- 4 Ottobre 2001
«Eleonora? Quella bionda che hanno mandato via e poi riammesso? È splendida». Pietro Taricone, veterano del Grande Fratello, guarda su Stream il Grande Fratello numero due e non ha dubbi: «Con lei ci avrei provato sicuramente». E gli altri? «Il biondo con i tatuaggi di Arezzo è troppo bello.
Anche Filippo, quello di origine inglese è simpatico. Io ho tifato fin dal primo momento per Giancarlo, con quello sguardo da piacione. Ma me l’hanno cacciato subito». E Mathias, il ragazzo di colore? «Ipocrisia italiana. All’inizio tutti politicamente corretti. Poi l’hanno lasciato in un angolo, con l’aspirapolvere in mano. Sono razzisti. Gli vogliono far fare il maggiordomo, fra un po’ gli mettono i guanti bianchi e lo fanno dormire con le galline. Mascia lo chiama Mandingo e tutti giù a ridere. Mathias, ribellati! Ascolta il leone che è in te!».
Pietro, è passato un anno. Facciamo un bilancio?
«A Clà, è cambiato tutto. So’ cambiato pur’io».
Paura di scomparire?
«No. Anzi. Allarghiamo la famiglia dei Grandi Fratelli. Ormai esiste una categoria televisiva nuova. Colui Che Ha Fatto il Grande Fratello. Che farà? Per adesso fa l’ospite. E fa audience. Siamo figli di Publitalia».
Tu sei l’unico che è riuscito a imporre nome e cognome. Marina del Grande Fratello, Sergio del Grande Fratello. Tu no. Tu Pietro Taricone.
«Sono stato aiutato dal suono cacofonico della parola. Taricone! Taricone!».
Tarichino non era la stessa cosa.
«Taricone… Napoleone… Cecchi Paone…».
Il tuo amico Cecchi Paone. Lo hai fatto arrabbiare perché hai vinto il Telegatto per la cultura. Diceva: che cosa c’entra il Grande Fratello con la cultura?
«Aveva ragione. E cosa c’entra La Macchina del tempo con la cultura? Che cosa c’entra la cultura con la televisione? I Telegatti mica sono gli Oscar, guagliò. Cecchi Paone è vecchio. Quei leoni so’ dieci anni che stanno lì a ruggì. Quei ghepardi so’ sempre gli stessi che inseguono e se magnano sempre la stessa gazzella».
Allora il bilancio? Sei contento?
«Mica tanto. So’ ’n crisi, porca vacca. Non mi sento a mio agio. Me sento come il metalmeccanico che sta alla catena di montaggio».
Metalmeccanico?
«E lo sapevo. Paragone osceno! Non toccate i mostri sacri del proletariato! Taricone fa i miliardi! Sai che c’è, guagliò?».
Che c’è?
«Quando stavo dentro la casa potevo parlà di tutto: Clinton, Berlusconi, l’aborto. Ero libero. Adesso no. C’è un forte preconcetto su di me. E intanto sai che faccio? Faccio il Sindacato dei Reduci del Grande Fratello, Srgf. Porca vacca: siamo 10 della vecchia edizione, 12 della nuova e poi quelli che verranno. Quasi quaranta. Faccio il Cofferati del Grande Fratello, un sindacatone. Tavolo delle trattative: le parti sociali, Mediaset, il pubblico, il Srgf. Sciopero compagni! Pensa alle trasmissioni tv senza quelli del Grande Fratello».
Chi eri prima di entrare nella casa?
«Guagliò. Ero Pietro Taricone, nato il 4 febbraio del ’75. Una persona estremamente curiosa, affascinata dal superficiale e convinta d’essere coerente. Guarda che io l’ho lette le cose sui voltagabbana. L’ho letto Mughini che li difende. Ha ragione: essere voltagabbana vuol dire acquisire esperienza. L’ottuso ti dice: no, non sarò mai un voltagabbana».
