- 11 Maggio 2000
L’inizio è di quelli poco promettenti. Aspetto Carla Bruni al primo piano del Café de la Fiore in SaintGermain-des-Près e quando arriva la trovo splendida (e chi potrebbe trovarla brutta?) ma sulle sue. Alcune mie battute, tanto per sgelare l’ambiente, vengono subito equivocate. Ricordando un’esperienza nel backstage delle sfilate, durante la quale mi aveva colpito la rudezza degli addetti ai lavori della moda nei confronti delle modelle, dico: «Ho visto pochissime persone gentili nel vostro mondo». Carla reagisce: «Io ho visto pochissime persone gentili anche nel mondo dei giornalisti». Cerco di metterci una pezza. Dico: «Durante le sfilate ho notato una certa aria di violenza psicologica nei confronti delle modelle, soprattutto quelle giovani». «Peso el tacòn del buso », come dicono i veneti. Insiste Carla: «La redazione di un giornale è la stessa cosa: violenza, problemi psicologici, ego».
Sarà tutta così l’intervista. Arrivato a Parigi per verificare la teoria di Pietrangelo Buttafuoco sul Foglio («Dio ha creato la donna, Valeria, e poi la femmina, Carla») affronto tre ore di domande e risposte improntate alla massima sincerità, anche troppa, con lunghi periodi di rilassatezza, brevi sprazzi di diffidenza, improvvise risate, momenti di estrema complicità, inspiegabili incomprensioni. Diffidente come un gatto, alcune volte Carla mi farà ripetere le domande. Altre volte le ripeterà lei stessa. Conosce i trucchi dei giornalisti che estrapolano le risposte isolandole dalle domande e l’intervistato ci fa la figura dello scemo. Solo alla fine il ghiaccio si scioglie e, colpo di fulmine, passiamo addirittura dal lei al tu. I saluti sono quelli dei vecchi amici, bacio-bacio, molto invidiato dagli altri clienti del Fiore.
Ma cominciamo dall’inizio, quando Carla Bruni mi stende, a me vecchio abitudinario, moralista, attaccato alle tradizioni, con la sua teoria sulla fedeltà.
«Non ho mai capito perché siamo obbligati ad accoppiarci con una sola persona alla volta, in questa vita piccolina che viviamo e che scivola via veloce. Che ansia».
Sta cercando di dirmi che odia la fedeltà?
«Non mi viene nemmeno in mente».
Insomma non è fedele.
«Non mi viene naturale. Tanto vale non sforzarmi. Non sono fedele. La fedeltà non è una cosa da chiedere né da offrire, né da sollecitare, né da imporre, né da scrivere».
Che cosa è la fedeltà?
«Una pazzia furiosa».
I suoi fidanzati non saranno contenti.
«Io lo dico subito: “Ciao, sono Carla, non sono fedele. Non essere fedele con me perché me ne frego” ».
Allora coppia aperta e diciamoci tutto?
«Per carità, coppia aperta e non diciamoci niente. La persona amata non deve sapere nulla della vita dell’altro».
Basta questo per accontentare i tuoi uomini?
«No. Mi tocca mentire spesso. Gli uomini prendono l’infedeltà femminile come un affronto personale».
Se io le nomino un po’ di persone che sui giornali sono state definite suoi fidanzati lei che fa? Mi prende a schiaffi?
«Dipende da quali».
Mick Jagger.
« Un atto mancato».
Dica vero o falso.
«Falso».
Il cantante francese.
«Un po’ vago».
Si innamora facilmente?
«No, direi che forse non mi innamoro mai. Ma mi piace la dolcezza dell’amore».
E quando l’amore finisce?
«Sono sempre rimasta molto vicina a tutti i miei fidanzati. Non mi separo veramente mai. Spesso si sposano, fanno figli e mi chiedono di fare la madrina di battesimo».
Lei si sposerebbe?
«Appena si parla di matrimonio appendo le gambe al collo e scappo».
Figli?
«Sono così belli i bambini».
Continuiamo: Eric Clapton.
«È un mio caro amico».
Risposta insufficiente.
«La verità è che non si può parlare di queste cose. Se vuole ne parli lei, le lascio la libertà e la responsabilità di farlo, ma io certamente non posso parlare dei miei uomini».
Nemmeno di Arno?
«È un mio caro amico».
Siete stati praticamente sposati.
«Siamo stati due mesi assieme».
Due mesi?
«Forse un anno, non mi ricordo».
Leggo su Novella 2000 che Arno l’ha lasciata alla vigilia del matrimonio…
«Alla vigilia del matrimonio?».
e si è messo con sua sorella..,
«Con mia sorella?».
lasciando lei in lacrime…
«In lacrime?».
