Vanessa Incontrada - (letta 6.798 volte)

E’ una top model o una conduttrice televisiva? E’ una testimonial o una presentatrice radiofonica? La contaminazione è la regola. Vanessa Incontrada, ventiduenne mezza spagnola e mezza italiana, non la si può definire se non come bellissima ragazza protagonista del variegato mondo dello spettacolo. Prima o poi qualche Pieraccioni la farà diventare anche attrice e il cerchio sarà chiuso. Per ora la possiamo pensare come conduttrice di “Non solo moda” e di “Super”, attrice di un tormentone della Tim, indossatrice alle sfilate, presentatrice di “Hit Channel” il nuovo canale di Rtl, strano ibrido fra le splendide sirene imbronciate che percorrono mute le passerelle degli stilisti internazionali e le divertenti, chiacchierone e ammiccanti ragazze che ci introducono ai mille programmi giovanilisti che raccontano musiche e vestiti. Sempre più spesso si parte dalla moda e si arriva ai set televisivi. “Tante persone dello spettacolo fanno la gavetta nella moda”, spiega Vanessa e ricorda Monica Bellucci, Cameron Diaz, Letizia Casta, Ines Sastre.

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Grazia Volo - (letta 27.621 volte)

Ha difeso Silvia Baraldini e Cesare Previti. È amica di quelli del Manifesto e di quelli del Foglio. È la compagna di Paolo Liguori, il giornalista che ha compiuto la lunga marcia da Lotta Continua a Berlusconi. C’è un comune denominatore nelle scelte di Grazia Volo, la donna che ha fatto assolvere Musotto e Calogero Mannino?

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Silvia Toffanin - (letta 10.733 volte)

Miss Italia, velina o letterina? Che cosa c’è nel cassetto dei sogni di una bella ragazza italiana? Miss Italia vive un anno incredibile, e qualche volta fa una strabiliante carriera cinematografica. Ma veline e letterine entrano tutti i giorni nelle case degli italiani. E spesso si fidanzano con i calciatori. Silvia Toffanin è la letterina più famosa d’Italia in questo momento.

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Anna La Rosa - (letta 13.022 volte)

A seguire le cronache rosa del gossip giornalistico italiano sembra quasi che sia stata una delle protagoniste di questa estate. Anna La Rosa, giornalista, popolare autrice e conduttrice di TeleCamere, la trasmissione che ci svela tutte le domeniche la vita privata dei politici, l’abbiamo vista sullo yacht vipparolo di Flavio Briatore. Poi al Billionaire, il locale dove calciatori e letterine spendono 100 mila lire per una minerale non gassata. E subito dopo al centro della festa di TeleCamere zeppa di vip politici, economici e mondani, alla quale i giornali hanno dedicato più spazio che alla festa di Ciampi. C’erano proprio tutti, da Briatore a Gifuni, da Tatò a Gasparri. Potenza dei media che riescono perfino a trasformare una giornalista parlamentare in un personaggio da passerella? Lei non ci sta a questo gioco dei pettegolezzi, a passare dal Parlamento direttamente su Novella 2000. E ricorda la sua professionalità giornalistica, i suoi molti anni passati tra i palazzi del potere a scarpinare, a faticare, a riportare come un segugio notizie esclusive all’Adn Kronos o al Tg2. «Vedi come sono i meccanismi della stampa? Passo per una che ha fatto un’estate vip e invece ho fatte le vacanze con mia figlia Allegra e con mia mamma. A Porto Cervo non c’ero mai stata e ci sono rimasta due soli giorni.

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Luciana Litizzetto - (letta 16.907 volte)

Cominciò timidamente, e con un grosso insuccesso, ad “Avanzi”. Poi vennero “Cielito Lindo” e “Ciro”. Quindi il successo con “Mai dire goal”. Infine la consacrazione con “Quelli che il calcio”. Luciana Littizzetto avrebbe dovuto esplodere con i nuovi programmi della “7”, che non ci saranno. Adesso si sta guardando attorno e si consola con l’incredibile successo del suo libro, “Sola come un gambo di sedano”: 240 mila copie.

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Teodoro Buontempo - (letta 25.226 volte)

Chissà perché, lo chiamano «Er pecora». Lui, Teodoro Buontempo, sostiene che si tratta di una operazione studiata a tavolino dal suo grande nemico, Francesco Rutelli. Non potendo attaccare Gianfranco Fini, educato, elegante, di buone maniere Rutelli attaccava Teodoro Buontempo, l’uomo più famoso della destra romana, mettendone in luce le origini umili. La cosa funzionò.

«Er pecora» era un buon soprannome. Prese piede. I primi tempi fu un piacere fatto al nemico. «Er pecora» rendeva più popolare Buontempo. Le feste-bene romane se lo strappavano. Tutti volevano vedere come parlava e come si comportava. I salotti televisivi lo invitavano. Poi si accorsero che era un uomo normale, che non si metteva le dita nel naso e che mangiava con coltello e forchetta. Anzi aveva una moglie raffinata ed elegante e tre figli talmente educati che Berlusconi, incontrandoli, li definì «tre piccoli lord». Dopo un po’cominciarono i periodi difficili. Nel suo stesso partito si vergognavano di lui e quando qualcuno lo nominava gli altri alzavano gli occhi al cielo come dire: «Che ci possiamo fare?». Racconta «er pecora»: «Rutelli è una persona cattiva d’animo. Con la complicità del mio partito ha cercato di farmi del male sul serio. Rutelli è l’unica persona per la quale serbo rancore e ostilità»

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Lanfranco Pace - (letta 39.188 volte)

Erano un terzetto. Piperno, Scalzone e Pace. Legati dalla militanza in Potere Operaio e in Autonomia Operaia. Legati anche dalla considerazione dei giudici che li sospettarono di appartenenza alle Brigate Rosse e li ritennero responsabili, come minimo, di associazione sovversiva e banda armata. Legati dalla comune latitanza in Francia. Oggi Franco Piperno fa l’assessore in Calabria, Oreste Scalzone latita a Parigi e Lanfranco Pace lavora al Foglio, il giornale di Giuliano Ferrara. Di aver fatto parte delle Br Pace continua a negarlo. Anche se racconta di esserci andato molto vicino. Ma mentre molti dei suoi ex compagni di militanza, Bruno Seghetti, Valerio Morucci, Alvaro Lojacono, Adriana Faranda, Barbara Balzarani, Germano Maccari, scivolarono nella china della banda armata, lui no. La clandestinità non faceva per lui. Lui amava la notte, il poker, la vita.

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Lanfranco Pace - (letta 5.647 volte)

Nel garage, davanti al presidente della Dc Aldo Moro rannicchiato nel bagagliaio della Renault rossa, Mario Moretti, capo delle Brigate Rosse, era in preda a una crisi di panico. Gli tremavano le mani. Provò lo stesso a sparare ma la pistola si inceppò. Moretti rivolse uno sguardo in cerca di aiuto verso Prospero Gallinari. Ma Gallinari singhiozzava. Germano Maccari scansò sia Moretti sia Gallinari e si fece avanti con la mitraglietta Skorpion. Sono gli ultimi cinque secondi della vita di Aldo Moro.

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