- 7 Settembre 2006
Ai mondiali di calcio, in Germania, i tifosi tedeschi, alla fine delle loro partite, cantavano un loro inno. Sospresa: era Notti magiche, di Gianna Nannini. Soddisfatta? «Soddisfattissima, ma non lo sapevo. Non seguo il calcio».
Sai che l’Italia è campione del mondo?
«Vengo da una famiglia per la quale il calcio era più importante di tutto. Mio padre era presidente del Siena. Aveva anche giocato in serie D».
Forse comincia qui la tua storia di ribellione alla famiglia…
«Bravo. Hai ragione. Non se ne poteva più di calcio. Il rifiuto era inevitabile».
Tifo zero?
«Per il calcio mai. Ma mi agito a mille ma per l’Oca. Chi è nato in una contrada pensa solo al Palio. Il Palio è molto più importante del calcio».
Non hai guardato le partite del mondiale?
«Ma no, le ho seguite. Però ogni volta che andavo al gabinetto facevano gol».
Ti sei fatta un’idea di quello che sta succedendo nel mondo del calcio italiano?
«Ci sono stati degli imbrogli? Per una contradaiola non è grave. Noi diamo i soldi al nostro fantino per corrompere gli altri».
Calcio no, ma tutti gli altri sport…
«Tennis l’ho fatto da agonista. Ho cominciato negli stessi centri dove ha cominciato Panatta».
Lui è diventato più bravo.
«Però canta malissimo. Io giocavo anche da sola, con lo sparapalle. Le palline giravano nelle spirali, come quelle delle arance degli autogrill. Poi venivano sparate, stun, stun, stun, stun… Contro lo sparapalle vincevo sempre».
Altri sport?
«Quelli asimmetrici, tennis, scherma, tiro con l’arco… Mi sentivo asimmetrica. Poi crescendo sono passata a quelli simmetrici, nuoto, tai chi, pilates, sci, canoa, ciclismo. Ora sono fissata con il kyte surf. Volare attaccata a un aquilone sul mare. Mi piace prendere rischi. Senza rischi le tournée sono noiose».
Tu curi molto il corpo.
«Il corpo è uno strumento. Una cassa armonica. Bisogna pulirlo ogni tanto. Se lo abbandoni prende polvere».
Da bambina, come tutte le bambine borghesi, non avresti dovuto fare danza classica?
«Ho fatto anche quella. Ma non mi piaceva stare sulle punte. Non mi è mai piaciuta la costrizione del corpo».
I tuoi genitorti ti facevano cantare in piedi sulla sedia quando venivano i parenti?
«No. Dicevano che avevo una brutta voce. A mio padre piacevano solo Claudio Villa e Mina».
Non erano brutte voci.
«No, bellissime voci. Quando ho incontrato Claudio Villa mi sono anche emozionata. E poi Mina… dirompente… Le mille bolle blu è rockissima…».
L’hai conosciuta?
«Mi ha cercata per farmi i complimenti dopo Fotoromanza. Un’emozione fortissima. Mi ha detto che ero il futuro della musica, che ero la più grande. Ma è lei la grande. Ha mandato affanculo tutti e si è ritirata. Bravissima».
Ritirati anche tu.
«Io faccio ricerca, scrivo musica. Lei interpretava canzoni di altri. Per me la musica è una missione».
Ti piace anche Celentano.
«È un ganzo».
Ti è piaciuto il tormentone rock o lento?
«Sì, secondo me è ganza come idea».
Per te che cosa è rock e che cosa è lento?
«Sai cosa? Non mi ricordo più cosa che cosa volesse dire».
Quand’è che i tuoi hanno riconosciuto che avevano una figlia che cantava bene?
«Neanche quando ho fatto America. Oltretutto c’era un vibratore in copertina. Loro avevano idee politiche molto diverse. Papà era liberale, repubblicano… Io facevo la femminista e mi facevo chi cazzo volevo. Ero anarchica. Frequentavo Lotta Continua».
Da bambina eri una rompipalle.
«Sempre in fuga, sempre molti ragazzi attorno, importante era non seguire la morale comune. Da ragazza ho avuto anche otto uomini contemporaneamente. A gara con la mia compagna di banco».
Ti chiamavano becerona.
«Mia mamma. Perché beceravo, chiacchieravo in maniera sguaiata. Io penso di avere cominciato a cantare becerando. È una bella tecnica per far uscire il suono…».
Quali erano i tuoi cantanti preferiti?
