- 5 Maggio 2021
Vasa vasa. Ovvero Totò Cuffaro. Sì proprio lui, quel Presidente della Sicilia, abile dispensatore di baci a fini clientelari, che al vertice del suo fulgore rimase impelagato in drammi giudiziari che alla fine lo portarono in prigione. Avventura che affrontò con coraggio e dignità, senza urlare al complotto della magistratura, come consuetudine dei politici, senza scappare, come consuetudine di molti personaggi importanti, addirittura presentandosi in anticipo all’appuntamento con le sbarre prima ancora che qualcuno lo andasse a prendere. Come non fa nessuno. Io lo intervistai due volte, la prima quando era potente, prima dei processi, la seconda quando non contava più nulla, al ritorno dei cinque anni di carcere. Questa è la terza volta. Sulla elegante e moderna piattaforma di Clubhouse, nella room “Cazzoni stonati”, bene frequentata dai miei amici profondi e leggeri che mi seguono in questa rivisitazione delle vecchie interviste di una ventina di anni or sono. Rivisitazione, o meglio, intervista sull’intervista, o come l’abbiamo chiamata, “metaintervista”. In sostanza un tagliando sulle persone e sulle idee e sul tempo che passa. Le domande sono quelle di una volta ma le risposte a volte sorprendono. Cominciamo dalla caratteristica principale di Totò, il clientelismo.
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- 26 Marzo 2021
Un esperimento: intervistare Iva Zanicchi da dentro una stanza di Clubhouse, che è l’ultima trovata in tema di social. La nostra stanza di Clubhouse si chiama “Cazzoni Stonati”. Prima perché siamo cazzoni e poi perché siamo stonati. Facile no? Affrontiamo tutti i temi in maniera leggera e scanzonata. E ogni tanto ci facciamo prendere dalla fregola di cantare. L’intervista ha un’altra caratteristica “rivoluzionaria”. Prendiamo una mia vecchia intervista e andiamo a riesaminarla, a confrontarla col tempo che è passato, a controllare se ci sono frasi desuete, bugie, pentimenti, previsioni azzeccate e cose del genere. Insomma andiamo a farle un “tagliando”. Iva Zanicchi, intervistata da me 17 anni fa, entra nella stanza con un po’ di ansia.
IVA. E’ tutto il giorno che ho un patema d’animo, un’agitazione. Pensavo di non riuscire ad aprire tutte queste camere, queste cose, adesso ho imparato bene. Ho pigiato sulle mattonelle giuste.
SABELLI FIORETTI. Adesso sei tranquilla?
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- 16 Settembre 2019
E’ la politica più “fumantina” che ci sia in Italia. In televisione non fa altro che litigare. A molti è antipatica. Per altri è quella che non le manda a dire, non fa sconti a nessuno. I suoi avversari, quando non sanno che pesci prendere, dicono che è fascista e che è brutta. Lei si è inserita nel filone che parte dal postfascismo e attraverso il Msi e Avanguardia Nazionale è approdata al suo partito “personale”, Fratelli d’Italia. Un litigio dietro l’altro, Giorgia Meloni si è affermata e adesso si appresta a fare il grande sorpasso, lasciando dietro di sé addirittura Berlusconi.
Giorgia, facciamo fuori il problema della litigiosità.
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- 2 Agosto 2019
Per alcuni è un “simpatico cazzaro”. Per altri è un manager di valore. Per molti è un
instancabile donnaiolo. Poi ci sono quelli che lo hanno conosciuto come un accanito
giocatore di poker. In tutte le definizioni c’è un po’ di vero e un po’ di leggenda.
L’elenco delle donne che avrebbe conquistato, per esempio, è infinito: Bellucci,
Falchi, Colombari, Carla Bruni, Marcuzzi, Casalegno, Gerini, Autieri, Vento, Arcuri.
