- 1 Agosto 2002
Oltre 150 interviste sugli old boys net, sui voltagabbana e sui leccapiedi. Un nome ricorrente, Bettino Craxi. Da lui hanno riparato molti ex sessantottini quando hanno avuto bisogno di un tetto, attorno a lui si è formata una corte di incredibili adulatori, partendo da lui si è verificato quel fenomeno carsico dei craxiani, prima osannanti, poi rinneganti, poi di nuovo entusiasti. Stefania Craxi ha letto quasi tutte le interviste. E ogni volta che compariva il nome del leader socialista ha preso appunti. Poi mi ha detto: “Vogliamo fare il punto su tutte le bugie che sono state raccontate?” Ed io: “Vogliamo”. Eccoci qui ad esaminare, una per una, le bugie degli intervistati.
E’ armata?
“Perché?”
Ho letto che gira armata.
“Una volta. Quando era vivo mio padre”.
Lo avrebbe difeso sparando?
“Si”.
Meno male che non c’era il giorno delle monetine al Raphael.
“Meno male”.
Lo avrebbe difeso sparando?
“Sarebbe stato eccessivo. Però sicuramente avrei reagito”.
Cazzotti?
“Anche”.
Ha preso mai a cazzotti qualcuno?
“Da bambina”.
Chi?
“Toby Varley. Era una specie di torello scozzese che stava in classe con me. Gli diedi un pugno perché aveva picchiato mio fratello”.
Bobo, suo fratello, adesso è a destra con un po’ di socialisti. Lei?
“Io no. Nemmeno mio padre, se fosse vivo, farebbe più politica”
Mi dica la prima bugia letta in queste interviste.
“La corte di Craxi. Non è mai esistita. E’ un’invenzione giornalistica”.
Non esistevano i craxiani?
“Esistevano i craxini. Quelli che, dicendo di agire in nome e per conto di mio padre, avevano comportamenti indifendibili”.
Molti craxiani si sono eclissati.
“Davanti all’aggressione subita si sono nascosti, hanno trovato rifugio dove meglio hanno potuto”.
Ottimo rifugio Forza Italia. L’ha votata anche lei?
“Sì, nel ’94”.
E dopo?
“Dovevo scegliere fra uno di An e Giuliano Amato. Ho preso la scheda e ho scritto:“Viva Craxi”.”
Craxi ha distrutto il partito socialista. Parola di Enzo Biagi.
“Mio padre ha preso il Psi al 9,5% e ha indicato a tutta la sinistra la strada del socialismo riformista. Prima di Blair, di Schroeder, di Jospin. Adesso in Italia sono tutti riformisti, perfino Bossi. Io allora sono conservatrice. Sa che ci sono tante bugie nelle sue interviste?”
Ho ricevuto complimenti migliori.
“Non è colpa sua. E’ colpa di tutta questa gente che ora dice che con era mai d’accordo con mio padre. Tutto questo dissenso io non lo ricordo”.
Evidentemente era sottotraccia.
“Amato un giorno ha detto: “Quando ero in dissenso con Craxi stavo zitto”. Ah però! Che dissenso!
Erano tutti giolittiani.
“Giolittiani, e lombardiani, e achilliani. Dovevano essere correnti grossissime”.
Amato l’ha delusa…
“Perché non è venuto al funerale di mio padre? Senza di lui Amato sarebbe ancora oggi un professore universitario. Nessun moto dell’animo l’ha spinto a fare un gesto, ad andare sulla sua tomba?”
Una scelta di sopravvivenza. Galli della Loggia mi ha detto: “Doveva abbandonare Craxi se voleva continuare ad avere un ruolo politico”.
“Una scelta umanamente ignobile. Non si può fare politica senza sentimenti. Se Amato avesse difeso una storia che era anche la sua, avrebbe avuto un grandissimo ruolo nella sinistra oggi”.
La Boniver ha invece marcato la sua fedeltà a Bettino Craxi.
“Per forza. E’ una donna”.
Anche Ugo Intini. Piero Fassino mi ha detto che è uno leale, coerente, onesto, gli facevano ponti d’oro per andare a destra ed è rimasto a sinistra.
“Mi scusi: ha detto Ugo Intini? Quello che ha rifatto il Psi, poi se n’è andato, poi s’è spostato di qua e di là come tutti? Io non tollero questa scrematura moralistica tra i socialisti onesti e i socialisti disonesti”.
