Claudio Rinaldi - (letta 9.373 volte)

Con un suo articolo ha messo in crisi la giovane associazione di Libertà e Giustizia che si diceva voluta, ispirata e guidata da Carlo De Benedetti, editore del gruppo Espresso-Repubblica. «Ho usato probabilmente due aggettivi di troppo», spiega Claudio Rinaldi, 56 anni, ex direttore dell’Europeo, di Panorama e dell’Espresso.

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Arturo Diaconale - (letta 25.182 volte)

Mimun o Mentana, chi butti giù dalla torre? «Mentana, senza pietà». Con Arturo Diaconale, direttore de L’opinione, mini quotidiano di aria liberale, decidiamo di partire dal fondo, dal gioco della torre. Nel suo ufficio romano di via del Corso, sede della redazione del giornale e della società con la quale organizza convegni politico-culturali, cominciamo a buttar giù gente dalla torre. Solo dopo – abbiamo deciso – parleremo di voltagabbana, di leccapiedi, e del suo passato alla redazione romana del Giornale di Montanelli quando insieme a Guido Paglia, Andrea Pucci e Antonio Tajani cercavano di indirizzare verso i socialisti un giornale che il grande Indro voleva molto polemico nei confronti di Craxi e soci. Allora Diaconale, perché butti Mentana? «Perché è uno che crede di essere il migliore di tutti. Ha un incredibile complesso di superiorità. Con lui ho avuto mille scazzi. Una volta mi disse, in un dibattito: “Come ti permetti di dare lezioni di democrazia a me?”. Ma chi sei? Dahrendorf? Lo mandai a quel paese».

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Maria Laura Rodotà - (letta 82.067 volte)

Sia chiaro. Quello che segue è un clamoroso conflitto di interessi. Maria Laura Rodotà, direttrice di Amica, ha cominciato a fare la giornalista, come stagista, nel giornale che allora dirigevo, Panorama Mese. Suo padre Stefano è un mio amico, e fu lui a mandarmela. Sua madre Carla ebbe da me l’incarico di curare una rubrica sulla giustizia per l’Europeo.

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Aldo Grasso - (letta 5.378 volte)

Il mondo televisivo È disabituato alla critica.
non c’erano finora critici combattivi?
Ce ne sono stati e di bravissimi. A cominciare dal più bravo di tutti che era Achille Campanile.
E allora?
Allora, a prescindere dai critici, la televisione sui giornali È sempre stata vezzeggiata e coccolata. La stampa ha sempre sostenuto la televisione, sempre e comunque.
E perché?
Perché ha sempre avuto un complesso di inferiorità enorme. Anche quando in televisione andava qualche brutto programma, la stampa comunque gli dava il sei politico.
Adesso nessuno È disposto a dare il sei politico. Forse perché la stampa non ha più complessi di inferiorità…
Quelli della televisione sono viziati, assolutamente viziati. Se qualcuno facesse il rapporto quantitativo fra articoli usciti a sostegno dei programmi televisivi e quelli leggermente, dico leggermente, di critica, scoprirebbe una sproporzione enorme, siamo 100 a uno.
C’È un motivo?
Il filone più importante di informazioni sulla televisione È così tituito dalle conferenze stampe. E’ ovvio che il clima delle conferenze stampa sia sempre un clima euforico, positivo, al limite del capolavoro, delle lodi iperboliche.
Hai citato Campanile. Io ricordo anche Saviane…
E Buzzolan! Ma quando c’È stato qualche critico severo nel confronti della tv, È sempre stato in qualche modo demonizzato. Di Buzzolan si diceva: “Si, poverino, È innocuo, con quella sua mania del teatro, della cultura. Poveribno Buzzolan!”
E di Saviane?

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