- 1 Gennaio 2000
Fra qualche settimana la Sacra Rota dichiarerà che il matrimonio di Irene Pivetti con Paolo Taranta non è mai esistito perchè lei non voleva figli. Finalmente l’Irene sarà di nuovo una ragazza da marito.
Finirà anche questa aria di mistero attorno alla sua vita sentimentale? Sapremo finalmente qual è stato il suo primo amore? E i suoi fidanzati prima e dopo il matrimonio? Chi sarà il fortunato che riuscirà a farla palpitare d’amore?
"Mi sono innamorata più volte di quante valesse la pena", ha dichiarato solennemente l’anno scorso a Lucia Castagna. E così abbiamo scoperto che l’Irene è una donna che cede all’amore. Anche se non ne vale la pena. Quante volte? Vediamo di ricostruirlo ma non è impresa facile.
Interpretazione autentica o quasi: la mamma, Grazia. Irene si è innamorata la prima volta a 16 anni quando frequentava Radio A, la radio della Curia, e si occupava di musica folk. Il suo primo ragazzo era appunto un cantante. Non cercate di saperne di più. Si naviga nella leggenda. Irene era una ragazza tutta casa, chiesa e scuola che si sarebbe diplomata con 60/60 e laureata con 110 e lode. Era la beniamina delle suore delle scuole dove i genitori (papà regista, mamma attrice) l’avevano mandata a studiare nonostante fossero di sinistra e nemmeno tanto benestanti .
Era una ragazza un po’ bigottina al contrario della sorella minore Veronica, piuttosto pazzarella. I genitori – il racconto è della sua compagna di banco alle medie, Raffaella Brizzi – avevano preso l’abitudine, d’estate, di prendere un té il pomeriggio in veranda tutti e quattro insieme, tutti nudi. "Per abituarle a non vergognarsi del proprio corpo", ricorda Raffaella.
L’Irene nuda? Sembra quasi impossibile. Eppure per un certo periodo di tempo (lei era già presidente della Camera) l’ambiente del Palazzo fu scosso da un giallo senza precedenti. Al centro una foto dell’Irene nuda. Era una foto piccola, a colori, che la ritraeva mentre prendeva il sole su una spiaggia. Sullo sfondo altre tre persone, due uomini e una donna, si avviavano a fare il bagno. Anche loro nudi. Si parlò molto di questa foto. Un misterioso signore in due successivi incontri in un parcheggio di periferia, cercò di venderla a "Novella 2000", il settimanale della Rizzoli, per settanta milioni. Racconta Franco Rebolini, redattore capo di "Novella 2000", che andò a questi strani incontri da agenti segreti: "Il venditore della foto somigliava a un animatore di villaggio turistico. Sembrava avere trenta anni e molta paura. La foto era autentica. Le tette non si vedevano, coperte dalle braccia. In compenso si vedeva un bel culotto. Era stata scattata quasi sicuramente in un campo naturista spagnolo".
Non se ne fece niente. Intervennero i capi della Rizzoli e bloccarono l’operazione. L’uomo misterioso scomparve nel nulla. La foto dell’Irene nuda non comparve su nessun altro giornale. Come mai? La leggenda (aiutata da qualche gola profonda) dice che la foto, trafugata da un amico della Pivetti durante un trasloco, ritornò quasi subito nelle mani della proprietaria grazie all’aiuto di qualche autorità superiore. "La foto non esiste. Mai fatto foto del genere, io", dichiarò Irene Pivetti a Gian Antonio Stella. E negò a tutti con tale veemenza che si incuriosì perfino il suo addetto stampa Roberto Jacopini. "Il sospetto che quella foto sia esistita veramente e che qualcuno l’abbia fatta sparire mi è rimasto tuttora", dice.
Ma torniamo ai suoi fidanzati. Sempre avvolto nell’alone della leggenda salta fuori un bacio. Era l’autunno del 1984. L’Irene stava per laurearsi. Frequentava l’ambiente di "Dialogo e Rinnovamento", una rivista cattolica. Un timido e lieve bacio sulle labbra suggellò una soave amicizia allo stato nascente tra lei e un suo collega universitario, Tiberio Fusco.