Perché no? Ci sono i socialisti che hanno rubato e quelli che non hanno rubato.
“Intini era il più anticomunista di tutta la dirigenza craxiana e si è fatto eleggere dai comunisti. E’ un raro caso di sindrome di Stoccolma politica. Nessuno, nessuno, nessuno di quelli che avevano responsabilità politiche poteva non sapere come si finanziavano. Non potevano prendere venti milioni al mese e dire adesso: “Toh!”. Però, tutto sommato, non ho voglia di prendermela con i pesci piccoli”.
E prendiamocela con quelli grossi allora. Martelli mi ha detto: “Ho restituito 500 milioni dei miei, Craxi non l’ha fatto”. Come dire: Craxi si è arricchito e non ha restituito una lira.
“Traditori come Martelli saranno giudicati dalla storia. O magari anche dalla cronaca. Mio padre non è morto ricco. Non aveva gusti lussuosi. Una volta a Saint Moritz, ospite di Berlusconi, gli servirono a tavola una cernia. Lui chiese: “Dove hai preso un pesce a Saint Moritz?” Berlusconi disse: “Non sai quanto mi è costato”. E Craxi: “Fallo portare indietro. Voglio un uovo al tegamino”.
Era il partito dei satrapi, degli arroganti…
“Ci sono socialisti, che hanno avuto un comportamento indifendibile. Mio padre rimase molto colpito quando vide la villa sull’Appia di Claudio Martelli. E vide camerieri in guanti bianchi servire la cena”.
Massimo Fini mi ha detto: Martelli potrebbe essere qualunque cosa. Non ha morale.
“Martelli non era socialista. A casa nostra, per tutta la vita, abbiamo avuto la cameriera a ore. Mia mamma quando papà era premier, andava a fare la spesa al mercato in tram”.
Però il tesoro del Psi…
“C’è. Ne sono sicura. Dov’è?”
E lo chiede a me?
“Se lo sono fregato. Ne sono sicura. Sono spariti conti, sono spariti immobili. C’è gente che si è tenuta per sé i soldi del partito dopo il disastro. Il conto del partito che aveva Pacini Battaglia dove è andato a finire? Qualcuno ha richiesto i soldi indietro a Chiesa?”
Come finanzia la Fondazione Craxi?
“Con soldi miei. Io faccio l’imprenditore. Fortunatamente non sono riuscita a fare quello che volevo fare. La giornalista”.
L’ha fatto per un po’.
“Volevo fare l’inviato di guerra. Sono riuscita a fare qualche collaborazione. Tele Alto Milanese, Donna Moderna, Montecarlo, Canale 5. Poi con mio marito decidemmo di fare i produttori”.
Solita domanda. Il nome facilita?
“Ancora oggi nessuno si fa negare se sente che lo chiama Stefania Craxi. E’ evidente che io non ho avuto le condizioni di partenza del figlio del portinaio. Ma la mia società di produzione ha avuto uno sviluppo enorme negli anni in cui mio padre è stato in esilio”.
Esilio? Latitanza.
“E-si-li-o”.
Craxi stimolava l’adulazione?
“Mio padre aveva talmente nella testa altro, che tra un adulatore, un mariuolo e una brava persona, a volte non coglieva la differenza”.
Lei era una figlia ribelle?
“Io la domenica non uscivo con gli amici fino a quando non capivo che mio padre non mi avrebbe portato con sé. Mi ricordo quando prendevamo la metropolitana e andavamo alle corse dei cavalli. Poi, quando è diventato presidente del Consiglio, tutto questo è scomparso. E’ scomparsa anche l’intimità. Venivo a Roma, andavamo a mangiare al ristorante e con noi c’erano quindici persone. E tra le quindici persone c’erano anche gli adulatori”.
Tanti nani, tante ballerine.
“Bugia. Nell’assemblea nazionale di cui tanto si parla forse c’era qualche ballerina di troppo ma c’erano anche Veronesi, Treu, Portoghesi, Pini”.
Quando Craxi non fu più trendy, sparirono tutti.
“Sparì tutto il gruppo dirigente”
Perfino Formica.
“A Formica voglio bene. Ma glielo ho detto: avete fatto politica insieme per 40 anni, sono legami più forti di un matrimonio. Com’è che non sei andato a trovarlo?”
