- 25 Settembre 2003
Non è che lo conoscessero molti in Italia. Poi scoppiò il fenomeno dell’Uomo Gatto. Poi, quasi incidentalmente, la coda del suo programma, Sarabanda, cominciò a dar fastidio, sovrapponendosi, a Striscia la notizia. E a Mediaset cominciarono ad andare in fibrillazione. Ai piani alti si decise che la cosa non doveva più accadere. E Sarabanda venne mutilata degli ultimi venti minuti, quelli che superavano Striscia. Magnaghi, direttore di Italia 1, se la prese e si dimise. Enrico Papi no. «In questo sono poco artista, vedo l’aspetto commerciale», spiega Enrico. «Diciamo che il mio era un successo poco opportuno, in quel momento».
Ne parliamo?
«È un argomento delicato. Diciamo che c’è una linea aziendale ben precisa che io condivido».
Diciamo che ne so quanto prima.
«L’azienda ha deciso di non danneggiare Striscia perché non bisogna farsi la guerra in casa».
Quando faceva Sarabanda…
«Anche il 30 per cento di share. Ma con Valentina, la figlia non vedente del sindaco di Perugia, con l’Uomo Gatto, con Tiramisù, abbiamo fatto anche il 40 per cento. Nove milioni di contatti».
Ma si è sempre detto che Striscia è imbattibile.
«L’unico programma che può battere Striscia è Sarabanda, ma siccome Sarabanda fa parte della stessa famiglia, Striscia è imbattibile».
Ti costa un po’ finire alle venti e quaranta?
«Mi sembra di lavorare con il freno a mano tirato».
Certo che Ricci è potente.
«Io non penso che ci siano persone potenti, perché allora vuol dire che io sono impotente. Io penso che Ricci per portare il risultato che gli viene chiesto deve difendersi in tutti i modi. E penso anche che se un giorno io e lui ci mettiamo a tavolino e facciamo un grande compromesso, noi due insieme possiamo veramente distruggere la concorrenza, cioè fare insieme oltre il cinquanta, il sessanta».
Insomma Ricci ti piace.
«Lo stimo molto».
E allora perché hai detto che non è satira andare a dare fastidio a Cuccia come ha fatto Striscia?
«Fu un episodio molto brutto, un buco nero di Striscia. Ci sono persone che non vanno toccate. Io non ho mai dato fastidio a Sophia Loren, a Mina, a Gassman, a Sordi».
La satira ha dei limiti?
«Sicuramente. Secondo me non è giusto fare satira su Berlusconi. È scontata, non è satira. Dire che Fede è uno che lecca, non è satira. Non è satira prendere in giro Fassino. Non si fa satira sul Papa».
La satira si fa sui potenti.
«Ma ci sono alcuni potenti sui quali la puoi fare, con allegria, e altri no».
Parliamo di Sarabanda. Una specie di Musichiere, una trasmissione vecchia come il cucco.
«L’idea è quella del Musichiere. Ma Sarabanda non è un quiz; è un happening. Io mi sono ispirato anche a Mike Bongiorno che il campione se lo portava sempre avanti. Non doveva solo essere bravo, doveva avere una storia dietro. E poi Sarabanda è fatto da una squadra che si diverte».
Un po’ di Mike Buongiorno, un po’ di Musichiere e poi ci divertiamo tanto.
«Tu non hai idea di quanto io lavori sui campioni. Come comportarsi, come vestirsi, che cosa dire, Valentina l’ho costretta a mettersi gli occhiali scuri. L’Uomo Gatto l’ho inventato io. Era un animatore di villaggi turistici. Lento, triste, vestito sempre con maglioncini grigi. Un giorno mi disse: “Torno al mio villaggio, stiamo facendo Cats, io mi sento un po’ gatto”. Gli dissi: “Fermati. Tu sei un gatto”. Lui diceva: “Ma no, che dici?». “È così: dammi retta, da oggi pensa di essere un gatto”».
Li aiutate anche a vincere. Altrimenti perdete l’investimento.
«No, mai. Però evitiamo di mettergli contro gente fortissima».
Tu sei un cretino?
«In che senso?».
Nel senso indicato dalla signora Franca Ciampi.
