- 11 Maggio 2000
Era una continua provocazione. Piero Chiambretti lasciava sempre a bocca aperta, sia quelli a cui piaceva sia quelli a cui andava indigesto. "Il divano in piazza", "Prove tecniche di trasmissione", "Complimenti per la trasmissione", "Il portalettere", "Tg0", "Il laureato". Irriverente, trasgressivo.
All’assalto dei luoghi comuni, senza rispetto per i potenti, noncurante delle regole della televisione, spesso con una telecamera a spalla e un microfono. Poi la sua ultima trasmissione, "Fenomeni", diversa dalla precedenti.
Deludente anche per i suoi appassionati sostenitori. E infine l’abbandono del teleschermo per il cinema, a preparare la storia autobiografica di uno sfigato in amore, "Ogni lasciato è perso". Rimpiangeremo il Chiambretti che se ne andava in giro armato di microfono a disturbare il manovratore?
"Io non sopporto quelli che usano il microfono come fosse un manganello", esordisce prendendomi in contropiede. Ma come? Non sei tu che hai inventato la televisione d’assalto? Non sono tutti figli tuoi, da Staffelli alle "Iene"?
Parte da questa sorprendente dichiarazione l’intervista a Piero Chiambretti.
Dopo Biagi, Lerner, Sorgi, Barbara Alberti, Feltri, Anselmi, Francesco Micheli, Vauro, Marina Valensise e Formigoni, tocca a lui spiegarci che cosa ricorda della sua giovinezza, cosa pensa dei voltagabbana. E come ha vissuto il duro periodo della gavetta.
Allora Piero, chi è che usa il microfono come un manganello?
Quei giornalisti selvaggi di cui sono considerato uno dei padri putativi. Per me era spettacolo. Era divertimento.
Fa’ divertire anche gli altri.
Ma gli altri non vogliono divertirsi. Vogliono svelare verità. A forza di domande ripetute ossessivamente.
Ce l’hai con "Striscia" e con le "Iene"?
Penso soprattutto ai Tg istituzionali. L’apoteosi fu Tangentopoli. C’erano i giornalisti da citofono che suonavano ai cancelli degli indagati e registravano le risposte. C’erano i giornalisti da finestra in contemplazione delle luci delle stanze di palazzo di giustizia.
C’erano i giornalisti da marciapiede con tram incorporato, tipo Paolo Brosio.
Andai da Guglielmi, direttore della Rete Tre, e gli dissi: "Tutti i giorni, a tutte le ore, su tutte le reti italiane, io vedo gli stessi giornalisti, nella stessa posizione, che cercano di fare la stessa domanda alla stessa persona che esce da carcere e non parlerà. Bisogna raccontare una realtà diversa".
Guglielmi che cosa disse?
Disse: "Come"?
Giusta perplessità. E tu che hai risposto?
Gli dissi: "Basta stare a un metro da quelli. Raccontare i giornalistiche raccontano la realtà". E nacque il "Tg0". Da lì si è creata poi la catena di montaggio, la tv di satira e anche il giornalismo d?assalto. Michele Santoro diceva spesso ai collaboratori: "Voglio un piglio alla Chiambretti".
Ti lamenti? E’ bello avere imitatori.
Ma io facevo spettacolo. Mica giornalismo.
Forse è per questo che qualcuno dice che fai interviste accomodanti.
Per un certo periodo ho rischiato anche molto. Quando ho cominciato a frequentare il mondo del calcio, non erano pronti ad accettare che si rompessero schemi e liturgie. Quando cercavo di entrare con le telecamere nelle stanze dei giocatori in ritiro succedeva il finimondo. Li mettevo nel panico solo chiedendo: "Come va"?.
I calciatori sono dei bambini.
Una volta Massaro si rifugiò per un’ora nella doccia pur di non far vedere la propria faccia.
Ci fu anche l’episodio di Lecce-Genova.
Lì rischiai le botte. Mi infilai sulla panchina del Lecce guidata da Carletto Mazzone che è metà Hulk e metà Schwarzenegger. E cominciai a dare ordini alla squadra. "Garcia vai sulla fascia!".
E Garcia?
Garcia andava sulla fascia. Mazzone mi guardava minaccioso ma il Lecce vinceva due a zero. Poi il Genoa segnò. Io continuavo a dare ordini ma capivo che stavo rischiando. Il vecchio Mazzone si agitava. Come Dio volle la partita finì.
