- 28 Maggio 1992
"Insomma ingegner Lodigiani, visto che avete dato i soldi ai politici milanesi, siamo autirizzati a pensare che li avete dati anche a quelli genovesi?"
La domanda non è di quelle che ti fanno benvolere dall’intervistato. Ma Vincenzo Lodigiani, presidente della Lodigiani Spa, la terza industria edile italiana, vicepresidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori italiani, continua a sorridere. Dice: "Sono state scritte tante cose false e ingiuste. Ma noi riteniamo che il sistema migliore sia avere un corretto rapporto con la stampa. Parliamo di quello che vuole". Ecco appunto, vorrei sapere se avete mai dato soldi a qualcuno a Genova, o se qualcuno ve ne ha chiesti. Avete lavorato alla metropolitana, al sottopasso di Caricamento. Lettere anonime vi accusano di aver dato una mazzetta a tre funzionari del comune per ottenere una revisione dei prezzi…
Siamo a Roma, nel palazzo di via Boncompagni, splendida e nuovissima sede della Lodigiani. L’ingegner Vincenzo, nipote del fondatore, smentisce. "Non abbiamo pagato nessuno". Può escludere che l’abbia fatto qualcuno per conto vostro senza che lei lo sapesse? "Le pare che qualcuno possa dare 250 milioni per conto mio senza avvertirmi?" L’anonimo dice che…"Ai miei tempi le lettere anonime venivano buttate nel cestino e le persone sospettate di scriverne venivano additate al pubblico ludibrio". Ha ragione ingegnere, ma visto i tempi che corrono, visto quello che è successo a Milano e che voi c’eravate dentro…"A Milano abbiamo subìto una imposizione. Ci siamo dovuti adattare ad un sistema che non condividiamo. Abbiamo raccontato di aver dato dei soldi al segretario cittadino della Dc, Prada, al segretario provinciale della Dc, Frigerio, e al vicesegretario amministrativo nazionale della Dc, Rezzonico. Abbiamo sempre dato soldi a personaggi che avevano cariche pubbliche di partito".
E non potrebbe essere successo lo stesso a Genova? "Lo escludo. Anche perché non rientra comunque nel nostro modo di operare. Non è mai successo nell’ambito della Lodigiani che si sia mai dato qualcosa a singoli personaggi per singoli favori. Non abbiamo mai avuto rapporti con brasseur d’affaire, prestanomi, funzionari. Abbiamo sempre avuto rapporti, diciamo così, istituzionali".
Ingegnere, adesso io le dico i nomi dei due signori che – secondo l’anonimo – avrebbero dato i 250 milioni ai tre funzionari del comune, va bene? "Si". Glieli dico nell’orecchio, ai lettori non li diciamo questi nomi perché sarebbe scorretto e impietoso e rischieremmo una sacrosanta querela. Sono l’ingegner x e il geometra y? Li conosce? "E come no? Sono entrambi della Lodigiani. Questo mi conferma, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che l’anonimo dice il falso. Queste due persone non possono aver fatto nulla a mia insaputa".
Voi Lodigiani siete famosi per i vostri tentativi di moralizzare l’ambiente, di rifiutare la logica delle tangenti. Mi assicura veramente che non avete dato soldi ai genovesi? "Ma perché avremmo dovuto? Non c’è stata nessuna revisione dei prezzi per il sottopasso". L’anonimo dice che le tangenti potrebbero essere state pagate a politici romani…"Le assicuro che non è stata pagata nessuna tangente per ottenere i lavori genovesi, né a Genova né a Roma. Se poi vogliamo dire che i Lodigiani, e anche altri, mantengono buoni rapporti con i partiti dando una mano quando la chiedono, è un altro discorso. Sono spese generali, che non hanno nulla a che vedere con i lavori, nè quelli di Genova nè altri". Mi faccia capire, voi date soldi ai partiti…"Certo, c’è scritto anche sui nostri bilanci. Anche sulla Gazzetta Ufficiale. Una specie di pubbliche relazioni, magari obbligate ma sempre pubbliche relazioni. Si tratta di essere di manica larga con le istituzioni. Soldi alla Dc, al Psi, alle Feste dell’Unità, del Garofano, centinaia di milioni all’anno. Peggio se ci sono congressi o elezioni. La nostra dannazione sono le elezioni anticipate. Poi diamo anche soldi a titolo personale, ai candidati che vogliono essere rieletti. Cinque milioni a uno, dieci milioni all’altro. Ma non li dà l’azienda, li danno i Lodigiani a titolo personale. Le ultime elezioni ci saranno costate circa un miliardo, per una cinquantina di candidati". E a Genova? "Anche a Genova probabilmente. Avremo aiutato, un modesto aiuto, qualche parlamentare che si ripresentava". Chi, se è lecito? "Sinceramente non lo so. Non è stata una iniziativa mia. Io non ho dato soldi a nessuno a Genova. Non conosco neppure i politici genovesi". Nessuno? "Forse tanti anni fa ho incontrato Sanguineti e Cerafolini". Cerofolini. "Ecco, vede, non so neppure il suo nome".
