- 7 Dicembre 2006
Non la si vede molto in televisione. Non è ancora stata a Porta a porta e nemmeno a Matrix. Qualche settimana fa
Giorgia Meloni, come si diventa giovani di destra a 15 anni?
«Era la stagione della politica in ginocchio. Non potevo stare più a guardare…».
E quindi si è iscritta al Fronte della Gioventù…
«Una scelta istintiva. Mi erano piaciuti la voglia di cambiare, la pulizia morale di quella gente».
In famiglia tirava aria di destra?
«La mamma era per la destra, ma quella storica. Quindi polemica con An. Mio padre era un comunista convinto, utopista, tipo “aboliamo la proprietà privata”. I nonni democristiani».
Suo padre…
«Faceva il commercialista. Se ne andò che io ero piccola. Per un po’ l’ho frequentato. Girava con una barca, Cavallo Pazzo, poi l’ho perso di vista. Credo abbia aperto un ristorante alle Canarie».
Un inquieto…
«Come faccio ad esprimere un giudizio?».
Ce l’ha con lui?
«Mi è difficile sostenere che sia una brava persona, una persona di cui ho stima. Ma non nutro astio nei suoi confronti».
Quando entrò nel Fronte della Gioventù, Circolo Garbatella, che cosa sapeva del fascismo?
«Poco o niente. Ho un rapporto sereno con il fascismo. Lo considero un passaggio della nostra storia nazionale».
Mussolini…
«Ha fatto diversi errori, le leggi razziali, l’ingresso in guerra, e comunque il suo era un sistema autoritario. Storicamente ha anche prodotto tanto, ma questo non lo salva. Strano che la sinistra invece usi questo schema: Fidel Castro è un dittatore, è uno che nega i diritti civili, però ha fatto tanto bene a Cuba. Se va bene per Castro perché non va bene per Mussolini?».
Perché?
«Perché semplicemente non va bene. Ci sono principi che valgono di più. La libertà, i diritti civili valgono di più della bonifica delle paludi pontine, tanto per intenderci».
Lei è andata a Predappio?
«Quando ero ragazzina. È un posto dove si incontrano un’infinità di passioni, testimonianze. È un luogo della storia della nostra nazione».
È mai andata sulla tomba di Gramsci?
«Non so nemmeno dove sia».
È nel cimitero degli Inglesi, a Roma.
«Anche la tomba di Gramsci fa parte della storia della nostra nazione».
Come mai da ragazza non è stata contagiata dalla sinistra?
«Una certa curiosità l’avevo. Ma poi mi sono confrontata con un ambiente che non aveva rispetto nei confronti di chi la pensava in maniera diversa. L’arroganza… i democratici siamo noi… quelli per la pace siamo noi… quelli bravi e buoni siamo noi. E se tu non la pensi come noi ti sputiamo in faccia».
La sua vita…
«Nasco alla Camilluccia, Roma Nord. Però all’età di tre anni abbiamo cambiato casa, ma non le dirò perché».
Non può farmi questo.
«Io e mia sorella abbiamo acceso una candela e siamo andati a vedere
E perché non si può dire?
«Non è bello che una ragazzina di tre anni abbia dato fuoco alla casa. Mia madre ancora oggi quando mi vede giocare con gli accendini impazzisce».
Che lavori ha fatto?
«Di tutto. Anche un banchetto di dischi a Porta Portese…».
E lavoro serio?
«Un progetto al ministero del Lavoro. Poi sono stata eletta in Provincia di Roma».
Un consigliere provinciale riesce a vivere?
«A Roma sì. Guadagna sui duemila euro al mese. Poi ho lavorato come giornalista al Secolo».
È diventata presidente di Azione Giovani nel 2004. Carica prestigiosa che fu di Fini, Gasparri, Alemanno. Lei si vede segretaria politica di An?
«No. Io sono una militante. Ho sempre fatto le cose che mi chiedevano di fare».
Le hanno chiesto di fare il vicepresidente della Camera.
«La politica non deve essere una carriera».
Le donne e An…
«La sinistra crede di aver in appalto la questione femminile. Ma l’unica segretaria di un movimento giovanile è la sottoscritta, l’unica direttrice di un quotidiano politico è Flavia Perina, l’unica segretaria generale di un sindacato è Renata Polverini. Tutte donne di destra».
Però quando si tratta di eleggere donne al Parlamento, An si comporta come tutti. Tredici donne su settanta deputati.
«La volta scorsa erano quattro su cento. Stavolta abbiamo applicato il principio di una donna ogni quattro candidati».
E perché non una ogni due?
«L’ambiente maschile tende a difendersi, ovunque. Mors tua vita mea. E poi c’è la scarsa propensione delle donne a partecipare alla vita politica».
