Mattia Feltri - (letta 54.383 volte)

Stenio Solinas lo ha inserito in Giganti di carta, un libro che celebra i grandi del giornalismo, accanto a Eugenio Scalfari e ad Alberto Ronchey. Eppure lui, Mattia Feltri, figlio di Vittorio Feltri, è l’ultimo arrivato, uno degli ultimi, nell’affollato e narcisistico mondo della stampa italiana. Ma i complimenti arrivano da tutte le parti. Ferdinando Adornato, su Liberal, lo ha definito «una delle penne più felici del giornalismo italiano». «Mi piace molto pensare che sia vero», si schermisce Mattia. Qualche sospetto di adulazione? «No», dice, «Ma il giudizio mi è sembrato un po’ eccessivo».
Si potrebbe pensare a una forma di «adulazione di sponda», che qualcuno voglia adulare suo padre adulando lui? «Qualche volta l’ho pensato. Ma di sicuro finora è successo il contrario». Cioè? «Che qualcuno ha elogiato me per colpire mio padre. Come ha fatto Barenghi sul Manifesto, scrivendo che io sono bravo, non come mio padre». Leccaculismo strumentale?

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Antonio Di Pietro - (letta 7.194 volte)

È stato per un paio di anni l’uomo più popolare d’Italia. Se ci fossero state elezioni presidenziali a suffragio diretto, avrebbe vinto alla grande. Sui muri di tutta Italia comparivano le scritte: «Forza Di Pietro» e il popolo dei fax inondava le redazioni con messaggi di sostegno. I giornali facevano il tifo per lui. I salotti se lo contendevano. Le televisioni mandavano in diretta i suoi processi e lui diciamolo gigioneggiava. Per la stragrande maggioranza degli italiani era diventato il simbolo di onestà e di moralizzazione. Gli perdonavano anche un italiano imperfetto, una difficoltà ad andare d’accordo con i congiuntivi e modi di dire poco raffinati come «Che ci azzecca» che diventavano in breve un tormentone simpatico e alla moda. Sono bastati pochi anni, meno di dieci, per far scendere Antonio Di Pietro dal piedistallo. Gli adulatori sono scomparsi, le scritte sui muri anche. E alle ultime elezioni non ha nemmeno ottenuto il quorum. È una storia emblematica per capire come funzionano i meccanismi volubili dell’adulazione?

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Maurizia Cacciatori - (letta 14.898 volte)

Fra qualche giorno saprà se la squalificheranno per doping. Maurizia Cacciatori, 28 anni, la più bella, la più brava e la più famosa giocatrice di pallavolo italiana sta vivendo giorni di tensione. “Era un diuretico, un medicinale”, si è difesa. Ma l’accusa ha chiesto 13 giornate di squalifica. “Sono serena”, dice Maurizia. Ma si sente che è nervosa. Maurizia, lo sport fa bene o fa male?

Al di là delle vittorie, degli scudetti, delle coppe che sono sicuramente cose stupende, tutto quello che io ho imparato l’ho imparato dalla sport. Ho girato il mondo, ho conosciuto tantissime persone.

Questo è l’aspetto sociale. Poi c’è l’aspetto fisico. Edy Ottoz, il grande ostacolista italiano, descriveva l’atleta come “mens nevrotica in corpore patologico”.

Oddio. Io la vedo in maniera diversa. Ci sono i dolori fisici, stare sempre in palestra non è facile, vai incontro a tante patologie e a piccoli acciacchi…

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