- 6 Aprile 2006
Circa dieci anni fa, quando io dirigevo Cuore, lessi su un giornale un’intervista ad Enrico Vaime, uno dei grandi autori italiani di teatro, televisione e radio. Quello della coppia Terzoli e Vaime, tanto per capirci, quello che aveva fatto in televisione Fantastico, Canzonissima, Drive In, in teatro Scugnizzi, che faceva Black Out alla radio.
Rimasi sorpreso nel leggere: «Ci sono quelli che scoprono la satira in età senile, tipo Claudio Sabelli Fioretti, il quale non capisce niente di satira ma pretende di spiegarlo a tutti». Da gran signore mi chiesi: «Chissà perché ce l’ha con me». Ma chiusi il giornale, e anche il capitolo, dedicandomi anima e corpo al settimanale satirico di resistenza umana che stavo accompagnando velocemente sulla strada della chiusura. Ed ora eccomi qua, dopo tanto tempo, davanti a lui. Non posso trattenermi. Vaime, perché ce l’avevi con me? Dice: «Ma di che cosa parli?». Dico: «Hai scritto che non capivo niente di satira». Dice: «Non ricordo nulla di tutto ciò. Ma se ho detto una cosa così stizzosa e arteriosclerotica tu dovevi aver fatto qualcosa di tremendo». Che cosa avevo fatto? «E che ne so. Guarda, diciamola tutta: non sempre sono d’accordo con le mie idee». Guarda, diciamola tutta: anche tu per quanto riguarda l’età senile non scherzi. La vendetta è consumata. L’intervista può cominciare. La televisione.
«Sono entrato in Rai 46 anni fa, con un concorso pubblico. Entrarono con me Liliana Cavani, Giuliana Berlinguer, Francesca Sanvitale, Carlo Fuscagni, Giovanni Mariotti, Leardo Castellani. A quel punto hanno capito che era rischioso e non ne hanno fatti più».
Perché la Rai?
«Volevo andare via da Napoli. Feci anche un concorso da speaker. Pur di lasciare Napoli avrei fatto il concorso per capostazione».
Che cosa facevi in Rai?
«Chiamavo la sede di Trieste e dicevo”Sei pronto? Ti passo la linea”. E pensare che gli orali li avevo fatti su Svevo e gli scritti su Eugène Ionesco. Per l’ultimo colloquio avevo incontrato Ungaretti, Bertolucci, Moravia e Pasolini».
Che differenza c’è tra la televisione di allora e quella di oggi?
«Allora i comici erano Walter Chiari, Gino Bramieri, Macario, gente che veniva dal teatro. Adesso vengono dai villaggi-vacanze».
La televisione è deficiente?
«Non come molti sostengono. Se l’Italia si è mossa è grazie alla velocità di comunicazione della televisione. La tv ha fatto quello che fanno le scuole per i ciucci».
Tipo la Cepu?
«Meglio, la Fevola, cinque anni in un mese, tutto il liceo classico in venti minuti, poi ti mandano a fare gli esami a Reggio Calabria e diventi subito primario».
Deve divertire o migliorare? Sai quelli che dicono: «Uno torna la sera a casa stanco…».
«Che strazio questo che torna sempre a casa stanco. Lo detesto. Ma non tornare a casa! Sei stanco? Muori!».
Ma visto che torna a casa, lo dobbiamo distrarre o istruire?
«Informazione sì, educazione no. Chi è che stabilisce come si educa? Chi è il ministro dell’educazione televisiva? Può anche capitare un imbecille che rende tutti imbecilli».
Tu hai fatto anche cinema.
«Dodici film quasi tutti da dimenticare».
Preferivi il teatro.
«I piedi al caldo, la commedia con cui vinsi il premio Riccione, andò anche al Festival di Spoleto. Fu fermata dalla censura, e lì mi montai la testa. Sono censurato, quindi esisto».
Quale televisione ti piace?
«Quella che facciamo alla 7».
Fai una trasmissione sul traffico parlando di tutto tranne che di traffico.
«Ma a chi vuoi che interessi il traffico? Se stanno in viaggio non possono vedere la tv. Parlare di traffico in televisione è da scemi».
Le trasmissioni di cui vai orgoglioso?
«La commedia Mi pento con tutto il cuore. Un atto di amore per la mia città, Perugia. Scugnizzi, con le belle musiche di Mattone, Fantastico ‘88. Black Out, il programma radiofonico che va avanti da 28 anni. Canzonissima ‘68. Quella con Mina, Panelli e Walter Chiari. La scrissi con Marchesi e Terzoli. Bellissima. Aggiungerei anche il Festival di Sanremo del 1999, con Fabio Fazio».
