- 5 Maggio 2003
Giorgio Bocca, Enzo Biagi e Indro Montanelli si radunavano in gran conclave, un giorno all’anno, e stabilivano chi era il giornalista più bravo. Oggi Indro Montanelli non c’è più. Ma il premio «? giornalismo», inventato da Giancarlo Aneri, continua a laureare il meglio che c’è nel mondo dell’informazione. Notevole sorpresa quest’anno quando alla lista dei «grandi», ai nomi di Gian Antonio Stella, Gianni Riotta, Curzio Maltese, Natalia Aspesi, Ettore Mo, Claudio Rinaldi, Altan, è stato aggiunto il nome di Antonio Ricci, il creatore e direttore di Striscia la notizia. E cos? Antonio Ricci è stato trattato dai grandi vecchi del giornalismo italiano non come un autore di satira ma come il direttore di un vero e proprio telegiornale. Una provocazione?
Ricci, sei nel gruppo dei Mentana, dei Mimun , dei Di Bella, dei Mazza, dei Fede, dei Giordano. Sei un autorevole direttore di Tg?
«Sono sicuramente il più vecchio. Quelli sono dei ragazzini».
Ragazzino Fede?
«Fede è più vecchio ma sembra un giovanotto. Io ho i capelli bianchi e lui no. Io ho le borse sotto gli occhi e lui no».
Sarà andato a Casablanca.
«Anch’io sono andato a Casablanca, ma questo è il massimo che sono riuscito ad ottenere».
I telegiornali non godono di ottima salute. Ce ne sono che nascondono le notizie.
«Il Tg1 ha una vocazione antica. Nascondere le notizie a fini governativi è una antica pratica per la quale è apprezzato negli anni. La cosa divertente è che riesce a farlo con i medesimi giornalisti. Lilli Gruber nasconde ed edulcora le notizie sulla guerra e sulla manifestazione dei pacifisti con la stessa faccia credibile con la quale tiene nascosta la notizia di Gasparri che interviene a Quelli che il calcio o di Scajola che dà del rompicoglioni a Marco Biagi».
Quelli dell’Usigrai si sono bendati per dire che non potevano parlare liberamente della guerra.
«Non ce n’era bisogno. Fanno i mimi da anni. In ogni giornalista dei Tg c’è un Emilio Fede nascosto. Studia Fede e capirai che cosa è il giornalismo italiano. Fede è un archetipo. Io sono rimasto sconvolto quando Bianca Berlinguer ha dato la notizia di Nanni Moretti che aveva parlato dal palco di Piazza Navona».
Ha dato la notizia, non l’ha nascosta.
«L’ha data in maniera cos? criptica che io ho pensato: Moretti è rimbecillito. Ha detto: è salito poi sul palco il regista Nanni Moretti che ha chiesto una diversa politica delle alleanze, aprendo a Bertinotti e a Di Pietro».
Invece Moretti aveva detto che i dirigenti dell’Ulivo facevano schifo.
«Ma questo Bianca Berlinguer ha evitato di dirlo. Chi ha guardato il Tg3 ha avuto un’informazione completamente distorta».
Potrebbero non aver capito la notizia.
«Come? L’hanno tolta proprio perché l’avevano capita».
Il Tg3 quindi è un Tg1.
«Ognuno difende i suoi mandanti. Ricordo i fischi a D’Alema da parte degli albanesi ad Otranto. Nella prima edizione sfuggirono ai controlli e vennero mandati in onda. Poi nella seconda edizione vennero purgati. C’è anche chi, come Mimun, per non sbagliarsi dice che lui non manderà mai in onda nessuna contestazione a nessun uomo politico».
Il giornalista è un adulatore.
«E taglia le scene con le sedie vuote ai comizi di Rutelli, taglia l’inceppo verbale di Berlusconi davanti a Bush».
L’adulazione funziona.
«? pericolosa. Se viene scoperta il risultato è tremendo. Ma l’adulatore ha un rapporto masochistico con se stesso. Gode a farsi vedere mentre si immola, affrontando il pubblico ludibrio. Come quel deficiente che ha proposto Berlusconi per il Nobel…».
