- 16 Gennaio 2003
Sia chiaro. Quello che segue è un clamoroso conflitto di interessi. Maria Laura Rodotà, direttrice di Amica, ha cominciato a fare la giornalista, come stagista, nel giornale che allora dirigevo, Panorama Mese. Suo padre Stefano è un mio amico, e fu lui a mandarmela. Sua madre Carla ebbe da me l’incarico di curare una rubrica sulla giustizia per l’Europeo.
Quando Maria Laura divenne più grandicella, le chiesi invano di venire a lavorare con me a Cuore. Adesso che dirige Amica, io scrivo ogni mese un’intervista per lei. Entrambi lavoriamo per l’Rcs. Il direttore di questo giornale, Maria Luisa Agnese, la ebbe come redattrice a Panorama e adesso cura una rubrica ogni mese sul giornale di Maria Laura. E’ un orrendo incrocio di collaborazioni, di amicizie, di assunzioni e non riuscirò mai a togliervi il sospetto che questa intervista non sia un gigantesco inciucio, uno complicatissimo e complesso scambio di affettuosità, come direbbe Denise Pardo. E allora comincio con finta aggressività: Maria Laura, tu sei una raccomandata? Risposta: “Non per mettere in difficoltà quel sant’uomo del garante, mio padre, ma è un dato di fatto che mio padre mi raccomandò per fare la stagista da te, e tu hai accettato la sua raccomandazione. Però tu mi hai fatto fare una vita di inferno, mi hai sfruttata per sei mesi”. Hai avuto una carriera facilitata… “Certo, in quei sei mesi ho imparato il mestiere. Ma quello che ho fatto in seguito me lo sono conquistato, sono andata in America, non ho fatto la signorina della buona borghesia intellettuale di sinistra. Ho fatto tutte le porcherie che si fanno nei settimanali, le inchieste sulle mutande, boxer o slip? E le inchieste alternate, una settimana il ritorno dell’eros e quella dopo la caduta del desiderio. I famosi articoli di Panorama tra politica, cultura e costume. Smutandate pazzesche. Un culo bestiale. La sezione cazzeggio”.
Abbiamo fatto le domande cattive. Adesso possiamo procedere con disinvoltura. Raccontaci la sezione cazzeggio.
“Il cazzeggio di Panorama, quello buono, il cazzeggio di una volta, ha fatto di noi dei veri uomini e delle vere donne. Era un’arte. Era un lavoro preciso, meticoloso, corretto. Quelli che lo hanno praticato bene sono diventati grandi giornalisti”.
Tu cominciasti a farlo dall’America.
“Stavo a Washington con un “indigeno” e vivevo con gli americani, non come i giornalisti italiani che vivevano fra loro a Manhattan”.
Per chi lavoravi?
“Per Panorama e per l’Unità che mi aveva offerto un piccolo contratto, mille dollari al mese”.
Non c’era da scialacquare…
“Smarchettavo anche per Italia Radio. “Da Washington, Maria Laura Rodotà…”. Altro mezzo milione al mese. All’alba, ancora in mutande”.
Sempre cazzeggio?
“No, anche cose serissime. I postumi del crollo di Wall Street dell’Ottantasette, la campagna elettorale di Bush. Poi Claudio Rinaldi mi assunse a Panorama, a Roma”.
Tu sei di Roma…
“Ho vissuto a Tor di Quinto, nelle case di cooperativa. La nostra era quella dei professori universitari di giurisprudenza, ce ne era accanto una di giornalisti Rai, poi una dell’aeronautica, ogni palazzina un mestiere diverso”.
La scuola?
“Elementari dalle suore”.
Ricordavo una famiglia laica.
“Laiconi. Ma mia madre voleva che prendessi aria. Quella delle suore era l’unica scuola nel verde. Ero preoccupata per i miei genitori. Da quello che sentivo dire a scuola mi ero ormai convinta che sarebbero andati all’inferno”.
Poi?
