- 25 Marzo 2004
Insieme fanno mezzo palinsesto. Lei, Maria De Filippi, con Amici, C’è posta per te, Uomini e donne. Suo marito, con il suo Maurizio Costanzo Show e Buona Domenica. Maria, siete una copia di tossici da lavoro?
«Potresti chiamarla anche bulimia da lavoro. Ma posso motivarla. Se si chiude una trasmissione mando a casa trenta persone. Che non guadagnavano mica quello che guadagno io».
Bulimia da altruismo?
«Dire che lo faccio solo per gli altri sarebbe una bugia perché poi il lavoro che faccio mi piace tanto ed è strapagato».
Chi è più tossico? Tu o Maurizio?
«Io mi concentro su alcune cose che mi piacciono. Non ho duemila interessi e curiosità come lui».
Non cerchi di dargli una calmata?
«Sul lavoro non interferisco. Ma ho cercato di insegnargli a volersi bene. Quando l’ho conosciuto faceva anche le serate e il tour l’estate insieme a Bracardi in giro per i paesini. Lì mi sono impuntata. In compenso adesso gli piace fare film».
I critici dicono che fai una tv trash. Che sfrutti i sentimenti della gente.
«Detesto l’espressione trash. Ma sono molto attenta a quello che dicono i critici. Alcune critiche le ho giudicate talmente giuste che ho cambiato dei programmi, li ho addirittura chiusi. Ma la mia non è tv spazzatura. Chi lo dice lo fa la per colpire Maurizio attraverso me».
Quando la signora Ciampi attacca la televisione deficiente tu ti senti tirata in ballo?
«Non mi sono mai considerata il meglio della televisione, ma nemmeno il peggio. I miei programmi sono fra i più educati. La signora Ciampi si riferiva a Panariello che si è dispiaciuto al punto di dire che avrebbe smesso di fare la tv deficiente».
Meno male.
«Non possiamo considerare deficienti sette milioni di telespettatori che guardano Panariello».
L’audience non è un sistema per stabilire l’intelligenza di un programma.
«Dico solo che in quei sette milioni ci sono letture diverse».
La televisione trash esiste?
«Quest’anno i programmi non sono belli e il nervosismo è dilagante. Cinque reality show più o meno simili: inevitabilmente vincerà chi urla di più, chi insulta di più».
Quali programmi preferisci che tuo figlio non guardi?
«Quando ho scoperto che guardava Bisturi per vedere le tette ho cercato di fargli cambiare canale. Mi spiace che guardi le tette di una che se le vuole rifare».
I programmi che non ti piacciono?
«Quello della D’Eusanio. Ma lei è brava. Al posto di Cucuzza farebbe il 40% di ascolto».
Voi vivete in funzione dell’Auditel.
«Beh, alle 10 di mattina ci precipitiamo tutti a vederli. Un punto in meno ti può rovinare la giornata. Ai tempi di Missione impossibile fu dura. Fece il 13% e ci rimasi male. Maurizio era direttore di Canale 5».
Dopo quattro settimane l’ha chiusa.
«Io l’ho saputo dal telegiornale».
Eri arrabbiata?
«Ero dispiaciuta, ma era dispiaciuto pure lui».
Il marito che chiude il programma della moglie.
«Non poteva non farlo. Se io non fossi stata sua moglie forse non mi avrebbe chiuso. Ma era un conflitto di interessi troppo evidente».
La quarta puntata aveva fatto il 20%.
«Poco. Sostituivamo Stranamore. Io dovevo fare il 27. Dopo quella tranvata sono stata ferma due anni prima di riprovarci con C’è posta per te. Ero terrorizzata».
Adesso hai tre programmi da 30%. Quando eri una ragazzina e vivevi a Pavia l’avresti immaginato?
«Stai scherzando? Io volevo fare la benzinaia. Mi piaceva da impazzire l’odore della benzina».
Ricordi di gioventù?