«Nada, Morandi, Ranieri. E poi Carole King e Elton John. Ma quando ho scoperto Janis Joplin è cambiato tutto».
Tuo padre era severo?
«No, però ricordo ancora quella volta che scoprì che non ero andata a scuola e mi trovò in una pasticceria. Mi sgridò, volle a tutti i costi togliermi dalla bocca la pasta alla crema che stavo mangiando. Ci rimasi malissimo, traumatizzata».
Un analista ci va a nozze…
«Non mi riesce più di mangiare paste alla crema».
Un giorno hai fatto la valigia…
«Dissi alla mamma: vado a Milano e non torno più. Cominciai a fare provini su provini. Mi ascoltavano e dicevano: “Azzo, questa ha qualcosa, forse”. Però niente. Finché trovai Mara Maionchi che si mise a piangere mentre cantavo».
Che cosa avevi cantato?
«Pensieri in do minore, una roba tristissima, difficilissima, sembrava un pezzo di Beethoven col cantato…».
Come ti mantenevi?
«Pianobar. 50 mila all’ora. Poi le osterie, l’Osteria di Porta Ticinese, l’Operetta, le Scimmie, l’Acqua Sporca. Si andava via alle quattro di notte con la polizia che ci perquisiva perché credeva che avessimo chissà che. In realtà mi facevo di vino bianco e basta».
Droga niente?
«Qualcosa l’ho fatta anch’io. Però poi ho smesso. Il rischio di diventare dipendente era alto. E io non voglio dipendere da nulla e da nessuno. Comunque mai droghe pesanti».
Lo spinello lo fumava anche Gasparri.
«Intendo dire niente eroina. Ho fatto esperienze di cocaina ma adesso non la posso neanche vedere».
Mentre l’alcol…
«L’alcol mi è sempre piaciuto. Ai concerti andavo a Jack Daniel’s. E poi Southern Comfort. Non mi piaceva ma lo bevevo per imitare Janis Joplin».
Tu dici che bisogna scindere la politica dalla musica.
«Non mi piace diventare il cavallo da corsa di nessuno».
Hai scritto una canzone per Rosaria Schifani, la vedova dell’agente ucciso dalla mafia. Volevi cantarla con lei
«Rosaria Schifani non l’ho mai conosciuta».
Per chi hai votato?
«Una volta Bertinotti. Una volta pensionati».
Il voto più a destra?
«A destra? Ma tutti i partiti sono di destra».
Conosci politici?
«Di persona ho incontrato solo Bertinotti alla marcia della pace di Assisi. Mi ero mascherata con occhiali da sole e turbante ma lui mi ha riconosciuta ugualmente».
Hai detto che soltanto una donna può interpretare il rock?
«La donna, rispetto all’uomo, ha questa caratteristica della melodia che le viene naturale, la melodia circolare. Lunare, non so come dire. Ha le fasi cicliche della melodia».
Finardi esprime la parte femminile del canto.
«Ho detto questo?».
Hai detto: Bennato il rock l’ha solo un po’ sfiorato…
«Non è possibile».
Ligabue è rock per immaginazione non per natura…
«Così ho detto?».
Zucchero peggio. Hai detto: è gradevole…
«No, Zucchero sa cantare. C’è chi canta dentro il rock e chi canta fuori dal rock…».
E Vasco Rossi? Niente a che vedere col rock…
«No… non ho detto queste cose».
Puoi correggerle.
«Vasco parla e canta come il suo respiro. E fra l’hip hop e il rock perché è giusto che la parola venga dalla strada. Vasco sicuramente è più portato a fare rock dentro il rock. Usa la parola dentro il rock. Cultura popolare, strada».
E Ligabue?
«Usa la sonorità rock dietro la voce che lo spinge a cantare in quel modo. Dovrebbe usare una tecnica più di fraseggio. Scendere dentro il rock, non stare sopra. Capito?».
Insomma. E Bennato?
«È rock Bennato. Molto ritmico».
Una volta eri cattiva. Oggi sembri buona.
«Sono sempre una miccia accesa. Posso esplodere da un momento all’altro».
Che cosa ascolti?
«Adesso i “Nine Black Alps”, un gruppo rock californiano. Oppure musica classica».
Suoni sempre Beethoven?
«Tutti i giorni. La Patetica. Altrimenti sto male. C’è gente che la mattina si alza e prega. Io suono la Patetica. Venticinque minuti. Il mio mantra quotidiano. Beethoven era proprio rock’n’roll. Ma l’hanno represso. Se fosse nato ai nostri tempi sarebbe un heavy metal».
