- 18 Marzo 2004
Sembra quasi un ritorno della Dolce Vita. Tornatore, Chiambretti, Giaccio, D’Agostino, Pino Daniele, Elena Sofia Ricci, Rita Rusic, Stefania Rocca, Marco Risi, Irene Ghergo. Si incontrano non in via Veneto ma nelle case private a guardare la televisione. Veri e propri gruppi d’ascolto per i fumettoni televisivi o per Sanremo. D’estate nella villa di Giovanni Malagò, a Sabaudia, davanti a un grande telone sul mare, per una visione collettiva dell’ultimo Dvd. Organizza il tutto Enrico Lucherini, 70 anni, il più famoso press-agent dello spettacolo, l’uomo che pur di lanciare un film inventa amori, incidenti, suicidi, drammi, un grande falsario dell’informazione. In occasione del Festival di Sanremo allestisce anche una speciale scenografia particolare. Fiori finti dovunque, kitch imperante, d’obbligo vestiti a fiori. Appena canta Albano tutti a mangiare. Appena canta Reitano tutti a bere. Poi la riffa, anzi la scommessa. Venti euro ciascuno e se li prende chi indovina primo secondo e terzo. La più brava è Rita Rusic. Ha già vinto tre volte. «Tutti vorrebbero venire alle nostre feste», racconta Lucherini. «Il mio divertimento è cacciare la gente che si imbuca. Via, quella è la porta».
Lo sapevo che sei cattivo.
«Non sono cattivo d’animo. Ho però il vizio di dire la verità e questo crea problemi. Ma i miei amici sanno che sono pazzo e mi perdonano».
Un nemico che è rimasto nemico?
«Gina Lollobrigida. Ancora oggi mi boicotta nel lavoro perché sono amico di Sophia Loren. Dice ai produttori: “O me o Lucherini”».
Vero odio.
«Ai tempi del remake televisivo della Romana, nel quale lei faceva la madre della Dellera dopo essere stata la protagonista del film originale, furono scintille. Adesso se ci incontriamo non ci salutiamo, facciamo finta di non vederci».
Tu sei un tremendo battutaro.
«E qualche volta la pago. Ma le mie battute fanno ridere, non dico mai volgarità».
Tipo «Canina canini» per Sandra Milo?
«A lei ho anche bruciato la parrucca e l’ho mandata in clinica. Ma il giorno dopo le copertine erano sue».
E l’urlo «Ciro Ciro» alla televisione è una invenzione tua?
«No, troppo cheap. Io non speculo sulla morte delle persone. Magari cerco di ucciderle, questo sì, capita spesso».
Il fuoco è la tua passione.
«In Orgoglio ho bruciato una casa. Elena Sofia Ricci doveva correre fuori, ma ha inciampato. Poteva morire. Sono corsi i tecnici a salvarla mentre io dicevo al fotografo “Scatta, scatta”. Sul lavoro sono crudele. Sta morendo? Muoia. I giornali hanno bisogno delle foto da pubblicare e questo è il mio compito. Mi pagano per questo».
Tu inventi. Storie di amore, incidenti, tradimenti da dare in pasto ai giornali per pubblicizzare film e attori. C’è qualcosa di vero intorno a te?
«Per la prima del Giardino dei ciliegi dissi che Luchino Visconti aveva preteso che i ciliegi venissero espressamente dal Giappone».
Invece?
«Macché Giappone. Erano di carta».
Conosci il confine tra la verità e la bugia?
«Certo che lo conosco. Lo invento io».
Sei un bugiardo?
«Quando devo inventare una balla so come si fa».
La più grande bugia che hai raccontato?
«Dovevo lanciare Florinda Bolkan e avevo nel cassetto una innocentissima fotografia di lei mentre ballava con Richard Burton. Approfittai del fatto che Liz Taylor fosse entrata in clinica per degli esami e diffusi la foto. Successe un pandemonio».
Lo dici come se ti vergognassi.
«Un po’ sì».
Litigi?