Non hanno voglia di impegnarsi?
«Al contrario. Nel volontariato e nell’associazionismo le donne sono assolutamente predominanti. A loro non piace la politica, tutto qui».
Perché la Melandri ce l’ha con lei?
«Credo che non sopporti l’idea di non essere approvata. Ha la sindrome del consenso. Ma lei fa il ministro dei Giovani. È normale che io non sia d’accordo con lei, visto che sono a capo di un’organizzazione giovanile di opposizione. Se non accetta la contestazione la Melandri può fare tutto tranne il ministro dei Giovani».
Lei ha detto: ministro dei Giovani a quasi 50 anni…
«Prodi ha fatto una cosa bella, il ministero dei Giovani, e una sbagliata, non affidarlo al più giovane deputato del parlamento italiano, il diessino Arturo Scotto, un ragazzo di 27 anni napoletano, molto bravo. O sono i giovani a prendere le decisioni o è tutta demagogia».
Lei è irascibile?
«Sono lunatica. Mi arrabbio molto facilmente, grido. Dico molte parolacce ma mi so controllare».
Meno male. Come vicepresidente della Camera…
«Non è mai capitato che mi sia sfuggita una parolaccia. Piuttosto mi è difficile talvolta controllare la cadenza romana. Quella ogni tanto mi sfugge, quando mi fanno arrabbiare. Non è bello, è poco istituzionale».
È gelosa?
«Sono tremendamente possessiva».
Mena?
«Ma posso raccontare ai giornali che meno? Abbia pietà della mia anima…».
Allora vuol dire che mena…
«No comment».
È vero che colleziona angeli?
«Ne ho 300. Di tutti i tipi. Di legno, di vetro, di cristallo, di marmo, di stoffa, di gesso».
Crede nell’angelo custode?
«Certo. Ognuno ha il suo angelo custode. Ce l’ha anche lei».
Ce l’ha anche Prodi?
«Sì, purtroppo per l’angelo».
Ce l’hanno anche i comunisti?
«Ce l’hanno ma non lo sanno ascoltare».
Ricorda quando Matteoli, La Russa e Gasparri, in un bar romano, furono beccati da un giornalista del Tempo mentre sparlavano di Fini?
«Abbiamo fatto una figuraccia come partito. Ma non mi piace questo giornalismo che non tiene conto della privacy. Devo stare attenta anche a quello che dico a un amico al bar?».
Adesso non siamo al bar. Mi dica i difetti di Fini.
«In alcuni casi dimostra troppa freddezza, troppa capacità di nascondere qualunque tipo di emozione. A volte sembra estraneo al genere umano. Ma forse è un pregio».
Allora mi dica un difetto vero.
«Dovrebbe avere più pazienza con la base».
Vi siete sempre definiti il partito degli onesti. È bastata una briciola di potere e anche alcuni dei vostri sono finiti nel calderone delle mazzette, degli inciuci, dell’arroganza del potere.
«Il potere ha le sue tentazioni e le sue tradizioni. Ma se sta pensando a Storace, è stata una vicenda di linciaggio mediatico ai danni di una persona sulla quale non ci sono ancora prove».
E se le prove arrivano?
«Quando ci dovessero essere certezze su atteggiamenti che tradiscono la storia del nostro partito, credo che An dovrebbe essere molto rigida nella sua reazione. Ma non dimentichiamo che Storace ha dato le dimissioni da ministro ed ha rinunciato all’immunità. Un segnale forte che, eventualmente, dovrebbero dare tutti dentro ad Alleanza Nazionale».
E le intercettazioni?
«Le intercettazioni, estrapolate, sono una cosa pericolosissima. Ma è evidente che c’è stato da parte di Sottile un atteggiamento assolutamente inadeguato. Infatti è scomparso dalla scena e credo che sia giusto così».
Come è cambiata la sua vita da quando è vicepresidente della Camera? Si è arresa al tailleur?
«Sì. Devo rinunciare molto spesso ai miei adorati jeans».
La Santanché le ha chiesto anche di rinunciare alla coda di cavallo.
«Ho il vizio di raccogliere i capelli, col mollettone, con l’elastico, anche con
Chi le piace a sinistra?
«Ho stima per D’Alema. Ma lo considero una delle persone più antipatiche che abbiano mai gravitato nell’ambiente della storia repubblicana. Ho simpatia umana per Bertinotti che considero però quanto di più distante esista dalle mie idee».
Chi non le piace a destra?
«Ammesso che si possa ancora considerare di destra non mi piace minimamente Follini. Ha visto affondare la barca e ha cercato di salvarsi».
Un voltagabbana?
