- 1 Settembre 2005
Avvocati difensori di Silvio Berlusconi e contemporaneamente parlamentari di Forza Italia: ce ne sono stati e ce ne sono parecchi. Schifani, Pecorella, Ghidini, Biondi, Dotti, Previti. Io li ho intervistati quasi tutti. Questa è la volta del più atipico, Domenico Contestabile, per gli amici Memmo. Una vecchia conoscenza: era il mio avvocato quando io dirigevo Abc e lui era di sinistra. Mi difese in un processo in cui ero accusato di aver diffuso notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico. Andò bene perché le notizie non erano né false né tendenziose. Oggi lui viaggia a destra e non difende più giornalisti avventurosi.
Memmo, tu fai parte del plotoncino che Berlusconi ha fatto eleggere in Parlamento.
«Il giorno stesso in cui sono stato eletto al Senato per Forza Italia ho rinunciato a tutti i mandati in difesa di Berlusconi. Da qualche anno ho anche chiuso lo studio. Quando sono stato eletto vice presidente del Senato non mi sembrava serio fare due cose impegnative insieme. Questa accusa non mi riguarda».
Riguarda gli altri.
«Non mi sento di criticare i colleghi che hanno deciso diversamente. Forza Italia è nata in poco tempo, bisognava coprire velocemente tutti i collegi, non c’erano abbastanza candidati, molti si sono ritrovati eletti in Parlamento per puro caso. Non mi meraviglio che siano stati presi gli avvocati di Berlusconi: era gente conosciuta. Qualcuno ha dato buona prova, qualcuno no».
Una volta hai difeso Berlusconi dopo la tua elezione…
«Una sola volta. Era un processo contro i magistrati di Mani Pulite. Insieme a Biondi, che era vicepresidente della Camera. Andò male. La magistratura di Brescia non ebbe il coraggio di attaccare insieme tutto il pool di Mani Pulite».
Non fu molto elegante da parte di Berlusconi farsi difendere dal vice presidente del Senato e dal vice presidente della Camera.
«Si voleva dare a qual processo una precisa connotazione politica».
Ti è costato chiudere lo studio?
«Ero stufo di fare l’avvocato. I rapporti tra avvocati e magistrati sono cambiati. Quello che era un mestiere nobile si è ridotto a fare la fila fuori delle porte dei pubblici ministeri per implorare pietà per i propri difesi o portarli a confessare. Io non mi divertivo più».
Di chi la colpa?
«I pubblici ministeri hanno avuto con il nuovo codice troppo potere».
Tu facevi parte della commissione che ha fatto il nuovo codice…
«Non mi sono accorto che c’era una impostazione sbagliata. Le leggi sulla carta sono assai diverse dall’applicazione pratica. Si fece un codice adatto ad un Paese come l’Inghilterra dove i giudici sono inglesi…».
Il difetto della magistratura italiana: i giudici sono italiani…
«Se fossero inglesi sarebbe tutto un altro discorso».
Le colpe degli avvocati?
«Hanno dimostrato troppo servilismo nei confronti dei giudici».
E tu no?
«Mi ci metto anche io dentro. Ai tempi di Mani Pulite non abbiamo saputo reagire alle fortissime illegalità dei magistrati di Milano. Abbiamo guardato troppo all’aspetto economico».
Conveniva?
«Conveniva molto. Io guadagnavo cinque volte di più di adesso».
Mezzo miliardo l’anno.
«Un paio di miliardi se ricordo bene. Una volta ho pagato un miliardo di tasse».
La «connivenza» con i giudici rende.
«Rende a breve scadenza, ma a lunga scadenza si paga. Per anni abbiamo accompagnato i clienti da Di Pietro a confessare. Ma ora ci sono colleghi, anche molto bravi, in difficoltà».
Nessuna giustificazione?
«Siamo stati costretti a comportarci così. La vendetta del Pm, se assumevi un atteggiamento intransigente e duro, si abbatteva sul tuo difeso».
Non ti sei mai ribellato?
«Sono stato tra i pochi che talvolta lo hanno fatto. Ho assunto una posizione dura nel processo a carico di Enzo Carra che era assolutamente innocente. E i giudici lo hanno massacrato. Ogni volta che vedo Carra in Parlamento mi chiedo se non sarebbe stato meglio chinare la testa come avevo fatto altre volte».
La tua vita.
«Sono nato a Teano da madre molto comunista e padre molto religioso».
Normalmente è il contrario.
«Mia madre è un’intellettuale raffinata, studiosa del Settecento francese. Ha 90 anni ed è tuttora comunista. Qualche anno fa le ho chiesto: “Mamma, sei ancora comunista dopo tutto quello che è successo?”. Lei mi rispose: “Figlio mio, credi che una che sta con un piede nella fossa possa procedere a una profonda revisione ideologica?”».
Studi?
«Dai salesiani».
Anche tu. Mezza Italia ha studiato dai salesiani, a cominciare da Berlusconi.
