- 9 Novembre 2006
Dei membri del governo è il più filoisraeliano. Gianni Vernetti, Margherita, sottosegretario agli Esteri, quando c’è una manifestazione per Israele, scende in piazza. «Ho una forte simpatia verso quel Paese», dice. «Ha grande entusiasmo. È un Paese multietnico. Non ha mai avuto mire espansionistiche». Sicuro? «Nessuna guerra è stata condotta da Israele con obbiettivi espansionistici. Hanno occupato il Sinai, un pezzo di Golan, la Cisgiordania. Ma hanno restituito praticamente tutto. Israele ha un multipartitismo efficace, è una vera e compiuta democrazia. Con pregi e difetti. Governi che durano sei mesi, litigi, scarsa governabilità. Sembra un po’ l’Italia, conflittualità, partiti che nascono, partiti che muoiono, alleanze strane. Ma è una democrazia».
Votano anche i palestinesi…
«La democrazia non è solo indire un’elezione: è Stato di diritto, sistema di regole, poteri separati, stampa autonoma, magistratura indipendente. I palestinesi hanno votato, la maggioranza ha eletto Hamas che ha un braccio armato, fa attentati, organizza stragi. In nessun Paese democratico Hamas potrebbe partecipare alle elezioni».
Perché ha vinto?
«Per l’elevato tasso di corruzione del vecchio gruppo di Arafat. E per il suo ottimo sistema di welfare. Ti dà la pensione, l’assegno, la borsa di studio, l’invalidità».
Tu sei il più filo-israeliano della maggioranza?
«Con Piero Fassino e Francesco Rutelli abbiamo molti punti di vista in comune sulla questione israeliana».
E con D’Alema, il tuo ministro?
«Discutiamo spesso sull’argomento. E registriamo divergenze».
Tipo?
«Per lui Israeele è troppo aggressivo. Un elefante in una cristalleria. D’Alema tende a vedere soprattutto l’unilateralismo di Israele, il fatto che non discute, non aspetta nessuno».
C’è antisemitismo nel tuo schieramento?
«No. Ma permangono forti pregiudizi anti-israeliani. In alcuni casi anche forti».
Dove? In Rifondazione?
«Anche».
Nella Margherita e nei Ds?
«Son sentimenti che attraversano pure loro. La mia non è una posizione isolata. E non sono nemmeno acritico. Agli israeliani e agli americani, ogni volta che fanno errori grossolani, bisogna dirglielo. Con durezza. Come si fa con gli amici».
Gli errori grossolani degli israeliani?
«Gli eccessi di mano dura a Gaza e in Palestina».
E quelle degli americani?
«A Kabul hanno mandato dei giovanissimi riservisti in piazza a gestire un problema di ordine pubblico finito in una tragedia».
Solo?
«Non ratificano la corte penale internazionale, non accettano di delegare una quota della loro sovranità».
Tutto qui? Guantanamo?
«Guantanamo è una follia. È inaccettabile. È un vero errore. Noi dobbiamo dimostrare che siamo diversi dai torturatori di Saddam che gassava i bambini e di Ahmadinejad che taglia mani, lingua, naso e orecchie agli oppositori del regime».
Una volta la politica italiana era filo-palestinese… Moro… Andreotti…
«L’11 settembre ha scombinato tutto. Prima vinceva l’idea di conservare lo status quo dei regimi dittatoriali in cambio della stabilità. Fregandosene di quelle centinaia di milioni di persone i cui diritti umani venivano calpestati».
Ognuno è padrone in casa sua… la sovranità nazionale…
«Einaudi ha definito la sovranità nazionale “idolo immondo” dietro cui si nasconde il libero arbitrio dei dittatori. Ma oggi è inevitabile l’intervento umanitario: usare anche la forza per imporre un diritto internazionalmente riconosciuto».
Tu vieni da sinistra…
«La mia famiglia è di cultura socialista, libertaria. Madre architetto, padre docente di filosofia, comandante partigiano. Entrambi erano nel Fronte Popolare nel ’48. Entrambi hanno lasciato il Pci nel ’56 con l’invasione dell’Ungheria».
E tu?
«Movimento studentesco e grande impegno ambientalista».
Molotov mai?
«Vuoi provocare?».