E Mazzone?
Andò a sbattere contro un cancelletto mentre tentava di prendermi per il collo.
Perché hai cominciato questo mestiere?
Per colpa delle donne e di un cane.
Hai avuto molte donne?
Si. Ma se io fossi una donna non andrei mai con uno come me. Fortunatamente non sono una donna.
Come mai?
Come mai non sono una donna?
Come mai hai avuto molte donne.
Secondo un amico che viene ricordato per una battuta storica ("Qui non ci sono puttane neanche a pagarle") vengono con me le "scopanomi". Pare non ci sia nessun altro motivo se non la mia notorietà per venire a letto con me. mi auguro che si sbagli altrimenti vado dall’analista. Con la celebrità, comunque, sono arrivate anche le fregature.
Tipo?
Se sto seduto ad un tavolo normale e mangio normalmente un piatto di spaghetti, la donna che ho di fronte mi dice: "Che cosa hai oggi"? Ogni volta dovrei saltare sul tavolo e dimostrare che sono quel birbone visto in tv.
Ma il cane?
Mi consigliarono di comprare un cane di razza per rimorchiare le ragazze. Ma io non avevo una lira. E decisi di fare il disc jockey.
Perché il disc jockey?
Perché lo faceva anche il mio macellaio e mi segnalò che al Ritual ne cercavano uno.
Il Ritual?
Tutti neri. San Salvario al confronto sembrava la Svezia. Piano piano, cambiando musica, introducendo il cabaret, il pubblico divenne misto. Al Ritual passavano i migliori comici, Verdone, i Giancattivi, Troisi. Lo stesso Baudo, Grillo, Franca Valeri.
Poi le radio libere.
La prima fu quella dei preti. Radio Torino Centrale. Molto rigore. Certe parole pesanti non si potevano dire. Tipo minigonna e gambe.
A scuola?
Mia madre mi iscriveva a tutte le scuole possibili. Liceo linguistico, corrispondente in lingue estere, cartellonista pubblicitario, odontotecnico. Diceva: l’importante è partecipare. Ogni tanto facevo quattro anni in uno, tre anni in uno, due anni in uno. Qualcosa portavo sempre a casa.
E la televisione?
Cominciai nella più sfigata di Torino, Tele Manila. Mi inventai la candid camera visibile. Feci comprare al proprietario un cavo lungo centinaia di metri e andavo per le strade con la telecamera di studio coinvolgendo i passanti. Beccavo una vecchietta che arrivava da lontano, e cominciavo a dire: "Buongiorno da Stoccolma. Vediamo una vecchietta italiana. Andiamo a intervistarla".
E il giorno dopo?
"Buongiorno. Vi parlo da Oslo. Vediamo una vecchietta italiana. Andiamo a intervistarla". Il grande momento fu il concorso Rai. Nove mila partecipanti. Vincemmo in quattro, io, Cecchi Paone, Fabio Fazio e Corrado Tedeschi. Mi arrivò una bella lettera: "La chiameremo per inserirla nei nostri futuri programmi". Mai più sentiti. Mi imbarcai su una nave da crociera. Cantavo canzoni francesi come Berlusconi e girai il mondo. Feci moltissima attività sessuale. Scoprii sul mar Mediterraneo che i bambini non nascevano sotto i cavoli.
Quali navi?
Shosta Rustaveli, Ivan Franko. Navi da crociata non da crociera. Scartate dalla marina sovietica.
Come sei arrivato in Rai?
Mi telefonò uno da Torino. "Si è ammalato un valletto, venga a fare un provino".
Provino difficile?
Dovevo dire: "Pronto, da dove chiama"? Mi presero. Ma non piacevo al capostruttura, un democristiano di ferro, Luciano Scassa. Io mi ero un po’ allargato e lui per castigo decise che il mio intervento doveva essere registrato.
Era un bell’intervento?
Corinne Clery apriva una cesta di vimini. Uscivo fuori io e dicevo: "Che numero è?" E Corinne richiudeva la cesta. Tutto registrato.
Questa si che è gavetta!
Finito il programma Scassa mi offrì un ruolo prestigioso.
Vedi? Severo ma giusto.