«Madonna. Una grande maleducata. Alla prima di Evita a Roma, che ho organizzato con il mio socio Gianluca Pignatelli, è arrivata con un’ora e quaranta di ritardo facendo aspettare Antonioni, Banderas e il regista Alan Parke. Il giorno dopo, alla conferenza stampa, mi accusò di non aver organizzato bene la cosa. Io mi misi ad urlare e ricordai alla signora che aveva fatto la stessa cosa due giorni prima a Londra. Lei tacque».
I giornalisti sono tutti fessi?
«Ai vecchi tempi il 40 per cento dei giornali popolari era fatto con roba mia. I direttori dei giornali sono furbi, loro quando vedono le foto di incidenti, incendi, soffocamenti, amoreggiamenti, tradimenti, ricoveri in ospedale, sanno che è una “lucherinata”, ma le foto sono drammatiche, belle, e fanno vendere i giornali. Come con Agostina Belli che doveva andare in ospedale perché l’avevo convinta a fingere di affogare in una scena. Il medico voleva farle una puntura e lei non voleva. Ma io le ho detto: “Carina, la puntura te la fai”. E se la fece».
Un’altra cosa di cattivo gusto?
«Quella volta che convinsi Oriana Fallaci che Laurent Terzieff era malato di leucemia e quella era l’ultima intervista perché stava morendo. Organizzai tutta una messinscena nella camera d’albergo, piena di medicine per la leucemia, con Terzieff che faceva la parte del malato terminale. Una cosa terribile di cui mi vergogno ancora. Sulla morte non si scherza. Ma ebbi la copertina dell’Europeo».
Tu eri al Rugantino la famosa sera dello spogliarello di Aiché Nanà, la ballerina turca. Avevi organizzato tu?
«No, ma incitai Anita Ekberg a farlo anche lei. Le dicevo: pensa che occasione. Ma lei non ci stette».
La Dolce Vita.
«Via Veneto, il clan di Luchino, con Patroni Griffi, Zeffirelli, Valentina Cortese, Rossella Falk, Romolo Valli. E il clan di Federico, con Giulietta Masina, Flaiano e Gassman. Un gruppo da Doney e l’altro al Café de Paris».
Poi La Dolce Vita è diventato un film.
«E i pullman scaricavano centinaia di giapponesi che venivano a guardarci. Noi ce ne andammo».
Dove vi siete spostati?
«Nei bar del Pantheon, poi a piazza Navona. Poi pian piano è finita. Robetta. Sottobosco».
Puoi definire il tuo lavoro?
«Organizzare la confusione. Sono un burattinaio di lusso».
Una volta eri solo sulla piazza. Adesso hai molti concorrenti.
«Le signore negli anni Sessanta aprivano le boutique. Adesso aprono gli uffici stampa. Ormai anche le macellerie hanno l’ufficio stampa».
Concorrenti seri?
«Come me non c’è nessuno. Io sono speciale. Sono come un medico. Se mi chiamano a mezzanotte io corro, non ho famiglia, non ho figli, ho solo un cane».
Quanto si guadagna?
«Per lanciare un film ti possono dare quindicimila euro lordi».
C’è qualche «lucherinata» di cui non si sa ancora che era un falso?
«No, però ogni tanto me ne attribuiscono qualcuna che non è mia. Tipo la rissa fra Pamela Prati e Valeria Marini. Tutti hanno pensato che fosse finta. Ma era vera. Mentre il litigio fra Alessandra Martinez e Lorella Cuccarini era finto. Ma non era mio. A volte mi capita leggendo qualcosa sul giornale di chiedermi: sarà vera o magari l’ho organizzata io?».
Ne fai tante.
«Una volta. Adesso molto meno».
Si invecchia.
«Ho organizzato 1.036 eventi, tra teatro e cinema. A volte sono anche dei filmacci ma io li considero tutti figli miei».
Chi è impossibile promuovere?
«Nanni Moretti. L’ho fatto una volta per La messa è finita. Ma lasciava poco spazio alla mia creatività. Dovevo eseguire. A me piace inventare. E lui è bravissimo a promuoversi da solo. Per esempio usando lo stratagemma di non parlare fino a tre giorni dall’uscita del film. Una cosa che ho inventato io con Fellini e che lui rifà oggi».
