La più bella intervista a Silvio Berlusconi la facemmo io e Giorgio Lauro, per Un giorno da Pecora. Leggere per credere. Sembra quasi inventata. Eppure ci furono centinaia di migliaia di ascoltatori testimoni.
Gli avevamo fatto terra bruciata attorno. Silvio Berlusconi, LUI, con tutte le lettere maiuscole, “anche il puntino della “i” è maiuscolo”, diceva Giorgio Lauro. Quando ne parlavamo con qualche ospite e lo chiamavamo semplicemente “LUI”, l’ospite ci guardava incuriosito e allora io spiegavo: “LUI, lei lo conosce benissimo, è quello che ha un figlio che si chiama PIERLUI”.  LUI era il nostro incubo. Lo avevamo invitato decine di volte. Direttamente, tramite Paolo Bonaiuti, il suo uomo-ombra. Indirettamente, con messaggi vocali, bigliettini, perorazioni affidate a tutti quelli che, ospiti di Un Giorno da Pecora, sapevamo che lo avrebbero incontrato. Bondi, Verdini, Zangrillo, Scapagnini, Licia Ronzulli, Biancofiore. Arrivavano da noi per raccontare la loro vita e ne uscivano pieni di pizzini. Niente, mai nessuna reazione, nemmeno un no. Sotto le elezioni intensificammo il tiro. Si sarebbe impietosito anche il mostro di Lochness. Io parlavo tutti i giorni con Bonaiuti. “Paolino, l’hai mandato da tutti, da Floris, da Vespa, da Santoro, a Radio anch’io, dalla Palombelli, a Rtl, a Rds, Rmc”. Paolino si difendeva come poteva. “Voi siete una trasmissione un po’ particolare. Comunque ci provo”. Il giorno dopo nuova telefonata. “Paolo, l’ho visto da Anna La Rosa, dalla Gruber, dalla D’Amico”. E Paolino continuava la sua arrampicata sugli specchi. Poi un giorno, leggendo il Corriere della Sera, scoprimmo casualmente che LUI stava venendo da noi. In una foto in cui LUI mostrava un tabellone con tutti i suoi impegni elettorali, in piccolo, ma chiaro, leggemmo la scritta a mano “Un Giorno da Pecora”. Non ci avvertiva quando non veniva, non ci avvertì nemmeno quando aveva deciso di venire.
Era l’11 di febbraio. Un giorno che sarebbe passato alla storia. Non per noi. Berlusconi ospite di Un Giorno da Pecora era un avvenimento importante ma non epocale. L’11 di febbraio, per la prima volta nella storia dell’umanità, un papa dette le dimissioni. Lo aveva fatto per farci un dispetto? Per attutire l’impatto mediatico della presenza di Berlusconi da noi? Comunque il giorno dopo le prime pagine erano per Ratzinger, non per noi. Mannaggia.
Silvio Berlusconi, circondato da un plotoncino di una ventina di persone, arrivò a via Asiago 10 con un po’ di anticipo, e a passo di carica. Io e Giorgio avevamo passato la notte a chiederci come mai avesse deciso di venire. Perché LUI, l’uomo che aveva permeato di sé gli ultimi trent’anni della vita italiana aveva accettato di venire da noi, rappresentanti dalla comunicazione più cialtrona al momento disponibile sul mercato? Era l’ultimo rantolo di una situazione politica ormai allo sfascio? Era la celebrazione e il riconoscimento del nostro successo? Era la sua voglia di cimentarsi in qualcosa di meno noioso dei soliti talk show, sia quelli
che lo volevano per insultarlo, sia quelli che lo ospitavano per leccarlo? Giorgio sosteneva che LUI veniva da noi perché ormai era andato dovunque. Gli mancavano solo la Santa Messa, al contrario di Bruno Vespa che era andato anche alle previsioni del tempo.
Resta che di questa giornata è giusto che si possa godere tutto. È stata una intervista che rivendico come ottima. Non gli abbiamo risparmiato nulla. E anche LUI è stato all’altezza. Bravo. Chapeau. Godetevi una delle più sorprendenti frasi a carattere sessuale mai pronunciate da LUI. È verso la fine. “Un uomo con un timbro timbra”. Lo disse sbattendo il pugno su tavolo. Ecco qui di seguito uno sbobinamento integrale. Come fosse una telefonata intercettata. Dio mi perdoni l’accostamento. Ricordo per una maggiore comprensione che io venivo chiamato “l’anziano” e Giorgio “il simpatico”. E che io davo sempre del tu agli ospiti mentre Giorgio sempre del lei. E che Supermario era il soprannome con il quale chiamavamo Mario Monti, il presidente del Consiglio. E che era l’ultimo giorno prima delle elezioni.
 
ANZIANO: Silvio Berlusconi! Buongiorno!
BERLUSCONI: Buongiorno a voi. Che sorpresa trovare Sabelli così giovane!
SIMPATICO: Che sorpresa lei che viene da noi. Sono anni che la inseguiamo.
ANZIANO: Silvio…
SIMPATICO: Come Silvio! Non puoi chiamare il presidente Silvio.
ANZIANO: Tu non hai idea le cose che abbiamo fatto insieme.
SIMPATICO: Che cosa avete fatto?
ANZIANO: Abbiamo cantato nelle navi, ti ricordi Silvio?
BERLUSCONI: Come no. Io cantavo lui ballava.
ANZIANO: No veramente eri tu che ballavi.
BERLUSCONI: No, io ho fatto un fioretto, ho smesso di ballare, ho smesso di fumare. Io non bevo, non fumo, non mi drogo. Ogni tanto dico qualche bugia.
SIMPATICO: Ma che sarà mai! Piuttosto ogni tanto dice qualche parolaccia.
BERLUSCONI: No.
ANZIANO: Ieri sera! Hai detto cazzata.
SIMPATICO: Grande cazzata.
BERLUSCONI: Io parlo con i miei ragazzi che vanno a scuola. Cazzata è un termine corrente.

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[csf ::: 18:04] [Commenti]
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