Avevo 29 anni. Dovevo fare il bambino col grembiulino al "Sabato dello Zecchino". Avevo come partner un asino il quale nei momenti più impensati, quando i bambini cantavano "Quaranta quattro gatti in fila per tre col resto di uno", sfoderava la sua sessualità. Io dovevo coprirla con la cartella.
Eri lanciatissimo.
Poi arrivò Angelo Guglielmi a Rete Tre. E Bruno Voglino. Volevano facce nuove. E feci "Il divano in piazza£". Lo ricordi?
Insomma.
Fermavo una passante: "Signora sono un giovane intervistatore, dovevo intervistare la madre di Rambo che non è potuta venire, io perdo il posto, potrebbe recitare la parte della mamma di Rambo? Tanto non se ne accorge nessuno". E lei nel giro di trenta secondi diventava la madre di Rambo.
Chi ricordi accanto a te?
Mia madre. Quando finalmente sono stato in grado di mantenerla, lei si è liberata. Adesso suona in un gruppo rock inglese.
Amici?
Arturo Villone, detto pistolone, indovina perché. Angelo Picchio, un operaio che quando è sveglio sogna ad occhi aperti e il resto della giornata dorme. Eric Colombardo, mio compagno all’università. Carlo Tiberti, produttore esecutivo alla Rai.
Che cosa pensi della memoria?
Che serve a migliorare il passato. Uno si ricorda sempre più bello. Come la televisione: tutta la tv di oggi sembra peggio di quella di ieri. E quella di ieri fa schifo rispetto a quella dell’altro ieri.
Morale?
Smettiamola di lamentarci della tv di oggi. E’ migliore di quella di domani.
Hai incontrato molti voltagabbana nella tua vita?
Accendi il televideo e scopri che il tuo candidato, quello che avevi votato perché combattesse il tuo peggior nemico, si è alleato col tuo peggior nemico e quindi tu sei diventato compagno di partito del tuo peggior nemico.
Un nome solo.
Buttiglione. Si muove così tanto che viene mosso anche nelle foto.
Nel campo dello spettacolo?
Io riesco a riconoscere ancora la coerenza di quelli che continuano a sbagliare nella stessa direzione.
Potresti tradurre?
Antonio Ricci non mi sembra il depositario della verità come lo dipingono i media. Difende a denti stretti suo spazio televisivo.
E che mi dici di Fabio Fazio?
Sono sempre interessato al nuovo. Ma non mi sembra il caso di Fazio.
Molti lo sostengono.
E’ una commistione di equivoci. Non credo che sia tutta farina del suo sacco. Fazio è l’uomo giusto, nel posto giusto, nel momento giusto. Ha sfruttato al meglio un posizionamento favorevole.
Perché Ricci non perde occasione per attaccarti?
Questo dimostra la pochezza dell’uomo. Ma Ricci ha almeno la sana dinamica del rancoroso, che ha qualche conto in sospeso con me. E’ un problema suo, non mio.
Quali comici ti piacciono?
Verdone è generosissimo e pieno di verve. Apprezzo la tecnica della Guzzanti e mi piace molto Bisio. E poi c’è Albanese: una spanna sopra gli altri.
Il tuo network? Le persone che frequenti?
Te le ho già dette. Aggiungerei Tiberio Fusco?
L’uomo che baciò Irene Pivetti?
E’ un uomo libero, l’unico giornalista che rifiuta di essere assunto in un giornale per rimanere libero. Da qualche mese frequento il mondo del cinema. Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, che hanno scritto le pagine più belle della commedia all’italiana, mi hanno portato all’interno di un cinema che è quello di Tonino Delli Colli, di Age e Scarpelli. Continuo a considerare miei amici dei pubblicitari come Maurizio D’Adda. Mi piace frequentare Enrico Ghezzi e Marco Giusti. Uno alla volta, insieme è impossibile.
C’è una cosa di cui ti vergogni?
In venti anni di onesta frequentazione dell’altro sesso credo di averne prese e date. Quando le ho prese le ho prese. Quando le ho date mi è rimasto l’amarezza di aver procurato dolore.
E’ meglio prenderle.
L’abbandonato è onnipotente. Può ricordare, aspettare, illudersi, farsi prete, suicidarsi. All’abbandonante resta solo il rimorso.