«Hanno molte scuole e molto buone».
Anche i gesuiti.
«Ne hanno poche e selezionatissime».
Sei religioso?
«Non ho quello che i cattolici chiamano il dono della fede».
Eri un giovane inquieto, stanco della campagna, insofferente della provincia.
«E stufo del Sud. Appena potetti me ne scappai. Andavo a scuola a Caserta ma preferivo andare con le ragazze al parco».
E la maturità?
«Ottima: nove in italiano, nove in latino, nove in greco. Fui anche invitato, grazie a questi voti, alla Normale di Pisa, ma allora io già facevo politica nella federazione giovanile socialista. Andai all’università a Napoli. Poi a Roma. Facevo politica all’Università. Con Pannella, Craxi, Jannuzzi. Vivevamo tutti insieme alla pensione Marchi».
Sei sempre stato uno sciupafemmine.
«Sì. Fidanzate molte e molto belle. Ho anche avuto una moglie bellissima, Daniela Maffezzoli, la madre di mio figlio. Recentemente ha sposato un ex senatore della sinistra, Michele Achilli».
Prende in considerazione solo senatori?
«No. È stata moglie anche di un deputato, Claudio Martelli. Una carissima persona. Ogni sabato sera ceniamo insieme, io, lei e suo marito».
Come spieghi il fatto che hai sempre fidanzate bellissime? Non sembri tanto affascinante.
«Ma ho studiato molto in vita mia e credo di essere abbastanza intelligente. La cultura non serve a niente, solo a farsi delle grandi scopate».
Politicamente hai cominciato socialista.
«Lombardiano. Insieme a Michele Achilli, Claudio Signorile, Gianni De Michelis».
Ma non hai fatto la classica carriera politica.
«Ho sempre evitato di consegnarmi economicamente a un partito. Non voglio mai privarmi della libertà di dire quello che voglio. Credo di essere uno dei pochi in Forza Italia che si permette di criticare duramente Berlusconi in presenza di Berlusconi».
Un esempio?
«Nell’ultima riunione ho criticato la scelta di molti dei sottosegretari che non sono all’altezza della situazione. Poi l’ho attaccato molto sulla politica estera».
Tu sei filo palestinese.
«Appaio filopalestinese perché ho una posizione equilibrata. Ho sempre riconosciuto il diritto di Israele alla sua esistenza e alla sua sicurezza. Ma ritengo che i palestinesi abbiano analoghi diritti. Il governo, invece, ha assunto posizioni troppo filoisraeliane».
Eri un avvocato di sinistra.
«Mai stato in Soccorso Rosso però. Ero un avvocato socialista».
Facevi le difese militanti.
«Ho difeso Capanna, il movimento studentesco, i comunisti greci sotto la dittatura dei colonnelli».
Sei stato anche dello Psiup.
«Più per ragioni morali che politiche, vedevo il Psi che degenerava, troppi ladri. Uscimmo insieme a Lelio Basso».
Tu ne hai conosciute di persone che prendevano le tangenti…
«A Milano chi non li conosceva? Io facevo l’avvocato, la sera giravo in cerca di belle donne nei salotti milanesi».
E i salotti milanesi erano pieni di gente che prendeva tangenti…
«Ma sicuramente. Sono stato nel Psi dove tanta gente ha preso tangenti».
Eri amico di Craxi?
«Sicuramente, ma non craxiano».
Ti aiutò dandoti le cause dell’Atm.
«Professionalmente mi favorì, politicamente mi ostacolò. Non mi dette mai una mano nel partito».
Perché avrebbe dovuto farlo? Eri lombardiano.
«Gesù! A Napoli un amico lo si aiuta anche se è dell’altra corrente».
Adesso sei con Berlusconi. Voltagabbana?
«Se Craxi fosse vivo starebbe con Berlusconi. E i craxiani dove sono finiti? Tutti in Forza Italia. I flussi elettorali hanno dimostrato che l’82 per cento degli elettori del partito socialista hanno votato per Forza Italia. Allora: ci sono milioni di voltagabbana? Se l’hanno fatto i miei elettori, perché non lo avrei dovuto fare io?».
Perché il dirigente politico è una guida, un’avanguardia, uno che indica la strada. Non uno che segue i suoi elettori.
«Ed io ero un’avanguardia. Sono entrato in Forza Italia prima di questo calcolo dei flussi elettorali. I socialisti voltagabbana sono gli altri, quelli finiti nell’Ulivo».
Altri voltagabbana?
«Non Mastella».
È stato eletto da gente di destra ed è passato a sinistra.
«C’era un problema grave, una guerra… Belgrado… eccetera. E poi, diciamo la verità, Clemente si è sempre trovato a disagio con Berlusconi. È troppo meridionale per piacere a Berlusconi. Diventò ministro del Lavoro ma mi disse che Berlusconi non lo voleva nel governo».
Bossi è voltagabbana?
«Ha fatto una operazione politica».