Il tuo ministro le molotov le lanciava.
«Io non ho mai lanciato una molotov. Dai, non tirare fuori la molotov del povero D’Alema che gli viene un tuffo al cuore…».
Ma D’Alema è orgoglioso di quella molotov. L’ha raccontato lui stesso…
«Sono quegli outing non richiesti, inutili e irrilevanti…».
La tua carriera politica….
«Le lotte studeentetsche a fine anni ‘70. Fondatore del comitato antinucleare di Trino Vercellese. Consigliere a Torino, assessore della giunta Castellani, leader dei Verdi in Piemonte. Tra i promotori di Alleanza Democratica, l’idea di unire alcune tradizioni riformiste di questo Paese. Realacci, Rutelli, Cacciari, Zanone, Enzo Bianco, Adornato. Un Ulivo ante litteram. Io, anche nei Verdi, ho sempre rappresentato l’anima pragmatica, riformista, di governo».
Non eri un signornò.
«Ero considerato la “destra” del movimento ambientalista. Uno di quelli che non si sottraevano a esperienze di governo locale».
Le canzoni che cantavi da giovane…
«Bob Dylan. E la beat generation».
Studi?
«Liceo scientifico e architettura. Ho anche fatto l’architetto».
Amori?
«Laura De Donato, giornalista del Tg3, mia moglie, l’ho conosciuta quando io avevo 18 anni e lei 15».
Emerge un quadro sentimentalmente conservativo.
«Però fortunatamente lei mi ha mollato per quattro anni».
In quei quattro anni…
«Ci siamo dati da fare in giro entrambi. Poi ci siamo sposati».
Poi improvvisamente nella tua vita è arrivato Rutelli…
«Abbiamo fatto un lungo percorso insieme. Lo considero uno dei pochi politici italiani con un po’ di “vision”. Fino alla Margherita».
Dalla contestazione al ministero. Si nasce incendiari e si diventa pompieri.
«Assolutamente no».
Non eri incendiario prima o non sei pompiere adesso?
«Nessuna delle due.Anche durante le lotte studentesche, ho sempre cercato di far prevalere l’elemento propositivo. Io nasco in una famiglia dove l’etica del lavoro era quasi calvinista. Mi dicevano: “Benissimo, tu occupa la scuola tutte le volte che vuoi ma porta a casa la media del nove”».
Il movimento studentesco era fortemente filo-palestinese.
«Tutta la cultura di sinistra di quegli anni era filo-palestinese».
E tu facevi parte della cultura di sinistra di quegli anni.
«Facevo delle litigate furiose con i miei amici di sinistra. Non mi affascinavala cultura leninista».
Viaggi in Russia?
«Ma figurati!».
Preferivi andare nei kibbutz…
«Una volta. Ci sono rimasto cinque mesi».
Hai detto: «In Libano l’obbiettivo è difendere Israele». Ma in Libano non si era andati con l’obbiettivo dell’interposizione?
«Trovo straordinario che Israele abbia compreso che la sua sicurezza è garantita dalla comunità internazionale. Finora aveva gestito la propria sicurezza da solo, col proprio esercito».
Hai detto: «Gli Hezbollah sono fascisti».
«Ha ragione Bush quando parla di islamo-fascisti».
Non è drammatizzando un problema che lo si risolve.
«Se hai a che fare con Ahmadinejad è meglio sapere di che cosa si tratta».
Alludi alla bomba…
«Sì».
Ricorda i discorsi delle armi di distruzione di massa…
«Io escludo un intervento militare. Ma l’Iran va preso sul serio. Ahmadinejad vuole cancellare Israele dalla carta geografica. Ha un sistema missilistico evoluto. Sta perseguendo un programma nucleare clandestino. Finanzia Hezbollah…».
Si dicevano le stesse cose di Saddam.
«A me piace la politica estera che si potrebbe chiamare “contenimento e inclusione”. Da un lato evito che un Paese faccia disastri. Dall’altro lo includo in un sistema commerciale ed economico. Scambi… turismo… Erasmus. Quella roba lì. Stick and carrot. Purtroppo Bush usa molto stick e poco carrot».
Ma tu ci credevi alle armi di distruzione di massa di Saddam?