Ci può raccontare come è andato l’appalto del sottopasso e della metropolitana? "L’ha vinto l’Ansaldo e nei primissimi lavori ha coinvolto soltanto noi. Poi ci hanno spiegato che bisognava fare entrare qualche "locale". E sono arrivati Romanengo e Carena. Poi i lavori sono aumentati". Ed è entrata la Icla, legata a un ministro, si dice per ottenere il finanziamento per un secondo tratto di metropolitana…"E’ difficile sapere quello che è vero e quello che non è vero. Certo che quello che è continuamente ripetuto ad un certo punto diventa vero. Si parla ormai da talmente tanto tempo di contiguità tra la Icla e il ministro Cirino Pomicino che, agli effetti della pubblica amministrazione, tutti si comportano come se fosse vero". Ma il finanziamento? "Ma francamente non poteva esserci un finanziamento prima, perché la legge è stata fatta dopo". Ma perché la Icla è entrata nel consorzio? "Perché bisognava allargare il consorzio ad altri genovesi, Lombardini e Cattaneo Adorno. Si trattava di mantenere buoni rapporti locali. Per quello che ne so io, erano legati alla Icla e all’Astaldi, avevano fatto un accordo precedente per lavorare insieme. Come Carena e Romanengo stavano con Lodigiani, così Lombardini e Cattaneo Adorno stavano con Icla e Astaldi". Insomma l’Icla sarebbe entrata per fare entrare gli altri genovesi? "Credo che la logica sia stata questa. Non siamo stati noi a spingere per allargare il discorso, ma non potevamo neanche rifiutarci".
Fine del discorso Genova. Se tangenti ci sono state e se Vincenzo Lodigiani è sincero come sembra e come ha sempre dimostrato di essere, non è stata la sua industria a darne. E perché dubitare di un uomo che ha ammesso le sue responsabilità e continua ad ammetterle? Ingegnere, ci spieghi ancora come funziona il sistema delle tangenti in Italia. Anche lei – come i politici – dice che si tratta di speculazioni giornalistiche?
"No, indubbiamente a partire dal 1975 il nostro settore è stato condizionato da imposizioni esterne che sono diventate sempre più pesanti, con una progressione che si estendeva a macchia d’olio. All’inizio in qualche singolo posto qualche singolo partito chiedeva qualcosa. Poi si è chiesto sempre più frequentemente e per ogni tipo di situazione. A chiedere erano sempre più partiti, in sempre più posti, e in ogni fase della lavorazione".
Come mai tutto ciò è diventato possibile? "Le difficoltà burocratiche, oggettive o create ad arte, spingevano la gente a chiedere soldi. La nostra burocrazia è peggio di quella bizantina di cui si parla male da 1500 anni. Sembra fatta apposta per spillare soldi. Anzi, è fatta apposta. Ma la tangente è solo una pena accessoria che ci viene comminata in qualche caso per mandare aventi a calci la pratica. Il problema è che all’opera pubblica non pensa più nessuno. La burocrazia fa perdere di vista lo scopo, che è quello di consegnare alla gente un bene a costi fissati e tempi fissati. Ma l’opera diventa una pratica e predominanti diventano gli aspetti collaterali. Ho passato venti anni della mia vita ad arrabbiarmi per i troppi nastri di inaugurazione e altri venti anni ad arrabbiarmi perché non interessa più a nessuno tagliare nastri".
