- 26 Maggio 2005
Si chiama Lavinia Borromeo la fanciulla, nobildonna, ultima entrata a far parte della grande famiglia Agnelli. A 28 anni, ha sposato John, figlio di Margherita, figlia di Giovanni Agnelli, l’avvocato. John Elkann, che oggi, a 29 anni, è vicepresidente della Fiat, non so se mi spiego. Il loro matrimonio, alle Isole Borromee è stato uno degli eventi mondani di cui si è molto parlato: settecento invitati, il gotha del potere pubblico e privato in Italia. Bella, giovane, elegante, ormai ricchissima, Lavinia si è messa subito a lavorare, cosa che aveva fatto soltanto saltuariamente prima, e ha creato una borsa per Trussardi. Si chiamerà La Vie (vi dice qualcosa La Vie, Lavinia) e magari potrebbe diventare una nuova Kelly, la borsa di Hermès resa famosa da Grace Kelly. Lavorare? Perché mai? Non certo per bisogno di soldi. Lavinia, una volta gli aristocratici aristocravano. Cioè non lavoravano finché le finanze lo consentivano. Lei ha un marito diciamo benestante. Che succede nel mondo? Perché lavorano anche quelli che potrebbero evitarlo?
«Effettivamente potrei non lavorare. Ma mi piace l’indipendenza. Il lavoro è un modo per realizzarsi. Lavorare troppo no, è massacrante, ma sarebbe anche frustrante non lavorare per niente».
Che cosa è cambiato da quando è diventata la signora Elkann?
«Vivo più a Torino che a Milano e sono felice perché abbiamo creato una famiglia nuova».
Avete conti separati lei e John?
«Io ho un conto mio. È ancora quello che mi aveva aperto mio padre quando ho compiuto 18 anni».
Non è importante chi apre il conto, ma chi ci mette i soldi.
«Io ci metto i soldi che guadagno».
Lei ci metterà i soldi che guadagnerà con la sua borsa?
«No, quelli andranno in beneficenza, alla Lega Italiana Fibrosi Cistica».
Aveva già provato a lavorare?
«Qualche stage, sempre nella moda».
Anche sfilate.
«Non tante, due o tre, quando ero più giovane, per divertimento, per Giuliana Cella e per Luisa Beccaria. Poi ho smesso, non era una cosa che mi piaceva molto. E ho iniziato a fare qualche stage da Bottega Veneta e poi da Armani».
Che cosa vuol dire stage?
«Imparavo… guardavo… cercavo di fare… essendo una persona curiosa cercavo di immagazzinare più cose possibile».
Perché questa passione per la moda?
«L’ho sempre avuta. Paola Marzotto, figlia di Marta Marzotto, che era la compagna di mio padre quando io ero piccolina, si occupava di moda. Forse mi ha influenzata».
E la novità della borsa per Trussardi?
«È cominciato quasi per gioco con Beatrice Trussardi. Poi è diventato un progetto. Ho cercato di creare una borsa che assomigliasse al mio carattere».
Vediamo il suo carattere. Lei è…
«Semplice, classica, pratica e allegra».
Quindi la borsa è…
«Coloratissima, praticissima…».
Le borse sono tutte pratiche, basta che contengano la roba.
«Ma potrebbero essere troppo piccole o troppo grandi. E rigide. La mia è media e fatta con materiali morbidi. E poi è organizzata. Ha presente quelle borse dove non si trova più niente e bisogna rovesciarle per cercare qualcosa? Niente di tutto questo. Una tasca piccola per il telefonino, una media per il portafogli, uno infila la mano nella borsa e trova tutto quello che vuole trovare».
Mi dice il suo nome intero?
«Lavinia Borromeo Arese Taverna. Prima. Adesso Lavinia Elkann».
È più semplice adesso. Una volta Marina Lante della Rovere disse: «Ho un cognome che ci vuole un Tir».
«È lungo, ma non l’ho mai usato tutto. Ho sempre firmato Lavinia Borromeo».
