- 9 Ottobre 2002
“Berlusconi è vittima di una delle più disoneste campagne di propaganda della moderna storia italiana”. Così sullo Spectator e sulla Voce della Romagna qualche mese fa scriveva Nicholas Farrell, giornalista inglese trapiantato a Predappio, da sempre innamorato pazzo di Berlusconi. E un po’ anche di Mussolini del quale ha scritto una biografia controcorrente. Poi un giorno è andato ad intervistare il presidente del consiglio in Sardegna e lo ha messo nei guai. Prima con i giudici “antropologicamente diversi” e “mentalmente disturbati”, poi con Mussolini che era un dittatore “benevolente” che “non aveva mai ammazzato nessuno”. Oggi Berlusconi dice che era una conversazione fra amici, che avevano bevuto due bottiglie di champagne, che non erano lucidi. Nicholas, sei deluso?
“Era un intervista, c’erano due registratori, quello mio e quello di Boris Johnson, il direttore dello Spectator. Niente champagne, solo the freddo. E tutti lucidissimi”.
Berlusconi è un bugiardo?
“Bugiardo è una parola forte. Mi dispiace che senta il bisogno di giustificarsi. You know, prima il mio voto era 10. Adesso è 9”.
“Nicholas, o è bugiardo lui o sei bugiardo tu”.
“Lui”.
Rivedi il tuo giudizio su di lui?
“Well, se è capace di dire frottole a un livello così elementare, mi chiedo dove può arrivare su cose più importanti. Scendo ancora. Da 9 a 8 e mezzo”.
E’ sempre un bel voto.
“Berlusconi è un magnate dei mezzi di comunicazione di massa ma non li controlla. Lo criticano ogni giorno, tutti”.
Chi per esempio?
“Mah…”
Lo critica il Tg5? Il Tg1? Lo attacca il Tg4? Il Tg2? Studio aperto?
“Vabbè, i mean, il messaggio che arriva all’estero è negativo. A Strasburgo era pieno di cartelli già preparati che dicevano mafioso, ladrone. L’Economist, ha fatto due grandi servizi contro Berlusconi, definendolo indegno di governare l’Italia”.
Alludeva forse ai suoi guai giudiziari.
“Vabbé, you know, dov’è il problema? Se lui è corrotto tutti i politici italiani sono corrotti. E allora alla fine chi se ne frega se Berlusconi è corrotto”.
L’Economist non è un giornale dell’intellighentzia rossa europea.
“Ma non parla di altri scandali. La verità è che il vostro sistema giudiziario è matto veramente. Processi che non finiscono mai, che durano anni, non si può fare giustizia così. Tutti questi articoli basati sulle indiscrezioni della polizia e dei giudici. Da noi in Gran Bretagna, se un giornalista parla prima del processo va in galera”.
L’opposizione deve rinunciare a criticare il governo?
“Non si può considerare illegittimo l’avversario. I giornali parlano di tutti i presunti reati di Berlusconi. Per par condicio…come si dice da voi par condicio?
Par condicio.
“Per par condicio bisognerebbe parlare anche dei presunti reati degli altri. Come mai i giudici di Milano non hanno mai processato i politici di sinistra?”
Hanno messo sotto inchiesta tutto il gruppo dirigente comunista di Milano.
“Tutto?”
Tutto.
“Non lo sapevo. Sono qui in Italia solo da cinque anni”.
Berlusconi ti piace così tanto?
“Sulla Voce della Romagna ho una rubrica, si chiama “Zuppa inglese”. Prima parlavo di ciclisti e di insetti. Cose leggere, in maniera umoristica. Poi ho cominciato a parlare di politica. Della sinistra che crede ancora di essere nel secolo scorso, di Berlusconi che vuole modernizzare l’Italia”.
Questa è una regione rossa.
“You know, ho scritto anche contro la resistenza: “Brindate con me, ma non a quella Armata Brancaleone dei partigiani, brindate ai veri liberatori: gli americani. Viva gli Usa, viva la Romagna!”. Scrivevo così e si incazzavano tutti”.
Ti credo.
“L’argomento è delicato. Ma io sono inglese”.
Non è una buona giustificazione.
