- 26 Luglio 2002
La fotografia storica lo ritrae avvolto in un ampio mantello nero mentre arringa gli studenti milanesi nell’epico ’68. Molti lo ricordano a capo del commando che lanciò uova sulle pellicce delle belle signore milanesi alla prima della Scala. Mario Capanna fa parte della storia d’Italia. Per molti è un’icona, un Guevara minore e locale che ha incendiato e guidato la contestazione. Per altri è il simbolo del disordine tipico dei giovani e della loro impazienza. Mario Capanna entrò anche nel Parlamento italiano e in quello europeo. Poi nel ’92 lasciò la politica istituzionale che aveva affrontato con Democrazia Proletaria e cominciò a scrivere libri, a girare l’Italia e l’Europa facendo conferenze, incontrando movimenti, scoprendo una nuova frontiera della politica: le biotecnologie, la clonazione, l’ingegneria genetica, gli organismi geneticamente modificati (OGM). L’ultimo libro che ha curato (“L’uomo è più dei suoi geni, la verità sulle biotecnologie”, Rizzoli) raccoglie gli atti del convegno “Biotecnologie e futuro dell’umanità”.
Mario, come avvenne questa conversione?
“Per la prima volta nella storia dell’uomo la tecnica può innestare fra loro geni di specie diverse. In tempi brevissimi si possono sconvolgere equilibri che la natura ha impiegato milioni di anni a creare. Quattro quinti dell’umanità sono condannati alla fame e alla disperazione in base a precisi vincoli economici e finanziari. Come fai a non impegnarti? Chi non si impegna commette il più grande crimine”.
Dicono che la battaglia contro le biotecnologie sia una battaglia di retroguardia, contro il progresso…
“Balle. Se tu fossi una delle cinque multinazionali del settore, che hanno un potere immenso, che gestiscono il 98 per cento dei brevetti di trasferimento dei geni, hanno un giro di affari di miliardi di euro, che cosa diresti? Esattamente quella panzana lì. La realtà è che il 70 per cento dei cittadini europei non ne vuole sapere di cibi transgenici. Le biotecnologie non possono rimanere assoggettate alle regole del profitto. Si fanno ricerche sulle quali si pone il monopolio del brevetto.Uno scandalo: i geni sono patrimonio dell’umanità. Come brevettare l’acqua o l’aria. Ma scattano profitti colossali”.
Tu ti senti sempre il Capanna del ’68?
“Andando in giro per l’Italia trovo persone che mi dicono: “Formidabili quegli anni”. Ma io dico: non bisogna vivere retrovolti. Quegli anni sono stati formidabili proprio perché ci hanno dato insegnamenti positivi per guardare meglio il futuro”.
Molti dei tuoi compagni di allora hanno saltato la barricata. Brandirali, di Servire il Popolo, è finito alla Lega e poi a Forza Italia, Giulio Savelli, l’editore dell’ultrasinistra, ha girato tutti i partiti possibili, Paolo Liguori, da Lotta Continua, via via, è approdato a Berlusconi…
“Il voltagabbana quando si mette nella logica di girare dove va il vento, non ha limiti. Lo fa una volta e lo fa mille volte. Un Gino Strada, che io ricordo giovanissimo studente del Movimento Studentesco di Medicina, un Alex Zanotelli, valgono dieci, cento, mille voltagabbana. I voltagabbana sono molti, ma sembrano molti di più perché occupano posizioni favorevoli dalle quali fanno molto chiasso”.
Quando potrebbe arrivare il primo uomo clonato?
“Scienziati inglesi prevedono, di questo passo, fra venti anni. Siamo a distanza di preoccupazione ravvicinata”.
Nella logica del brevetto, quando fosse possibile clonare un uomo, quell’uomo sarebbe brevettato?
“E’ un assurdo meno ipotetico di quanto si possa immaginare. Gli organismi europei hanno vietato la clonazione umana ma reso possibile la clonazione di parti del corpo.
Andando avanti sulla strada della clonazione il rischio è di arrivare ad una società di prefabbricati e di controllati ad opera di guardiani tecnologici. In teoria si può pensare di creare un essere umano che abbia la capacità di uccidere senza provare rimorso”.
Magari facendo finta di migliorare l’uomo, renderlo immune da certe malattie…
“Il concetto di “razza sbagliata” che tutti pensano sia prerogativa del nazismo, nasce negli Stati Uniti. Ne parlava Theodore Roosevelt. E’ agghiacciante. Diceva: “E’ importante che solo la brava gente si perpetui”.”
Jeremy Rifkin ha scritto: “L’eugenetica commerciale è peggio di quella sociale di Hitler”.
“Tutto questo non può essere fatto all’insaputa dei cittadini. Non può essere lasciato alle decisioni di cinque multinazionali americane ed europee, i “signori della vita”, che scelgono in base ai loro interessi commerciali”.
Dicono: risolviamo i problemi della fame nel Terzo Mondo.
“E’ una bugia. Costringono i contadini a comprare sia il mais geneticamente modificato, reso resistente agli erbicidi, sia gli erbicidi ai quali quel mais è stato reso resistente. L’India ha accettato la coltivazione del cotone geneticamente modificato sulla base di enormi pressioni americane. I governi del terzo mondo sono ricattati: se non accettano perdono gli aiuti per lo sviluppo”.
L’agricoltura dei Paesi in via di sviluppo non gode di ottima salute.
“La salvezza è selezionare con metodi naturali delle piante che resistano alla siccità. In Somalia è stata selezionata una pianta di sorgo autoctona, resistente alla siccità, che ha prodotto sei volte di più del normale”
Ha scritto Rubbia: “Noi fisici nucleari abbiamo vissuto con sofferenza il contrasto tra la bellezza della scoperta e le preoccupazioni per le sue conseguenze”. Allude alla bomba nucleare. Succederà anche ai biologi, un giorno, di doversi pentire delle loro scoperte?
“Con un’aggravante. Stanno modificando i dati basilari dell’esistenza. Vanno ad alterare equilibri delicatissimi”.
Il transgenico, per chi crede in Dio, è una bestemmia?
“Per un credente l’uomo non può modificare gli equilibri fondamentali del Creato perché questo contrasta con i principi etici che dovrebbero orientare l’esistenza”.
Noi mangiamo già cibi transgenici?
“In l’opposizione di grandi organizzazioni come la Coldiretti e le Coop ha portato a una legislazione che li mette fuorilegge. Ma gli Ogm arrivano ugualmente mischiati a tanti cibi. I dolciumi, i gelati, le merendine dei bambini contengono lecitina di soia nella quale si sono trovate tracce di geni modificati. Ormai è un miscuglio generale”.
C’è qualche aspetto positivo nell’ingegneria genetica?
“Certo, ma bisogna comportarsi in maniere diversa. Si cerca, si scopre una combinazione di geni utile, si esulta, perché è una grande scoperta, poi, senza fretta per il brevetto, senza fretta per intascare milioni di dollari, si comunica al mondo che c’è questa scoperta, la si sperimenta fino a quando si ha la sicurezza che non produce effetti negativi e solo allora si passa all’applicazione. E ovviamente non la si brevetta, la si rende disponibile a tutto il genere umano”.
Il mercato è pronto? La gente continua a comprare le mele belle, grosse e lucide e piene di anticrittogamici. Quelle biologiche, brutte ma sane e buone, restano dal verduriere.
“Negli ultimi tre anni si è triplicata la richiesta di cibi biologici. Una richiesta che è destinata a crescere a dismisura nel futuro”.
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