«Avevo un po’ esagerato nel prendere in giro quell’insegnante argentina al Festival di Sanremo. E infatti il giorno dopo chiesi scusa. Ci sono rimasto molto male quando la signora Ciampi mi dette del cretino. Uno che porta allegria nelle case va difeso comunque».
Altro che allegria. La signora Ciampi parla di televisione deficiente.
«La tv non è deficiente, mai. La televisione è un mezzo di comunicazione perfetto, insuperabile. E dirò di più: la televisione generalista è la televisione perfetta. La tv generalista non potrà mai essere deficiente, mai, mai, fino a quando esisterà il mondo».
Ma perché?
«Perché il popolo non è deficiente».
Che c’entra il popolo? Deficienti semmai siete voi.
«Noi facciamo quello che il pubblico vuole. È un grande errore pensare che la tv sia scadente e brutta, perché vuol dire che la gente è scadente e brutta».
Una televisione fatta di tette e di culi va bene?
«La televisione non è fatta tutta di tette e di culi. C’è anche la tv fatta di tette e di culi. Ed è sbagliata solo se sta in una fascia oraria in cui non deve stare».
Qual è la fascia oraria delle tette e dei culi?
«La terza serata, magari non tutti i giorni, magari non in tutte le reti. Però un giorno ci può essere, capito?».
E la tv delle parolacce, delle volgarità, dei doppisensi? Alla Bonolis, tanto per capirci.
«Bonolis non è né sboccato né volgare. Fa programmi nelle sue corde, si rivolge ad un pubblico che apprezza quelle cose lì. Dov’è lo sboccato e il volgare di Bonolis?».
In tutte le sue trasmissioni. D’altra parte, anche tu hai fatto la tua brava battuta su Ilona Staller, «esperta in pifferi».
«Può capitare. Goliardia. Noi siamo cresciuti in un certo tipo di società in cui il gusto per la battuta vince».
Come dice Berlusconi.
«Ma in tv mi rendo conto che debbo stare più attento».
È vero che hai avuto una storia con Valeria Marini?
«Devi domandarlo a lei».
Allora vuol dire che è vero.
«Se l’avessi avuta direi di no, se non l’avessi avuta direi di no».
Il tuo concorrente Alfonso Signorini ha ammesso di essersi innamorato di Valeria Marini.
«Signorini? Valeria Marini? Incredibile».
Di Signorini hai detto che fa pettegolezzo di infimo grado.
«Signorini non fa pettegolezzo. È solo cattivo, porta rancore, vivendo in un certo ambiente racconta le cose che vede e che sente. Secondo me non dovrebbero invitarlo più alle feste. È una mina».
Senti chi parla, il re del pettegolezzo.
«Ma se io vado in un salotto non racconto le cose che vedo. Invece lui porta rancore per il mondo dei vip e ne parla male. Ha scritto che la Falchi va con gli arabi, che i calciatori sono gay e le soubrette lesbiche. Questa è cattiveria, non gossip».
Allora spiegami che cosa è il gossip.
«Il gossip deve servire a far pensare alla gente che in realtà loro sono come noi. Una massaia ce l’ha mai una storia con gli arabi? No. E allora che gliene frega? Una zia andrà mai ad innamorarsi della vicina di casa? No. E allora perché parlare di lesbiche? Non è costruttivo».
Il pettegolezzo costruttivo? E allora quel tuo libro, Vips, pieno di maldicenze?
«Conteneva tutto quello che non avevo mai mandato in onda. Volevo far capire ai personaggi famosi che loro non godono del diritto alla riservatezza, e raccontare un po’ quale era la vita dura del tele-paparazzo».
Ma hai scritto di un famoso attore che è gay, di una famosa conduttrice che è lesbica. Tu sì e Signorini no?
«Volevo mettere nomi di fantasia ma l’editore ha voluto nomi più vicini alla realtà. Così molti si sono identificati. Alla fine ho ritirato il libro».
Dopo averne vendute un sacco di copie.
«Eh sì! Parecchie».
Perché lo hai ritirato?
«È stato il mio addio al pettegolezzo. Ormai anch’io ero entrato nel mondo dei vip ed era giusto che li rispettassi in qualche modo».
Cioè: un fatto corporativo.
«Più che corporativo, di sopravvivenza. Era brutto vedere gente sospetta sotto casa che mi aspettava».
Forse li mandava Alba Parietti.