È narcisista?
«Ci tiene da morire alla sua immagine. Gli attori dovrebbero essere tutti narcisi come lui».
Altri attori difficili?
«Rachel Welch era uno strazio. Non voleva vedere i giornalisti. E Gian Maria Volonté. I cattocomunisti come lui avevano paura di uno come me che consideravano un personaggio rosa. Ma che rosa. Io passavo da Pasolini a Franchi e Ingrassia, da Accattone all’Ultimo tango a Zagarolo. Facevo tutto. Come in fondo faceva tutto anche Volonté che girò un film coi Vanzina».
Quali sono i programmi tv in cui gli attori non vogliono andare?
«Molti non vogliono andare da Marzullo. Ma sbagliano. Marzullo è uno psicoanalista. Ti fa parlare».
Non è un adulatore?
«Ma no. Fa una trasmissione ideale per chi vuole appisolarsi a quell’ora della notte».
Che cosa è l’adulazione per te?
«Una cosa che non mi piace. Nello spettacolo ci sono moltissimi adulatori. Per esempio gli attori che fingono di ammirare un regista perché pensano che il prossimo film lo faranno loro».
Fra i politici?
«Be’, Bondi non è un adulatore, è una comica. Fede più di Bondi. È esagerato. E controproducente. Se io lanciassi i film come lui dà le notizie sarebbe un disastro».
Poi ci sono i voltagabbana.
«Montesano? Era di sinistra e adesso dice che è di destra. Credo che sia rimasto male per come è stato trattato dai Ds».
Politici voltagabbana?
«Non mi vengono in mente».
Scognamiglio, Pivetti, Dotti, Adornato, Guzzanti, Dini, Bossi, Bertucci, Pomicino, Misserville, Fini, Veltroni. Continuo?
«Mastella. Forse Mastella».
E nel cinema?
«Volontè. Eravamo tutti sconvolti quando fece un film con Vanzina che detestava».
Ricordi di gioventù?
«Sono nato a Roma, ai Parioli, quartiere da molti considerato fascista. Ciano abitava qui di fronte, Doris Durante, attrice di regime, in fondo alla strada. A me piacciono ancora i film sulla guerra, sui fascisti, sugli ebrei. Mi piaceva vedere Il processo di Verona con la Mangano che faceva la Ciano, che io incontravo al mercato».
Scuole?
«Liceo classico, due anni di medicina. Poi un giorno andando all’università vidi dei ragazzi in tuta in una villa. Erano attori dell’accademia d’arte drammatica. Chiesi: come si fa per entrare? Dissero: devi fare un esame. Lo feci. Ero pure carino. Ero stato eletto Mister Cannes. Superai l’esame e cominciai a frequentare l’accademia di nascosto da mio padre. Finii a fare una tournée in Sud America con la compagnia dei giovani, Falk, De Lullo, Valli».
Eri bravo?
«Ero un cane, ero timido e avevo paura del pubblico. Però mi occupavo anche delle feste e delle conferenze stampa. In quello ero bravissimo».
I tuoi miti?
«Loren, Visconti, Lollobrigida, Patroni Griffi».
I tuoi amori?
«Claudio, saranno cazzi miei?».
L’amico del cuore?
«Gianluca Pignatelli, il mio socio. È molto più bravo di me, lo ammiro talmente tanto che fra due anni mollo tutto a lui».
Anche lui fa le «lucherinate»?
«No, lui non ha il coraggio, si vergogna».
Come avresti gestito le recenti storie tipo Melandri-Piovani, Zaccaria-Guerritore, D’Auria-Baldassarre?
«Sono storie ingestibili. Non mi piace arrivare nell’intimità delle persone. Preferisco inventare storie false».
Chi ti piace nel mondo della tv?
«Da pazzi Maria De Filippi. Intelligentissima, bellissima, eroticissima. Adoro lei, la sua voce, la sua grinta, la sua timidezza».
Chi non ti piace?
