- 21 Gennaio 2001
«Per una notte farò la prostituta». Maria Cuffaro, redattrice di Sciuscià, il programma di Michele Santoro, avverte i telespettatori e si tuffa nell’ avventura. Complice è una prostituta tedesca, nome di battaglia Dorotea, che la porta a casa sua e la veste. Minigonna e top di pelle d’ordinanza, con tante borchie. Sono più le cose scoperte di quelle coperte. Dorotea, già che c’ è, le dà anche qualche lezione di sesso mercantile. Tira fuori da un armadio un grande fallo di gomma e le spiega che le sue prestazioni sono quasi tutte false. Gli uomini credono di penetrarla ma in realtà si accomodano in una tenera cuccia formata dalle sue mani. E anche il sesso orale è finto. Anche quello è semplicemente manuale. Una truffa. «Ma noi tedesche facciamo tutte così», le spiega. Poi dà una dimostrazione pratica. E non contenta fa fare la stessa cosa a Maria Cuffaro, prima nella parte della donna poi nella parte dell’uomo. Quindi tutte e due giù in strada ad adescare clienti. Il tutto in onda sui Rai 2, lunedì scorso. Entusiastici commenti di Freccero, Zaccaria e Celli. Audience alle stelle con punte di cinque milioni e share del 31 per cento. Scandalo dell’Avvenire. Don Benzi, prete di strada con una vita dedicata al salvataggio delle prostitute, ha una sola lapidaria parola: «Disgustoso». «Don Benzi non poteva che fare Don Benzi», commenta Maria Cuffaro, 36 anni, esperienze al Manifesto, all’ Espresso, Italia Radio, fino alla collaborazione con Santoro in Rosso e Nero, Tempo Reale, Sciuscià. E’ un po’ meravigliata del rumore suscitato dal suo documentario, ma molto soddisfatta del successo.
«Io non trovo nulla di disgustoso in un programma che cerca di capire il fenomeno della prostituzione».
Forse il realismo è andato oltre il normale
«Volevo evitare di fare una cosa noiosa. E non potevo farlo se non calandomi nella realtà stessa delle prostitute. Comunque si tratta di pochi minuti. Tutto il resto erano interviste piuttosto statiche, con prostitute che parlavano della loro vita, prese di spalle e rese anonime».
Ma perché quelle scene hard?
«Non erano previste: Dorotea ha evidentemente voluto sfidarmi. Vuoi fare la giornalista brava? Vuoi veramente capire? Ecco, questo è quello che succede. Ti faccio mettere i piedi nel fango, carina. Vediamo se reggi. Mi era già capitata una volta una situazione simile. Mi ero travestita da zingara e insieme ad alcune di loro mi ero messa in cerca di lavoro. Poi una zingara mi ha detto: "Se vuoi capire qualcosa vai a rubare una mela in quel negozio"».
E lei che cosa ha fatto?
«Che dovevo fare? Ho rubato la mela».
L’inchiesta di Maria Cuffaro è stata girata in agosto. Le scene in cui adescava clienti in un viale di Milano sono state riprese da una microcamera mimetizzata tra una borchia e l’ altra. Aveva paura?
«Finché c’era accanto a me Dorotea, no. Ma quando andava con un cliente e mi lasciava mi prendeva il panico. Poi ho capito che bastava parlare. I maschietti che vanno con le prostitute non sono dei mostri. Sono i nostri vicini di casa. Basta fare delle domande, iniziare una conversazione qualsiasi: scappano. Ho passato due notti sui viali del vizio e non mi è successo nulla. Non ho dovuto nemmeno dire quanto volevo. Se ne andavano prima».
La scena che ha maggiormente scandalizzato è stata naturalmente quella della lezione di Dorotea.
«Sa perché? Perché parlare di sesso in modo laico crea sempre scalpore, siamo un paese del sud dell’ Europa, siamo sommersi dalla pruderie».
D’accordo, ma una giornalista che mima davanti a una telecamera tre posizioni del kamasutra non si vede tutti i giorni.
«È vero, ma non potevo tirarmi indietro di fronte alla provocazione di Dorotea».
Sicura di non aver cercato facili scandali?
«Sicuro».
E non pensa che il tutto sia un po’ volgare?
«No, solo se lo decontestualizzi può sembrare volgare. Se lo contestualizzi no».
E l’operatore non è rimasto turbato da quei due minuti di eros didascalico?
«Mauro? È un professionista».
Suo marito come ha reagito?
«Settimio ha visto il programma insieme a me. E gli è piaciuto».
Perché Dorotea le ha voluto insegnare i trucchi del suo mestiere?
«Per farmi capire che il suo mestiere non è così facile come tutti credono. Che richiede professionalità, soprattutto per quelle come lei alle quali gli uomini fanno schifo e che non vogliono essere quasi toccate». Ha provato imbarazzo?
«All’inizio sì, molto. Ma poi mi sono accorta che Dorotea affrontava tutto con piglio tecnico. Come se un autista ti spiegasse come si guida una macchina. Lei mi trattava alla pari. Come se anche io fossi una prostituta. E mica potevo dirle stop, basta, stavo scherzando».
In fondo ha potuto fare la prostituta senza troppi rischi. Ha sentito lo stesso effetto liberatorio che provano le attrici?
«No, non ho smesso per un attimo di sentirmi giornalista. Ero fiera di essere riuscita, con quella messa inscena, a far sentire Dorotea a suo agio, a farle dimenticare di essere intervistata. E la realtà si è manifestata senza mediazioni. Il massimo per un
giornalista».
Posso solo farle i complimenti,raccontare verità nude e crude,anche scomode non è sempre facile,solo se credi veramente in quello che fai,riesci
Ci scandalizzano per questo quando quasi tutti almeno una volta sono stati a prostitute?..Il Don non si aspettava questo?e cosa si aspettava,lo struscetto?Sei una grande,Maria,felice di seguirti