«Il mio amico del cuore era Paolo Del Pino. Mia madre lo considerava un genio. Effettivamente ha fatto una bella carriera, A 31 anni era già direttore generale di Repubblica. Vivevamo nello stesso palazzo. Era quello più bravo in tutto. A tennis era un campione e io una pippa. Sapeva tre lingue e io no».
L’incontro con il lavoro?
«Mi ero laureata bene e mio padre voleva che rimanessi nel mondo universitario. Ci provai ma non era cosa per me. Tentai con grande sicurezza il concorso per diventare magistrato e mi bocciarono. Cominciai a mandare in giro curriculum, niente. Mia madre si ricordò di un suo vecchio fidanzato, Franco Crepax, il discografico della Cgd. Andai da lui e finii nell’ufficio legale di un’associazione che si chiamava Univideo. Lavorando lì, dopo un anno, conobbi Maurizio Costanzo».
Non correre. Voglio sapere qualcosa della tua vita di allora. I tuoi cantanti?
«Gli Eagles, gli America, Peter Gabriel, Simon and Garfunkel. Poi De Gregori, Guccini, Battisti. Il mio primo concerto al quale andai scappando di casa da mio padre su un Vespino 50 blu fu uno di Bennato».
Tuo padre era severo?
«Diciamo che se mia madre si vestiva di rosso veniva giudicata troppo appariscente. Che né io né lei potevamo portare gli orecchini, giudicati troppo vistosi. Che nessuna delle due si poteva truccare».
Potevi uscire la sera?
«Sì. Ma voleva conoscere tutti i miei fidanzati. E quando andavo in vacanza con i miei amici lo sapeva solo mamma. A lui dicevamo che andavo ospite a casa dei genitori di una mia amica».
Nonostante questo in amore eri un po’ sgarzolina.
«Cioè?».
Non eri una campionessa di fedeltà e di costanza.
«Sì, sono stata sgarzolina fino alla laurea. Mi divertivo, facevo l’imbecille, collezionavo grandi stronzate che rivendico. Ma in una città di provincia tutti si devono allineare e alla fine mi ero allineata anch’io. Mi ero fidanzata con un ragazzo, Pietro, un otorino di Pavia. Dopo un paio di anni la passione era scemata, però siamo rimasti insieme altri sei anni».
Fino a quando hai conosciuto Maurizio.
«Maurizio fu il mezzo per troncare un rapporto finito».
La politica?
«Non me ne fregava niente. Mio padre era fascista. Mamma fingeva di votare Msi e poi votava a sinistra. Oppure Dc, massimo della trasgressione consentita. Anche mio fratello votava a sinistra di nascosto».
Tu per chi votavi?
«Liberale, repubblicano, Craxi. In seguito ho votato più a sinistra, anche Rifondazione comunista».
A casa, con Maurizio, parli di politica?
«Lo ascolto. L’anno scorso comunque non abbiamo votato».
Astensionisti?
«No, ci siamo dimenticati. Altre volte abbiamo votato scheda bianca. Ma Maurizio la vive malissimo la scheda bianca».
Quando hai conosciuto Costanzo?
«A Venezia, a un convegno organizzato da me. Ricordo che c’erano Orazio Gavioli, Laura Delli Colli, Giorgio Assumma. Dopo un po’ di tempo Maurizio mi telefonò per offrirmi un lavoro».
Era già cotto?
«Non credo».
Comunque ci stava provando.
«Perché?».
Perché ha offerto un lavoro a una ragazza appena conosciuta.
«È il mio lato presuntuoso. Ho pensato: ha colto la mia intelligenza».
Poiché sei intelligente avrai colto la coincidenza.
«A posteriori l’ho colta. E ci sono rimasta un po’ male».
Quando l’hai capito?
«Quando ci provò».
Ci provò subito?
«Molto presto».
E tu?
«La risposta fu no. C’era una moglie. Era tutto imbarazzante».
Che tipo è Maurizio nel corteggiamento?
«Un paraculo, veramente un gran paraculo».
Nel senso che?