“Scuola media statale Tor di Quinto. C’era di tutto, dal palazzinaro al canaro, dalla borghesia romana trucida e vanziniana, alla middle class. Miezzo e miezzo, mescolanza sociale, popolo e intellettuali, ricchi e poveri. Erano gli anni dei decreti delegati. Nasceva il ceto medio riflessivo, un sacco di gente non si vergognò più di essere comunista in ambienti di classe media”.
I tuoi non erano comunisti. Erano radical…riformist…socialist…progressist…
“Grande vantaggio per me. Niente Ucraina paradiso dell’Unione sovietica, l’America ci piaceva un casino, nessuno ha mai dovuto abiurare a casa mia”.
Quando tuo padre divenne garante della privacy tu facevi una rubrica di gossip sull’Espresso…
“Metagossip, diciamo news analysis. Insomma non violavo nessuna privacy. Mi incazzai quando Striscia la notizia disse: Stefano Rodotà è il garante in tutti tranne che di sua figlia. Io dissi: facciamogli una bella causa e ci dividiamo i soldi. Mi padre disse: queste cose non si fanno. Io dissi: abbiamo perso un sacco di soldi”.
Compagni di scuola diventati famosi?
“Goffredo Marcaccini. Ho letto su Vanity Fair che si è sposato con una figlia del finanziere Jimmy Goldswith. E Riccado Brugia. Ho letto su Novella 2000 che ha avuto una storia con Anna Falchi”.
Il ’68 non hai potuto farlo. Hai fatto il ’77?
“Avevo 15 anni. Fu un autentico choc. Il 12 marzo vidi gente che conoscevo tirare molotov, assaltare armerie, bruciare macchine. Tornai a casa e dissi alla mamma: “Mi iscrivo alla Fgci”. E lei: “Dai, non esagerare, a tutto c’è un limite”.”
Hai avuto fidanzati e mariti giornalisti.
“Il primo fu Enrico Deaglio, oggi direttore del Diario. Ero una pischella. Lui era pieno di difetti ma era un uomo di grande fascino, intelligenza e umorismo. Il primo marito giornalista è stato Massimo Gramellini, inviato della Stampa. Stesse caratteristiche di Enrico, ma, tutto sommato è l’uomo più di destra con il quale sono stata. Supermontanelliano spinto. Liberal liberista. Poi c’è Maurizio Valentini, il padre di mia figlia Zoe, inviato di economia all’Espresso, ex giocatore di rugby. E’ stato la mia musa. Le mie migliori cazzate all’Espresso mi venivano chiacchierando con lui”.
Altri uomini che hanno segnato la tua vita?
“Dal punto di vista professionale, Claudio Rinaldi, direttore dell’Espresso. Mi stimava e mi voleva bene ma era maschilista. Tendeva a farmi fare solo il frou-frou. Diceva: “Scrivi le cazzate meglio di tutti”. Alla fine raggiungemmo un compromesso. Un po’ di mutande e un po’ di congressi Dc”.
Poi sei andata alla Stampa…
“Gianni Riotta e Marcello Sorgi mi hanno permesso di dimostrare che non sapevo far bene solo le fotostorie con le didascalie da ridere”.
Tu hai fama di rompiscatole…
“Ho litigato con tutti i miei direttori”.
Non ricordo di aver litigato con te…
“Ero piccola. Ho cominciato dopo”.
Politicamente?
“Sono sempre stata diciamo dubbiosa, diciamo spiazzata, diciamo a volte infuriata con il Pci, con il Pds, con i Ds. Ma li ho sempre votati. Sono un’imbecille di sinistra. Anche tu, mi sembra”.
E’ difficile cambiare idea.
“Io non ho mai cambiato idea nemmeno quando ministri e leaderini di sinistra mi detestavano perché li prendevo in giro”.
Chi ti piaceva di più sfottere?
“D’Alema. Era il più rappresentativo dell’arroganza da miracolati, dell’incapacità di comunicare”.
Anche su Rutelli e su Veltroni non ti sei risparmiata.
