- 1 Maggio 2003
Scrivere della vita privata dei personaggi famosi è giornalismo? Per Alfonso Signorini, giornalista di Panorama, non ci sono dubbi. “Esiste il gossip ed esiste il pettegolezzo”, dice. E la differenza? “Il pettegolezzo distrugge. Il gossip costruisce”. Lui, naturalmente, è il principe del gossip. Quindi tocca a lui spiegare. “Il gossip costruisce perché distrae e allieta. Ha anche una funzione terapeutica”.
Ma davvero? Il gossip guarisce?
“Guarisce chi lo fa. A me è successo. È meglio dell’analista”.
Spiegati meglio.
“Quando io mi occupo dei fatti degli altri non penso ai miei”.
Fammi un esempio di differenza tra pettegolezzo e gossip.
“Matrimonio di Tronchetti Provera con Afef. Lui non la sposa perché non la ama, perché con lei ci fa solo sesso e perché è extracomunitaria. Però lei è un’arrampicatrice sociale e va in giro a dire che lo sposerà. Questo è pettegolezzo. Invece: lui non la sposa perché a lei non sono ancora arrivati i documenti dalla Tunisia. Questo è gossip”.
Cioè vero giornalismo.
“Non è facile essere un buon gossiparo. È pericoloso. Ogni volta rischi di giocarti reputazione e lavoro”.
Tu hai rischiato?
“Se ti occupi di Antonella Elia o di Alba Parietti vai tranquillo. Ma se sali nel rango dei personaggi di cui ti occupi, allora rischi. Basta una bufala”.
Tu quante bufale?
“Nessuna finora. Ma ho rischiato qualche volta”.
Ci sei andato vicino?
“Ero a Crans Montana il 31 di agosto del ’93, a un torneo di golf, madrina Cindy Crawford. Mi avevano informato che il giorno dopo sarebbe arrivata Diana Spencer che era molto amica di Cindy. Diana morì quella notte. Io ho sentito tutto quello che Cindy diceva di Diana e l’ho scritto. Cindy si arrabbiò tantissimo”.
Una vigliaccata, non una bufala.
“Avevo fatto un’operazione sporca, lo riconosco”.
Tu sei laureato in filologia medioevale. Sei diplomato al Conservatorio. Hai fatto l’insegnante di italiano, latino e greco.
“Però mi piaceva scrivere e allora proponevo i miei pezzi sulla Scala alla Provincia di Como. Ero un loggionista, grande fan di Pavarotti quando Pavarotti aveva ancora la voce. E feci anche uno scoop. Pavarotti doveva debuttare nel Don Carlos e si era chiuso in silenzio stampa. Ruppi talmente le scatole alla moglie Adua che riuscii a intervistarlo e debuttai nelle vesti di giornalista con tutti i crismi sulla prima pagina di Repubblica”.
Nel frattempo insegnavi?
“Sì, e avevo in classe il figlio di Pier Luigi Ronchetti, allora vicedirettore di Tv Sorrisi e Canzoni. Gli chiesi una raccomandazione per il padre, perché mi facesse fare una rubrica di musica classica. E lui rispose, forse per piaggeria: “Ma lo sa prof che è una bellissima idea?””.
Vergogna. Ti sei fatto raccomandare da un tuo alunno.
“Ma è cominciata la mia carriera. Dopo Tv Sorrisi e Canzoni, Noi, Chi. E infine Panorama”.
Sempre gossip?
“Io sono un ascoltone. Da bambino spiavo le telefonate d’amore di mia sorella. Negli anni Ottanta avevo uno scanner con il quale ascoltavo le telefonate dei cellulari. Ero curioso anche da professore. Insegnavo in uno dei licei più prestigiosi di Milano, quelli frequentati dalla buona borghesia milanese, il Leone XIII, gesuiti. Appena vedevo una classe con doppi e tripli cognomi davo il tema: la mia famiglia”.
E la tua famiglia com’era?
“Semplicissima, padre impiegato, madre casalinga. Infanzia vissuta a Cormano, quartiere dormitorio alle porte di Milano. Ero un bambino solitario, avevo pochi amici, ero cresciuto troppo in fretta. Odiavo il sabato e la domenica: vedevo gli altri uscire e io non sapevo dove andare”.
