- 24 Ottobre 2002
Ida Di Benedetto, Giuliano Urbani, Vittorio Sgarbi. Li metti nello shaker e ne esce fuori un cocktail di cattiverie e di pettegolezzi. Con una vittima sacrificale che naturalmente è la donna. Cinquantacinque anni, una vita dedicata al teatro e al cinema, Ida Di Benedetto è la produttrice e la protagonista di “Rosa Funzeca”. Nei migliori giornali del gossip è l’Amante. Colei che ottiene finanziamenti e favori grazie all’amicizia del ministro della Cultura. Le accuse rivolte da Sgarbi alla Di Benedetto finiranno in un tribunale, ma intanto, Urbani e Sgarbi continuano a polemizzare a distanza e a darsele di santa ragione.
Ida, non riesce a fregarsene?
“Ci provo. Ma ho due figlie, un compagno da 15 anni, una società di produzione appena nata. Devo subire tutto questo per una volgare strumentalizzazione politica?”
Sgarbi dice che la sua società ha avuto due film finanziati in pochi mesi grazie al ministro Urbani.
“E pensi che la mia società ha fatto un solo film, Rosa Funzeca. L’altro film, vecchio di cinque anni, è di un altro produttore”.
Perché questi attacchi?
“Per una vendetta personale. Ha usato me come strumento”.
Neanche Urbani sarà felice.
“Certo, sarà arrabbiato. Ad Urbani di amanti gliene appiccicano una al giorno. Basta leggere Dagospia”.
Lei ha una storia con Urbani?
“La risposta è: assolutamente no”.
Dagospia ha pubblicato la lettera di un signore che sostiene vi vede ad Acqualoreto, lei e Urbani.
“Sicuramente ha visto me. Lì abbiamo una casa di famiglia, c’è mia sorella, c’è spesso mia madre, ci vanno spesso le mie figlie. E io ci andrei con il mio amante? Questa è fantasia a briglia sciolta”.
Però Urbani lo conosce.
“Lo conosco da circa nove anni. È una delle pochissime persone dell’ambiente politico che stimo. Non ci vediamo molto spesso. Possono passare pure sei mesi senza che ci incontriamo”.
Parliamo di cose serie. Quali sono i suoi ricordi più lontani?
“Napoli. Abitavo nel cuore della città. Ero una bambina solitaria, mi piaceva stare al balcone, seduta per terra, con le gambette ciondolanti nel vuoto, a guardare quel teatro quotidiano che è la vita dei napoletani. Di fronte c’era la Sanità, dove è nato Totò. Arrivavano le voci di quello che vendeva le castagne lesse, di quello che vendeva nella “mùmmara” di creta”.
Amichette?
“Una, Rita Fiume. Ma io mi annoiavo. Lei voleva giocare alla cucinella. E io dicevo: ma che palle!Intuivo che il ruolo della casalinga non l’avrei mai fatto”.
Che carattere aveva?
“Ero silenziosa. Completamente bloccata nella parola. Imparavo a memoria poesie lunghissime. Mi piazzavano sempre sopra una sedia a recitare poesie. Ma quanto è bellina! Ma quanto è brava! Per il resto zitta”.
La famiglia?
“La mamma, un fenomeno. Quando ha conosciuto mio padre era una signora quarantenne, capelli rossi e occhi straordinariamente verdi, separata, con un figlio. Pensi che ebbe fra i suoi corteggiatori Vittorio De Sica. Mio padre, più giovane, era il playboy del quartiere”.
Perché la mamma era un fenomeno?
“La mamma è un fenomeno. Ha cento anni. Ha recitato anche una piccolissima parte in “Rosa Funzeca”, in cui suona il pianoforte. Malafemmena”.
E suo padre?
“Mio padre partiva, tornava, spariva, ritornava. Era uno di quelli che dicevano: vado a comprare le sigarette e tornava dopo cinque anni. Aveva due passioni: le donne e il gioco”.
Classico.
