- 9 Gennaio 2001
Una volta si diceva: il ‘Giornale’ di Montanelli. Poi si diceva: il ‘Giornale’ di Feltri. Quando si cominciò a dire : il ‘Giornale’ di Maurizio Belpietro tutti prevedevano che sarebbe crollato. E molti se lo auguravano. Invece si è rafforzato. ‘Quando entrammo in questo giornale, io e Feltri, era il gennaio del 1994. Si sentiva molto la presenza di Montanelli’, ricorda Belpietro.
Avevate paura di quello che avrebbe fatto il grande Indro?
‘Sapevamo che se Montanelli fosse andato a fare un quotidiano brutto come il ‘Giornale’, con la linea politica del ‘Giornale’, con la grafica del ‘Giornale’, avremmo avuto la vita dura. Ma Montanelli scelse di fare un quotidiano fantasioso, lezioso, che si inventava tutti i giorni copertine con Berlusconi in orbace, cose bizzarre, da ‘Manifesto’, e ci lasciò il campo libero. I montanelliani rimasero con noi. In compenso si portò via i redattori consentendoci una grande ristrutturazione incruenta. Vittorio ed io eravamo strafelici. Se ne fossero andati altri dieci’’.
Quanti se ne andarono?
‘Una cinquantina. Lucio Lami scrisse: ‘Ho capito che nella vostra banda non c’è bisogno di un violino come me’. Io gli risposi:’Violino’ Trombone!’. Una battuta scortese. Me ne vergogno ancora oggi’.
Perché si è sfaldata l’accoppiata Feltri-Belpietro?
‘Forse non c’era più l’intesa di una volta, eravamo cambiati, invecchiati, forse c’eravamo stancati di stare insieme, non so. Quando mi offrirono le direzioni del Gazzettino e del Secolo XIX io dissi di no ma le presi in considerazione’.
Vittorio ha detto che quando ti ha conosciuto, a ‘Bergamo Oggi’, gli eri antipatico.
‘Sono stato a scrutarlo un po’, mentre tutti correvano a baciargli la pantofola’.
Tra te e Vittorio, chi era più a destra?
‘Io sono più moderato di lui. Vittorio è uno che si butta, senza valutare fino in fondo le conseguenze di quello che fa’.
Gira la voce che tu fossi di sinistra, da giovane.
‘Ebbi una vaga simpatia per i socialisti. Scrissi anche per l’Espresso’.
Questa è una notizia.
‘Avevo scoperto che il ministro Pedini, democristiano doroteo bresciano, ministro della Pubblica Istruzione, aveva destinato i fondi degli edifici sperimentali scolastici quasi esclusivamente al suo collegio elettorale. Scrissi un pezzo e successe il pandemonio. Allora chiamai Renzo Di Rienzo, capo della redazione milanese dell’’Espresso’, e gli proposi un articolo. Mi disse: ‘Scrivici sessanta righe’. Le scrissi e cominciò la mia collaborazione’.
Altra voce: hai lavorato per il sindacato.
‘Vero. All’ufficio studi della Flm. Avrei dovuto fare delle ricerche. In realtà scrivevo i discorsi dei dirigenti. Durò sei mesi’.
Il ‘Giornale’ è più o meno incisivo di quando c’era Feltri?
‘E’ più vivace. Le polemiche più divertenti di queste estate le abbiamo fatte noi. Come il tormentone sulla cattedra di Furio Colombo’.
La cattedra della Columbia University?
‘Quella sulla quale ci ha fatto una capoccia così. In realtà l’ha ottenuta perché c’è stato un finanziamento della San Paolo, legato alla condizione che la dessero a lui’.
Sembrerebbe un pettegolezzo.
‘E’ scritto in un libro pubblicato da Alessandro Dalai, editore dell’’Unità’ di Furio Colombo’.
Come ha reagito Colombo?
‘Da perfetto democratico. Ha scritto: ‘I fascisti sono tutti uguali’.’
E tu?
‘Abbiamo cominciato a pubblicare brani di libri che Colombo scriveva da giovane con lo pseudonimo di Max Saudade, racconti di bambini seviziati’.
Serventi Longhi mi ha detto di te: ‘Scuola Feltri ma documentato’. Contento’
‘Contento fino a quando, poche ore dopo, ha detto che i nostri articoli sulla cattedra di Colombo erano un attacco volgare e politico’.
