- 6 Aprile 1992
PALERMO – "Dai Orlando, continua ad amarci, ci farai soffrire se non lotti contro il mondo dei cattivi". Nel palazzo di via Principi di Villafranca 31, quartier generale della Rete di Leoluca Orlando, Rosalba, Daniela, Giada, Maurizio, Tiziana, Lavinia cantano.sull’aria della canzone dal duo Baldi-Alotta. Applausi, baci, commozione.
Si respira aria di moderato entusiasmo. Le prime proiezioni, 0,9 al Senato, sembrano buone perchè la Rete si presenta solo in Sicilia. Fatti tutti i calcoli sembra rivela che in Sicilia è un successo senza precedenti. Poi arriva un 2,4 alla Camera. Buono certo. Ma non ci si aspettava un trionfale 3 per cento?
Forse per questo gli orlandiani preferiscono pensare a Palermo. E a Palermo non è lecito dubitare. La Rete contro la Balena Bianca, contro gli eredi di Lima, contro il potere di Calogero Mannino, contro la mafia, contro i socialisti. Orlando contro tutti. Orlando vince. La Rete è la prima forza politica di Palermo, ha superato la Dc.
Primo a Palermo, secondo in Sicilia. Poteva andare meglio? La sarabanda delle percentuali crea una babele di dati. Si enfatizzano quelli buoni e si minimizzano quelli cattivi. "A Trento siamo il terzo partito", urla trionfalmente qualcuno scatenando l’applauso. "A Tortorici abbiamo avuto il 70 per cento", urla un altro.
Mario D’Acquisto, leader degli eredi di Lima, minimizza: "Mi attendevo il successo di Orlando. Ma rimane una formazione locale, non è riuscito a fare il salto, ad acquisire dignità nazionale". Ma Orlando risponde con le cifre dei presunti parlamentari: 12 deputati, 4 senatori.
La giornata di Orlando è cominciata col solito bagno di folla nei quartieri marinari e poi nel centro storico. A Ballarò il suo ingresso è stato accompagnato da un grido ormai tradizionale di un ambulante: "Curnutu cu parla male du sinnacu". Poi a casa con la moglie Milly e le figlie Leila ed Eleonora. Viene obbligato a mangiare un piatto di gnocchi al sugo. Poi beve una spremuta d’arancio e la tensione si allenta. Così quando la tv dà un primo dato di una sezione di Milano e dice che la Rete non ha preso alcun voto Leoluca si mette a ridere.
Il pomeriggio è con i suoi fedelissimi. Ed è il via delle dichiarazioni, pesanti, contro Dc e Psi. "Craxi, Martelli, Andreotti, Forlani se ne debbono andare. Non sono più soltanto io a dirlo, l’ha detto la maggioranza del popolo italiano". E Cossiga? "Esce di scena anche lui e il suo sogno di non essere rieletto". E in Sicilia? "In Sicilia c’è stato un grande no ad una Dc contigua alla logica della mafia". Non lo regge più nessuno Orlando. Dice che è la fine della politica di Yalta, che non baratterà nessun seggio di ministro con le riforme, che spera non lo faccia nemmeno il Pds, che si alleerà solo con chi chiederà la fine dell’immunità parlamentare, che bisognerà abolire lo sconcio delle superprocure volute da Martelli per garantire l’impunità agli amici mafiosi.
La sera finisce in un altro bagno di folla. "Samarcanda" ha riaperto i battenti in piazza Politeama. E l’eroe è lui, Leoluca Orlando, l’unico democristiano che non ha perso.
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