“Abbiamo vissuto periodi di grande ricchezza, autisti, cuochi, domestici e periodi in cui letteralmente sentivo i morsi della fame”.
Mentre il papà andava e veniva…
“Mio padre era un uomo intelligente, colto, scriveva sulla terza pagina del “Roma” e sul “Candido” di Giovannino Guareschi. Aveva una sua rubrica, “All’anema, d’a’palla”. Ma gli piaceva il gioco, come a Vittorio De Sica. S’è giocato tutto, palazzi, proprietà…”
La scuola?
“Ero un po’ ciucciona, un po’ somarona. Finii in collegio, a Roma, dalle suore, le suore più cattive del mondo. Sono scappata sei volte. Si chiamavano “suore del buono e perpetuo soccorso”, ma alcune di loro erano proprio violente, picchiavano, erano classiste, razziste, a volte le odiavo. Solo quelle che pagavano venivano trattate bene”.
Lei pagava?
“I primi anni sì. E allora mangiavo al tavolo delle ricche, guardando con senso di colpa il tavolo delle povere. Non sapevo che ci sarei finita anche io”.
Sembra un girone infernale…
“Tutte col cappellino blu, il cappottino blu, la domenica ci portavano in fila al Colle Oppio. Le ragazzine si innamoravano delle suore. C’era anche mia sorella grande. Per fortuna si innamorò di un prete”.
Il suo rapporto col papà?
“Io ero innamorata pazza di lui. Fino all’età di nove anni ho preteso di dormire nel letto matrimoniale, non volevo nemmeno che ci stesse mia madre. Dovevo dormire io addosso a mio padre”.
Come è finita fra loro?
“Alla fine si sono separati. Mia madre non l’ha voluto più”.
E lei?
“A sedici anni sono rimasta incinta”.
Fu il primo amore?
“Il primo amore si chiamava Bruno, era bellissimo, corteggiato da tutte. Durò poco. Io i ragazzi li trattavo male. Fino a quando ho conosciuto Salvatore, il ragazzino che sarebbe diventato mio marito. Era la prima volta che facevo l’amore. E rimasi incinta”.
Che cosa successe?
“Mio padre pretese che tenessi il figlio e mi sposassi”.
Un buon finale, tutto sommato.
“Non siamo andati mai d’accordo. Lui era un ragazzino superprotetto e superviziato dalla madre. Io stavo a casa a guardare la bambina e a studiare. Con la suocera sempre a dirmi: “Fai questo, fai quello”. E lui usciva con le ragazze e andava a ballare”.
Quindi?
“Ce ne andammo. Lui abbandonò gli studi di medicina. Non era adatto. Appena vedeva un cadavere cadeva per terra svenuto. Si mise a lavorare per le ditte farmaceutiche. Guadagnava poco e io cominciai a fare l’indossatrice. Ero una bella ragazza, corteggiatissima e guardata da tutti. Lui è diventato geloso pazzo. Incredibilmente scoprii che aveva una fidanzata. E poi si lamentava che io facessi l’indossatrice, lavoro che riteneva poco serio”.
Come arrivò il teatro?
“Facendo la comparsa di nascosto alla Rai di Napoli”.
Come si fa a fare la comparsa di nascosto alla televisione?
“Nascondendosi. Ricordo il cazziatone che mi fece il regista Gianni Serra. Quando la telecamera mi inquadrò, io mi abbassai. Si mise a urlare: “Chi è quella cretiiiina? Cacciatela fuori!!! Cretiiiiina!” Ma io mi vergognavo a fare la comparsa. Mi umiliava. Poi feci un provino e fu un trionfo”.
Dopo il provino?
“Mi chiamò Mico Galdieri, un produttore. Io ero un baccalà fermo ma lui rimase colpito dalla voce e mi scelse per una commedia insieme a Lina Sastri”.
Finalmente!
“Mio marito disse: “Adesso basta. O me, o il teatro””.
E quindi vi siete separati. Poco più che ventenni. Politicamente come la pensava?