La molla dell’adulazione è l’interesse?
«Spesso è amore, adorazione. Fanno figure raccapriccianti. E hanno piacere a farle».
Sono adulatori i Vespa, le La Rosa, i Marzullo?
«Sono persone che vogliono vivere senza contrasti cercando di accontentare tutti, di non entrare in rotta di collisione con nessuno. Hanno l’animo democristiano».
Tu ce l’hai soprattutto con Bruno Vespa.
«Vespa rappresenta la sconfitta di Striscia. Alla prima conferenza stampa dichiarai: "Tenteremo l’impossibile, battere la comicità di Bruno Vespa". Per adesso abbiamo perso. Noi siamo solo dei piccioni. Facciamo la cacca sopra i monumenti. Bruno Vespa l’abbiamo bombardato fin dall’inizio, ma del nostro guano ne ha fatto una maschera di bellezza».
La satira è un mezzo potente?
«S? e no. Se ti accanisci troppo contro uno, rischi di farlo diventare un martire. In un paese cattolico è fargli un enorme piacere».
Il principe degli adulatori chi è?
«Quelli che mi fanno veramente paura sono gli adulatori di se stessi».
Tipo?
«Furio Colombo, il direttore dell’Unità. Da cicisbeo di Casa Agnelli ad Arruffapopolo. Estremismo malattia senile del velinismo, dell’essere velina a tutti i costi».
Altre veline?
«Paolo Crepet, la "velina coi baffi". Compare in video la mattina presto e scompare solo a notte inoltrata. Sempre attento al suo look stropicciato, golfino sbomballato, ciuffo sgarbato, di quelli da buttare indietro in continuazione, un bel studioso del casual».
E la velina con la barba chi è?
«Nanni Moretti. Quando vedo i girotondi non posso fare a meno di pensare che abbiano ragione, ma siano un’enorme seduta psicanalitica dove il paziente sale sul palco invece che sdraiarsi sul lettino».
La velina di tutte le veline?
«Il capo delle veline è Bruno Vespa. Una velina pralinata. La sua equidistanza è truccata più dei suoi nei. ? come una mantide religiosa. Si frega le mani in presenza dei politici. Un atto di soddisfazione e di eccitazione prima di abbeverarsi del loro sangue».
Dicono che sei la foglia di fico del Cavaliere.
«A questa vile insinuazione, sibilata per lo più da impotenti e invidiosi, ho sempre ribattuto di non essere "foglia" ma "fico". Infatti mi piacerebbe vedere altre foglie e fichi negli altri gruppi editoriali. Recentemente a Striscia abbiamo detto che Berlusconi è un pallone gonfiato. Un attacco all’editore. Tu hai il coraggio di farlo?».
Certo. Berlusconi è un pallone gonfiato.
«Del tuo».
Ma non ci penso per niente. Romiti è una così brava persona.
«Se a Berlusconi dici che è un mafioso non gliene frega niente, anzi grida al complotto. Lui ha il know how della vittima. Ma se lo prendi in giro sui capelli si incazza come una bestia perché lo vai a toccare su una roba che sta taroccando evidentemente. Come la velina da riporto».
Chi è la velina da riporto?
«Schifani: soffre da pazzi quando gli facciamo volare il riporto. Berlusconi e Dell’Utri li abbiamo mandati in onda con la coppola. Previti lo abbiamo subissato di battute. Ma si arrabbiano veramente solo quando li becchi sul loro narcisismo. Quando abbiamo fatto vedere che Berlusconi, per le foto ufficiali, si metteva sulla punta dei piedi, so che dalla rabbia gli si è sciolto tutto il fard».
Berlusconi ha detto che il bene trionfa sempre sul male tranne nel caso di Antonio Ricci.
«Lo ha detto perché ha una visione del male diversa dalla mia».
Cioè?
«Io mi ritengo il bene totale, io sono il Bene. Parafrasando Berlusconi potremmo dire che il male trionfa sempre sul bene tranne nel caso di Antonio Ricci».
Qualche volta gli fate perdere anche della pubblicità. Come quando attaccaste l’Eni.