L’unica voce controllabile è che è stato anni con Lucrezia Lante della Rovere dalla
quale ha avuto due figlie, Ludovica e Vittoria. Quando lo intervisti è pacato e
prudente. Tra la domanda e la risposta passano sempre tre-quattro secondi
interminabili. Intercalari frequentissimi: “lo devo dire con franchezza”, “Posso dirti
una cosa?”, “Seguimi bene”, “Stammi a sentire”, “devo dire la verità”. E’
sicuramente un uomo di sport. Mostra con orgoglio la foto in cui tenta di dribblare
Maradona (ma non esiste il fotogramma del momento successivo). Giovanni
Malagò, presidente del Coni, è l’uomo che ha portato le Olimpiadi invernali a Milano
dopo aver fallito il tentativo di portare quelle estive a Roma.
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- 18 Dicembre 2015
Totò Cuffaro libero: “Per cinque anni a Rebibbia ho parlato col water. Questo Pd mi ricorda la Dc: voterei per Renzi”
L’ex governatore siciliano racconta l’arresto e la detenzione – dopo la condanna per favoreggiamento a Cosa Nostra – finita il 13 dicembre. “Ho passato notizie alla mafia, ma non volutamente. Cercavo solo di proteggermi. La foto dei cannoli è un falso: non li offrivo, ma li portavo via”. E ancora: “Non potrò mai più andare alle urne, eppure sono stato ‘rieducato’. Un consiglio al premier: meno spocchia”
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- 20 Aprile 2012
Quando Gianni Boncompagni ha compiuto 60 anni, io l’ho intervistato. Quando ha compiuto 70 anni, io l’ho intervistato. Adesso compie 80 anni ed io lo intervisto. Sono il metronomo dei suoi decenni. Il testimone del suo tempo che passa.
Ci diamo l’appuntamento per i novant’anni?
“Che cosa?”
Ci arrivi a novant’anni?
“Non lo so”.
Qualcosa di più preciso?
“Sì, sì, sì… spero di sì. Malamente, ma sì. Ci arrivo ai novant’anni”.
Facciamo anche l’intervista dei cent’anni?
“Me l’immagino. Noi due, sul divano, rincoglioniti… senza capire niente…tutte e due totalmente sordi…come? Come?”
Il bilancio della tua vita in una frase?
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- 2 Agosto 2010
«Sono leggendari i suoi scontri con Marco Travaglio ad Annozero. Praticamente un format. Travaglio cita una sentenza per dire che Berlusconi è un criminale. Lui parte in una difesa appassionata scartabellando faldoni. Travaglio insiste. Lui si incaponisce. I toni si alzano. Santoro osserva felice. Le voci si sovrappongono. Finché lui, esasperato, urla «mavalà». Niccolò Ghedini, 50 anni, potente avvocato di Silvio Berlusconi, dice però che «mavalà» non è un suo intercalare abituale. «L’ho usato solo in una trasmissione. Ripetutamente. Ho esagerato. E mi è rimasto appiccicato addosso. Era un gesto di sconforto. Travaglio continuava a dire una cosa sbagliata. E allora mi veniva da dire: “Ma dai, basta, non è possibile!” È uscito “mavalà!”. Colpa mia. Ma ero disperato».
Claudio Sabelli Fioretti: Ora è per tutti Nicolò «Mavalà» Ghedini. Grazie a Travaglio…
Niccolò Ghedini: «A me Travaglio non dispiace. In trasmissione vorrei gettargli il Codice addosso. Ma è un professionista notevole. Una volta su cento ha ragione. E mi fa riflettere. Le sue critiche sono in buona fede, anche se dice cose disancorate dalla realtà dei dati processuali».
Ma è uno dei pochi che legge le sentenze…
«Se estrapoli solo la parte che ti piace, mistifichi la realtà. Lui non fa il giornalista, fa l’avvocato di parte civile. Però…»
Però?
«Non mi è antipatico».
Travaglio ha detto: «Ghedini è duro ma sportivo, non sfugge al confronto. È coraggioso».
«A me piace confrontarmi con lui».
Quante volte è andato ad Annozero?
«Una decina».
E Santoro?