Il più grande flop?
«I flop li abbiamo avuti tutti, eh?».
Tu ai tuoi.
«Facemmo con Garinei e la Fiastri una commedia musicale per Pippo Baudo. Ci fu il rigetto della gente. Teatro vuoto. Un bagno di sangue».
Tu odi i musical americani.
Mi annoiano. A Grease avrei voluto buttarmi sotto un tram a cavalli. Spesso andavo a vederli con Panelli. Lui si addormentava. Un giorno mi disse: “Adesso mi alzo e urlo: “Ho ammazzato la Montesi!!!” Così mi vengono a prendere e mi portano via”.».
Flaiano, Zavattini, Bianciardi, Marchesi… Hai lavorato con loro. Sei un sopravvissuto.
«Ero un embrione. Loro erano già grandi».
Come li ricordi?
«Zavattini era affascinante, coinvolgente, estroverso, parlava in maniera alluvionale. Si entusiasmava per tutto ciò che faceva. Anche per le cazzate. Mi piacevano il suo modo di raccontare, la sua ingenuità, i suoi stupori. Aveva una visione fanciullesca della vita».
Bianciardi?
«Con Bianciardi eravamo proprio amici. Facevamo grandi passeggiate a piedi a Milano. Lui in ciabatte e cappotto. Una volta in piazza Gramsci vedemmo un morto. Era un morto scenografico, con le braccia in posizione drammatica, da cinema. Bianciardi gli andò vicino, alzò la testa e disse a un signore che passava: “Forse respira ancora”. E quello: “Frega un casso a me”. E Bianciardi rivolto a me: “Hai capito che aria tira a Milano?”».
Flaiano?
«L’uomo più intelligente che abbia mai incontrato. Il più spiritoso. Reagiva alla cupezza del suo carattere con lucidità ironica e cinica. Una volta, ferragosto 1964, dovevamo lavorare e ci mettemmo nel suo giardinetto con la macchina da scrivere. Come due imbecilli. Ad un certo punto una ventina di ragazzini si appoggiarono alla rete di recinzione. Bruttini, macilenti, senza scarpe. Ci guardavano e ci giudicavano. Pensavano: ma questi due disgraziati che stanno a fare? Chi sono? Sentivamo i loro cervelli che lavoravano alla ricerca di una risposta. Poi partì un urlo: “Ah froci!!!” Flaiano stette un attimo zitto e poi commentò: “Mi aspettavo di peggio”».
Marchesi?
«Un grande maestro di spettacolo. Uno scrittore raffinatissimo che si è buttato via. Ma bravo, bravo, bravo. Era goloso. La moglie non voleva che mangiasse. Allora mi diceva: “Mettiti vicino a me”. E si mangiava anche la roba mia. Una volta, a Perugia, in visita alle cucine della Città della Domenica, ad un certo punto sentii uno strano rumore. Crack, crack. Si stava mangiando i surgelati. Gli dissi: “Ma che fai?”. E lui: “Buonissimi”».
Tu sei di Perugia.
«Famiglia borghese. Papà direttore di banca».
Scuola?
«Università a Napoli. Con lentezza arboriana. Ogni tanto facevo un esame. Un giorno dissi a mio padre: “Quanto mi dai se faccio cinque esami?”. Lui disse: “300 mila lire”. Io feci tre esami veri e due falsi. Presi i soldi e andai con i miei amici al circolo polare artico in 600. In Norvegia».
Perché in Norvegia?
«Un problema di patonza. A quei tempi era aperta la caccia alla svedese».
In Norvegia?
«Per noi erano tutte svedesi. Le finlandesi, le norvegesi, le olandesi. In realtà le vere svedesi erano le danesi. Poi scoprii le spagnole. Svedesi anche loro. Nonostante la dittatura. Da noi tanta democrazia, poca patonza».
Politica?
«Da subito a sinistra. Però non penso che dalla parte mia ci siano tutti gli angeli. Peraltro le uniche noie le ho avute con i governi di centro-sinistra».
Fammi un esempio.
«Avevo una trasmissione alla radio, Il programma lo fate voi. Andava benissimo. Fu segato. Andai a protestare dal direttore della rete. Era uno di sinistra. Mi disse: “Dobbiamo fare posto all’opposizione”. E ci mise quattro zozzoni di destra».