Dal punto di vista araldico come dovrei chiamarla? Contessa?
«No, donna. Donna Lavinia».
Tra i suoi antenati ci sono San Carlo Borromeo e Federico Borromeo. Lei come li considera? Parenti?
«Li considero parte della mia famiglia».
E quando a scuola leggevate i Promessi Sposi la prendevano in giro?
«Abbastanza. Ma c’era rispetto. Ed io ero costretta a studiare di più».
Lei dove è cresciuta?
«Circondata da molto amore, nonostante i miei genitori si fossero separati quando ero ancora piccola. I week end li passavo con papà in campagna, in Lomellina. E lì ci si divertiva, si viveva all’aria aperta».
C’era un castello?
«C’era una casa di campagna rustica. È stato un periodo stupendo della mia infanzia perché si stava tutti insieme, tutti i fratelli, Isabella, io, Carlo, Matilde e Beatrice, si invitavano amici, si facevano tantissimi giochi, ci si poteva sporcare, si andava a cavallo, si giocava a nascondino, a guardie e ladri, si saliva sugli alberi, si imparava a guidare i trattori, si davano i nomi alle mucche della stalla».
Durante la settimana a Milano.
«Con la mamma».
Marion Zota, ex modella.
«Io ho questi due ricordi: sabato e domenica spensierati, felici, allegri. E la settimana a Milano gli obblighi, l’educazione, i rimproveri, la scuola. Madre tedesca, molto rigida».
Tornare a casa presto…
«Ero la rompiscatole della compagnia, dovevo essere riaccompagnata a casa prima di mezzanotte».
Scuola dove?
«Fino alla terza media all’International School, poi al liceo linguistico e poi Scienze Politiche alla Cattolica».
Di che cosa si occupava suo padre?
«Era sempre all’estero, andava spesso in Venezuela, in Brasile, in Spagna, in Messico per la Montecatini».
Il fatto di essere di origine nobile le crea dei problemi?
«Adoro il mio cognome e sono fiera della storia della mia famiglia. Ma mio padre ci ha sempre insegnato la semplicità».
Ma non capita a tutti di entrare in una piazza o arrivare in un paese che hanno il proprio cognome.
«Grazie a questo cognome, ho avuto strade più aperte e maggiori opportunità. Ma spesso mi sono sentita giudicata e osservata più del dovuto».
È la prima intervista che dà.
«Tengo molto alla mia privacy, contribuire senza apparire».
Veniamo al mitico matrimonio. Vi siete sposati alle isole Borromee. Come se io mi sposassi alle isole Sabelle.
«Sono molto affezionata a quelle isole. Ci ho passato splendidi week end».
Per il matrimonio uno splendido vestito bianco…
«Ero raggiante, felice».
Finalmente aveva accalappiato…
«Perché accalappiato?».
Perché il vestito bianco? Dopo un fidanzamento di cinque anni.
«Che c’entra?».
Sono troppo all’antica? Non mi sono mai sposato con una fanciulla con il vestito bianco.
«Quante volte si è sposato?».
Tre.
«E nessun vestito bianco?».
Nessuno.
«Io ero talmente felice che sono arrivata all’altare sorridente».
E puntuale. Non usa.
«Adoro la puntualità».
Durante il ricevimento c’erano Los Paraguaios che vi seguivano ovunque cantando «Cuando calienta el sol».
«Hanno cantato di tutto».
Che cosa ricorda ancora del matrimonio?
«La mia felicità».
Pioveva.
«Solo cinque minuti. Al taglio della torta. Sposa bagnata, sposa fortunata».
Una torta enorme a forma di Lingotto.
«Ma con sopra lo stemma dei Borromeo, un unicorno».
Poi?
«Siamo partiti subito. Due giorni in barca».
Ora ricordo. Il viaggio di nozze l’avevate fatto prima delle nozze.