Perché ha stabilito questa data – 1975 – come inizio dell’era delle tangenti? "Perché comincia l’epoca del tutti insieme, della politica consociativa. Prima c’era maggioranza ed opposizione, c’era chi faceva le cose e chi controllava. Poi col regime del "volemose bene" è cominciato un andazzo di cui Milano è un caso sintomatico di perfezionismo lombardo organizzativo".
La prima concussione non si scorda mai. Quando fu che le chiesero la prima volta del danaro? "Ricordo la prima estorsione, nel 1961, in Sardegna. Stavamo facendo qualcosa per la Società Elettrica Sarda. Per un anno ci erano arrivate minacce di morte, proiettili nelle buste, telefonate minatorie. Noi non gli avevamo dato peso. Poi un giorno i nostri committenti ci dissero di stare attenti, che era una cosa seria. Ci consigliarono di cedere. "Pagate, che vi ridiamo i soldi noi", ci dissero. Evidentemente avevano informazioni che noi non avevamo. Andai personalmente io a dipingere una "W" su un ponticello. Era il segnale che eravamo disposti a pagare".
Ma il primo caso reale di concussione? "Non è un discorso così netto. Non è mai una concussione vera e propria. Il sistema è così paralizzante che devi scegliere: o sei amico di tutti o sei nemico di tutti e diventa impossibile fare alcunché". Ma bisogna pagare i politici o gli amministratori? "Ormai la lottizzazione è arrivata ad un punto tale che non c’è differenza. C’è il geometra democristiano e l’ingegnere socialista". Quali armi vengono usate? "Anche quelle legittime. Possono pagarti a 30, 60 o 90 giorni ma se vogliono, possono rimandare anche di sei mesi. E tu sei esposto con le banche al 15 per cento di tasso di interesse. Siamo prigionieri di un sistema". Prigionieri solo? Non avete colpe? "Si colpe ne abbiamo ma adesso diciamo basta. Siamo state delle vittime ma abbiamo la colpa di non essere riusciti a non essere vittime. Abbiamo accettato compromissioni che non dovevamo accettare. Noi non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità. Dobbiamo pagare il conto. Però bisogna stare attenti: Vincenzo Lodigiani, se deve pagare, pagherà. Ma la Lodigiani Spa è un patrimonio comune del sistema industriale italiano".
C’è chi dice che le ditte compromesse non dovrebbero essere più invitate agli appalti…"Coglionerie. Bisogna colpire gli amministratori di cui si accerteranno le colpe. Distruggere le aziende è assurdo".
Qualcuno sostiene la teoria della cupola, una specie di cartello per spartirsi illegalmente gli appalti pubblici. "No, se esistesse veramente un cartello simile, un sistema di distribuzione degli appalti, i bilanci dell’edilizia sarebbero migliori. Invece le prime venti aziende di costruzione italiane sono tutte pesantemente indebitate". Nessun accordo dunque? "Qualche volta cerchiamo delle intese. La concorrenza selvaggia ci ammazzerebbe tutti. Qualcuno dice ad un altro: "Quel lavoro mi interessa particolarmente, non mi disturbare". Tutto qui. Ma queste intese funzionano solo nel 5 per cento dei casi".
Ingegner Lodigiani, dove si prendono i soldi delle tangenti? Con le false fatturazioni? "Vade retro Satana. E’ pericolosissimo". E allora? "La legge consente, nel caso di lavori all’estero, di non documentare alcune spese, fino al 5 per cento della commessa. Se gli stranieri non sono esosi e si riesce a risparmiare questo 5 per cento, si possono usare questi soldi, con un travaso, per gli esosi italiani". Come mai facevate così pochi lavori a Milano, solo 5 in 30 anni? "Evidentemente non eravamo sufficientemente disponibili ad accettare certe regole. Qualche volta abbiamo abbassato la testa anche noi. Ed abbiamo fatto male".
Ho lavorato con l’ing. Vincenzo Lodigiani per 30 anni, sono addolorato per la sua mancanza. Quanto viene descritto è assolutamente la verità. Purtroppo hanno distrutto la grande famiglia Lodigiani intesa anche come ambiente lavorativo.