Giulio Anselmi mi ha raccontato di una telefonata violenta che gli fece Craxi. “Dopo le elezioni”, gli urlò, “la farò cacciare giù dalle scale del Corriere della Sera”. È possibile?
“Possibilissimo. Ma non era un atto di arroganza”.
Di gentilezza?
“Arrogante è chi maltratta i deboli e adula i forti. Mio padre era umorale con tutti. Ma non ha fatto mai cacciato nessuno da nessun posto”.
Paolo Flores d’Arcais mi ha raccontato di essere stato cacciato da Mondo Operaio.
“Mio padre non ha mai cacciato nessuno”.
Flores non se n’è andato da solo.
“Flores me lo ricordo al congresso di Torino, mi stava sempre appiccicato. Mi dicono sia uno psicolabile, ma non lo conosco. Passava per essere un giovane intellettuale di moda”.
Simona Ercolani mi ha raccontato della televisione di Anja Pieroni.
“Era la televisione del partito”.
Anja fu una passione di suo padre.
“Cazzi suoi. Mia mamma ne ha sofferto. Ma io non credo ai santi. A mio padre le donne piacevano, aveva preso una sbandata. Mi rese furibonda, ma oggi posso capirlo. Detto questo il rapporto fra mio padre e mia madre fu solidissimo, importantissimo, bellissmo, fortissimo. Fino all’ultimo. Sa una cosa?”.
Dica.
“Lei è magnanimo nei miei confronti. Guardi che può essere anche più duro”.
La accontento. Lei aveva una casa a Nervi per il week end da 5 milioni al mese.
“Non sono mai stata aiutata dalla famiglia, ma non ero povera. Era il ’92, ’93. Ero già un imprenditore”.
Era l’’88, ’89.
“Non ho mai avuto soldi dai miei”.
Con suo padre aveva un rapporto tosto…
“Litigavamo spesso sulle persone che si metteva intorno”.
Come quelli della moda.Tutti craxiani…
“Quelli della moda devono molto al governo di mio padre”.
Che fine hanno fatto?
“Spariti. Qualcuno ha perfino smentito di avere “vestito” mia madre”
E i giornalisti?
“Mio padre non ha mai avuto un buon rapporto con loro. Pensava che fossero tutti un po’ cialtroni”.
Giampaolo Pansa mi ha detto: “Il Tg2 non è socialista, è craxiano”. Che fine hanno fatto tutti questi craxiani televisivi?
“Ci sono la Maglie, Anna La Rosa, Giuliana Del Bufalo…Donne. Solo le donne”.
Ferdinando Adornato mi ha detto dei craxiani che hanno fatto gli spot per Bettino e poi l’hanno dimenticato, folgorati sulla via di Occhetto. Alludeva alla Foschini, a Michele Cucuzza…
“Scomparsi. Ma io non stigmatizzo. La gente tiene famiglia. C’era la caccia al socialista”.
Voltagabbana per legittima difesa?
“Solo gli stupidi non cambiano mai opinione”.
Questa è una sciocchezza. Chi cambia idea per interesse è un lazzarone.
“Bettiza, quando lei lo ha intervistato, si è definito molto amico di mio padre”.
Vero.
“Strano. Gli ho chiesto di venire a fare una conferenza su Craxi per la Fondazione e mi ha detto di no”.
C’è qualche altro giornalista che le è rimasto impresso?
“Peppino Turani. Fu un campione di moralismo su mio padre e poi finì nel processo Enimont. Ma sa, io provo un rancore tanto grande che non ho posto per i piccoli rancori”.
Quando pensa a un voltagabbana, chi le viene in mente?
“Oscar Luigi Scalfaro. E’ stato quattro anni ministro di mio padre e poi è stato complice di tutto quello che è successo a mio padre”
Renzo Foa ha ricordato che, dentro il Pci, “craxiano” era diventato un insulto. Un po’ come fascista.
“E’ vero. Anche Berlinguer diceva delle cose gravissime su mio padre. Craxi è un pericolo per la democrazia”.
C’era un’antipatia reciproca fisica.
“Nella storia di questo Paese Berlinguer è un conservatore e mio padre è un modernizzatore”.
Antonio Ghirelli mi ha detto che anche Pertini detestava Craxi.
“Pertini detestava chiunque. Ce l’aveva col mondo. Era cattivissimo. L’ho sempre sentito parlare male di tutti”.
Ghirelli racconta anche che Craxi gli raccomandò Onofrio Pirrotta.