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- 5 Luglio 2010
Lo chiamano anche “il Berlusconi di Dio” non si sa bene perché. Forse perché è amico del premier ed è prete. Forse perché ha messo in piedi dal nulla un impero, il San Raffaele, 700 medici, 1300 infermieri, 60 mila ricoveri all’anno. Don Luigi Verzé ha combattuto battaglie senza quartiere con politici e magistrati, con amministratori e prelati. Non ha avuto paura di mettersi di traverso a papi e cardinali. Un personaggio che non lascia indifferenti. E’ stato amico di Craxi e nemico di Montini. L’attuale papa non scatena il suo entusiasmo. Però le curie che lo hanno combattuto aspramente per anni ora lo accettano e lo rispettano. Ha appena compiuto novant’anni ma non accenna a diventare malleabile.
Eccoci qua, don Luigi.
“Lei fa le domande, io do le risposte. Facciamo così?”
E’ un’intervista.
“Secondo me lei sa già tutto di me”.
Da ragazzo la chiamavano “piloto”.
“Che ne sa lei del piloto?”
Io di lei so tutto.
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- 23 Febbraio 2010
Era l’erede di una delle famiglie più in vista della borghesia milanese, i Rizzoli. Figlio di Andrea, nipote di Angelo, lo chiamavano Angelone per via di una stazza piuttosto notevole. A 30 anni era uno degli editori più importanti d’Europa. A 40 anni, travolto dallo scandalo della P2, dalle difficoltà dell’azienda e dallo scandalo del Banco Ambrosiano, finì in galera dove rimase per tredici lunghi mesi.
Ne uscì prosciolto prima ancora del processo. Ma la sua famiglia era ormai distrutta, la moglie Eleonora Giorgi l’aveva lasciato, la casa editrice era definitivamente persa. Con una violenza inaudita la tragedia si era abbattuta su di lui già minato da una malattia terribile, la sclerosi multipla, che minacciava di portarlo velocemente, nel migliore dei casi, su una sedia a rotelle.
Oggi Angelo Rizzoli ha 55 anni. Zoppica leggermente, non usa bene il braccio destro e non vede dall’occhio sinistro. Ma è intellettualmente vivace e fisicamente vitale. Abita in una bella casa romana ai Parioli con stupenda vista su Monte Mario e su Villa Balestra, insieme a Melania, la moglie dottore, e i figli Arrigo e Alberto che si sono aggiunti ad Andrea, il figlio grande avuto da Eleonora. Alle sue cene si possono incontrare spesso politici, giornalisti e manager dei circoli romani, da Del Turco a Diliberto, da Tatò a Gianni Letta, Manzella, Maccanico, Calabrese, Celli, Mentana. Ma Milano, la città che lo vide protagonista, da giovane studente prima e da importante imprenditore poi, è solo un ricordo. Anche Angelo Rizzoli appartiene alla generazione dei cinquantenni. Durante il ’68 aveva 24 anni. Anche lui è uno che non sa invecchiare? Direi proprio di no. Forse è stato un ragazzo viziato dal potere e dalla ricchezza, questo si.
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- 2 Novembre 2009
Presidente, mi tolga una curiosità cretina: come si pagano 750 milioni di euro? Un bonifico? Un assegno? Dodici comode rate mensili?
“Non lo so…se dovremo… un bonifico…guardi…è scandalosa questa roba qui. Una questione di vent’anni fa sulla quale c’era già stata una spartizione voluta dai politici. Berlusconi aveva comprato la Mondadori. Andreotti e Craxi gli dissero: “Non pensare di avere tutto dopo aver avuto le tre reti. Il signor De Benedetti si prende Espresso, La Repubblica e la Finegil. Tu il resto”“.
Una sentenza dice che un magistrato è stato corrotto…
“Corrotto non da Berlusconi”.
La magistratura vi perseguita…
“Centinaia di perquisizioni…”
Un serial killer potrebbe dire: “Ce l’avete sempre con me?” Il magistrato risponderebbe: “Non sono io che ce l’ho sempre con te. Sei tu che sei seriale”.
“Io sono incensurato. Ma sono stato il primo messo sotto scopa dai magistrati…”
Quei famosi 300 milioni di lire…
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