Di questo bacio si è parlato alla radio, si è scritto sui giornali, si è dibattuto. "La Pivetti tiene gli occhi aperti perfino quando bacia ", sarebbe stato il commento del Casanova. Ma Tiberio Fusco, che oggi scrive di spettacoli sul "Giorno" e collabora con Piero Chiambretti, smentì subito e continua a smentire. E spiega: "Ho conosciuto la Pivetti in un luglio afoso di 13 anni fa. Lei era molto gentile. Ci siamo visti due volte. C’era anche sua sorella Veronica. La prima volta a casa sua. Mi dette due cassette di musica anni Sessanta, Gino Paoli, Mina. Ballammo. Le piaceva ballare il "Cha cha cha della segretaria". La seconda volta siamo andati al cinema, all’Obraz, a vedere un film di Wim Wender. Poi ognuno se ne andò in vacanza. In autunno ci siamo rivisti. Una passeggiata al parco. Niente più".
Questo bacio c’è stato o no? Tiberio Fusco è un galantuomo. Preferisce smentire. Ma noi possiamo tranquillamente affermare che un bacetto c’è stato. Timido, non un passionale french kiss, ma pur sempre un bacio. Questo per la Storia.
Non è uno scoop da poco in una esistenza talmente riservata e misteriosa, nella quale non si riesce mai a stabilire se sono vere le informazioni e le chiacchere oppure le smentite dell’Irene. Esempio. Domanda dell’intervistatore: "Lei ha avuto esperienze prematrimoniali?". Risposta: "Direi di no". E poi, rovistando vergognosamente nel suo passato, scopriamo che, quando era fidanzata, le vacanze le passava in tenda col suo fidanzato.
Il bravo cronista, scavando e riscavando, è riuscito a scoprire anche un altro bacio, un bacio intellettuale. Racconta Raffaella Brizzi che ha seguito Irene dai banchi di scuola fino in Lega (ma oggi è candidata per An al consiglio comunale di Milano): "Irene aveva la mania dell’erudizione. Un giorno uscì con un mio amico. Gli fece la testa come un pallone con Dante. Per avere un bacetto il mio amico dovette dimostrare di sapere tutto sulla Divina Commedia".
Verrebbe da dire: ma a noi che ci frega della vita sentimentale dell’Irene? E’ tale la forza con la quale propugna le sue idee ispirate al più estremista integralismo religioso che viene subito la voglia di controllare se quei principi li applica a se stessa. Facciamo un esempio. L’Irene ha detto ai giudici della Sacra Rota che non voleva figli dal matrimonio. E così ha ottenuto l’annullamento del matrimonio. Però si dichiara ferocemente contro la contraccezione. E dice che "i figli sono la benedizione del Signore". Domanda dell’intervistatore: "E lei allora perché non ne voleva?" Risposta: "Preferirei non entrare nel dettaglio".
Non entriamo nel dettaglio. Ma Antonello Menne, suo amico dei tempi dell’Università, dice: "Una volta l’Irene non era così. Adesso noi la osserviamo stupiti mentre fa la suora". Gli amici dicono anche che il suo non fu matrimonio d’amore. Il marito, Paolo Taranta, suo collega di università, era cotto. Ma lei si sposò solo perché aveva bisogno di un uomo accanto. Chiedere conferme al marito è sforzo titamico. Appena sente nominare la sua ex moglie declina nome cognome e numero di matricola. Che cosa è successo in realtà perché il matrimonio di due cattolici di ferro fallisse dopo soli due anni? La passione di Irene per la Lega, dicono gli storici. Il marito, uomo di sinistra, non ha retto. Ma c’è come al solito la versione pettegola: Irene non fu folgorata sulla via della Lega ma su quella di Bossi. Sei mesi di rapporti tempestosi e il marito non ha retto. Doppiamente.