Non avevi l’amico del cuore?
“David. A 11 anni prendevamo il treno e andavamo al Planetario di via Palestro. Passavamo il pomeriggio a guardare le stelle”.
I miti della tua giovinezza?
“Maria Callas. Ho una mania. Il mio primo articolo che faccio ogni anno devo sempre citarla. E poi le telenovelas. Me le sono sempre sparate tutte. Quando facevo l’università, guardavo la Carrà. Mi dicevo: quanto è buona Raffaella!”.
Gli amici?
“Francesco, l’ho rincontrato, importa icone. Aristide, oggi è archeologo, lavora per sei mesi all’anno nell’oasi del Fayum, nel deserto egiziano in cerca di papiri e di mummie. Quando facevo l’università c’era la strafiga della facoltà, l’irraggiungibile, aristocraticissima Cristina Parodi. Non ci degnava neppure di uno sguardo. Si sentiva bellissima”.
È bellissima anche oggi.
“E poi c’era una arruffona, scapigliata, bruttissima, orrenda, vestita malissimo. Ci dicevamo: ma che cesso. Era la Pivetti”.
Il primo amore?
“Il primo vero bacio l’ho dato a 25 anni. Una roba sconvolgente. Mi eccitò anche troppo. Era la zia di un mio allievo. Mi innamorai perdutamente di lei. Il giorno dopo volevo sposarla. Il 7 di aprile, giorno del mio compleanno, le regalai l’anello di fidanzamento. E lei mi regalò la chiave di una stanza dell’hotel Duomo di Milano. Fu così che feci l’amore la prima volta. Fu un piacevolissimo trauma”.
Altri amori?
“Uno grande per Laura. Quattro anni insieme. E da allora mai più niente. Tranne Valeria Marini”.
Valeria Marini?
“La Marini fa parte di un periodo della mia vita in cui avevo preso la ubriacatura da mondanità”.
Non basta. Vai avanti.
“Frequentavo star, starlette, agenti, shampisti, fotografi, truccatori, pornostar. Chiunque. Mi imbucavo alle feste. Non mi perdevo una presentazione”.
La Marini?
“Sono rimasto abbagliato dalla sua bellezza. Mi piaceva il suo culo enorme. Roba divina. Abituato alle suore laiche del Leone XIII, alle prefiche della Cattolica, mi trovai di botto davanti Valeria Marini. E mi innamorai follemente”.
E?
“E una sera, sul terrazzo dell’hotel Le Dune a Sabaudia…”.
Non mi puoi far morire così.
“Lei arrivò, avevamo due stanze vicine. Stavamo facendo un servizio per Chi e lei mi aveva fatto arrabbiare con i suoi mille capricci. Mi fece: “Ma dai? Ma no? Ma scusa amore?”. A me amore?”.
Eri già innamorato?
“Ero già innamorato perso di lei”.
E allora?
“Bum, bum bum. Mi batteva il cuore. Lei mi guardò con i suoi occhi bellissimi, meravigliosi, grandi. Poi mi sorrise”.
E poi?
“Mi disse: “Che bei piedi che hai!”. E lì ho scoperto la valenza fetish dei piedi”.
Alfonso, non me ne frega niente della valenza fetish dei tuoi piedi.
“Io vivo di quel ricordo. D’estate vivo scalzo”.
Continua.
“Lei andò sul letto, io la raggiunsi sul letto. Ci sdraiammo”.
E?
“Cominciammo a raccontarci la nostra vita”.
Senti Alfonso, è avvenuto il fattaccio?
“No, ma poco ci mancò”.
Ti sei trattenuto o Valeria ti ha mandato in bianco?
“Mi sono trattenuto”.
E perché ti sei trattenuto?
“Ero pieno di complessi. Pensavo: figurati se una come Valeria Marini può pensare a uno come me. E poi avevo paura di fare una brutta figura”.
Riusciresti a fare del gossip su lei?
“No. Anche i gossipari hanno un cuore. Con Afef siamo molto amici: mi sono accorto che a un certo punto rischiavo di divenire troppo adulatorio. Sono suo amico dai tempi in cui faceva la modella e andava da Costanzo a parlare delle difficoltà che aveva ad inserirsi in Italia”.
E come ti comporti?