Datti una spiegazione.
«Io sono di sinistra ma non loro cliente».
Il peggio della Rai, secondo te?
«Medaglia d’oro all’ex presidente della Rai Baldassarre. La tv non sapeva neanche che cosa fosse. D’argento a Max Gusberti: non capiva nulla di nulla e si occupava di fiction».
Bronzo?
«La meritano in troppi. Tutta gente come Mancini, dirigente alla radio degli anni Sessanta. Quando gli telefonavo da Milano facendogli qualche proposta, mettiamo Mina, mi diceva: “Aspetti un attimo. Adalgisa? Conosci Mina? No? Niente Mina, non la conosce nessuno”».
La televisione più volgare?
«Il Bagaglino. È volgare fin dalla prima inquadratura. All’annuncio è già volgare. È volgare la trasmissione, sono volgari gli attori, è volgare il pubblico».
Leo Gullotta…
«È attore di spessore. Fa cose egregie. Ha sensibilità. Ma ama perdere ogni tanto la dignità».
Oreste Lionello…
«Potrebbe essere un attore molto bravo e invece fa quelle cose lì. E anche Pippo Franco…Lo conosco da 40 anni, prima non era così».
Il colpevole è Pingitore?
«Bah…».
Ma che razza di risposta?
«Bah».
Qualcuno sarà colpevole…
«L’ex generone romano che non c’è più e che cerca in questa catacomba di via Due Macelli di dissotterrare il peggio di sé».
Il pubblico…
«Tremendo. Ridono sul serio».
Molti politici.
«Se penso che Di Pietro è andato lì a farsi prendere a torte in faccia. Immagini che non vorremmo più vedere».
La sinistra non sa ridere, è permalosa.
«È sempre stato così».
Andreotti, se lo prendi in giro, ride…
«Un giorno un suo amico dc lo avvicina e gli dice: “Giulio, lo sai che cosa hanno detto di te? “. E lui, preoccupato: “Che cosa hanno detto? “Che sei un ladro, una spia, un mascalzone, uno stupratore, un mafioso…”. Andreotti: “Hiii. Chissà che mi credevo!”».
Quando la televisione fu gestita dai professori…
«Fu uno dei periodo peggiori. Arrivarono persone colte di grande ignoranza. Esordivano tutti con la frase: “Io la televisione non ce l’ho e non la guardo”. Sbando totale. Un momento drammatico. Prima Locatelli e Dematté. Poi Siciliano, il peggiore in assoluto».
Qual è il tuo rapporto con l’audience?
«Ci tolleriamo».
Hai più paura dei numeri o delle critiche?
«Le critiche non contano niente. Le leggo solo perché stimo chi le scrive. Leggo Grasso, ma Grasso non incide sulla nostra vita professionale. Lo leggo con serenità e con ammirazione. Ma non serve a niente».
Una volta dicesti: è più violenta la Gardini di Vigorelli.
«Due estremisti di centro. La Gardini fece una cosa straordinaria a Caffè Italiano. Ospitò una mamma che non vedeva il figlio da tantissimo. La solita tv del dolore. La incalzò finché crollò per terra svenuta. A quel punto la scavalcò, ci passò sopra letteralmente e disse: “E adesso veniamo al nostro sponsor, il caffè Bergnaghi”».
Hai detto: in questo mestiere si è pagati tanto a umiliazione.
«Ti dicono i capistruttura: “Dai, scrivimi tre o quattro cazzate. Che ci metti? Tira giù due righe. Fammi una propostina”. Ma quale propostina? Io ti faccio una proposta, la propostina la fai fare a sua cugina».
Il periodo socialista craxiano della televisione tu l’hai vissuto?
«Un continuo balletto di talenti da valorizzare. Tutti craxiani. Ma ha fatto meno danni di Forza Italia».
Per esempio?
«Per esempio la rete ammiraglia della Rai diretta da un signore schierato in maniera spudorata».
Anche Saccà era schieratissimo.
«Ma Saccà è un uomo di televisione, uno che ha fatto questo mestiere. Del Noce era un inviato all’estero. Forza Italia ha messo in Rai tutti uomini incapaci».
Ma la televisione non è piena di comunisti?
«La televisione è piena di non-berlusconiani. Ma non contano un tubo. I dirigenti sono tutti di area berlusconiana.
Tipo?
«Tipo Del Noce, Mimun, Paglia. Continuo? Tutti quelli che comandano sono berlusconiani, tranne Di Bella e Ruffini».