“Infatti hanno cambiato un po’ nei miei confronti. Non mi considerano più l’amico, l’inglese eccentrico e vagabondo che gira con il panama in testa e la macchina scassata”.
Minacce reali?
“Quelli della Cgil, quando mi incontrano al bar, mi dicono scherzando: “ Non mi piace quello che scrivi te, stai attento sai!” Poi un giorno Pierluigi Celli, ex capo della Rai e fratello di Gianni Celli, proprietario della Voce della Romagna, ha preso una pagina del giornale per attaccarmi”.
Ti ha definito “uno stupido coglione”.
“Il giorno dopo il Giornale ha fatto una pagina su questo strano inglese che faceva arrabbiare la sinistra. E questo mi ha aiutato”.
A fare che cosa?
“A intervistare Berlusconi. Da mesi chiedevo un incontro. Niente. Poi Berlusconi ha visto questo articolo. Senti, posso parlare off the record?”
Come vuoi, tanto io scrivo tutto, come hai fatto tu con Berlusconi.
“Non voglio mandare Paolo Guzzanti nei guai, poverino”.
Che c’entra Guzzanti?
“Io non so perché Berlusconi mi ha dato l’intervista. So che avevo insistito anche con Paolo Guzzanti. E so che Guzzanti aveva fatto pressioni su Berlusconi perché lui parla molto spesso con Berlusconi. E alla fine l’intervista è arrivata. Un giorno mi ha telefonato Valentino Valentini, l’interprete personale di Berlusconi: “Vieni domani”.”
Come ci si prepara a un’intervista col Primo Ministro? Eravate emozionati?
“Guardami. Potevo andarci vestito così?”
No.
“Alla fine io mi sono messo un vestito celeste e una cravatta rossa a pois bianchi. E il mio panama bianco”.
Caspita.
“Boris aveva avuto il suo daffare a trovare un abito nuovo perché aveva solo bermuda. Ma è troppo robusto per le taglie italiane. Alla fine si è presentato con una camicia blu che gli stava strettissima. E dei blue jeans. Sembrava un orso”.
Diciamo la verità, facevate pena.
“Sembravamo una coppia di comici, Stanlio e Ollio. Boris è piccolo e robusto, io alto e dinoccolato, lui è biondo, io moro, lui ha fatto rugby, io cricket, lui è un deputato, io un vagabondo. Boris si è presentato con il piccolo autobus che aveva affittato per la moglie e i quattro figli”.
Avete fatto la vostra figura.
“Valentini è venuto a prenderci con un fuoristrada. Naturalmente era in bermuda. Molto chic. Lui è un tipico fighetto italiano”.
E siete arrivati alla villa.
“Sembrava di entrare in un Palazzo Reale. Poi è arrivato lui, energetico, tonico, con una camicia di lino trasparente con le tasche qui, sui capezzoli, portata sopra i pantaloni beige di lino, sempre trasparente”.
Veramente sexy.
“Si vedevano anche le mutande bianche”.
Boxer?
“Certo. Mica aveva il tanga”.
E poi?
“Calze bianche, scarpe bianche”.
Un’apparizione.
“Non sembrava tanto in salute sai? Aveva la faccia sciupata”.
Che cosa ha detto?
“Ha chiesto per quale giornale lavoravamo e qual era la tiratura”.
Poi champagne a fiumi.
“The freddo al limone, tantissimo”.
Dove avete fatto l’intervista?
“Attorno a un tavolo lungo di legno vecchio”.
Chi faceva le domande?
“All’inizio Boris, in inglese. Poi io, in italiano. Le domande non erano molte. Sai come è fatto Berlusconi”.
Non lo so. A me non ha mai dato interviste. Devo farmi aiutare da Guzzanti.
“Berlusconi non ha bisogno di domande. Parla in continuazione”.
Vi rendevate conto che stava dicendo cose che avrebbero causato un pandemonio?
“Lo sospettavo. Ma mai avrei pensato a una tale intensità di casino. E questo mi fa capire che io non capisco l’Italia quasi per niente. Quando ho deciso di dare il pezzo anche alla Voce della Romagna, il direttore Franco Fregni mi ha detto: “Succederà la guerra civile””.