“Ad Afef ho detto: restiamo amici, però da lontano”.
I gossipari hanno odi?
“Io non sopporto gli egotici. Michele Santoro per esempio. Alla trasmissione di Chiambretti una sera arrivò ospite Luisa Costamagna che faceva allora Sciuscià con Santoro. In tutta la Rai girava il pettegolezzo che le donne di Santoro per finire in video dovessero pagare pegno”.
Vergognoso pettegolezzo maschilista.
“Avendola di fronte non potevo esimermi dal chiederle la sua opinione su questo vergognoso pettegolezzo maschilista”.
Completezza dell’informazione.
“Il giorno dopo Santoro chiamò Carlo Freccero, capo di Rai Due, dicendo che lui non avrebbe fatto Sciuscià se io non avessi immediatamente porto le scuse ufficiali a lui e a Luisa Costamagna. Carlo Freccero sarà anche l’uomo geniale, straordinario, creativo, ma in quell’occasione fu soprattutto pauroso. Io scrissi una lettera a Santoro e gli dissi che non mi rimangiavo una parola di quello che avevo detto e che avevo semplicemente fatto il mio dovere di cronista”.
Peggio il tacòn del buso, come dicono in Veneto.
“Santoro mi rispose che non dovevo giustificarmi di nulla. Scrisse: “Lei ha agito con il consueto garbo e ironia”. Come dire: “Lei è il solito pirla””.
Altri egotici?
“La Parietti. Parla sempre di se stessa. Io sono un ascoltone ma dell’io della Parietti, francamente, ne ho piene le trombe di Eustachio. Ogni volta che ci vediamo litighiamo”.
Altri scazzi?
“Con la Parodi. Eravamo sotto Natale e lei presentava come ogni anno il concerto del Vaticano. Durante la trasmissione di Chiambretti mostrai le foto di un servizio: “Guardate la dolce Cristina, fotografata in pose da maliarda, ammaliatrice, sexy””.
Non hai detto solo questo.
“Vabbé, ho detto anche: “Guardate che sguardo da maiala””.
Ecco, appunto.
“Ero un pivello, adesso non lo direi più, sono smaliziato”.
Altri scazzi?
“L’ultimo è stato con la Folliero. L’ho incontrata a Senza Rete e le ho chiesto: “Ma i tuoi stivali da dove escono? Li hai presi allo svincolo dell’Aurelia?””.
Pesantina. E lei?
“Se l’è presa. E se ne è andata. Ma se io dico che una si veste da puttana mica le dò della puttana”.
Ci sono voltagabbana nello spettacolo?
“Ma certo. Claudia Gerini per esempio. Era sempre stata sponsorizzata e vestita da Armani, era sempre andata ospite sua a Pantelleria. Quale migliore occasione di Sanremo per vestire Armani? E invece lo ha tradito”.
La moda, tempio dell’adulazione?
“Le più adulate sono le giornaliste di moda del Tg1 e del Tg2, la Cacianti e la Milani. La più adulata degli stilisti, sicuramente quella più generosa, quella che regala di più, è Donatella Versace. Anche Cavalli è adulatissimo. Quando apre la sua villa a Porto Cervo transumanze umane vanno a mangiare caviale e aragoste”.
E nella televisione?
“Piersilvio Berlusconi, quando si muove, sembra il primario di un ospedale”.
È un figlio di papà?
“All’inizio credevo che fosse il classico scemone che andava a Drive in per vedere le tettone della Cavagna o della Russo. E invece mi sono dovuto ricredere. È uno con le contropalle”.
Adulatori televisivi?
“Vincenzo Mollica. Le sue interviste sono una grande lezione di tecnica dell’adulazione. E non mi piace lo stile di Anna La Rosa. Quando vedo che ha la fotografia di Berlusconi sul tavolino penso che non c’è limite alla piaggeria”.
C’è qualche gossip al quale hai rinunciato?
“Quello di Marina Berlusconi col nuovo fidanzato il ballerino Vanadia. Ho preferito che lo facessero altri”.
Paura? Adulazione? Opportunismo?
“Quando L’Espresso alluse alla omosessualità di Vanadia, pensai che fosse una speculazione politica. A me non interessa sapere se Vanadia ha avuto una storia con un uomo prima di incontrare Marina Berlusconi”.
