- 7 Marzo 1999
Sembra proprio che abbia trovato la formula giusta, almeno ai primi dati. Il giornale, “Capital”, un mensile che aveva fatto fortuna raccontando gli stili di vita dei manager, aveva il fiato grosso. Lui lo ha rivoltato come un guanto e ha triplicato le vendite: centosettantamila copie, un botto aiutato da una campagna di comunicazione imponente, ma sempre un botto. Il mago è Paolo Bonanni, 49 anni, fino a ieri famoso per essere il direttore di “Max”, quel mensile che nacque con un’immagine un po’ ambigua, strizzando l’occhio al mondo gay (i maligni lo avevano orrendamente ribattezzando “Frox”) ma che in realtà era semplicemente l’immagine narcisistica del suo inventore, un grande creativo, Paolo Pietroni (slogan: “Io esiste”). E che Bonanni aveva trasformato in un giornale per la generazione dei 18/35enni gradevolmente attratti da splendide e famose gnoccolone nude e da un giornalismo senza tante riverenze.
Ora “Capital” abbandona gli status symbol e non ci dice più quale orologio comprare per somigliare a Gianni Agnelli. “Ne farò un giornale generalista e generazionale”, spiega Bonanni. Tradotto in soldoni: si occuperà di tutte le cose di cui si occupano i 35/50enni che non hanno più il mito del successo a tutti i costi, non sono alcolizzati da lavoro, non pensano che “comandare è meglio che fottere”. Pensano invece alla qualità della loro vita, pensano a spendere bene i loro soldi. Ma esistono? O sono solo grandi teorizzatori e poco praticanti? “Certo che esistono”, spiega Bonanni. “Ce ne sono sempre di più che passano dal dire al fare”.
Senti Bonanni, ma tu che cosa c’entri? Tu sei l’uomo che fa spogliare la Ferrilli e la Marcuzzi. Che mostra in copertina le tettone della Casalegno e le grazie senza veli della Bellucci. Con “Max” hai attirato i giovani ottimisti italiani. Che cosa c’entri con “Capital”?
Bravo. E quando i miei ventenni diventano quarantenni che cosa debbono leggere? “Panorama” e l’”Espresso” che mettono le donne nude in copertina per illustrare un’inchiesta sul traffico? “Capital” è la continuazione di “Max” con altri mezzi.
Quindi?
Quindi su “Max” trovavano la bonazzona. Su “Capital” troveranno la bella trentenne. Troveranno meno cinema e più libri. Troveranno tv, molto selezionata.
Come avversario avrai il vecchio maestro che si occupa di “Class”.
Pietroni è un grande. Ma è rimasto agli status symbol.
Anche voi vi occuperete delle cose belle e costose.
Ma scelte in autonomia, non imposte dai comportamenti dei ricchi e dei potenti. Non voglio più gemelli d’oro, né amministratori delegati che pontificano sui massimi sistemi. Preferisco il broker che consiglia la giusta polizza.
Hai venduto 170 mila copie del primo numero…
Tante. Speriamo di attestarci sulle 100 mila.
Poi arriveranno “Gq” di Andrea Monti per la Condé Nast e “Panorama Uomo” di Luca Grandori per la Mondadori…
Un bell’impatto. “Gq” mi fa paura per la qualità del direttore. “Panorama Uomo” sarà temibile soprattuto per la pubblicità.
Pian piano ti toglierai di dosso l’immagine del direttore che spogliava le attrici.
Guarda che quando mi dicono che faccio il “Playboy” italiano io ne vado orgoglioso. “Playboy” aveva le donne nude e le interviste esclusive a Kissinger e a Fidel Castro. “Max” è un giornale libero e trasgressivo.
Comunque ne hai spogliate quaranta di attrici!
Mai in maniera gratuita. Le nostre sono donne felici di essere nude ma che hanno qualcosa da dire.
Che cosa?
Senti, in tutti questi anni qualche scema l’avrò messa anche io in copertina. Ma i criteri di scelta sono sempre severi. Se fossi stato direttore di “Max” tanti anni fa il mio ideale di copertina sarebbe stato Jane Fonda.
E adesso?