“Sono sempre stata di sinistra. Ma mai comunista”.
E cioè?
“Sinistra moderata, socialista”.
Il politico che le è piaciuto di più?
“Craxi. Era un vero leader. L’ultimo che abbiamo avuto. Ha commesso sicuramente errori. Ma è stato crocifisso perché la sua personalità era dirompente e infastidiva. L’ultimo voto l’ho dato a lui. Dopo di lui non ho più votato. O Craxi o nessuno. Le persone che hanno frequentato Craxi e che gli leccavano i piedi fino a poco tempo prima, lo hanno tradito. Una cosa indegna”.
Italiani voltagabbana e leccapiedi?
“Un popolaccio in questo senso. Succederà sempre”.
Succederà anche con Berlusconi?
“Le persone che oggi lo adulano, lo pugnaleranno. Come Giulio Cesare. E’ tremendo vivere così, non potersi fidare di nessuno. Oggi non ci sono più politici veri. Sono manager. Lottano per il potere, per avere, per ottenere. Il potere è sempre guasto”.
Nel suo ambiente si usa spesso il sesso come merce. Da chiedere, da offrire.
“Fin da ragazze, siamo braccate da una serie di persecutori, funzionari della Rai, direttori, politici. Si sa: le attrici sono tutte puttane! Un giorno un dirigente della Rai, prima di darmi una parte, mi disse: “Mi fai vedere le tette?””
E lei che cosa rispose?
“Tu fammi vedere il culo!”
Gabriella Carlucci, per fare un esempio di voltagabbana, mi parlò di Ugo Pagliai e di Paola Gassman che si offrirono di passare a Forza Italia. Pagliai smentì sdegnato.
“Aveva sicuramente ragione Pagliai”.
Solidarietà corporativa?
“Pagliai mi inspira più fiducia”.
Sembra che Gabriella Carlucci non le piaccia.
“La conosco di vista. Il suo primo marito, Gianfranco Iannuzzi, era mio collega. Quando ci incontravamo, lei era sempre…diciamo…poco simpatica”.
Il marito Salvatore, l’attuale compagno da 15 anni. E in mezzo la grande passione, Pippo Fava, il giornalista di Catania assassinato dalla mafia…
“La nostra era quasi una convivenza, anche se lui aveva una moglie. Poi un giorno, separatosi dalla moglie, mi disse: prendiamo una casa a Roma e viviamo insieme. Io gli dissi di no”.
Litigavate spesso.
“Due personalità forti litigano. Ma la passione vinceva su tutto. E’ stato proprio come in un romanzo rosa, solo la morte ha potuto separarci. Se non fosse stato ucciso, staremmo ancora insieme”.
Lei sostiene di parlare ancora con lui…
“Macché. Ci sono stati degli episodi inspiegabili, sembrava quasi che Pippo volesse mettersi in contatto con me. Un giorno mi cadde in testa un rotolo sul quale aveva fatto dei disegni. In quel momento c’era alla tv una sua vecchia intervista”.
Un segnale…
“Lui proprio mi parla e poi c’è un sogno ricorrente in cui io arrabbiatissima gli dico: lo sapevo che tu non eri morto, ma perché non me l’hai detto che dovevi nasconderti? Evidentemente dentro di me questo lutto l’ho elaborato malissimo”.
Lei è gelosa?
“Moltissimo”.
Soffre in silenzio?
“Reagisco”.
Come reagisce a un tradimento?
“Occhio per occhio. Una volta”.
E adesso?
“Il dispettuccio che facevo da ragazza non mi stuzzica più”.
Che cosa le piace di più in un uomo?
“L’intelligenza. Sono molto cerebrale. Mi affascina la mente”\.
Sgarbi le piace?
“Ma sono domande da farsi?”
Si, sono domande da farsi.
“Peccato che è pazzo. Peccato, perché è un talento. E’ come una mela marcia. Ha una malattia che forse andava curata da piccolo. Forse è la madre la causa di tutto, la madre iperprotettiva”.