Difesa corporativa?
“Stai facendo gossip su di me? Se mi chiedi se io sono gay, io ti rispondo che non esiste una categoria definita nella quale mi inserisco. L’importante è essere aperti alla passione e agli incontri. Io provo attrazione per entrambi i sessi. Se incontro una persona che mi piace, che mi attrae fisicamente, non mi pongo il problema se è un uomo. Ma non ho evitato di scrivere il pettegolezzo su Vanadia perché ritengo di appartenere alla categoria. Io detesto le categorie”.
Forse lo hai evitato perché lavori per Berlusconi.
“È inutile negare. Se tu hai un pettegolezzo su Cesare Romiti lo scrivi?”.
Mai!
“Mai?”.
Mai.
“Il fatto che io non posso e non voglia occuparmi di Marina Berlusconi e Vanadia non lo vivo come una castrazione professionale. Devo anche tenere conto dell’azienda che mi dà da mangiare”.
Esistono dei gossipari rampanti? Gli eredi di D’Agostino e Signorini?
“Non ne vedo altri”.
Con D’Agostino siete rivali?
“Io sono molto amico di Roberto e lo considero un maestro. Mi piace il fatto che sia ingestibile. È una persona che non riesci a imbrigliare. Ha anche lui le sue amicizie: non toccategli Barbara Palombelli o Rosi Greco, diventa pazzo”.
Politicamente come sei messo?
“Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio. Io ho avuto un passato di politica attiva con Comunione e Liberazione”.
E adesso?
“Mi colloco tuttora in un’area moderata di centro-destra. Voto Forza Italia”.
Berlusconi ti piace?
“È una persona con molti eccessi, però trasmette entusiasmo”.
Tu sei un adulatore? Prova a dire qualche cattiveria sui tuoi direttori.
“Ci provo. Gigi Vesigna passava più tempo nel suo ufficio con la sua assistente, Anna Maria Casasco, che non con i suoi giornalisti. La Giacobini non stacca mai. Ti rompe le scatole a ogni ora del giorno e della notte. Per Carlo Rossella non mi viene in mente niente”.
Sei innamorato di lui?
“Potrei innamorarmi di una persona come lui, che ha tanti interessi, ti trasmette entusiasmo e ha una genialità innata. Certo, se avesse trent’anni di meno, un pensierino ce lo farei”.
Un giornalista che non ti piace?
“Non mi piace il giornalismo alla Filippo Facci”.
Qual è il giornalismo alla Facci?
“Quello del cattivo a tutti i costi. A me piace la provocazione solo se è intelligente”.
Hai avuto risse grandi?
“Come no! Con Christian Vieri. Eravamo a casa di Lele Mora, l’agente di tante star dello spettacolo. Mi saltò addosso per picchiarmi. Mi riempì di parolacce, mi buttò sul divano. Io l’ho querelato”.
Lui te ne ha date ma tu gliene hai dette.
“Figurati, se l’era presa a morte perché per primo avevo scritto che lui stava con la Canalis. Ma Vieri è una montagna. Se ti mette le mani addosso…”.
Gioco della torre. Ombretta Colli o Alessandra Mussolini?
“Salvo la Mussolini. È verace. La Colli con tutti quei nei in faccia sembra Bruno Vespa con la parrucca”.
Fede o Rossella?
“Io amo Rossella ma adooooro Fede. Salvo Rossella perché non si è ancora rifatto gli occhi”.
D’Eusanio o De Filippi?
“Salvo la De Filippi. La D’Eusanio a me sembra tutta finta, da quello che dice a quello che fa”.
Albano o Romina?
“Salvo Albano, un vero contadino verace. Romina ha sbagliato a lasciarlo. Uno come Albano va tenuto stretto. Di maschi come lui non ne vedo tanti in giro”.
Barbareschi o Sgarbi?
“Salvo Sgarbi. Barbareschi ha girato troppe parrocchie. È un voltagabbana di prima categoria”.
Vuoi fare una coppia tu?
“Certo: Platinette o Aldo Busi? Salvo Platinette. Devi chiedermi perché”.
Perché?
“Perché Busi è come Facci. È volgare. In egotismo batte perfino Alba Parietti”.
caro signiorini facete schifooo ok ciaooo