È cominciata la transumanza?
«Per adesso si limitano a prese di distanza: …io non voglio dire…per carità…non voglio che tu possa pensare eventualmente…io sono obbiettivo…io non ho mai…tu lo sai come la penso. Il doppio salto carpiato con calcio alla luna lo tengono per il 10 aprile sera».
I voltagabbana sono a destra o a sinistra?
«Abbiamo dato tutti».
Il campione dei voltagabbana?
«Adornato».
Più di Guzzanti?
«Guzzanti non lo prendo sul serio. È uno che gioca a fare la spia. È un eterno ragazzo».
Dopo Adornato?
«Fabrizio Cicchitto. Se penso che stava con Riccardo Lombardi».
Il più fresco è Fisichella.
«Fisichella non è andato a sinistra. È tornato con Rutelli. Erano separati dalla nascita».
Qualcuno sostiene che è voltagabbana anche Rutelli.
«Su Rutelli vorrei non parlare. Non saprei che dire. Anche lui non sa che cosa dire. Ma io non so che cosa dire».
Ci sarebbe Pera.
«Un caso umano. Un Pomicino venuto meglio».
Tu sei comunista?
«Dipende. Se me lo chiede Berlusconi rispondo di sì. Se me lo chiede Bertinotti rispondo: “Debbo pensarci”».
Per chi hai votato?
«Pci, radicali, Psiup. Anche repubblicani. Chi non ha votato per i repubblicani, una volta? C’è gente che ha votato per i repubblicani e non lo sa».
C’è qualcuno che ti piace a destra?
«Stimo Alemanno , Mantovano, Fini…».
Tre di An.
«È la destra riconoscibile. L’Udc è una cosca. È il partito con più inquisiti. Guarda in Sicilia. È una grande famiglia. Però c’è uno che non mi dispiace. Quello calvo. Tabacci».
Gioco della torre. Mimun o Rossella?
«Butto giù Mimun. Rossella è un bel ragazzo, un cazzaro bon vivant, uno che sa fare bene i Martini».
Vespa o Mentana?
«Mentana dice battute livorose. E ride da solo. Vespa fa del cattivo giornalismo ma non è un cattivo giornalista».
Annunziata o Berlusconi?
«Berlusconi dovrebbe andare solo da Marzullo. Si faccia una domanda e si dia una risposta. L’Annunziata è indisponente. E parla quando parlano gli altri».
De Filippi o Ventura?
«Butto la Ventura. È un’arrampicatrice. Non mi piacciono le persone delle quali si circonda…Lele Mora…Briatore…».
D’Alema o Fassino?
«Butto D’Alema».
Conosci l’Associazione Di Coloro Che Si Sono Rotti Le Scatole Di Dire Che D’Alema È Intelligente?
«Appunto. Dove ci si iscrive?».
Ferrara o Sgarbi?
«Butto Sgarbi. Ferrara con tutti i suoi difetti…non so come dire…»
Non lo dire.
«Lo dico. Ferrara è intelligente».
Milan o Fiorentina?
«Quando penso alla Fiorentina penso a Zeffirelli. Posso buttare Zeffirelli?».
Ricci o Freccero?
«Butto Ricci. È un figlio di…».
…possiamo trovare uno pseudonimo?
«È molto abile».
Santoro o Floris?
«Butto Santoro. Si crede al centro dell’universo, fondamentale per la storia dell’umanità e del giornalismo. Ridatemi il mio microfono? Ma che dici?».
Previti o Dell’Utri?
«Previti ha il busto del duce in ufficio».
Casini o Pera?
«Casini è un democristiano loffio, tremendo, quello che ti pare, ma un democristiano. Pera che è?».
Pera che è?
«Un baciapile. La seconda carica dello Stato. Mi vergogno per lui».
Mussolini o Luxuria?
«Luxuria è bella e intelligente. La Mussolini è un trans. Forse è il nonno».
Bondi o Baget Bozzo?
«Baget Bozzo così sporco, unto, con la tonaca impataccata, pieno di forfora, mi fa ridere…».
Altan o Forattini?
«Butto Forattini. Un signore di cattivo gusto che da dieci anni fa vignette da trattoria».
Fazio o Chiambretti?
«Ma scusa…Fazio è mio figlio… Chiambretti è mio cugino…L’intervista finisce qui».
Due grandi a colloquio! Vaime è insuperabile…
troppo intelligente………..per essere italiano!