Se tu lasci la tua fidanzata per andare con un’altra perché ha i soldi…
«Sono voltagabbana, hai ragione. Pensa a Milingo. È un voltagabbana di quelli forti. È un voltagabbanone. Lei mi sembrava ’na brava donna, poraccia. Ce se potrebbe fa’ na soap opera. Chissà che gli hanno dato a Milingo per farlo torna’ indietro. L’Africa. Forse gli hanno dato l’Africa».
Un altro gran voltagabbana?
«Lorenzo. Diceva di essere di destra, di odiare le droghe e la vita lasciva, di essere fedele. Poi ha avuto una storia con Marina già nella casa. Poi ha lasciato quella poraccia della fidanzata. Poi è diventato il prototipo della vita lasciva. È di sinistra, mica di destra. Ma pure io sono un voltagabbana».
Ah sì?
«Ho detto solennemente: “Non farò mai Buona domenica”. E adesso firmo un contratto con Costanzo. 400 milioni».
Quanto hai guadagnato in tutto?
«Tanto. Poco… Tanto e poco… Un anno fa al mattino mi dicevo: “Guagliò, oggi devi fa’ 30 mila lire”».
Che facevi?
«L’amministratore, il trafficone».
Quanto guadagnavi?
«Come amministratore di condominio 400 mila lire al mese. Avevo 70 famiglie, avevo messo su una piccola azienda di pulizie».
Ma questo è conflitto di interesse.
«Hai ragione».
Rubavi sul gasolio?
«Mai fregato sul gasolio. Ho fatto una volta una stupidaggine con l’acqua: ho preso tutti i soldi subito dalle 70 famiglie e poi ho rateizzato i pagamenti. Come fanno i grossi imprenditori».
Lucravi sugli interessi.
«Più che altro quando metti in banca 20 milioni il direttore dice: “Azzo, sto ragazzetto!”. E ti dà il fido. E il fido so’ soldi. Cecchi Gori ci ha campato una vita così».
Quanto hai guadagnato quest’anno?
«300 milioni di penale per il contratto saltato con la Titanus. Poi ho un contratto con Cecchi Gori per un film: 700 milioni».
Li hai presi?
«70 milioni per ora. Viva Cecchi Gori! Poi le discoteche. 20 milioni a botta. 700 milioni in tutto».
Vai a ballare e ti danno 20 milioni?
«Guarda che lo fanno tutti. Dove andavo io c’era appena stata la Cucinotta per la festa dei pomodori».
Quando c’è stato il sondaggio su chi era il più sexy tu sei arrivato terzo.
«Sì mannaggia, sì».
Eppure tu piaci alle donne.
«Adesso non è più come una volta. Ho la popolarità negativa. Ogni tanto vado a Villa Ada. Ci sono quei tipi della vecchia borghesia romana che quando mi vedono fanno subito a gara per dire: “L’ho riconosciuto meno io”. “Io non so chi sia”. “Io non l’ho guardato nemmeno”».
Hai la gente contro?
«Sono un personaggio di rottura: o tanto amato o tanto odiato».
Se tu fossi una donna, andresti con Taricone o con Cecchi Paone?
«Co’ Taricone! Sarei innamorata persa di Taricone».
Quanto tempo passi davanti allo specchio?
«Quando m’alleno tanto. Se non mi guardo allo specchio, faccio gli esercizi male… non regge?».
Non regge.
«La verità è che mi piaccio. Guardare ’ste vene che se gonfiano è ’na meraviglia».
Torniamo ai tuoi guadagni.
«Lo spot Stream, 245 milioni. Sponsorizzazioni 300 milioni».
Siamo a un miliardo e 600. Quanti soldi hai sperperato?
«Tanti! Tantissimi. Soprattutto auto. Fra un po’ mi arriva la Porsche 996 turbo. Una figata. È la macchina di Batman. 440 cavalli. A Clà, te dico ’na cosa. Io vengo da una città di provincia e ho sempre vissuto questi sogni. È una colpa essere affascinato dal bene materiale?».
Quanto paghi di affitto?
«Cinque milioni al mese. Ma se non comincio a riguadagna’ un po’ di soldi finisco a Torbellamonaca. Ho speso 60 milioni p’arredà ’sta casa, mannaggia. Sai dove ho fatto la fesseria? Ho vissuto quattro mesi in albergo. Costava ’na botta».