«È stato una specie di viaggio di nozze, siamo stati in Perù. Machu Pichu, fantastico, bellissimo».
Al matrimonio c’era aria trasversale, da Berlusconi a Eva Herzigova, da Tronchetti Provera a Valentino, da Tremonti a Elle McPherson, da Fassino a Tremaglia.
«Le 700 persone non le conoscevo nemmeno tutte».
I difetti di Jaki?
«Ha pochissimo tempo».
Ma non è un difetto.
«Allora è l’uomo migliore che conosco».
È vero amore.
«Anche lui non vede difetti in me».
Quanto durerà questa stato angelico?
«Sempre».
Se lo ricorda il primo amore, quello che non si scorda mai?
«È quello che sto vivendo».
Non posso crederci. Lei ha 27 anni.
«Ho conosciuto mio marito che avevo 20 anni. E fino a 18 anni non uscivo la sera».
Qualche cotta.
«Solo storielle, poche, e non le posso chiamare amore. Il mio unico amore è mio marito».
Lui invece…
«Ci risiamo, i giornali chiacchierano».
Carla Bruni… Martina Colombari…
«Chiacchiere».
Smentiamo ufficialmente?
«Smentiamo ufficialmente».
Lei è gelosa?
«Un po’, ma non mi faccio influenzare. Siamo sicuri l’uno dell’altro».
Suo marito fa un lavoro per il quale è molto assente.
«Non sta via mai più di due o tre giorni. Se il viaggio è più lungo io vado con lui».
Litigate mai?
«Mai».
Discutete?
«Qualche volta. Quando è in ritardo».
Avete fatto un viaggio in barca con Lapo e Martina Stella: voi due donne avete litigato.
«Mai fatto viaggi in barca noi quattro. E Martina Stella mi è simpatica».
Va bene, non avete mai litigato, non avete fatto viaggi in barca e Martina Stella le è simpatica. Ma se le fosse antipatica me lo direbbe?
«Glielo farei capire».
È tifosa?
«Sono tifosa, sì».
Bisognerebbe dire anche la squadra. Ma non mi dica la Juventus.
«La Juventus».
Da sempre?
«Sono una voltagabbana».
Bè, se prima era interista…
«Prima ero interista. Ma non sono stata mai una tifosa accanita».
Per chi fa il tifo quando la Juve incontra l’Inter?
«Ormai sono juventina, quando faccio una scelta non torno indietro».
Lei è peggio di Emilio Fede, scusi l’offesa.
«Per amore si può cambiare la squadra del cuore».
Visto che è voltagabbana nel calcio, è voltagabbana anche in altre cose?
«No. Preferisco la coerenza».
Chi considera un voltagabbana?
«Nel calcio ce ne sono tantissimi. Giocatori che prima vedi in una squadra e poi in un’altra».
Ma questo è il calciomercato.
«Se sei affezionato a una squadra non puoi lasciarla. Se Del Piero andasse via dalla Juventus sarebbe un voltagabbana».
E se lo vendono?
«Non deve accettare il trasferimento. Ci sono alcuni giocatori che sono dei simboli, come Maldini, Totti».
E in politica?
«La politica oggi è complessa».
Mica tanto: c’è il centrodestra e c’è il centrosinistra. Il sistema è semplificato. Da ragazzina ha fatto politica?
«Avevo altri interessi. Anche i miei amici pensavano ad altro».
Però votava.
«Votavo».
Per chi votava?
«Votavo».
Non è vietato dire per chi.
«L’unica persona che sa per chi ho votato è mio marito».
Ha votato lo stesso partito di Jaki?
«Non lo so. Io gli ho detto per chi votavo, ma lui non me l’ha detto».
Possibile?
«È così».
Perché non mi dice per chi ha votato?
«È una cosa personale».
Cioè l’amministrazione del proprio Paese è una cosa personale?
«Alla fine la mia opinione la tengo per me».
Quali sono i politici che le piacciono e quelli che non le piacciono?
