minore presa di farmaci. Spero che questa persona importante celiasse perchè altrimenti il giudizio morale su questa persona sarebbe gravissimo. Adesso può dire quello che vuole: io non mi difenderò più anche perchè abbiamo seccato la gente. Ci sono cose molto più serie delle cose che dice De Mita e delle risposte che io gli do. Con questo ho chiuso definitivamente con De Mita". Per chi fosse interessato alle medicine presidenziali Cossiga confessa che solo per pudore ha finora nascosto che prende anche i lassativi.
I rapporti con il suo ex partito, anche se Cossiga cerca di sdrammatizzarli, sono sempre la sua preoccupazione maggiore. "Io non confondo De Mita con la Dc", dice. E chiarisce di non essere uno dei pistoleros indicati da Forlani. "Chi si lamenta di essere stato sparato mi ha detto che io non sono tra coloro che gli hanno sparato", dice Cossiga. Ma chi glielo ha detto? "I dirigenti di piazza del Gesù. Credo siano ancora loro i dirigenti della Dc. Ma io sono da due giorni fuori Roma". Cossiga ha voglia di scherzare.
E Forlani che vuole elezioni anticipate? "Forlani è un uomo fortunato. Tempo fa per aver ricordato che è il presidente della Repubblica che scioglie il parlamento per poco non ci scappava l’impeachement per me". Cossiga ribadisce il principio: "Un segretario politico può ritenere che sia venuto il momento di andare alle urne ma ciò non implica necessariamente che il Capo dello Stato sia costretto a mandare il Paese alle urne".
L’esternazione di Cossiga spazia, stimolata dalle domande dei giornalisti che il presidente ha già promosso tutti cavalieri. La mafia a Milano? "A Milano non c’è la mafia come fenomeno sociale e politico. Ci sono azioni della mafia". Romiti? "E’ deluso perchè l’impegno della riforma della politica sembra svanito. Ma il sistema dei partiti ha consentito il governo di questo Paese per oltre 40 anni".
La posizione dell’Italia verso la crisi jugoslava? "Vi è un momento in cui la formula "soluzione pacifica" nasconde un volere sottrarsi alla tutela dei diritti delle genti e alle proprie responsabilità". Infine il partito del presidente, la scissione. "Dormano tranquilli i democristiani. Non mi passa manco pa’ capa". E quel milione e mezzo di voti che le le stime le attribuiscono? "Ognuno ha diritto di giocare alla tombola".
Thanks for another great article. Where else may just anybody get that kind of info in such an ideal means of writing?
I’ve a presentation subsequent week, and I’m at the search for such
info.