«Il metano vi dà una manetta. Quella volta volevano cacciarci tutti».
Ma alla fine sono più i soldi che gli fate guadagnare.
«Ci deve essere un limite e noi stiamo cercando di scoprire qual è. La tolleranza non scatta quando te la prendi con Telecom, Enel, Acque minerali… Prova un po’ tu».
Tu sei amico di Berlusconi?
«Lui, forse per volontariato, frequenta altre persone. Bossi, Schifani, Vito. Negli ultimi dieci anni lo avrò visto tre volte. Al funerale di Corrado dove mi ha detto: "Antonio, come sei invecchiato". E io gli ho risposto: "Mica faccio come te che ti trucchi". Poi l’ho visto al matrimonio di Giorgio Gori. Quella volta mi trascinò dietro un tendaggio al Rolling Stones, roba quasi da omosessuali, per dirmi che gli avevamo fatto saltare il rapporto con Cuccia proprio quando si doveva fare la quotazione in Borsa».
I voltagabbana vanno demonizzati come sostengono alcuni oppure sono il sale della democrazia, come sostengono altri?
«Non ho mai amato le conversioni. Mi secca quando vedo che tutti cambiano rispetto alle idee che ho io. Non mi piace rimanere solo».
Una volta c’era la lobby ligure. Tutti mezzi situazionisti.
«Freccero è situazionista di se stesso. Come Ghezzi, Giusti, Sanguineti: situazionisti per modo di dire. Eravamo e siamo cascami luddisti».
Anche Fabio Fazio. Tu ce l’hai un po’ con lui. Non perdi occasione per prenderlo in giro.
«Lo faccio per temprarlo. Non è ancora entrato nella pubertà. Quando si sviluppa diventa uno forte, però ha bisogno di prove. Io gliele fornisco. Sono il suo tutor della Cepu. Sai, lui si crede di sinistra. Ma per adesso è fermo al Quizzolotto».
Che cosa pensi della sinistra italiana?
«Per lo più gente che non legge Gramsci. Legge Yoko Ono. Somigliano a quei democristiani che io avrei picchiato da ragazzo. E li picchierei ancora adesso. Veltroni, Fassino, tutte facce da pretoni, cattoliconi, curialoni».
Io vorrei sapere chi sono i voltagabbana.
«Ormai ci hai fatto un format con questi. Vuoi sempre sentirti rispondere: Adornato, quelli di Lotta continua, Foa, la Pivetti. Devi trovarne di nuovi».
I sindacalisti che diventano capi del personale?
«Meglio: i sindacalisti che assumono in nero i loro dipendenti».
Chi ti piace a destra?
«Nessuno. Anzi no: Veltroni, se mantiene la promessa di andarsene in Africa. Di fronte a un’emergenza come quella africana, non riesco a capire come mai non molli tutto e parta subito. Mi spiacerebbe che questa restasse una pia intenzione come quella dell’ex ministro De Lorenzo che voleva fare volontariato in Burundi».
Gabriella Carlucci mi ha detto che a Mediaset sono tutti comunisti. È vero?
«Una volta molto di più. Io avevo preso con me gente che non poteva lavorare in Rai perché erano di sinistra: Ellekappa, Staino, Disegni e Caviglia».
Ti piacerebbe che le tue figlie facessero le veline?
«Tutto purché non facciano le telegiornaliste. Direbbero troppe idiozie e avrebbero troppe molestie sessuali».
E perché mai?
«Perché le telegiornaliste vengono selezionate con i criteri delle veline».
Quanto guadagni?
«Forse come il tuo direttore e, all’ora, senz’altro meno di te».
Perché, lavori più di 24 ore al giorno?
«Io guadagno come un allenatore di calcio».
Il mio direttore non guadagna come un allenatore di calcio.
«A me non frega niente dei soldi. So vivere con poco».
Nel frattempo vivi in villa lussuosa.
«Purtroppo vivo come una merda cinque giorni alla settimana in questo cazzo di residence di Segrate, mangiando schifezze. E nutrendo malanimo per quelli come te che se ne stanno mesi e mesi a Salina a ciucciarsi granite. Ma fai bene tu, suino maledetto!».
