- 29 Giugno 2001
La fotografia è chiara: Gianfranco Miccicché le guarda le tette approfittando dell’abbondante scollatura. Così Gabriella Carlucci, deputata di Forza Italia neoeletta nel collegio di Trani per Forza Italia è riuscita a fermare l’attenzione su di sé il primo giorno di Parlamento. “Era un equivoco”, dice oggi. “Era un effetto ottico”. Approfittiando del fatto che sono passate unidici settimane dal giorno in cui ha saputo di aver vinto le elezioni, cerchiamo di far luce sull’episodio.
Allora? Lo sguardo ammirato di Miccicché non era rivolto alla sua scollatura?
I fotografi fanno i loro scatti dall’alto. E vedono cose che gli altri non vedono. A livello umano non si vedeva nulla. La scollatura non era provocante.
Com’era vestita?
Avevo un normalissimo tailleur avana con bordini rosati. Anni Cinquanta, gonna sotto il ginocchio, tacchi alti.
Come andò il primo giorno?
Noioso. Fu sollevata subito la questione dei seggi che non erano stati assegnati. Siamo stati lì dalle nove alle quindici inutilmente.
Tipico primo giorno di scuola in cui non si fa nulla.
Io ne ho approfittato per andare a chiedere informazioni.
Chi c’era su in galleria a fare il tifo per lei?
Mio marito, i miei genitori, mia sorella. Per loro era ancora peggio perché non capivano assolutamente che cosa stesse succedendo.
E tutte le cose burocratiche?
Siamo stati convocati tutti nella sala Regina dove abbiamo declinato le nostre generalità davanti a tante gentilissime signorine e ai loro computer.
Siete stati schedati.
Si. Per le agevolazioni e i fringe benefits.
Treni gratis, aerei gratis…
Sfatiamo. Aerei al 30 per cento. Le agevolazioni sono il permesso per entrare in macchina in centro, il parcheggio della Camera, l’assistenza sanitaria continua, il diritto all’ambulanza per te e per la tua famiglia…
Poi c’è il ristorante, il parrucchiere…
Ci mancherebbe pure che andassi a farmi sistemare i capelli dal barbiere di Montecitorio!
Avevate almeno il vostro posto?
No. Ci è stato assegnato dopo qualche settimana. Ognuno si sedeva dove voleva. Adesso occupo il 423. Alla mia destra c’è Ferdinando Adornato, alla mia sinistra Giorgio Galvagno.
Che clima c’era?
Sereno. Io mi sono messa a parlare con quelli che conoscevo.
E gli sconfitti?
Ho salutato D’Alema, Mussi, Folena.
Quelli che aveva definito “con la faccia di comunisti che mangiano i bambini”?
Pensavo che fossero irritati. Sono andata subito da loro e ho detto: “Era una boutade. Non siete mica arrabbiati!”
E loro?
Non erano arrabbiati e si sono messi a scherzare con me.
Si sentiva imbranata?
Molto. I meccanismi e le cose da sapere sono tante. A me non va di stare lì senza sapere quello che sta succedendo. Giro sempre con la Costituzione e con il regolamento della Camera nella borsa.
Quando è che avete cominciato a fare sul serio?
Quando abbiamo votato Casini presidente della Camera.
Abbiamo letto che si è lamentata perché non l’hanno fatta votare anche per il presidente del Senato.
Sciocchezze. Sono donna, sono giovane, sono carina e vengo dal mondo dello spettacolo. Quindi devo per forza essere stupida. Così quando ho chiesto a qualcuno come mai non esisteva nessuna comunicazione fra Senato e Camera, tanto che non ci avevano avvertito della elezione di Marcello Pera, la mia domanda, del tutto legittima, è subito diventata la prova che solo gli uomini capiscono qualcosa.
Effetto Cicciolina?
Qualcosa del genere.
Come va tutti i giorni alla Camera?
In auto.
Non in motocicletta a cento all’ora?
Appunto. Hanno scritto che sono stata fermata dai vigili mentre andavo a 100 all’ora su una moto di grossa cilindrata, senza casco. E che mi sono giustificata dicendo che non potevo rovinarmi i capelli perché stavo andando alla Camera.
Falso?
Falso dalla prima all’ultima parola. Non ho nemmeno la motocicletta.
Anche questo effetto Cicciolina?
Qualsiasi cosa dico viene travisata. Allora ho deciso di eliminare i tempi morti. Evito di bighellonare in Transatlantico. Alla Camera ci vado lo stretto indispensabile. Me ne sto nel mio ufficio in piazza San Silvestro. Alla tv a circuito chiuso controllo quando bisogna andare in aula. Così evito pettegolezzi e pregiudizi.
Sente attenzione su di sé?
La sento. E’ ovvio. Non passo inosservata. Ogni spunto è valido per farmi finire sul giornale nella parte dell’oca giuliva.
Ha già preso il primo stipendio?
Sì.
E’ tanto?
Esattamente la metà di quello che uno pensa. Tolto tutto quello che si deve togliere, rimangono 15 milioni.
Ha fatto nuove amicizie?
Isabella Bartolini, l’unica donna vice di Elio Vito, il capogruppo di Forza Italia. Mi spiega tutto quello che non capisco.
Lei sperava di essere eletta?
Sapevo che era difficile ma anche che era possibile. Il mio avversario era potente. I tre comuni del mio collegio, Trani, Ruvo e Corato, erano tutti in mano alla sinistra.
Su che cosa ha puntato?
Su Berlusconi. Ho distribuito il contratto con gli italiani firmato dal presidente e la cartina della Puglia con le opere da realizzare segnate da Berlusconi.
E’ venuta anche la sua famiglia?
Mio padre, mia madre, tutti i week end. Anna e Milly a una cena. Mio padre, che è un militare, mi è stato molto utile perché mi ha fatto propaganda trai suoi amici militari della zona.
Che cosa ha fatto da quando è stata eletta?
Sto preparando un disegno di legge per lo spettacolo. Vogliamo riformare il modo clientelare in cui è stato gestito finora.
Avremo la legge Carlucci?
Ma no. Non mi metta subito in difficoltà col ministro…
Allora sarà la legge Urbani?
Insomma saremo in molto a presentarla. Vedremo. L’importante è che il sistema cambi e che si dia spazio al merito.
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