La storia sentimentale dell’Irene dopo la separazione è ancora più nebulosa di quella precedente. Strettissima castità, se diamo retta alle risicate dichiarazioni della diretta interessata. Ma l’ambiente pettegolo della Lega mal sopportava la puzza sotto il naso della ragazzina cattolica. "Non accettava scherzi, si arrabbiava alle battute pesanti, non veniva mai in pizzeria con noi", racconta Enzo Flego, oggi capo della Guardia Padana. E così la leggenda creava fidanzati. Da Umberto Bossi ("ci prova con tutte, non può non averci provato anche con lei"), a Marano ("sono stati beccati da una tv di notte in giro per Roma"), a Gipo Farassino. In Parlamento la situazione non migliorava. Irene non parlava con nessuno, spesso non salutava i colleghi. Radio Transatlantico tramanda l’episodio del giornalista che intervistandola le toccò un braccio. "Metta giù le mani e non mi tocchi", sembra che abbia urlato lei facendo un balzo indietro. E allora via ai pettegolezzi. Lei nomina Alfio Marchini consigliere della Rai? Certo: ne è innamorata pazza. Alberto Farina lascia il "Giornale" per fare il suo portavoce? E’ perché ha perso la testa per lei. C’è chi, come Vittorio Sgarbi, sostiene perfino che si sono invaghiti di lei Paolo Flores D’Arcais ("Micromega") ed Eugenio Scalfari ("Repubblica"). La verità? Un episodio: un giorno Enrico De Aglio, conduttore di "Milano Italia" prende in giro Renato Farina, allora suo collaboratore. "Renatino, dicci, tu con la Pivetti…" Renatino arrossisce come un peperone e ammette: "Niente di speciale, solo qualche bacino".
Spasimanti, presunti spasimanti. Umberto Giovine, deputato di Forza Italia, che la introdusse alla pratica zen, la ricorda "molto sexy" ma più preoccupata della politica che delle grandi passioni quando la frequentava alle riunioni del martedi sera della rivista "Cuore e Critica". Giovanni Colombo, oggi candidato per il Pds alle elezioni comunali di Milano, la ricorda "molto di sinistra", "audacemente riformista", non la bacchettona di oggi. E molto grintosa. "Non era una leader, ma si cerdeva una leader. E appena passava dalle sue parti un leader, ci si attaccava".
Uno solo, in quel periodo, sembra poter essere insignito del reale titolo di "fidanzato, o quasi, dell’Irene": Giulio Ferrari.
Giulio Ferrari era un missino approdato alla Lega. Se Irene era integralista, Giulio lo era il doppio. Erano fatti per intendersi e Giulio le ispirò una svolta a destra piuttosto radicale. La stanza di Giulio, in Lega, era sempre in penombra con le tapparelle abbassate e con dei ceri accesi. Alle donne con la gonna sopra il ginocchio non era permesso entrare. I leghisti doc non lo sopportavano e quando passavano davanti alla sua porta, intonavano canti gregoriani per prenderlo in giro. Voci maligne di una love story tra Giulio e Irene cominciarono a circolare quando furono beccati insieme all’Euromercato. Le voci maligne si rafforzarono in occasione del famoso furto (furto?) dei 200 milioni nella sede di via Arbe. Erano le tre di notte. Quando arrivarono i primi leghisti nella sede chiusa trovarono Irene e Giulio. Il furto? Noi non ci siamo accorti di nulla, dissero. Raffaella Brizzi, l’amica del cuore, conferma che c’era del tenero. Anzi di più. "Lei andò ad abitare a casa di lui, alla Maggiolina", dice Raffaella.
Giorni lontani. Che fine ha fatto Giulio Ferrari? Travolto dalla svolta a sinistra di Irene, se ne sono perse le tracce. E’ uscito dalla Lega, ha fondato un partito di destra integralista. Auspica la pena di morte per chi abortisce.
Fuori della Lega anche Irene, come sappiamo. Ma non sappiamo la cosa fondamentale: ora che è libera, punterà sulla sua femminilità? Oppure continuerà a seguire il suo slogan: "prima cattolica, poi leghista, poi donna"? Oddio, donna è una parola grossa. Ida Magli al massimo le ha riconosciuto una misteriosa "mascolinità femminea". Gianfranco Fini, ai tempi del governo Berlusconi, l’ha definita "il vero uomo della maggioranza". Indro Montanelli ha detto: "Di tutti gli uomini nuovi, il più nuovo e il più uomo è lei". E quando tutti sembravano innamorati di lei? "Gli uomini si innamorano del potere e quindi una donna di potere diventa sexy. Fabrizio Del Noce appena la vedeva, mi sgomitava e diceva: "Io quella me la farei". In realtà la Pivetti è proprio brutta: è una gengivona, una dentona, ha le gambe corte e il sedere basso. Non mi ha mai dato l’idea di una donna". Parola di Vittorio Sgarbi, uno che di queste cose dice di intendersene.
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