- 11 Gennaio 2002
“Alda era molto più grande di me. Non a caso faceva l’assistente sociale. Io avevo 16 anni. Nella stanzetta da extraparlamentare di Lotta Continua lo stereo suonava “Sei minuti all’alba” di Enzo Jannacci. Abbinamento tra sesso e fucilazione che avrebbe fatto la felicità di qualche freudiano. Dalla parete ci guardava Che Guevara. Per me era la prima volta. Dopo aver consumato mi innamorai follemente di lei. Io mi innamoro sempre dopo, per gratitudine. Il fatto che qualcuna me la dia mi sembra una cosa così umanitaria e commovente, che la mia gratitudine si trasforma in amore”. Vauro, il disegnatore satirico del Manifesto, l’uomo che ha un nome che sembra un soprannome, e invece si chiama proprio così, Vauro di nome, Senesi di cognome, la butta sul comico.
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