«No. Bisognava far cadere Saddam in altro modo, non era così difficile. Io non l’avrei fatta quella guerra, onestamente».
Hai detto: «La sinistra si convincerà che siamo a Kabul per l’interesse del Paese».
«Wishful thinking…».
Cioè…
«Speruma in piemontese…».
Chi è che ti piace a destra?
«Non c’è un pantheon esaltante».
Tremaglia… Alemanno… piacciono a sinistra.
«Buon per loro, Per me sono dei veri fascisti… Nell’Udc c’è qualcosa di buono. Poi Gianni Letta non è male. Tabacci, Pisanu. La Moratti. Enrico Pianetta, Quagliarello. Anche Fini. Purché non parli inglese».
Chi non ti piace a sinistra?
«Soffro la cultura di sinistra statalista, dirigista, totalitaria…».
E quindi?
«Diliberto sicuramente. Bertinotti invece non mi dispiace. Apprezzo il suo sforzo di rinnovare la sinistra in senso libertario. Tre anni fa incontrammo il Dalai Lama e lui disse: “I am a communist liberal”. Il Dalai Lama rise come un matto. Poi gli disse: “Allora anch’io mi iscrivo al tuo partito”».
Che cos’altro ti infastidisce della sinistra?
«Il linguaggio politically correct. Mi titilla il sistema nervoso… l’assessora… il diversamente abile… il non udente… Oppure: “Il problema del terrorismo non è combatterlo ma è prosciugare i giacimenti dell’odio”. Ma che cosa vuol dire?».
Campioni del politicamente corretto?
«Soprattutto alcune donne. La Pollastrini, la Turco».
Altri difetti della sinistra?
«Molti guardano all’Afghanistan con la lente di ingrandimento del Testaccio. Parlano di Irak pensando alla Garbatella».
Ti hanno fatto il tampone quelli delle Iene?
«No. Comunque non mi faccio canne».
Non ci credo nemmeno se me lo giuri su D’Alema…
«Dipende dal taglio che poi tu dai a questa intervista».
Appunto.
«Che abbia provato a fare un tiro magari sì».
Vedi?
«Sì, ma la cosa non mi ha mai appassionato».
Le Iene…
«I parlamentari debbono accettare che il loro diritto alla privacy sia limitato. Negli Usa i deputati si trovano le loro cartelle sanitarie sul web. Il politico non è un cittadino qualunque».
Che programmi televisivi guardi?
«Disney Channel, Cartoon network, Animal Planet, National Geographic…».
Ma veramente?
«Ho quattro figli: dieci, otto, sei e cinque anni. So tutto su Harry Potter e Pokemon».
Le trasmissioni di approfondimento giornalistico?
«Chatting noioso e ripetitivo. Mi piace solo Ferrara. Ma non scriverlo che se no non mi inviteranno mai più».
Gioco della torre. Prodi o Fassino.
«Non posso…».
Dimostra autonomia…
«Ho più punti di vista in comune con Fassino».
Vespa o Mentana?
«Mentana è un ottimo conduttore».
E Vespa?
«È un paraculo».
Troviamo un sinonimo?
«Forse è meglio».
Costanzo o Baudo?
«Due matusalemme. Ma Costanzo almeno ha innovato».
Gasparri o La Russa?
«Due sfigatoni entrambi».
Briatore o Montezemolo?
«Non ho ancora capito che cosa faccia nella vita Briatore. Meglio certamente Montezemolo».
Buttiglione o Fisichella?
«Fisichella è passato nella Margherita sei mesi fa, mi sembra un piccolo titolo di merito».
Piccolo?
«Minuscolo».
Mastella è un voltagabbana?
«Mastella è un buon ministro. Da noi si dice un po’ Napuli».
Cioè?
«Un po’ meridionale…».
Mi fai il leghista?
«Ma no. Ha molti lati positivi del meridionale: l’arte dell’arrangiarsi, l’innovazione, la capacità di relazione e di movimento. E alla fine ha fatto due riforme».
Cento o Pecoraro?
«Pecoraro ha ridotto un partito nel quale io ho militato 15 anni ad una cosa irrilevante politicamente. Mi sta più simpatico Cento. Mi pare più solido».
Dà più affidamento?
«Non esageriamo».
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