«La Panicucci. È una brutta copia di Renée Zelvegger. Mi dà sui nervi anche Magalli. La Clerici invece mi attrae nel suo squinziume. Una Doris Day della Rinascente. Nell’Isola dei famosi mi divertiva Carmen Russo e detestavo Pappalardo, un vero leccapiedi, finto, appena vedeva un cameraman gli si buttava addosso, faceva scene isteriche, voglio le sigarette, insopportabile. Mi piaceva Giada e anche sua madre quando litigava. Le cose molto trash mi appassionano. Al cinema i filmacci gialli mi fanno impazzire».
Le altre donne televisive?
«Da morire la Gruber. Mi piace come si veste, come parla. È divertente, diversa dalle altre. Altissimo livello».
Gioco della torre. Se in cima alla torre ci fossero Bondi e Schifani chi butteresti giù?
«Mi butterei di sotto io. Che ci sto a fare su una torre con Bondi e Schifani? È una cosa contro natura. Sono terribili. Quando vedo Bondi in televisione lo scruto attentamente perché mi pare inverosimile che si possa essere fatti in quel modo».
Annunziata o Cattaneo?
«Butto l’Annunziata. È troppo rissosa».
Socci o Veneziani?
«Butto Socci. Perché perché perché perché perché Excalibur mi faceva schifo».
D’Alema o Fassino?
«Butto D’Alema. Ha l’aria arrogante, cattiva, supponente».
Dell’Utri o Previti?
«Previti mi piace come si pettina. Mi sono anche informato su chi è il suo parrucchiere».
Bertinotti o Cofferati?
«Butto Cofferati. È simpatico ma non capisce niente di opera».
Mina o Celentano?
«Celentano mi piaceva da morire agli inizi. Adesso è costruito, falso, le sue pause mi annoiano, l’asfalto, il verde, il re degli ignoranti, non ne posso più. Quando lo sento parlare di caccia mi viene voglia di mangiare una quaglia viva».
Boncompagni o Magalli?
«Butto Magalli perché odia la mia amica Irene Ghergo. Io sono mafioso. Se qualcuno detesta i miei amici lo odio».
Benigni o Grillo?
«Butto Grillo. Non sopporto i monologhi. I monologhi non sono teatro. Io voglio lo spettacolo. Grillo mi annoia come Dario Fo. Se passo davanti a un teatro spero che non ci sia uno spettacolo di Fo perché ho paura che una calamita mi trascini dentro».
Ferrara o Lerner?
«Salvo Ferrara. Come si siede davanti a una telecamera è subito televisione. Ma non mi piace quando attacca un film come La vita è bella. Detesto quelli che per farsi notare attaccano un grande film. Tipo Irene Bignardi, la prima che ha visto Eyes Wide Shut e ha detto che è una merda per essere l’unica che ha detto che fa schifo Kubrick».
Feltri o Belpietro?
«Butto Belpietro. Sembra sempre che sorrida e non capisco se piglia in giro. Invece Feltri sembra cattivo ed è cattivo».
Daniela Santanché o Alessandra Mussolini?
«Butto la Santanché. Mi ricorda le feste in Costa Smeralda, un agglomerato di miliardari che mi fa vomitare. Ma si può andare in un locale che si chiama Billionaire?».
Gasparri o La Russa?
«La Russa perché è brutto».
Sarà mica bello Gasparri.
«Ma La Russa sembra eternamente truccato, con quella barba fatta col righello.
Casini o Follini?
«Salvo Follini, è il politico che mi piace di più».
Voti per lui?
«No. Ma quando parla lo ascolto. Un suo discorso dura un minuto e non si perde in chiacchiere».
Per chi voti?
«Ho votato radicale, repubblicano, verde. Ho votato tutti quelli che si votano quando non sai per chi votare e non servono a niente. Qualche volta socialista».
Fini o Bossi?
«Scaravento Bossi. È cafone ed arrogante. I leghisti sono ridicoli tutti vestiti di verde. Mi ricordano quando ero bambino e tutti erano vestiti di nero».
Carlo Rossella o Emilio Fede?
«Butto Emilio Fede. Il varietà non mi è mai piaciuto. Carlo Rossella invece è un bel musical».
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