Altre macchine?
«Ho cominciato con un 360 Ferrari. Poi una Lamborghini Diablo, rumorosissima, aveva uno stereo da paura, accendevi il motore e non sentivi più lo stereo. Poi l’M5 Bmw, bellissima e quindi l’X5 il fuoristrada ultimo. Poi una Porsche 996 Carrera normale. Adesso sto aspettando il mostro…».
E nel frattempo?
«Una Smart».
Che vergogna! Non c’entri nemmeno!
«Hai ragione. Però oramai è questione di giorni».
Hai anche una moto.
«Una Triumph Speed Trible. È quella di Tom Cruise in Mission impossibile Two. Prima o poi arriva Tremonti e mi dice: “Ah Pie’, me devi da’ ’n sacco di soldi».
Mi racconti la tua infanzia?
«Bella domanda. Non me l’ha fatta nessuno. La mia infanzia è forte. Sono il secondo di tre figli. Maurizio, il più piccolo, è il mio amministratore delegato. Mio padre era direttore del personale, quello che licenziava le persone. Una volta fuori dalla fabbrica c’era scritto: “Taricone, cornutone, che ci ha fatto stu bidone”. Mio padre era il classico tipo che faceva fare al figlio quello che non poteva fare lui. Voleva fare karate, ma aveva una panza così, e lo faceva fare a me. Bruce Lee è un personaggio importante nella mia vita. Insieme a Silvester Stallone. Io avevo gli occhiali a goccia perché ce li aveva Cobra: “Tu sei il male e io sono la cura”. “Dove la legge si ferma, qui comincio io”».
Come andava con le donne?
«Il periodo in cui era di moda fare l’intellettuale sapevo a memoria Hegel, Kant e i filosofi greci. Funzionava. Donna, panta rei, tutto scorre».
Tutto per piacere alle donne?
«Io per le donne faccio le più grosse cazzate. Poi adesso è un macello. L’ultima delle modelle dell’ultima delle agenzie qui a Roma è meglio della meglio di Caserta».
Da quando sei uscito dalla casa, secondo le cronache, non hai fatto che sesso.
«M’è piaciuto da morì. Come fai a non subire il fascino di una che ti dice: “A Tarico’, non me devi convince. Io voglio fa’ l’amore».
Hai tenuto il conto?
«Diciamo che è andata bene».
L’Italia lo chiede: quante?
«Facciamo cento. Una a sera, quando facevo il tour discotecaro».
Trovavi tutte le sere la donna che ti diceva: “Tarico’, poche chiacchiere”»?
«Qualche sera andava buca».
E allora?
«Trovavo qualcuna a pagamento».
Taricone con una prostituta?
«A Clà, me piaceva da morì. Molte venivano con me per curiosità, per raccontarlo in giro. “Sai? Sono stata col Taricone”. Poi pian piano m’è venuta l’ansia da prestazione. “Oddio. Sarò stato all’altezza?”».
Non vorrei offenderti: ti sei mai innamorato?
«Stai a scherzà? Io penso che l’amore sia una questione chimica, come il sesso: la dopamina, l’adrenalina, l’amorina…».
Esiste un tuo ideale di donna?
«Mi piacciono quelle come Federica Fontana, Paperissima, il Processo di Biscardi. Quant’ è bella. Bionda, occhi chiari, molto ucraina, terza-quarta di seno. Ah, la donna russa!».
Perché le donne vengono con te?
«Perché io sono focoso e le donne lo percepiscono subito, è questione d’odori».
«Sei un grande amante?
«Mi piace la brutalità. Quando arriverà l’amorina sarà diverso, però per adesso…».
Torniamo alla gioventù, gli amici…
«Tantissimi. Ma amici veri pochi. Ero troppo individualista. Invece bisogna accettà il dibattito».
La scuola?
«Le medie… il liceo scientifico… con tutte le storie che ti formano… prendere le botte nel bagno…».
Prendere le botte nel bagno?