«Alba è l’unica che può permettersi di incavolarsi con me. Gliene ho fatte talmente tante che ne ha il diritto. Quando lei si incavola con me, ha ragione. Per principio. È un vecchio conto che devo saldare. Una volta al Maurizio Costanzo Show, esagerai: lei faceva l’intellettuale e si vantava di non aver fatto vedere le parti intime nel film Il macellaio. Io dissi: “Allora mi devi ridare i soldi del biglietto perché io ho speso molto di più per quel film che per comprare Eva 3000 e Novella 2000 dove le parti intime le fai vedere sempre”».
Dibattito a livelli eccelsi.
«Lei si incavolò moltissimo, disse: “Io non ho mai fatto vedere un mio nudo integrale”. Cosa non vera. Ma io ero stato maleducato ed ero uscito dai limiti dello scherzo».
Tu sei un maleducato?
«No, però di fronte a personaggi famosi delle volte lo divento perché sono tutti finti, falsi, costruiti. Generalmente li evito. Proprio non li sopporto. È gente vuota».
Una volta hai detto che Costanzo è tuo padre.
«È vero».
Ma Costanzo ti ha fatto un attacco pazzesco su Panorama.
«Tra persone che si vogliono bene può succedere un momento di incomprensione. Soprattutto se si intromettono altre persone che riferiscono cose non vere. Poi ci siamo telefonati, una telefonata molto alta, molto eccitata».
La tua vita. Che ricordi hai?
«Famiglia borghese, padre commerciante d’auto, mamma possidente terriera. Io ho fatto il liceo classico, ho studiato sempre dai preti, san Giovanni Battista de la Salle, a Roma».
Dopo il liceo?
«Università. Legge. Sto ancora frequentando, a tempo perso».
Quanti esami hai fatto?
«Me ne mancano otto».
Uno scherzo, con la Cepu. Che tipo eri da ragazzo?
«Ero uno molto allegro. Se avevo pochi spiccioli compravo i ghiaccioli da distribuire ai bambini, organizzavo giochi, al primo davo il ghiacciolo alla fragola, al secondo quello al limone. Sono sempre stato un accentratore, un organizzatore».
Come sei arrivato in Rai?
«Mi inventai un mio piccolo prodotto di cinque minuti e lo presentai a un capostruttura di Rai 1. Non avevo una lira, mi indebitai con tutti per produrre questi spazietti che andavano all’interno di Uno Mattina. Si chiamavano Tra vicino e vicino mettiamoci il dito. Andavo in un condominio e scoprivo se c’era qualche lite in corso, mettevo a confronto i litiganti e poi sentivo anche un avvocato».
E poi?
«Qualche altra cosetta. Fino a quando mi venne voglia di fare del gossip. Ma nessuno mi voleva. Andavo di rete in rete. Finché mi sono imbattuto in Carlo Rossella, direttore del Tg1. Lui capì subito la cosa e mi disse: “Sgarbi ha dato un cazzotto a Demetria Hampton. Voglio Demetria con il suo occhio nero”. Il giorno dopo gli portai l’occhio nero di Demetria. Così è cominciata la mia carriera».
Politica?
«Amo molto la politica, ho grande stima della politica. È una forma di comunicazione. Senza la politica non ci sarebbe nulla, sono molto attratto, leggo molto, mi informo, mi piace la politica, ma da esterno, capito?».
No. Per chi voti?
«Il voto?».
Il voto.
«Per chi voto?».
Sì, per chi voti?
«E vabbé… voto… Ma il voto è segreto».
Non obbligatoriamente.
«Ho sempre avuto la stessa idea e negli anni si è sviluppata diversamente per quanto riguarda la partitocrazia però io ho una mia idea ben precisa».
E diccela.
«Vengo da una formazione cattolica e sono cattolico nella formazione, cattolico, non sono come dire…».
Adesso ho capito. Chi è che ti piace di più tra i politici?
«Berlusconi. È un non politico che mette molta passione nelle cose che fa, è sincero. Se gli si desse spazio e tempo riuscirebbe a spiegare agli italiani la politica. È un uomo che mette tutto se stesso dentro il lavoro, quindi è anche un buon esempio. È uno che si adopera personalmente a fare le cose».
Questa sì che è adulazione.
«Un altro che mi piace è D’Alema, il vero politico. Il contrario di Berlusconi, ma anche lui mette passione in ciò che fa».