Alla fine dell’intervista avrete visitato il Palazzo Reale.
“Sì, con quella sua macchinetta bianca da campo di golf. Guidava lui. Ci ha portato a vedere i cactus”.
Non per sminuirvi. Li fa vedere a tutti.
“Ci ha fatto vedere un cactus che – diceva – assomiglia al cervello di Tremonti. Tutto contorto, ma pieno di roba. Poi ci ha portato a vedere le piscine”.
Quante piscine?
“Tante. E grandissime. Praticamente laghi. Almeno cinque. Con gli scogli dentro, do you know, una cosa tropicale”.
Fine della visita a Silvioland. Vi ha chiesto di rileggere l’intervista?
“Lui no. Valentino sì. Ma noi gli abbiamo risposto: “Vedremo”. Non lavoriamo così in Inghilterra”.
Qui siamo in Italia.
“Valentino ci aveva detto: “Così possiamo controllare se avete capito bene quello che ha detto il presidente”. Ma noi avevamo capito bene”.
Se gliela aveste fatta leggere avrebbe tolto i “giudici matti”?
“Credo di sì”.
Ci sono state reazioni il giorno dopo?
“L’unica reazione è stata il giorno prima della pubblicazione della seconda puntata. “Ti manderemo dietro un branco di zulu”, mi ha detto al telefono Valentino Valentini. Scherzava naturalmente”.
E così è uscita anche la storia di Mussolini buon dittatore. Tu sei d’accordo con Berlusconi?
“Certo. Mussolini dentro di sé fu socialista fino alla fine e salvò più ebrei di Schlinder”.
E quali ebrei avrebbe salvato?
“Nel mio libro pubblico un ordine del Comando Supremo ai generali all’estero in cui si dice: “Priorità numero uno del Duce è salvare gli ebrei”.
Raccontami un po’ della tua vita.
“Londra, padre dentista, di famiglia poverissima, anglo-irlandese, mamma radiografa. Io mi sono laureato a Cambridge in Storia. Mio fratello è un ricco e affermato avvocato londinese. Dopo la laurea ho fatto il cameriere in un ristorante greco. Ma avevo un grande amore per il Mediterraneo. Mi piacevano il caldo, il sole, il mare, la cucina, il vino, le donne. E gli scrittori anglosassoni che hanno vissuto in Italia. Hemingway, Scott Fitzgerald , Durrell. Così partii per Bari. Volevo fare lo scrittore. Ma ero troppo dilettante e pigro. Preferivo wine, women and song. You know?”.
I know. Politicamente?
“Di sinistra, come tutti i giovani, però non praticavo, non ho mai votato. La politica mi ha sempre fatto schifo. La democrazia mi ha deluso”.
Era il tuo Churchill che diceva che non si è trovato niente di meglio.
“La democrazia non è democratica. Quando il cittadino dà la sua delega al parlamentare ha chiuso”.
Sembri un sessantottino, tutto il potere al popolo, viva l’assemblearismo.
“Il comunismo è impossibile, non può funzionare, gli uomini si odiano”.
Ti ho lasciato a Bari.
“Mi sono stufato e sono tornato a Londra a fare il giornalista. Ho scritto a tutti i direttori. Mi assunsero al Daily Telegraph”.
Che cosa facevi?
“Di tutto. Il barbone che chiedeva l’elemosina, uno di quegli appassionati di giochi di guerra che vanno in giro a sparacchiare proiettili finti. Mi sono infiltrato in un movimento di estrema-estrema sinistra. Guadagnavo 40 mila sterline all’anno, mica male, ma poco per Londra. E allora sono tornato in Italia per scrivere la biografia di Mussolini”.
Vogliamo parlare di voltagabbana?
“Turncoat”.
Chi è voltagabbana in Inghilterra?
“Tony Blair. Ha fatto spostare il suo partito per vincere le elezioni. Il programma dei laburisti era quello dei conservatori. E poi Mosley. Conservatore, poi laburista, poi fondatore del partito fascista inglese”.
E in Italia?
