- 26 Maggio 2005
Si chiama Lavinia Borromeo la fanciulla, nobildonna, ultima entrata a far parte della grande famiglia Agnelli. A 28 anni, ha sposato John, figlio di Margherita, figlia di Giovanni Agnelli, l’avvocato. John Elkann, che oggi, a 29 anni, è vicepresidente della Fiat, non so se mi spiego. Il loro matrimonio, alle Isole Borromee è stato uno degli eventi mondani di cui si è molto parlato: settecento invitati, il gotha del potere pubblico e privato in Italia. Bella, giovane, elegante, ormai ricchissima, Lavinia si è messa subito a lavorare, cosa che aveva fatto soltanto saltuariamente prima, e ha creato una borsa per Trussardi. Si chiamerà La Vie (vi dice qualcosa La Vie, Lavinia) e magari potrebbe diventare una nuova Kelly, la borsa di Hermès resa famosa da Grace Kelly. Lavorare? Perché mai? Non certo per bisogno di soldi. Lavinia, una volta gli aristocratici aristocravano. Cioè non lavoravano finché le finanze lo consentivano. Lei ha un marito diciamo benestante. Che succede nel mondo? Perché lavorano anche quelli che potrebbero evitarlo?
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- 19 Maggio 2005
Bettino Craxi stava già molto male. Di lì a poco sarebbe morto. Improvvisamente sui muri di Milano e di Roma comparvero singolari scritte: "Viva Craxi", "Bettino torna". Realizzate con vernice rossa proveniente da bombolette spray, le scritte erano apparse proprio in luoghi "craxiani", via Foppa, dove Bettino aveva abitato, via Melloni, dove era nato. Se qualcuno avesse avuto tempo e voglia di cogliere sul fatto il misterioso graffitista avrebbe avuto una sorpresa. Era Umberto Cicconi, fotografo personale di Bettino, suo parente acquisito (Bobo aveva sposato Scintilla, la sorella di Umberto). E perché lo aveva fatto? Amore? Passione politica? Amicizia? No, per obbedienza. Il mandante era Bettino Craxi, leader morente ad Hammamet, il quale voleva che un bel giorno gli italiani si svegliassero con la sorpresa di quelle scritte sui muri.
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- 12 Maggio 2005
Ricordate la fine del processo Andreotti a Palermo? Il suo avvocato, una giovane donna, alzò lo sguardo al cielo e urlò: «E vai!». E anche in appello, sempre assoluzione, sempre lei, Giulia Bongiorno, scaricò la tensione urlando: «Assolto, assolto, assolto!». In poco tempo le si aprirono le porte di molti altri processi importanti, Pacini Battaglia, Cragnotti, Piero Angela, Totti, Bettarini, Forleo fino al caso Impregiro. Ma tutto era cominciato quando, giovanissima, era stata associata dall’avvocato Sbacchi e dal professor Coppi alla difesa del senatore a vita, il divino Giulio, impelagato in due processi da brivido. «La mia vita si divide in due parti», dice Giulia Bongiorno. «Prima e dopo Andreotti».
Un processo costato miliardi.
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- 5 Maggio 2005
Da ragazzo era un giovane fascista che faceva politica nel Fuan e partecipava a manifestazioni e scontri. Poi nel Msi faceva la fronda ad Almirante e Fini, veniva eletto consigliere comunale, scriveva articoli, fondava giornali, dava la solidarietà a Adriano Sofri. Poi uscì dal Msi («Quattro anni prima di Fini», scherza) e fece qualche giro dalle parti dei Verdi, dei Radicali, della Rete, dell’Asinello. Infine, per i casi della vita, è diventato direttore editoriale di una casa editrice storica sulla via del fallimento, la Vallecchi che sta riportanto agli antichi fasti.
Oggi, di Umberto Croppi, 49 anni, si dice che potrebbe diventare consigliere di amministrazione della Rai, in quota An, al posto di Marcello Veneziani.
Umberto, dicono di te che sei il fascista più comunista del dopoguerra.
«Per me, ma anche per molti altri, il Msi è stata un’esperienza di sinistra».
Con tutta la buona volontà…
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