Si potrebbe fare un bel governo Berlusconi-D’Alema.
«Sarebbe il massimo. D’Alema è abile. Riuscirebbe a dire le stesse cose che dice Berlusconi senza che la gente ne approfittasse per parlarne male».
Nel senso che potrebbe dire le battute tipo quella del kapò?
«D’Alema riuscirebbe a dire le stesse cose ma evitando di essere strumentalizzato perché è più paragnosta. Capito?».
Paragnosta. Certo. Parlami dei voltagabbana.
«Il voltagabbana è uno che in un certo momento della sua vita decide di dimenticare, gli parte un chip, non ha più il passato, pensa al presente, non riesce a vedere il futuro. Oppure se ci riesce diventa adulatore».
Chiaro. E ce ne sono molti?
«Molti voltagabbana, molti adulatori, alcuni perversi. L’adulatore è più preoccupante del voltagabbana, perché è in servizio permanente».
Si potrebbe dire che voltagabbana sei tu, perché appena diventato famoso, grazie alla Rai, te ne sei andato a Mediaset.
«In Rai non avevo grandi prospettive. Poi sei voltagabbana se dopo aver cambiato parli male del posto dove stavi prima».
Oppure se prima parli male di un’azienda e poi ci vai.
«Certo, se Chiambretti venisse a Mediaset, dopo aver detto quello che ha detto, oppure lo facesse Fabio Fazio, suonerebbe strano».
Nomi di adulatori?
«Marzullo è un adulatore per format. Anna La Rosa è un adulatrice da cocktail. Vespa è un adulatore a favore del suo programma. Socci è un adulatore inconsapevole. Santoro è un adulatore di se stesso, come Costanzo. Mentana è un adulatore familiare, da camping, da viaggi organizzati, da villaggio vacanze. Fede è un adulatore finto. Ma è un adolatore docente. Potrebbe insegnare agli altri come essere adulatori».
Hai preso il via.
«Rossella è un adulatore trasversale. Non c’è assolutamente nessuno che non possa adulare in futuro».
E tu?
«Io sono un adulatore funzionale. Uso l’adulazione quando voglio creare il clima giusto».
Ottimo, veniamo ai voltagabbana.
«Bonolis è voltagabbana da contratto».
Sei un po’ invidioso dei suoi contratti miliardari?
«Assolutamente no. Amadeus è un voltagabbana smemorato. Baudo è un voltagabbana responsabile. Un voltagabbana pagatore. Un voltagabbana con portafoglio. Quando è tornato alla Rai ha pagato la rottura con Mediaset con un palazzo».
Gioco della torre. Uno solo. Il Foglio o Il Riformista?
«Butto Il Riformista. Il Foglio è un giornale intelligente. Ha un unico difetto. Un giornalista che dice scematine. Una dietro l’altra».
Chi?
«Non si può dire. Lui gode quando si parla di lui».
Anche se se ne parla male?
«Soprattutto se se ne parla male».
E allora facciamo un’altra torre. Luca Giurato o Daniela Vergara?
«Salvo Daniela. È una santa a sopportare uno come Luca».
Dimmi la verità: hai paura del programma di Giurato che verrà contro Sarabanda.
«Non temiamo nessuno, tantomeno Giurato».
Ogni volta che mi capita di leggere articoli con personaggi conosciuti come Enrico Papi che hanno avuto la loro esperienza come animatori turistici, come anche L’uomo Gatto ( famoso concorrente di sarabanda anche lui ex animatore) a me viene un po’ di nostalgia infatti tanti fa anche io ho avuto il piacere di fare questo lavoro. Cominciai come animatore per bambini in feste di compleanno e poi in estate, operavo in centri estivi, ma l’esperienza che più mi è rimasta nel cuore, fu quando feci l’animatore turistico, indossare quella divisa fu per me una sensazione unica, è un’ esperienza che invito i giovani a fare, certo non è per diventare attori o personaggi famosi, ma andrebbe considerato come un percorso di vita, educativo e formativo, d’altronde non è una novità che ogni estate si ricercano animatori turistici e le possibilità di lavoro sono tante. Lo dico perché conosco questa realtà, da anni collaboro con Animandia.it un sito del settore e posso garantire che per un giovane trovare occupazione stagionale come animatore turistico non è difficile, basta avere la grinta e la voglia di mettersi in gioco.