Hai mai avuto una ragazza famosa?
Anche gli animali si accoppiano per categorie. Io mi sono accoppiato, clandestinamente, con ragazze del mio ambiente. I vippoidi si cannibalizzano.
Nomi?
Alcune fanciulle famose si sono accoppiate con me, ma nell’oscurità. E nell’oscurità devono rimanere. A me è capitato anche di andare con donne mostruose.
Perché sei passato al cinema?
La tv non consente più di fare le cose che mi piacevano. Un ottima occasione per cambiare aria. Rita Rusic ha fatto il resto. In tv lo scenario politico è cambiato.
E allora?
L’opposizione si trasforma in leadership e non ha quella condizione di bersaglio che serve a chi fa satira. Se c’è un governo che non è ironico è proprio quello di sinistra e io ne so qualcosa.
Dica.
Preferisco non parlare del caso Rondolino.
Ma no, parliamone.
Mi ha querelato perché gli ho dato del pornografo in una puntata di "Fenomeni"?
Effettivamente lui sostiene di scrivere libri erotici, non pornografici.
E’ un equivoco da risolvere al più presto.
La sinistra non ha aiutato la tua trasmissione.
A "Fenomeni" ho invitato tutti. Sono venuti solo quelli di destra.
E’ venuto Natta.
Un grande vecchio. Ma ormai fuori. E’ venuto Andreotti che di sinistra non è. Mancuso, Matarrese, De Mita, Nuccio Fava che di sinistra non sono. Di Pietro che di sinistra non è. Bassolino.
Che è di sinistra?
Ma è venuto registrato. Per non correre rischi. E’ venuto perfino Intini.
Che dici! Forse una volta era un’altra cosa…Ma oggi è un pimpante sottosegretario di sinistra.
I no più sorprendenti?
Bertinotti, Cossutta, Veltroni…
Chi ti ha deluso di più?
Veltroni e Bertinotti. Pensavo che Veltroni sarebbe venuto di corsa almeno a parlare della sua Juventus e che Bertinotti non si sarebbe perso l’occasione di parlare delle lotte operaie a Torino.
Problemi anche all’interno della trasmissione. Chi litigava con chi?
Tutti contro tutti. Io litigavo con Tatti Sanguineti che nel frattempo litigava con Busi, che litigava con Sanguineti perché litigava con me. Io cerco persone dialettiche che usino la lingua coe un bazooka.
Per chi voti?
La prima volta ho votato liberale. Mi avevano detto: vota liberale perché i liberali sono eleganti. Poi sempre a sinistra: pci, pds, ds, quercia, cosa uno, cosa due.
Quando la sinistra era all’opposizione ci si voleva tutti più bene.
I nove anni di Guglielmi a Rai Tre sono stati bellissimi. Si faceva ottima televisione.
Chi l’ha fatto fuori? La sinistra?
Era stato messo lì dalla sinistra ma non era uno di reparto. Se l’ha fatto fuori la sinistra, viene da chiedersi: ma allora da che parte sta la sinistra?
E tu da che parte stai?
Tu mi chiedi: "Come va con la politica"?
Te lo chiedo.
Io ti rispondo: "Non va tanto bene".
[…] comuni, senza rispetto per i potenti, noncurante delle regole della televisione, spesso con una telecamera a spalla e un microfono. Poi la sua ultima trasmissione, “Fenomeni”, diversa dalla […]
Piero prima maniera era spontaneo, spesso irriverente,ma comuqnue simpatco…( lo ricordo con picere nel portalettere) per me si vede che ha fatto la sua gavetta come animatore turistico, spero che col tempo ritrovi quella sua spontaneità… tanti fa anche io ho avuto il piacere di fare l’animatore. Cominciai come animatore per bambini in feste di compleanno e poi in estate, operavo in centri estivi, ma l’esperienza che più mi è rimasta nel cuore, fu quando feci l’animatore turistico, indossare quella divisa fu per me una sensazione unica, è un’ esperienza che invito i giovani a fare lo dico perché conosco questa realtà, da anni collaboro con Animandia.it un sito del settore e posso garantire che oggi se un giovane lavorare come animatore turistico non è difficile, basta avere un po’ di faccia tosta, simpatia e soprattutto la voglia di mettersi in gioco.… se potessi tornare indietro lo rifarei…