Adesso è Daria Argento, giovane, intrigante, trasgressiva, un mito per i giovani. La sua copertina ha venduto 147 mila copie. Vuoi la prova che non siamo un giornale per guardoni?
Pronti.
Il 35 per cento dei nostri acquirenti sono donne.
Parlami delle altre che hai spogliato.
La più venduta: Sabrina Ferrilli, 220 mila copie. Abbiamo dovuto ristamparla. Laetitia Casta, 193 mila copie (ma mica per Sanremo, sette mesi prima). Randy Ingermann, 152 mila copie. Elenoire Casalegno, 140 mila copie.
E poi i calendari.
Certo. Alessia Marcuzzi, 500 mila copie. Monica Bellucci, 601 mila copie.
La prima che hai spogliato?
Alba Parietti. Fino ad allora andavamo dietro allo star system americano. Bruce Willis, Liam Neeson, Juliette Lewis. La televisione italiana creava dei miti e noi li ignoravamo. Finché la prossima uscita di un concorrente, “Village”, ci mise un po’ di paura. E allora pensammo di proporre Alba Parietti, una bellezza forte e un po’ volgare, in versione candida e virginea. Fu un successo. E lo bissammo il mese dopo con Claudia Koll. Intendiamoci: ho fatto anche errori.
Esempio?
Valeria Marini. Il nostro pubblico rispose con un gigantesco “Chissenefrega”.
Ma perché? Sarà mica una schifezza Valeria Marini.
Troppo popolare, troppo scontata, troppo ovvia.
Un frutto di stagione.
Certo. Invece noi vogliamo sempre qualcosa che sorprenda, che anticipi. Primizie.
Completezza dell’informazione: non ti eccita spogliare tutte queste gnoccolone?
Sincerità?
Ti pare che accetterei una bugia?
Quando io le porto a pranzo…
Le porti a pranzo?
Tre volte. La prima per convincerle, la seconda per mostrare i disegni della copertina, la terza per far vedere le foto.
Una vita infernale. E dove le porti?
Prima le portavo al Drago, un ristorante qui dietro la redazione. Ma ho smesso. Era frequentato dai colleghi della Rizzoli. Sembrava che volessi fare il ganzo. Adesso ho cambiato.
Diccelo. Può tornare utile ai nostri lettori.
Alle Briciole, alla Cuccuma, al Giallo, alla Torre di Pisa.
Buono a sapersi. Che cosa stavamo dicendo?
Mi chiedevi se la cosa mi eccita.
Allora, ti eccita?
Una sola mi ha turbato.
Si?
Una che aveva veramente qualcosa di più…
Monica Bellucci?
Ma no. La Bellucci ha una bellezza fredda, rinnega la bellezza del suo corpo perché ha paura che offuschi la sua bravura di atrice.
Vuoi farmi morire? Chi?
Sabrina Ferrilli. Mi ha turbato la sua intelligenza.
Dicono tutti così. Sei bella dentro.
No, veramente, la Ferrilli è interessante, veramente.
Dammi retta. Guardiamo la copertina. A me sembra soprattutto molto ben messa. Come dire? Abbondante? Attraente? Mediterranea? Nuda?
Guarda che è un po’ un mito il fatto che “Max” abbia spogliato la Ferrilli.
Che cosa intendi dire? A me sembra proprio nuda. Le vedi qualche cosa addosso?
Si, ma non si vede nulla. Vedi forse i capezzoli?
Non li vedo perché tu ci hai piazzato sopra i titoli, mannaggia.
Comunque non si vedono.
Il prossimo calendario?
E lo vado a dire alla concorrenza?
La donna che vorresti spogliare la prossima volta?
Floriana Bertelli.
Perdonami l’ignoranza.
E’ la conduttrice del T3 delle 22,30. Non è da escludere.
La donna che ti ha detto di no?
Nessuna.
Come sarebbe a dire nessuna. E la Cucinotta? Dov’è la Cucinotta nuda?
Voglio evitare un altro errore come la Marini. E’ un personaggio scontato, facile. In lei c’è qualcosa che suona falso.
E’ la storia della volpe e l’uva. La Cucinotta dice sempre che non si spoglierà mai.
Ecco, appunto, lo dice troppo spesso. Lo dice anche quando nessuno glielo chiede.
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