Anche Fassino parlò di attacco fascista.
‘E subito dopo il suo portavoce ha telefonato alla nostra redazione scusandosi’.
Sansonetti mi ha detto che sei un reazionario fottuto come Feltri.
‘Io l’ho trovato patetico quando ha scritto che la barca di D’Alema costava quanto una casa in multiproprietà’.
Schifani mi ha detto che tu non hai il coraggio di scrivere contro Berlusconi come fa Feltri.
‘Non vorrei che fosse perché ho buttato nel cestino alcuni suoi fondamentali pezzi’.
Ma tu hai mai scritto qualcosa contro Berlusconi?
‘Ci sono dei pezzi in cui abbiamo criticato le sue scelte. Libero e Foglio si dicono indipendenti ma vanno in soccorso di Berlusconi molto più di noi’.
Però il tuo è considerato un organo di partito.
‘Se noi siamo il giornale di Forza Italia, la Repubblica è il quotidiano dei Ds’.
Ma non deve essere facile per te scrivere di conflitto di interessi’
‘Quando qualcuno parla di libertà di stampa mi viene da ridere. Ricordo articoli accorati di Eugenio Scalfari quando De Benedetti finì in carcere. Ricordo memorabili e comici pezzi sulla ‘Repubblica’, quando De Benedetti presentò la sua società finanziaria. Nemmeno i resoconti dei discorsi del Duce erano così entusiasti. E la ‘Stampa’ che deve raccontare questi giorni di crisi Fiat’ E ‘Libero’ che fa un’inchiesta, a puntate, sulla sanità romana senza dire che il suo editore, Angelucci, è proprietario di parecchie cliniche a Roma’
Vincino mi ha detto che sei un opportunista.
‘Eppure sono stato licenziato in tronco perché non mi sono piegato al volere dell’editore’.
Chi ti ha licenziato?
‘Bonifaci, l’editore del ‘Tempo’ di Roma’
Il Barbaro sul Tevere. Così ti ha chiamato Massimo Gramellini descrivendo la tua avventura romana.
‘All’inizio mi sono divertito’.
Hai scoperto le cene romane, il bel mondo, la bella gente, le terrazze?
‘Le belle ragazze’ Dottò, venga a cena da noi che ce so’ ‘npo’ d’amici, d’amiche. Non ho nulla contro le mollezze romane. Ma mi chiedevo: chi paga queste feste’ Poi capii. C’erano editori, imprenditori, sottosegretari, banchieri. A un certo punto si appartavano e parlavano di leggi, leggine. Queste cene erano organizzate per loro’.
Tu ne approfittavi.
‘Lo scoop più grosso lo feci quando seppi che Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale, raccontava in giro che un generale gli aveva raccontato che per stoppare il referendum sulla Guardia di Finanza era andato da Scalfaro che a sua volta era intervenuto su due membri della Corte Costituzionale. Io mi feci invitare a una cena, mi misi vicino a Baldassarre e ascoltai il suo racconto che il giorno dopo finì sul giornale. Al confronto il Watergate era una marachella’.
Che cosa successe?
‘Nulla. Si mosse solo il mio editore chiedendomi di non attaccare più Scalfaro’.
Dopo pochi giorni ti ha cacciato.
‘Voleva anche che nascondessi la notizia dell’avviso di garanzia a D’Alema’.
Roma inciuciona.
‘L’editore voleva un giornale contro Rutelli che non gli concedeva delle aree edificabili. Ma io non faccio il killer per nessuno’.
Magari se te lo chiede Berlusconi?
‘Berlusconi non mi ha mai chiesto di attaccare nessuno’.
In questi giorni, sul ‘Giornale’, ho letto un articolo di Bondi che sembrava un volantino di Forza Italia, senza nemmeno spiegare che Bondi è il portavoce del partito’
‘Bondi collaborava al Giornale prima di diventare parlamentare. Come molti altri’.
Tipo’?
‘Scognamiglio, Martino, Guzzanti, Sterpa.
Come fai a districarti fra le due anime di Forza Italia’ Dell’Utri o Scaiola?
‘Nessun problema. Tanto è vero che contro Scaiola Mario Cervi scrisse un fondo molto duro’.