«È come chiedermi per chi ho votato».
No. A me è simpatico Teodoro Buontempo ma è l’ultima persona che voterei.
«Bisognerebbe conoscerli».
Non bisogna conoscere i politici per poter dare dei giudizi. Sono per definizione uomini pubblici.
«Come avrà capito preferisco non dare giudizi».
Che cosa guarda in televisione?
«Qualche film, il telegiornale».
Costanzo, Floris, Vespa, Ferrara, Santoro, Lerner, Socci, Masotti?
«Mi capita di guardare Porta a porta, qualche volta».
Se la invitassero ci andrebbe?
«La televisione è un mondo che non mi appartiene».
Alcuni sostengono che c’è una specie di regime oggi in Italia, un restringimento delle libertà. Secondo lei?
«Non penso che ci sia un regime».
Il fatto che abbiano mandato via dalla televisione Santoro, Biagi, Massimo Fini, Sabina Guzzanti ed altri che criticavano il governo non è sintomo di regime?
«È un piccolo segnale, effettivamente».
Perché ci sono così poche donne in politica in Italia?
«Prima la donna mirava ad avere una posizione, a realizzarsi. Oggi forse ha voglia di tornare ad essere madre, moglie».
L’avvocato Giulia Bongiorno ha proposto un governo della Terza Repubblica, composto da sole donne. Le piacerebbe?
«L’idea mi diverte anche se è irrealizzabile. Ci sarebbe la rivoluzione degli uomini».
Come comporrebbe un governo di sole donne? Con chi e in quali ministeri?
«Proviamo a giocare. Franca Ciampi la lascio alla Presidenza della Repubblica, Rita Levi Montalcini presidente del Consiglio, Natalia Aspesi alle Pari Opportunità perché è la mia giornalista preferita, Deborah Compagnoni allo Sport…».
Ha amici poveri?
«Poveri poveri no».
E come mai non ha amici poveri?
«Dipende da che cosa si intende per povertà. Parliamo di persone che debbono lavorare per mantenersi?».
Parliamo di persone che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese.
«Ho amiche che hanno iniziato adesso a lavorare e guadagnano meno di mille euro al mese».
Secondo lei perché gli Agnelli si imparentano sempre con delle nobili? I Caracciolo, i Fürstenberg, i Borromeo…
«Sta diventando una tradizione familiare».
Quali sono i suoi giornali preferiti.
«Leggo il Corriere della Sera, la Stampa e Diabolik. Poi giornali di viaggi e di moda».
Che cosa farà da grande, la mamma o la donna in carriera?
«Si può fare tutte e due le cose. Questa è la forza delle donne».
La sua idea di eleganza?
«L’eleganza è una dote innata. E non riguarda solo come ci si veste».
E il buon gusto?
«Sta più nella semplicità che nell’abbondanza».
Il lusso?
«Non necessariamente la cosa più costosa è la più bella».
Le donne con l’ombelico scoperto sono eleganti?
«Dipende, ognuno deve vivere la propria età, quindi penso che alcune ragazze giovani possano permetterselo».
La donna più elegante?
«Marella Agnelli, la nonna di mio marito».
Fuori della famiglia Agnelli?
«Franca Sozzani la più elegante. Loredana Lecciso la meno. Non la sceglierei come testimonial della mia borsa».
E l’uomo più elegante?
«Il mio migliore amico Gian Maria Varasi».
Più elegante di suo marito?
«Mio marito è insuperabile».
Leggi quest’istruttiva intervista di “Famiglia”,diciamo così.. [ora cercopure quella conm l’ex moglie del suocero..]
Che palle di donna
[…] la borsa di Hermès resa famosa da Grace Kelly. Lavorare? Perché mai? Non certo per bisogno di soldi. Lavinia, una volta gli aristocratici aristocravano. Cioè non lavoravano finché le finanze lo […]
Una grande famiglia .Lavinia Una donna unica.era amica di Gianni varasi.