«Lui sa di non essere avvenente. E allora gioca tutto sulla parola. È capace di attenzioni straordinarie. Ha la parola giusta nel momento giusto, capisce che cosa vuoi veramente, dove può colpirti. È molto intelligente. Sa come muoversi».
In ogni caso la prima volta fu un no.
«Un no molto imbarazzato».
Tipo: ma con chi credi di avere a che fare?
«No, io non sono mai stata aggressiva, non lo sono mai stata, non sono sado-maso come molti pensano, tipo frusta e stivali neri, anzi sono proprio una pippa da quel lato. Fu un no motivato, giustificato e spiegato. Un mezzo no».
Come dire: no, però.
«Come dire: non è il caso, per ora».
Comunque…
«Ero arrivata a Roma a novembre. Quando partii per le vacanze di Natale c’era stato qualcosa, però non una cosa drammatica, molta complicità, affinità, una storiella».
Poi però…
«Quando la storia divenne impegnativa, quello che io feci, spero non me ne voglia, è fare piazza pulita intorno a lui, detto francamente, far scomparire le altre.
La moglie.
«Non solo la moglie».
Ah però. E come facevi a sapere?
«Sono imbranata ma non scema. Delle sensazioni erano diventate certezze. Ma io non volevo entrare nel novero».
La velocità della tua carriera può portare qualcuno a sospettare un certo tuo interesse.
«Siamo in separazione dei beni. La nostra casa è intestata a lui. Non ho mai chiesto nemmeno una mattonella».
Eri un’impiegata e adesso sei una star.
«Maurizio mi ha dato l’occasione di fare televisione. Capisco che qualcuno possa pensare che io mi sia messa con lui per interesse. Ma di fatto non è stato così».
Con Marta Flavi, sua moglie, hai avuto rapporti?
«Quasi nessuno».
Non ti ha cercato?
«No. Ma con lui è stata una bella lotta».
Finita?
«Non si salutano. Ha buoni rapporti invece con le altre ex, Flaminia Morandi, Simona Izzo».
Tu sei gelosa?
«In modo normale, adesso. Ma in passato lo sono stata tanto e in modo stupido».
Hai fatto scenate a Maurizio?
«Su alcune persone sì. Una volta gliene ho fatta una per la Pivetti».
Questa la devi raccontare.
«Parliamo di tanti anni fa. C’era uno strano rapporto fra i due. Lei era la presidente della Camera. Lui era il suo consulente. Una sera lei venne a cena da noi».
Foularino e tailleurino?
«Come al solito. Io risposi con la massima provocazione: mi misi un vestito da collegiale tutto blu abbottonato fino al collo, con il colletto bianco. Maurizio rimase colpito e rideva. Io poi gli facevo le facce e facevo anche la cretina. Davo corda alla Pivetti fingendo grande interesse per le cose che diceva. Raccontava che faceva footing con le guardie intorno, e io a chiederle: “A che ritmo va?”. Oppure dicevo a Maurizio: “E tu non corri mai?”».
Ti vesti più da collegiale?
«Ho smesso di fare l’imbecille».
Che cosa ti disse Maurizio, dopo la cena?
«Che ero un’imbecille, appunto. Ma si era divertito».
Parlami di Paola Barale. Se uno psicologo, in una trasmissione televisiva, avesse ammiccato a un vecchio pettegolezzo e ti avesse fatto le domande che ha fatto il dottor Mazzullo a Paola Barale a Domenica in, tu che cosa avresti risposto?
«Avrei risposto esattamente come la Barale. Ma mi sarei domandata anche il perché della domanda. Chi l’aveva ispirata? Era una domanda che arrivava da questo psicologo o da qualcun altro? E come mai uno squallido pettegolezzo metropolitano vecchio di quattro anni arrivava in tv? E perché proprio di domenica nello stesso orario in cui il mio siparietto in Buona Domenica dà una legnata alla concorrenza?».
C’è qualche altro pettegolezzo che ti ha fatto arrabbiare?
«Sono diventata una jena quando ho scoperto che dicevano che avevo fatto una società con Barbara Palombelli per controllare i parcheggi romani».