«Vai nel bagno e ci stanno i ragazzacci, i guaglioni, quelli ripetenti. Io pigliavo sempre le botte. Però ci andavo in bagno quando mi accorgevo di avere paura. Non avere paura quando uno ti fa una minaccia è importante. L’atteggiamento di pseudo-guappismo nel mondo del lavoro è utilissimo. Se reggi lo sguardo ti rispettano di più».
Il tuo primo amore?
«Catherine, francese, mulatta, bella, bella, bella».
Poi?
«Marina, molto più piccola di me. Bella. Un gioiello. Uguale a Sharon Stone».
Come corteggi?
«Dico: “Vorrei fare l’amore, facciamo l’amore?”. “No, perché…”. “Ok, ok, non fa niente, non apriamo dibattiti politici. Nel Duemila ancora ’ste cose!”».
Una volta era diverso? Eri di quelli che scrivevano poesie…
«No».
… dichiarazioni…
«No».
… lettere d’amore?
«A Clà, mannaggia. Stallone non fa dichiarazioni d’amore».
Politicamente?
«Ero di destra… Vedevo tornare papà a casa triste e davo la colpa ai sindacati… e poi la sinistra la vedevo femminea. Candy-Candy mi sembrava di sinistra, Goldrake e Big Jim di destra. Una volta mi sono anche candidato. Alle comunali di Caserta nel ’97. Per la lista Dini: 88 voti e 6 annullati. Il giorno della chiusura della campagna venne Dini con la moglie, bella donna, due tettone. Io mi ero preparato 20 persone con le trombe. E Dini mi fece: “Complimenti, ragazzo”. Ho una foto bellissima con Dini che mi stringe la mano».
Andresti a Porta a Porta?
«Certo. Porta a Porta è così, non invita più i politici, invita soubrette e attori. Guagliò, se ci vanno Alba Parietti e Sabrina Ferilli, pur’io posso parlà di politica, porca vacca».
Chi sono i politici che ti piacciono?
«Umanamente è intrigante Berlusconi. Ha mille facce. Guarda gli occhi di Berlusconi, dicono una cosa diversa da quella che dice il corpo. D’Alema mi piaceva. Se era un pochetto più simpaticotto…».
Fini?
«Mi piace… Ero innamorato di lui. Ma adesso c’è Berlusconi».
Quali tg guardi?
«Mi piace il modo aggressivo di Mentana. E anche come commenta le notizie. Si perde con le parole. È fortissimo, io l’ho conosciuto, non fa altro che battute. Se invece del giornalista facesse l’ospite…».
Chi sono i tuoi nemici? Cecchi Paone?
«Ma no. Siamo come Don Camillo e Peppone».
Maria Rita Parsi? Ha scritto che hai il cervello di plastica.
«Dice cose stupide, inutili e banali».
È una psicologa.
«In base a che cosa ha espresso un concetto così offensivo? Non ci siamo mai visti, non ci siamo mai parlati. Mia madre c’è stata male. Attenzione gente che state in cura da Maria Rita. È cattiva».
E gli altri tuoi nemici?
«Quelli dello star-system, gli sfigati, i comici di seconda categoria, le subrettine, quelli che mi boicottano perché temono di dover scendere dall’autobus. Come Tiberio Timperi. Ma perché ’sto accanimento? Ha paura che gli rubiamo spazio?».
Un giorno dovrai scendere anche tu dall’autobus…
«Ma io non ci sono mai salito su questo autobus. E poi non mi piace questo mondo, mannaggia. Però mi piace andà sulla Porsche. Vendo la Porsche?».
Sei pieno di contraddizioni. Di che ti lamenti? Hai tutte le donne che vuoi.
«Meno quelle che mi piacciono veramente. Hanno dei pregiudizi nei miei confronti, mi guardano male».
Come osano? Chi sono?
«Le intellettuali. Le giornaliste, le ragazzette che lavoravano per l’immagine ed erano innamorate dei cliché… Madonna… Lenny Kravitz. Taricone no. Taricone è molto Italy… Little Italy… non è trendy. Io sono come un bambino, le donne di cultura sono intriganti. A Clà, perfino le commesse della Feltrinelli quando entro si mettono a ridere».
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