Appunto, sei dellutriano.
‘Finora non c’è stato motivo di criticare Dell’Utri. Altrimenti lo avremmo fatto. E’ successo con Taormina, Buttiglione, Lunardi’.
Sei mai in disaccordo con i Berlusconi?
‘Certo. So anche di telefonate violente a Berlusconi per delle cose che noi abbiamo scritto e che lui ignorava’.
Un esempio?
‘Quando scrivemmo che Mattarella, il ministro della Difesa, aveva un parente nel Banco di Sicilia, Mattarella fece una telefonata terribile a Berlusconi, dicendo: ‘Te la farò pagare’.’
Cesare Lanza ti ha intervistato tante volte. La prima volta, alla domanda quali giornalisti ti piacessero, hai detto Feltri, Ferrara, Battista, Romagnoli, Guzzanti, Galli della Loggia. La seconda volta, di questi, è rimasto solo Ferrara.
‘Guzzanti lo avevo già assunto. Vittorio negli ultimi anni era meno efficace, Romagnoli era un po’ scomparso, Battista stavo cercando di assumerlo, ma disse di no, era timoroso, forse sognava cose più importanti. Galli della Loggia semplicemente me lo sono dimenticato’.
E hai aggiunto Stefano Folli, Sandro Viola, Massimo Gramellini e Feltri jr.
‘Mattia Feltri lo volevo anche assumere, nella primavera del ‘98. Lo chiesi al padre e lui mi rispose di no, che non era ancora maturo’.
La terza volta hai retrocesso tutti e hai promosso Aldo Cazzullo e Michele Anselmi.
‘Cazzullo è uno che è venuto fuori recentemente. Anselmi mi aveva fatto un’ottima impressione, tanto è vero che adesso collabora con noi, a me piace perché scrive alcune cose un po’ da sinistra. Proprio Cazzullo una volta mi disse: hai la redazione più di sinistra che ci sia’.
Bum!
‘Intendeva la redazione romana. In parte è vero. Quando ho chiesto a Luca Telese di venire a lavorare da noi, Luca mi disse balbettando: ‘Ma io sono di sinistra’. Io gli ho detto: ‘Chi meglio può raccontare la crisi della sinistra’’
Una volta era la mitica redazione di Paglia, Diaconale, Pucci, Tajani’
‘Loro sì che erano di destra’.
Oggi scrivono sul Giornale Foa, Adornato, Magli, Teodori, Baget Bozzo, Valerio Riva, Guzzanti: tutta gente che viene da sinistra.
‘Verifichiamo i passaggi culturali e professionali di politici importanti, di giornalisti altrettanto importanti’’
A chi stai pensando?
‘Eugenio Scalfari non ha cominciato come fascista’ Poi è diventato radicale, poi socialista, poi appoggiò Ciriaco De Mita. Come Giorgio Bocca. Prima fascista, poi socialista, poi vicino alla Lega. Sono percorsi interessanti. Non sono voltagabbana’.
L’adulazione è più a destra o a sinistra?
‘Dovunque’.
La sinistra è più litigiosa che adulatrice.
‘No. E’ molto più litigiosa la destra. E’ vissuta nelle catacombe per molti anni e ha il complesso dello sgabuzzino. Gli intellettuali di destra litigano sempre fra di loro. Se metti insieme due amici di destra dopo un po’ finisce a schiaffoni’.
Fammi degli esempi.
‘Metti insieme Veneziani, Solinas, Cabona e Buscaroli: dieci minuti e litigano’.
Gli adulatori in politica: a sinistra, Rondolino, Velardi, Minniti, i Lothar di D’Alema, a destra i berlusconiani alla Schifani, Bondi, Vito’
‘I Lothar erano curiosi perché erano tutti uguali, pelati, vestiti allo stesso modo, e avevano uno stretto legame col capo. Sono arrivati nella stanza dei bottoni marciando tutti insieme in plotone per anni. Per Bondi, Schifani, Vito è diverso. Non mi sembrano così berlusconiani’.
Schifani dice che Berlusconi è un grande statista?
‘E forse non lo è? Ma dai. In politica ne abbiamo sentite tante. Se vai a rileggere le cose che ha scritto Rondolino, che pure è una persona intelligente, ne trovi di esagerazioni’.