Cosa ci sarebbe stato di male?
«Che tutti pensavano fosse un’operazione di suo marito e di mio marito».
Ce l’hanno con te?
«Senti: io non tiro cocaina, non sputtaneggio in giro, non rubo. Eppure mi becco questo pettegolezzo. Sai che ti dico? Me lo becco e chissenefrega».
C’è adulazione nel vostro mestiere?
«È pieno. Come sei brava, sei una star, sei la mejo».
Chi sono gli adulatori?
«Gli autori che vogliono lavorare con te, perché magari sanno che stanno chiudendo il loro programma. Vogliono lavorare. Lo farei anch’io se ne avessi bisogno».
Al di là di questo, chi è il campione dell’adulazione?
«Mi viene in mente Fede, ma lui è smaccatamente adulatore».
Molti mi rispondono così. Siccome lo fa davanti a tutti, è una macchietta, non un vero adulatore.
«L’adulatore genuino non lo sgami subito, è più infido».
Dicono anche Vespa, Marzullo, Socci, La Rosa, Schifani, Bondi…
«No, no, Fede batte tutti, dovunque vada fa le sue sparate su Berlusconi. Una volta è venuto a C’è posta per te e senza che io gli avessi fatto una domanda specifica ha tirato fuori il cuoco di Berlusconi. Riesce sempre a parlare di Berlusconi anche se tu non gli domandi niente di Berlusconi».
E i voltagabbana? Sono voltagabbana quelli che vanno da Mediaset alla Rai o viceversa?
«Assolutamente no. C’è talmente poco mercato nel nostro lavoro. L’importante è non dire: “Io non lo farò mai”. Si fanno brutte figure».
Tu ci andresti alla Rai?
«Non ne ho motivo. A Mediaset sto benissimo».
E se Maurizio andasse in Rai?
«Sono sicura che controprogrammerebbe subito le mie trasmissioni».
Che cosa farà Maurizio da grande?
«Io so quello che vorrebbe fare, un quotidiano».
Una volta lo ha fatto, l’Occhio, e non è andata troppo bene.
«Lo so. E siccome sa di avere fallito cerca il riscatto. Il quotidiano resta il suo grande amore».
Mi dici il nome di un voltagabbana? Bonolis?
«Perché?».
Perché appena tornato alla Rai se l’è presa con Berlusconi. Ricordi «Basta Berlusconi»? Ricordi che disse che non avrebbe più votato Forza Italia?
«Se c’è qualcosa che non ho capito di Bonolis sono i 40 minuti contro Striscia la notizia. Non ho capito nemmeno la Rai. Non meritava nemmeno un richiamo?».
Anche tu sei stata beccata da Striscia?
«Ricci è mio amico ma non mi perdona mai. Soprattutto quando sbaglio i tempi. Quando mi infilo nel passato remoto e non ne esco più. Il passato remoto è un terreno insidioso per me».
Quanto denunci di tasse?
«Non lo so. Veramente».
Cambio la domanda: quanto guadagni?
«Sessanta milioni di lire a puntata quando faccio un programma di prima serata».
Gioco della torre. Dell’Utri o Previti?
«Non arrivo nemmeno in cima alla torre. Mi buttano giù loro prima».
Giovanna Botteri o Monica Maggioni?
«Butto la Maggioni. Ha detto che mi odia. E nemmeno ci conosciamo».
Forse ti odia come conduttrice.
«Poteva dire la detesto».
D’Eusanio o Bignardi?
«Butto la Bignardi. Con i tarocchi della D’Eusanio ci si diverte».
Ti hanno mai chiesto di fare un calendario?
«Mai. Sanno che direi di no».
Perché sei vergognosa?
«Guarda che io le metto le mie minigonne, e anche i miei bustini scollati. Una volta mi è arrivata una telefonata incredibile».
Da chi?
«Da un alto dirigente di Mediaset».
Nome.
«Mai. È sposato, è importante, è un signore».
E ti ha detto?
«Mi ha detto: “Ma sai che hai proprio due belle bocce?”».
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