“Mah. Potremmo dire Fini. Una volta diceva che Mussolini era stato il più grande statista del secolo. Adesso va a chiedere scusa agli ebrei e si arrabbia quando Berlusconi dice che Mussolini era un dittatore benevolo”.
Evoluzione del pensiero politico. Non vero e proprio passaggio di campo.
“Ci sarebbe il nostro collega Guzzanti. Ma non è un voltagabbana. Si è reso conto del suo errore”.
Anche tu sei un voltagabbana. Eri di sinistra e adesso sei di destra.
“Io sono contro la sinistra. Non sono nemmeno berlusconiano al cento per cento perché mi fa paura un uomo così ricco a capo del governo”.
Perché?
“Ricordi quel film, Proposta indecente? Ognuno di noi ha un prezzo. Uno come Berlusconi ha i soldi per pagarlo”.
Stai dicendo che chi non è voltagabbana è solo perché non gli hanno offerto il prezzo giusto?
“Sono troppo cinico? Siamo tutti un po’ puttane”.
E l’adulatore?
“Arslicker”.
Meglio non tradurre. Attorno a Berlusconi c’è adulazione?
“Sì, ma non al livello di un Duce. C’è adulazione perché Berlusconi è un fenomeno, un mito, è un uomo incredibile, I mean, ci ha fatto vedere il suo menù”.
Vi ha offerto solo the freddo.
“Lui lo chiama il menù, quello che deve fare durante il giorno. Inizia alle sette e mezzo di mattino e finisce alle due e mezzo di notte”.
Proprio come il Duce. Non dorme mai.
“E’ eccezionale. E come tutti i superuomini attira i mortali normali come me. Non so te”.
No, me no. Perché sei così innamorato di Berlusconi?
“Io non sono innamorato di Berlusconi. Lo stimo: fa rumore, polveroni, battute, fa ridere la gente, parla col cuore”.
Vi ha detto qualcosa off the record?
“Sì, ma l’abbiamo scritta”.
Sei proprio un disgraziato.
“Riguardava Gheddafi. Che gli aveva telefonato il giorno prima e gli aveva detto: “Faccio tutto quello che vuole Bush”.”
C’è stato qualche off the record che avete rispettato?
“Sì, riguardava un suo famigliare”.
Crede veramente che i giudici siano matti?
“Se lo pensa veramente il matto è lui”.
Forse intendeva quelli di Milano e di Palermo.
“No, no. Parlava di tutti i giudici”.
Ti piacciono i politici italiani?
“No, nessuno. Sono pagati cifre assurde per quello che fanno. Una vergogna. Mi chiedo come mai ci sia bisogno di tangenti se guadagnano così tanto. Un deputato inglese guadagna 55 mila euro l’anno ”.
Proprio nessun politico che ti piaccia?
“Bruno Vespa”.
Non è un politico.
“Dicono che è il premier ufficioso, che Porta a Porta è la Terza Camera”.
Altri che ti piacciono in tv?
“Marzullo, domande e risposte velocissime, come te”.
Potrei offendermi.
“Mi piace anche Socci, ma solo quando scrive. Come conduttore non ha presenza, non riesce a controllare la situazione, è troppo debole”.
“Gioco della torre. Tg4 o Studio Aperto?
”Salvo il Tg4. Fede mi piace tantissimo perché si incazza quando conduce”.
Se uno guarda il Tg4 capisce che cosa è successo oggi in Italia?
“Che cosa vuol sapere la gente? Come è il tempo e basta. O no?”
No. Fassino o D’Alema?
“Butto D’Alema. E’ antipatico”.
Piace ai berlusconiani.
“Chi se ne frega”.
Ma tu sei berlusconiano.
“Io non sono berlusconiano”.
Lo hai detto tu.
“Io tifo per Berlusconi, you know?”
Travaglio o Maltese?
“Salvo Travaglio. Mi piace perché mette zizzania dovunque”.
La Rai dell’Ulivo o la Rai del Polo?
“Io vedevo donne bellissime prima. E continuo a vederle oggi. Dov’è la differenza?”
Mi ha sempre stupito per la simpatia e la sua self deprecation. Ora mi spiace di non poterlo leggere.
Parla di Farrel o di me?