Bondi è arrivato a dire che il problema di Forza Italia è che non tutti la pensano come Berlusconi ‘
‘Ha detto coraggiosamente che Forza Italia non deve diventare il partito delle tessere. Che la gente non deve ragionare per correnti ma alla grande, come ragiona Berlusconi. Bondi, per quell’intervista coraggiosa fu sbertucciato pubblicamente da Scaiola’.
E Gentile che vuole dare il Nobel per la pace a Berlusconi?
‘Noi non abbiamo nemmeno dato la notizia, mi sembra’.
E’ vero che patisci il ‘Foglio’?
‘No. Lo considero il divertente bollettino di un club di raffinati intellettuali che se ne fregano del mercato. Politicamente è più interessante il ‘Riformista’’.
Dicono: il ‘Foglio’ dà la linea a Forza Italia, il ‘Giornale’ la subisce’
‘Sbagliato. Il Foglio non dà la linea, vorrebbe darla. Tutte le grandi commissioni, Telekom Serbia, Mitrokhin, le abbiamo imposte noi’.
Il Giornale combatte contro i ‘giustizialisti’ ma non ama la lobby pro Sofri?
‘Non mi appassiona il dibattito se Sofri è innocente o colpevole. C’è una sentenza. Per me Sofri deve uscire, ma non mi piace una lobby che si interessa solo di Sofri. Discutiamo se è giusto chiudere determinate stagioni. Non lotto solo per Sofri’.
C’è gente che è andata via dal Giornale per seguire Feltri?
‘Renato Farina, Stefano Zecchi, Carlo Pelanda. Zecchi e Pelanda sono tornati’.
E Farina?
‘Farina è un bravo giornalista che si ostina a fare una cosa che non è in grado di fare, il vicedirettore’.
Tu gli hai fatto uno scherzo feroce.
‘Uno scherzo bellissimo. Il proprietario dell’agenzia Omega mi aveva dato un fotomontaggio con il viso della Pivetti sul corpo di una ballerina in tutù a seno nudo. Conoscendo la totale devozione che aveva Farina per lei lo chiamai e gli dissi: ‘Domani sparo in prima pagina questa foto della Pivetti con il seno scoperto’. Lui impallidì e cominciò a sudare. ‘Beh’ seno scoperto’no’leggermente scoperto’’ E io: ‘Ma che dici, ha le tette di fuori’. Era uno straccio: ‘Non possiamo pubblicare questa foto’. ‘Stai scherzando’ In prima pagina! Ho speso un sacco di soldi’. Sempre più bianco, sfinito, Farina prese la foto, tirò fuori il libretto degli assegni e disse: ‘Quanto’ La compro io’.
Per chi voti?
‘Ho votato vari partiti. Mai Pci o cose del genere. Mai An. Mai Dc. Qualche volta socialista, Pri. Una volta Lega. L’ultima volta Forza Italia’.
Gioco della torre. Scalfari o Scalfaro?
‘Butto Scalfaro. Anzi non lo butto. Prima deve dirci che fine hanno fatto i soldi del Sisde’.
Santoro o Travaglio?
‘Butto Travaglio. Santoro è un attore, faziosissimo, i suoi programmi sono una trappola, una lapidazione, è scorretto nella scelta degli ospiti, ma è il conduttore televisivo più efficace che esista’.
Maltese o Bocca?
‘Salvo Bocca è stato un grande giornalista. Poi si è immalinconito’.
Mimun o Mentana?
‘Mimun è un amico. E fa un bel Tg’.
Mentana no?
‘Non abbiamo grandi rapporti. Una volta per un articolo di Giancarlo Perna che lo descriveva un po’ incazzoso si offese a morte’.
Rondolino o Velardi?
‘Butto Rondolino, è frivolo, un prezzemolino, dice la sua su tutto.
Serra o Benni?
‘Salvo Benni. Serra è troppo triste. Benni mi diverte’.
Forattini o Krancic?
‘Avevo fatto una corte spietata a Forattini perché venisse al ‘Giornale’. Sulla ‘Stampa’ sembra appiccicato e spesso non mi fa nemmeno ridere’.
Paolo o Silvio’ Berlusconi intendo. Questa è difficile. Chi butti?
‘E’ facilissimo. Butto te’.
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