«Sì. Come Rutelli. Ma la medaglia d’oro la do a Fisichella. Era presidente dell’assemblea nazionale di An ed è passato alla Margherita. Non si fa».
Lei è tifosa?
«Sono tifosa dell’Italia».
Si è presentata con la maglietta dell’Italia alla finale dei mondiali.
«Peggio: mi sono anche dipinta
Anche loro con la faccia dipinta?
«Ma certo. I colori li aveva portati Roberto e io ho dipinto tutti. Ho ancora la foto».
Roma o Lazio?
«Roma».
Nella tradizione la Lazio è fascista e la Roma è comunista…
«È vero che gran parte della tifoseria della Lazio è di destra. Però la tifoseria della Roma è sempre stata divisa tra destra e sinistra».
Una delle vostre icone, donna Assunta Almirante, ogni due fa una dura critica a Fini. L’ultima l’ha fatta qualche settimana fa. Adesso siamo tranquilli per due…
«Assunta Almirante è l’anima critica della nostra identità. Deve dire le cose che il partito non dice, deve tirare la giacchetta. È un’istituzione. È l’icona del dissenso».
Quando le hanno chiesto di criticare Berlusconi, lei ha citato i cactus…
«I cactus come modo di rappresentarsi, come forma di ostentazione».
E le leggi ad personam?
«Le leggi ad personam bisogna contestualizzarle. Sono delle leggi che Berlusconi ha fatto per se stesso. Ma sono leggi perfettamente giuste».
Gioco della torre. Sabina o Corrado Guzzanti?
«Corrado è un genio. Sabina ha troppo livore».
Gregoraci o Sottile?
«Li butto tutti e due. Il problema è culturale e non riguarda solo il comportamento degli uomini. Riguarda anche le donne che lo consentono».
Luxuria o Grillini?
«Buttiamo proprio la torre».
Costanzo o Baudo?
«Non mi piace il modo di Costanzo di fare televisione. E quello di tutta la sua famiglia. Per proprietà transitiva, quindi, butto anche Maria De Filippi».
Vincino o Vauro?
«Butto Vauro, per una questione ideologica. Però mi diverte».
D’Alema o Prodi?
«Buttare Prodi è come sparare sulla Croce Rossa. Io me lo terrei tutta la vita. È innocuo. Però è la negazione del genio italiano, del suo entusiasmo. È l’ultima persona che dovrebbe fare il presidente del Consiglio».
Sgarbi o la Mussolini?
«Non posso che buttare uno come Sgarbi che ha fatto una mostra sulla cacca. Però devo anche dire che la Mussolini è una delle persone più distanti dalle tesi della destra che sia mai stata in An. Fa ridere che abbia fatto un partito di destra radicale».
Dicono: sfrutta il nonno.
«Affari suoi. Il vero problema è che si definisce di destra e non lo è».
Caruso o D’Elia?
«Butto Caruso. Mi sembra un pesce fuor d’acqua. Giocava a fare il rivoluzionario col passamontagna e si ritrova in Parlamento. Lo vedo spaesato. D’Elia avrebbe dovuto avere la sensibilità di rinunciare all’incarico di segretario dell’ufficio di Presidenza, uno dei massimi ruoli istituzionali nella Camera».
Daniele Farina o Livia Menapace?
«Farina è stato uno dei fondatori del Leoncavallo e uno dei leader dell’Autonomia. Adesso è vice presidente della Commissione Giustizia. Io la invito ad andare su Internet e vedere le condanne che ha collezionato. Raccapricciante. Come è stato raccapricciante proporre alla presidenza della commissione Difesa una come la Menapace che sostiene che i nostri soldati dovrebbero disertare e che le Frecce Tricolori inquinano».
Zidane o Materazzi?
«Butto Zidane. E con lui butto anche quelli che lo hanno difeso, come il presidente della Camera Bertinotti che ha detto che Zidane meritava un applauso, buttandola sul disagio sociale, sui poveri immigrati… Ma quale disagio sociale? Quello guadagna miliardi. E butto anche Cossiga che ha parlato di razzismo e ha chiesto scusa ai francesi».
Adesso se la prende anche con Cossiga?
«Ma per carità. Cossiga mi è simpaticissimo. Un giorno mi ha detto: “Ma lo sa che c’è stato un presidente della Camera più giovane di lei? Enrico De Nicola aveva 37 anni”. Ho dovuto ricordargli che io sono solo vicepresidente ed ho solo 29 anni. E lui: “Avrà tempo, avrà tempo”».
Short, sweet, to the point, FREE-exactly as ifonrmtiaon should be!
non mollare,devi candidarti,come ci avevi promesso.non vogliamo il vecchio.che chiamano
mummia