Dini?
«Dai, non mi mettere in imbarazzo».
Cirino Pomicino?
«Non era mica stato eletto».
Bertucci? Nello spazio di una stagione ha lasciato Forza Italia e ci è tornato.
«La colpa è di chi lo ha ripreso. Il partito non è un autobus: non si può salire e scendere quando fa comodo».
La Pivetti?
«Proteiforme».
Adornato?
«Quando stava a sinistra aveva già un atteggiamento molto critico nei confronti della sinistra».
Guzzanti?
«È sempre stato un liberale».
Tranne quando era socialista.
«Anche io sono socialista e sono più tosto di Guzzanti».
In Forza Italia tu sei considerato la colomba e Previti il falco.
«Io sono convinto che la politica sia fatta di mediazioni».
Avresti mai detto «non faremo prigionieri»?
«No, non l’avrei mai detto. Ma voglio bene a Previti. Sono suo amico».
Visto che sei una colomba, chi ti piace del pool di Mani Pulite?
«Allora mi piacevano tutti. Fu un errore. Ho capito tardi che si trattava di un’operazione politica».
A Di Pietro Forza Italia offrì un ministero.
«A lui e a Davigo. Fu un idea proprio mia. Erano forti: meglio tenerli dentro che lasciarli fuori. Errore: non si media su questioni di principio».
Perché non siete riusciti a risolvere il caso Sofri?
«Io sono convinto dell’innocenza di Sofri. Giuliano Ferrara ne ha parlato più volte a Berlusconi, so che i loro rapporti si sono deteriorati proprio per questa vicenda».
È vero che sei stato sul punto di andare con De Michelis?
«Sì, ma ho rinunciato perché lo vedo sempre sul punto di finire a sinistra».
Se si formasse a sinistra un forte partito socialista?
«Io non starei mai con i comunisti e con gli ex comunisti».
Meglio stare con i fascisti e con gli ex fascisti?
«Dimentichi la revisione critica che hanno fatto i fascisti».
Più seria di quella dei comunisti?
«Quella dei comunisti è finta e opportunistica. Il fascismo non è un pericolo per la democrazia italiana, il comunismo sì».
Meglio Gianfranco Fini di Leoluca Orlando, hai detto una volta.
«Molto meglio. Orlando non è un dc, è un gesuita».
Viene fuori il salesiano che è in te.
«Una volta mia madre mi domandò se era vero che a Palermo i gesuiti facevano la lotta alla mafia. Io le dissi: così è scritto sui giornali. E lei commentò: “Non dobbiamo prendere posizione: vinca il migliore”».
Veltroni è comunista?
«Veltroni non è mai stato comunista. Però è anche peggio, è kennediano. Ha questa ingenuità della nuova frontiera».
Fassino è un comunista?
«Sì».
A me ha detto che si è iscritto al Pci in quanto anticomunista.
«È diventato anticomunista solo dopo che i comunisti hanno cominciato a perdere. Troppo facile».
Perché Forza Italia ha perso?
«Non per l’opera del governo, ma per l’immagine del governo».
Il grande comunicatore ha fallito?
«Berlusconi comunica bene altre cose, ma non la politica».
Tu sei stato avvocato di Berlusconi in una serie di cause sfortunate…
«Berlusconi è sempre stato odiato dai magistrati».
Come te lo spieghi?
«I magistrati sono gente invidiosa».
Chi è la più bella del Parlamento?
«Rosi Bindi».
Dai Memmo, sei al livello di Storace.
«Daniela Santanchè alla Camera, Cinzia Dato al Senato».
Quali sono i tuoi rapporti con Berlusconi?
«Io gli voglio bene e anche lui mi vuole bene».
Perché voi di Forza Italia volete tutti bene a Berlusconi?
«Perché Berlusconi è uno che si fa volere bene».
Lo avresti mai detto di Lombardi?
«Lombardi non era uno che si faceva volere bene».
A Berlusconi piacciono gli adulatori?
«Certo. Tutti gli uomini di potere amano gli adulatori, anche Bettino li amava».
Chi è che non ti piace tra i politici?
«Prodi. Non mi piace quello che dice. Non mi piace nemmeno la sua faccia».
Ci sono dei politici che ritieni ormai bolliti?
«De Mita più che un bollito lo ritengo un sorpassato».
Chi non ti piace a destra?
«C’è gente con la quale non sono d’accordo».
Per esempio?
«Follini. Svolge una funzione non utile alla destra. Però sono sicuro che non se ne rende conto».
Buontempo è un sorpassato?
«No, ha una sua linea populista che è utile. Direi che Tremaglia è un sorpassato».
La storia dei “culattoni”…
«Però su quello aveva ragione».
Aveva ragione?
«Loro si chiamano in maniera diversa, ma sempre culattoni sono».
Ma ha detto che l’Europa è in mano ai culattoni!
«Forse sarebbe meglio che l’Europa non fosse in mano ai culattoni».
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