Pensi che Berlusconi abbia cominciato con i soldi della mafia?
«Leggendo certi libri mi sono venuti dei grossi dubbi. Allora ho chiamato Carlo Freccero che aveva il pigiama ad Arcore».
Il pigiama?
«Certo, lui lavorava gomito a gomito con Berlusconi. Ci dormiva anche ad Arcore. Conosceva bene Dell’Utri. Gli ho chiesto: "Secondo te è vera questa storia della mafia?"».
E Freccero che cosa ti ha detto?
«Mi ha detto: "Ma tu sei scemo. Io non ci credo neanche morto"».
Con Freccero tu hai un rapporto sadomaso.
«No, è Freccero che ha un rapporto sadomaso con tutti e soprattutto con se stesso».
Ti ha anche fatto fare causa dalla Rai.
«Sì. È un deficiente, ma gli voglio bene. Alla fine voleva mandarmi un fax in cui dichiarava che lo sovrastavo intellettualmente, moralmente, umanamente, fisicamente, ideologicamente».
Tu capisci che cosa dice quando parla?
«Sono uno dei pochi. Infatti sono considerato l’interprete del suo pensiero. Sono la sua Stele di Rosetta».
Fede ha detto che sei un pederasta comunista.
«Una delle due cose non è vera, per ora».
Hai detto: «Baudo è un bell’uomo, esemplificazione del falso televisivo, modello di una tv retorica, bugiarda, patinata, intrisa di melassa e falsamente equidistante». Hai detto anche: «Baudo ha un atteggiamento buonista ma dentro cova rancore».
«Tutti i buonisti dentro covano rancore».
Scuola Veltroni?
«I buonisti ti ammazzerebbero».
Hai detto di Chiambretti: «È un gabibbo che ha bisogno di autori».
«È anche un settario che aveva messo all’ingresso del suo ristorante la scritta: "Vietato l’ingresso ai dipendenti Mediaset". Adesso credo che l’abbia tolto e abbia scritto: "È gradito l’ingresso degli elettori di Forza Italia"».
Hai detto: «È meglio Fede del furbo Mentana».
«Per spiegare cosa è il giornalismo è meglio Fede. Mentana ha una straordinaria velocità di battuta. Mi piacerebbe che venisse a Striscia».
È vero che Zaccaria voleva che andassi in Rai?
«Certo. Al Festival di Sanremo mi ha avvicinato nella hall dell’hotel Royal. Mi ha detto: "Lei verrebbe in Rai a fare Striscia o qualcos’altro?". Io risposi: "Per un anno vengo gratis". Morivo dalla voglia di mettere le mani negli archivi della Rai. E poi, siccome mi dicevano sempre che attaccavo la Rai perché era la concorrenza, morivo anche dalla voglia di dimostrare che avrei saputo attaccarla anche senza concorrenza».
Poi che cosa è successo?
«Dissi a Zaccaria: "Pongo un’unica condizione: lei non deve mai venirmi a trovare in studio come fa con tutte le trasmissioni della Rai". Lui si irrigidì e disse: "Guardi che sono gli altri che mi invitano". Ed io: "Lo fanno perché le vogliono molto male"».
Risultato?
«Mai più sentito».
Hai detto: «Ricordo i bei tempi in cui eravamo comunisti e odiavamo quelli che andavano in barca a vela».
«Quelli con la barca a vela sono quelli che se la tirano. Sono tutti dei fighetta. Andiamo a fare due bordi. Ma andate a cagare».
Facciamo il gioco della torre? «Dio mio, no. Non chiedermelo».
Almeno uno: fra Vattimo e Busi chi butti? Ricordi? Furono i protagonisti di una rissa che tu mandasti in onda contro il loro volere.
«Salvo Busi, perché è gioioso. Mi fa allegria quando lo vedo, mi diverte».
E Vattimo?
«Vattimo è stata una scoperta, l’esemplificazione che la cultura non può salvare il mondo».
Non libera l’uomo.
«E non libera nemmeno il Vattimo».
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