“Rutelli credo che mi ami meno ancora di D’Alema. Veltroni invece ha un merito. Ho avuto scontri terribili con lui, perché oltretutto è vendicativo. Ma ha creato un sistema di valori, i film, le figurine, i romanzi…”
Roba da grande leader, la via kennediana al comunismo.
“Non scherzare. A me il veltronismo non piaceva, era finto, ma ha funzionato. Ha tentato a sinistra quello che Berlusconi ha fatto a destra”.
Ti manca la satira? Su che cosa punteresti oggi?
“Sulla classe dirigente che si è divisa i ruoli: i maschi distruggono l’economia e le femmine stanno con le tette di fuori. Ma per prendere in giro la destra ci vuole qualcuno di destra. Nello sfottere deve esserci la sofferenza di chi li ha votati”.
Cambiare idea è da destra o da sinistra?
“Da centro destra, tipico terreno da voltagabbana. La sinistra tende al ripiegamento rancoroso”.
Quando tu pensi al voltagabbana a chi pensi?
“Difficile da dire. Molti, come Mastella, vengono dal magma, nel magma vivono e nel magma torneranno. E sono simpatici. Più simpatici di certi adamantini di sinistra, con la puzza sotto il naso, che guardano male quelli che vanno alle Maldive…
Tipo?
“Tipo Nanni Moretti prima che si mettesse a fare politica. Adesso sembra meno insopportabile di una volta. O tipo Deaglio. Fa un giornale bellissimo ma se lo leggi o guardi lui in tv dopo aver fatto una settimana tutto compreso a Sharm el Sheik, ti senti automaticamente un povero pirla”.
Ma un voltagabbana?
“Voltagabbana è sicuramente Tremonti. Cinque minuti dopo essere stato eletto con il Patto Segni è passato a Forza Italia. Oppure Bossi, ma non è il suo difetto peggiore”.
Nel nostro mestiere?
“Più che voltagabbana conosco gente duttile”.
C’è anche chi ha cambiato campo..
“Paolo Guzzanti? Io lo leggevo anche da ragazzina e non mi è mai sembrato uno di sinistra. Voltagabbana è Nando Adornato. Voleva certe cose e le ha ottenute. Una volta andai all’assemblea 2001 dei candidati di Forza Italia. Adornato e Guzzanti stavano vicini vicini e ci guardavano come se avessero paura di essere incatramati e impiumati”.
Molti di sinistra, quando sono andati al potere, hanno gettato la maschera…
“Facciamo prima a dire chi non si è sputtanato. Non si è sputtanato Prodi. Non avrebbe mai sposato Maurisa Laurito e Ciccio Cordova tra paparazzi e rotocalchi come ha fatto Oliviero Diliberto. E Fassino? E Bersani? E Melandri? Lavoratori. Persone perbene. Ma troppe feste, troppe inaugurazioni, troppe interviste. Tutte in ginocchio”.
Siamo all’adulazione.
“La classe politica confonde il giornalismo con il catering. O meglio: vuole un giornalismo catering. Il dalemiano Velardi diceva ai giornalisti: “Vi abbiamo normalizzato”.”
Però si dice che la destra stimoli l’adulazione più della sinistra…
“E Cofferati? Ho letto articoli imbarazzanti. Perfino Concita De Gregorio, una grande giornalista, capace di incredibili finezze e straordinarie cattiverie, su Cofferati mi è caduta”.
Ma le donne non dovevano essere meglio degli uomini una volta raggiunte le pari opportunità?
“Adesso non farmi il giochetto sulle giornaliste che mi piacciono e che non mi piacciono. E’ un gioco da Arabia Saudita. Preferisco fare una marchetta per le mie amiche che non si agitano abbastanza per essere quello che meritano. Io ho fatto il mio organigramma ideale: voglio Gianna Fregonara direttore del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli segretario dei Ds, le ho scritto anche un discorso di autocandidatura bellissimo, Annalisa Guidotti, ministro delle Infrastrutture, Paola Di Caro direttore della Gazzetta dello Sport, Antonella Baccaro presidente dell’Alitalia”.
La donna come è messa in quanto ad adulazione?