Hai detto: per anni sono andata avanti a suonare e a masturbarmi…
«Quando uno vive un po’ in solitudine è così no? Suoni notte e giorno. Hai bisogno di sfogo. È anche quella una tecnica di canto».
O una posizione femminista.
«Non mi masturbavo da femminista. Ne parlavo come comunicazione, America è una canzone di comunicazione. Ci si masturba tutti insieme. Tutto il mondo si fa una sega».
Hai raccontato di aver fatto l’amore per la prima volta a vent’anni…
«Ho detto: cazzo che bello, finora ho perso tempo».
Poi hai cominciato a farlo senza distinzione di sessi.
«Detto così sembro una maiala. Ho fatto questa esperienza ma mica tutti i giorni. Diciamo che non ho una preferenza precisa in campo sessuale. Quando si trova la persona giusta non è importante se è un uomo o una donna»
Va bene. Bisessuale.
«Non mi piace definirmi bisessuale. Mi sembra di escludere un sacco di gente, hai capito? Magari i trans… Non mi sento bisessuale, mi sento polisessuale».
Hai detto: l’amore per me dura due o tre giorni al massimo.
«Adesso dico: l’amore è bello solo se lo fai con me».
Niente cartella stampa.
«Prima o poi mi lasciano tutti, io sono sempre in giro. O mi portano le valigie o mi mollano».
Rinuncia a un po’ di successo in cambio d’amore…
«Fammici pensare».
Hai mai avuto una relazione lunga?
«Due anni al massimo».
Con un uomo o con una donna?
«Con un uomo. Ma nessuno vuole stare con me perché io sono innamorata del rock’n’roll. Io sono una suora. È inutile chiedermi con chi vado a letto. Ho una forte sessualità ma la sfogo nella musica. Il mio sogno è godere sul palco».
Prima o poi ci riuscirai…
«Mi pare difficile. Qualcosa di molto simile ad una forte eccitazione sessuale l’ho provata solo a scuola. Raggiungevo l’orgasmo facendo il compito di matematica».
Cartella stampa o presa per il culo?
«Giuro. Non l’ho mai raccontato. Hai l’anteprima…».
E perché non con quello di greco?
«Che ne so?».
Ti sei mai messa una gonna?
«Alla festa dei 40 anni. Non se ne è accorto nessuno».
Hai un sarto preferito?
«Un sarto?».
Non volevo offenderti.
«Non sono né uomo né donna come corpo e non trovo mai la taglia giusta».
Ogni tanto parli di un periodo molto doloroso.
«Ho sperimentato la follia. Mi è andato in tilt il cervello, overdose di lavoro, scambiavo il giorno con la notte. Non riconoscevo le persone. Non distinguevo il reale dall’irreale. Non dormivo. Mi volevano rinchiudere in un ospedale. Mi salvò una mia amica che disse ai miei che mi ero fatta un acido. Lo psichiatra ci credette e mi lasciò perdere».
Sei litigiosa?
«Litigo per sciocchezze. Per un parcheggio. Oppure con i dirigenti delle case discografiche quando mi vogliono cambiare. Una dell’Ariston voleva che tirassi i capelli su, con lo chignon e che mettessi l’abito da sera».
Hai fatto un servizio fotografico nuda.
«Con Helmut Newton. Mi aveva chiesto di mandargli prima una foto fatta con la Polaroid allo specchio. Io avevo messo la Polaroid proprio qui…».
Dove scusa?
«Proprio qui».
Una Polaroid foglia di fico.
«Esatto. Lui mi chiamò e mi disse: “Birichina, non si vede niente, non so neanche se hai i peli”. Io gli ho risposto: “Non preoccuparti, è tutto a posto da quelle parti”».
E poi?
«Poi niente. Quando è uscita la foto Renato Zero ha detto: “È Gianna”. Non ha detto: “È nuda”».
Hai detto che le donne cantano con l’utero.
«E con le ovaie. Sono organi che devi gestire quando canti. Me lo ha insegnato la mia maestra bulgara».
Gianna,sei stata il mio primo amore e sarai anche l’ultimo…tu dici di no,ma sei proprio una maiala,una splendida maiala maremmana..erotica ed eccitante sul palco,sotto il palco e senza il palco…ti prego..che io possa annusarti 30 secondi..e poi morirò felice con masturbazioni multiple…ti amoooo..