Facciamo il gioco della torre. Io le dico dei nomi e lei ne butta giù uno.
“Ma le pare una cosa seria?”
Si. D’Alema o Cofferati?
“Io butterei giù Saddam Hussein”.
Il gioco è diverso.
“Ma Saddam è un bandito”.
Va bene buttiamolo giù. Fassino o Rutelli?
“Mah…”
Mentana o Mimun?
“Non mi interessano questi qua. Non mi piacciono”.
E’ il gioco della torre…
“Buttiamo chi sostiene la pena di morte. Che mi importa di D’Alema, Cofferati? I miei riferimenti sono al Macbeth, al potere, capisce? Lei parla con un’artista…”
Vive in una torre d’avorio, un teatro d’avorio, in cui recita e si disinteressa del resto?
“No, no, no. Sono talmente attenta, soprattutto ai bambini che muoiono di fame, che ne ho adottato uno in Ruanda. Le ho detto che ho votato Craxi e poi più niente. È già una risposta. Vuol dire che non mi interessa più nessuno. Sarà sbagliato…”
Certo che è sbagliato, il suo voto se lo prendono comunque…
“Ho altri ideali, ho altri valori”.
Quale giornalista non le piace?
“Il livello dei giornalisti si è abbassato”.
Un esempio?
“Mah…”
Lerner, Mentana, Costanzo, Ferrara…
“A me piacciono i giornalisti alla Giorgio Bocca, alla Indro Montanelli. Mi piace Alberoni, mi piace Domenico De Masi, tra l’altro siamo anche amici. Mi piaceva Santoro, eravamo amici, ci sentivamo spesso. Poi l’ho visto troppo accanito. E ho smesso di seguirlo. Non mi piacciono nemmeno i telegiornali. Sono diventati dei film. La spettacolarizzazione del dolore, la morbosità del particolare, del sangue, delle facce. E Porta a porta? Ma perché devo beccarmi tredici puntate sul delitto di Cogne? Mi rompo i coglioni. Meglio Shakespeare, fatemi leggere, datemi una motivazione perché esisto. Ah, le vecchie cose di Giovanni Minoli, Mixer. Quella era tv!”
Mentre adesso?
“Non si possono fare i comizi in televisione! Io non sono di parte, ma questi qui vanno a ruota libera. Accusano la gente di mafia facendo nome e cognome”.
Parla di Travaglio? Di Luttazzi?
“Che cosa c’entra la satira quando Luttazzi invita la Falci a togliersi le mutande o quando offre un piatto di cacca? Provoca? Provocazione di che?”
Sta facendo di tutta l’erba un fascio? Tutti lazzaroni?
“No, no. Cofferati è uno che rimane. Bertinotti è inconcludente. A me D’Alema non mi piace, Fassino è un bravo ragazzo. Ciampi mi piace. Scalfaro, era tremendo”.
E Berlusconi?
“Tutti si lamentano. Ma in fondo la gente dice: i soldi ce l’ha, quindi ruberà meno degli altri”.
Ci sono teorie diverse su questo tema…
“Mia madre è una patita di Berlusconi. La gente crede a Berlusconi. Non parla politichese, i soldi ce l’ha, l’impero ce l’ha, vuole assolutamente cambiare l’Italia, dare i posti di lavoro. Arriva direttamente al cuore della gente. Ma lo sa che Berlusconi è generosissimo? Fa molta beneficenza. Ma non lo dice”.
E lei come lo sa?
“Mia sorella è amica della prima moglie di Berlusconi”.
L’ultima cosa:la sua società si chiama Titania, quasi come Titanus. Un plagio?
“Titania, Shakespeare”.
Dio mio, che ignorante…
“Sogno di una notte di mezza estate: Titania è la regina degli elfi e delle fate, è una donna. E noi, nella Titania, siamo tutte donne, tutte donne che sognano”.
Bella la di benedetto?ma neanche al compleanno di stevie wonder