“Lo faceva per aiutare. Diceva: quello ha bisogno di lavorare. Una volta mi chiamò per raccomandarmi Alessandra Mussolini. Diceva: poverina, con quel cognome non la fa lavorare nessuno”.
E lei l’ha fatta lavorare?
“No. E lei, dopo, disse cose poco gradevoli su mio padre”.
Luciano Pellicani mi ha detto: grande stima, però io Craxi non lo frequentavo.
“Gli amici di mio padre erano a Milano ed erano pochissimi, Massimo Pini, Caterina Caselli, Nedda Liguori. A Roma solo Spartaco Vannoni. Quella frase, comunque, non fa onore a Pellicani”.
Curzi mi ha detto: se facevi la voce grossa, Craxi ti rispettava.
“Non è così. Se mio padre si rendeva conto di avere torto, non chiedeva scusa ma trovava il modo di fartelo capire. Era molto orgoglioso”.
Giulio Savelli mi ha detto: il governo Craxi non ha cambiato nulla.
“Il taglio della scala mobile, i missili Pershing e Cruise, il Concordato…non riuscì a fare la grande riforma dello Stato, questo è vero, però aveva un partito piccolo e governava sempre contro. Contro una parte del sindacato, contro i poteri forti, contro i comunisti, contro la chiesa cattolica, contro la Democrazia Cristiana”.
I suoi figli come hanno preso le vicende del nonno?
“Al più grande, a scuola, gli altri bambini dicevano: “Tanto tuo nonno Di Pietro lo arresta”.Ancora oggi è un bambino sofferente. Mia figlia Anna no. L’altro giorno ha cominciato un tema così: “Io sono la nipote di Bettino Craxi”.”
Adesso dobbiamo fare il gioco della torre.
“Dio mio”.
Vespa-Santoro, chi salva?
“Vespa non ha mai usato la piazza, i sentimenti”.
Che male c’è a far leva sui sentimenti della gente?
“Dove sta scritto che i sentimenti della gente sono buoni? Santoro agisce sugli istinti bassi delle persone”.
Sgarbi-Urbani?
“Salvo Sgarbi. Nel bene e nel male è un patriota”.
Berlusconi-Agnelli?
“Salvo Berlusconi”.
Anche suo padre lo salvò.
“Mio padre lo ha aiutato molto. E mi farebbe piacere che Berlusconi se lo ricordasse di più”.
Perché lo aiutò?
“Rompeva il monopolio Rai”.
Il risultato è che siamo di nuovo al monopolio.
“Adesso Berlusconi fossilizza il mercato. Ma allora raccontava che avrebbe contrastato il potere americano culturale nel mondo”.
Craxi che rientra precipitosamente in Italia per fare un decreto che riaccenda le tv berlusconiane spente dai pretori…
“Credeva di fare bene. Poi Berlusconi era bravo a raccontarla. “I lavoratori…come facciamo…siamo costretti a licenziarli”.
Berlusconi è mai andato ad Hammamet?
“Durante l’esilio mai. Quando l’ho visto al funerale gli ho detto: “Sei qui con sette anni di ritardo”.”
Cofferati-D’Alema?
“Salvo D’Alema. Cofferati me lo ricordo riformista pacato e me lo ritrovo capopopolo che porta la sinistra in un vicolo cieco”.
Lerner-Ferrara?
“Salvo Ferrara. Ha continuato sempre a dichiararsi craxiano”.
Di Pietro-Spazzali?
“Sono stati entrambi le pedine di un brutto gioco”.
Dotti-Previti?
Salvo Previti. La sua battaglia sugli elenchi dei giudici politicizzati mi sembra sacrosanta”.
Fassino-Rutelli?
“Butterei Rutelli anche se fosse da solo. Ha detto che voleva vedere mio padre mangiare il rancio della galera”.
E lei gli ha detto che era un grandissimo stronzo. Come è finita la causa?
“L’ho persa in tribunale, in appello e in Cassazione. Adesso devo pagare la multa. 50 mila lire”.
Ha chiesto la rateizzazione in 36 rate.
“Così per 36 volte posso scrivere dietro al bollettino postale la causale “per aver dato del grandissimo stronzo al sindaco di Roma”. Una soddisfazione. Mio padre disse: “Grazie a mia figlia oggi si sa quanto costa dare del grandissimo stronzo al sindaco”.”
Nessun commento.