“Anna La Rosa, che è anche una donna simpatica, ne ha fatto un’arte, le sue trasmissioni sono dei veri gioiellini di adulazione. Non è l’adulazione degli Schifani, dei Bondi”.
E Bruno Vespa?
“Vespa è un genio. Un vero boss. E’ l’unico rimasto a saper fare il varietà. Più interessante è il fenomeno degli utili adulatori. Anzi, basta dire gli utili. Gli utili vanno molto”.
Chi sono gli utili?
“Quelli che quando scrivono qualcosa, siccome sono colti e intelligenti, dicono una parte delle cose che anche quelli che odiano Berlusconi non possono non condividere. Ti faccio un esempio: un editoriale di Pigi Battista non sarà mai ignobile come un articolo di Paolo Guzzanti perché in quello che scrive Battista c’è cultura, c’è ragionamento. A quel punto ci infila quello che ci deve infilare e il gioco è fatto. Gli utili sono intelligenti, bravi, pericolosi”.
La cortigianeria è in fase crescente?
“No. Adesso molti si chiedono: “E mo’ che faccio?” Cercano uno schieramento politico, un punto di riferimento che non c’è più. Ci sono quelli canonici, Nanni Moretti, Michele Serra, ma richiedono un’adesione pronta, cieca e assoluta. Sta diventando sempre più complicato. Vuoi Cofferati? Ti becchi anche Gino Strada”.
Che cosa hai contro Gino Strada?
“Non mi piace quando minimizza l’11 settembre come una delle tante stragi che vengono compiute nel mondo. Come dice Gad Lerner: “Nei momenti difficili diventano delle bandiere delle persone con atteggiamenti estremi ed irritanti. E Gino Strada è l’altra faccia di Oriana Fallaci”.”
Anche tu in questo momento sembri eccessiva…
“Ho grande ammirazione per Gino Strada. Ma non sopporto il suo massimalismo aggressivo”.
Siamo al gioco della torre. Un classico: Mimun o Mentana?
“Salvo Mentana. Prima o poi sento che farà un telegiornale”.
Maltese o Travaglio?
“Travaglio non mi è simpatico perché ha i capelli lunghi sul collo. Però è l’unico che dice con chiarezza che il movimentiamo attuale non è roba da comunisti che fanno i girotondi, ma è una protesta borghese”.
Santoro o Costanzo?
“Butto Costanzo. Al di là delle risse, Santoro ha fatto un programma di grandissima qualità televisiva. Anche quelli che lo difendono ad oltranza si dimenticano di dirlo”.
Socci o…
“Butterei Socci chiunque fosse sulla torre. Socci non mi piace: è ciellino e porta i maglioni a collo alto. Giornalismo catering anche se tira fuori Dio, Excalibur, Santo Graal. Nel Santo Graal ci mette il prosecchino”.
Bossi o Fini?
“Butto Bossi. Io vado pazza per Daniela Fini: è una delle più straordinarie coatte che la mia città abbia prodotto. E’ fichissima”.
D’Alema o Cofferati?
“Butto D’Alema ma mi dispiace perché la sua nevrotica umanità mi fa simpatia. Mentre Cofferati mi piace ma temo un po’ quello che il Foglio chiamava “il suo onesto narcisismo”.
Il Riformista o il Foglio?
”Il Foglio mi piaceva da morire ma adesso sta diventando l’asilo Mariuccia”.
Però fa ancora fino….
“E’ il nuovo Rolex. Si porta”.
Chi ti piace dei politici di destra?
“Follini. Alimenta in noi cretini di sinistra speranze di ribaltoni che non avverranno mai”.
Chi non ti piace a sinistra?
“Medaglia d’oro a Francesco Rutelli. Di lui non mi piace nulla. Quando ci furono delle proteste degli abitanti di una zona al centro di Roma rispose: “Andate ad abitare all’Olgiata se non volete il casino”. Perfino mia figlia si indignò con lui quando tolse le altalene da Castel Sant’Angelo”.
Povera Italia!
Splendida!
Eccellente
Veramente super