- 28 Dicembre 2006
Un altro giornalismo è possibile? Accanto ai grandi giornali di informazione e di opinione si sta facendo largo qualcosa di diverso? Il Gabibbo è un inviato speciale? Le incursioni delle Iene sono inchieste giornalistiche? Quando chiedono ai parlamentari che cosa è la Consob, quando fanno il test antidroga ai deputati, fanno solo spettacolo. «Il problema dei giornalisti è che parlano come giornalisti e si capisce la metà di quello che dicono», spiega Davide Parenti, il papà di tutte le Iene, oggi impegnato anche sul fronte di Matrix. Ma i giornalisti non dovrebbero essere proprio quelli che dipanano il linguaggio dei politici, che rendono chiare situazioni oscure? Insomma, è più giornalista Enrico Lucci o Vittorio Feltri? «È brutto dire che la nostra “è un’altra forma di giornalismo” e quindi non lo dico».
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- 21 Dicembre 2006
Non ha parlato. Comunque non ha detto quello che i giudici volevano che dicesse. E cioè che anche i comunisti, come la Dc e il Psi, avevano partecipato al grande banchetto di Tangentopoli. Mentre tutti facevano a gara a chi confessava per primo, lui, Primo Greganti, il compagno G, negava tutto. I soldi dei Ferruzzi, i 612 milioni? Certo che li ho presi. Erano il compenso per le mie consulenze. Il miliardo dell’Itinera? L’ho incassato. Era la caparra per la vendita di un immobile. A forza di negare, si fece tutta la carcerazione preventiva, più di 100 giorni. E incassò la condanna patteggiando tre anni. Alla fine mise d’accordo sinistra e destra: ecco uno con le palle, uno che resiste,. Un eroe. Un simbolo. Ma lui non ci sta: «Sarei un eroe se mi fossi sacrificato per salvare il Pci. Ma questo non è vero. Io sono innocente e basta».
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- 14 Dicembre 2006
Una volta stavano insieme, lottavano insieme, governavano insieme. Oggi tra Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi è calato il grande freddo. Eppure ancora l’altro ieri Casini progettava con Berlusconi e Fini il grande partito unico dei moderati. Adesso lo definisce «un’operazione di plastica facciale», dice che perfino la Casa delle Libertà non ha più senso, che è finita, e che non andrà nemmeno ai vertici. Ma l’ha avvertito Berlusconi che aveva intenzioni così cattive? «Io non ho offeso nessuno, ho solo reagito ad un atteggiamento padronale inaccettabile».
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- 7 Dicembre 2006
Non la si vede molto in televisione. Non è ancora stata a Porta a porta e nemmeno a Matrix. Qualche settimana fa
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- 30 Novembre 2006
Improvvisamente Gianni Morandi diventò cattivo. Faceva i dispetti alla gente per
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- 23 Novembre 2006
Comprò una Lazio disastrata e le fece vincere lo scudetto. Dopo una carriera in giro per il mondo, divenne il braccio destro di Gardini. Agnelli lo voleva alla Fiat. Ma Sergio Cragnotti si mise in proprio e costruì un grande impero imperniato su Cirio e Del Monte. Poi il crollo. La Cirio non ha i soldi per ripagare un bond da 150 milioni. Il sistema bancario lo abbandona. La Banca di Roma di Geronzi, che lo ha sempre sostenuto, gli chiede di uscire dalla Lazio. La Cirio viene fatta fallire. Lui finisce in galera per bancarotta fraudolenta. Adesso ha scritto un libro. Un calcio al cuore.
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- 16 Novembre 2006
La Bild lo ha messo fra gli undici motivi per cui era giusto che l’Italia vincesse i mondiali. Su Internet la sua voce ha inondato tutti i siti. Sui telefonini ha sostituito le suonerie. «Chiudiamo le valige, si va a Berlino», urlava Fabio Caressa, telecronista sportivo di Sky ogni volta che la nazionale di calcio superava un turno ai mondiali in Germania. Oppure «Abbracciamoci forte e vogliamoci bene stasera». O anche, il massimo: «Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo», quattro volte, una per ogni mondiale vinto, citazione di Nando Martellini che lo urlò tre volte dopo la vittoria in Spagna. Per gli appassionati Fabio Caressa è un mito come lo era Nicolò Carosio per quelli di qualche generazione fa. Ma Carosio descriveva la partita. Lui le emozioni: «Quello che manca ai telespettatori è la passione, l’atmosfera dello stadio, il pathos».
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- 9 Novembre 2006
Dei membri del governo è il più filoisraeliano. Gianni Vernetti, Margherita, sottosegretario agli Esteri, quando c’è una manifestazione per Israele, scende in piazza. «Ho una forte simpatia verso quel Paese», dice. «Ha grande entusiasmo. È un Paese multietnico. Non ha mai avuto mire espansionistiche». Sicuro? «Nessuna guerra è stata condotta da Israele con obbiettivi espansionistici. Hanno occupato il Sinai, un pezzo di Golan, la Cisgiordania. Ma hanno restituito praticamente tutto. Israele ha un multipartitismo efficace, è una vera e compiuta democrazia. Con pregi e difetti. Governi che durano sei mesi, litigi, scarsa governabilità. Sembra un po’ l’Italia, conflittualità, partiti che nascono, partiti che muoiono, alleanze strane. Ma è una democrazia».
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- 2 Novembre 2006
Che cosa è il centismo? Secondo il Foglio è «il pecorarismo con l’aggiunta della pajata, è l’ajo e ojo biologico, è un occhio sul mondo buttato dar Tufello». Paolo Cento militava in Lotta Continua per il Comunismo. Oggi è sottosegretario all’Economia. Si confrontava con il movimento del ’77, oggi con Padoa Schioppa. Continua il Foglio: «Si è fatto sentire sui falliti attentati di Londra, sull’Afghanistan, sull’Iraq, si è speso sull’indulto, ha ammonito sui taxi. Una tacca sotto il comunista Rizzo, come fermento dichiaratorio, ma con ottimo piazzamento. (… lo tsunami e la strage di Bologna, l’Europa e la par condicio, le rogatorie e gli spinelli, piazza Fontana e la Fiat, Calciopoli e la grande coalizione. Il centismo si butta, s’impegna, si spreca. Il centismo è presidio continuo, trotterellare ardito, zigzagare vertiginoso. Tanto dà agli ultrà tanto al cda)
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- 26 Ottobre 2006
È una delle novità di Anno Zero. Dopo aver letto una sua intervista a Gian Antonio Stella per Style, Michele Santoro l’ha voluta con sé per il suo rientro alla Rai. E Beatrice Borromeo, 21 anni, figlia di Paola e nipote di Marta Marzotto e ha addirittura ottenuto l’attenzione di un critico televisivo improvvisato, il presidente emerito Francesco Cossiga. Che ha scritto: «Prego sulla tomba degli zii, i cardinali Carlo e Federico Borromeo, perché salvino dalla stupidità la nipote. Non parli e faccia la bella statuina».
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