Insomma!
«Pure invenzioni. Mia sorella sta con Mimmo Calopresti da otto anni. Mi mente da Otto anni? Mi sorprenderebbe molto».
Non ci si può fidare più nemmeno di Novella 2000.
«Bisogna avvertire Mimmo, è calabrese, si arrabbierà».
Pure invenzioni?
«Pure invenzioni che corrispondono alla vacuità di certi giornali. Molti continuano a intervistarci per farci dire che ci odiamo».
È vero? I/i odiate?
«Abbiamo un livello di amore talmente acuto che è difficile discuterne pubblicamente. Alla fine abbiamo deciso di non parlare più l’una dell’altra. E di non farci intervistare insieme. Ma i giornalisti hanno un desiderio grande di trovare odio fra le sorelle. Può darsi che siano i giornalisti ad avere problemi con i loro fratelli».
Non parli troppo male dei giornalisti: due sorelle che si vogliono tanto bene non fanno notizia.
«D’accordo. Ma non sarò io a nutrire il vostro lavoro. Trovatevi altri scoop».
Smentiamo? Non c’è nulla di vero?
«Di vero c’è soltanto che un’arpia ha scritto che mi ha visto in lacrime perché mia sorella mi ha rubato l’uomo».
Dica la verità, lei odia i giornalisti.
«Io adoro la stampa, è un mezzo di comunicazione fantastico, importante. I media sono importantissimi, fondamentali, sono il grosso cambiamento del mondo insieme con gli antibiotici».
Però se smettiamo di parlare dei fidanzati è meglio…
«Ecco, appunto».
Vede come siamo buoni? Vogliamo parlare del suo lavoro? Delle modelle nuovo simbolo sessuale?
«Errore. La modella non è sessualmente desiderata. La bellezza delle modelle è una bellezza di identificazione. Sono le ragazzine a rimanere affascinate dalle modelle. Non i ragazzini».
Si metta agli atti che l’intervistatore non è d’accordo.
«Si metta anche agli atti che la domanda sulla sessualità l’ha fatta lei».
La modella è un oggetto?
«Certamente. Però è un prezzo da pagare. Spesso mi trovo in una situazione in cui la gente parla di me, davanti a me, come se non ci fossi».
Le viene voglia ogni tanto di dire: «Ehi! Ci sono io qui!».
«Non ho problemi. Avrei molti più problemi se facessi il suo mestiere, se dovessi ubbidire a un capo, se dovessi scrivere cose che non ho voglia di scrivere. Perché a scrivere ci va di mezzo l’anima. Se un fotografo mi dice:
“Non mi piacciono i tuoi polpacci”, me ne torno a casa tranquilla Lei può dire la stessa cosa?».
Sui miei polpacci sono tranquillo.
«Ma scrivere è molto più impressionante, più interessante, più marcante che camminare su una passerella».
Lei ha smesso veramente, non sfilerà mai più?
«Mi sembra stupido dire “mai più”. Ho smesso di fare le collezioni, ma faccio ancora le fotografie».
E’ lei che non ci va o loro che non la chiamano?
«Non ci sono più andata prima che smettessero di chiamarmi. Ma smettere di lavorare non significa smettere di vendere la propria immagine. Io sono ancora molto, molto richiesta. Io sono testimonial di gioielli, di vestiti».
Lei sente che invecchia?
«Ne sono conscia».
Non si vede tanto.
«Ho solo 32 anni. E sono curata».
E fa quattro ore di ginnastica al giorno.
«Quattro alla settimana».
E non beve alcol.
«Ma bevo vino».
Che è alcol.
«Ma è buono».
E non prende mai il sole.
«Non prendo mai il sole perché macchia la pelle, e non va molto bene col trucco. Ed è il più grande fattore di invecchiamento della pelle delle donne».
Che cosa farà da grande?
«Sto studiando musica. Ho scritto le parole per un cantante francese, Julien Clerc. Scrivo parole e musica per canzoni che spero di poter cantare personalmente. Ne ho composte sei. Per un cd ce ne vogliono sedici».
Che canzoni sono?
« Canzoni semplicissime».
Romantiche?
«Tipo Il cielo in una stanza».
Un sogno ricorrente?
«Le pare che le dico i miei sogni? I sogni sono alla base della psicoanalisi. Attraverso i sogni si parla di inconscio. I propri sogni si può dirli solo agli amici».
Quindi noi non siamo amici?
«Non siamo amici ancora».
Il discorso dell’analisi era un discorso serio o provocatorio?
«Era serissimo ma non da fare con un giornalista. Io ho tanta energia fisica, preferirei fare il giardiniere fisicamente o il pittore. Ci sono due categorie di persone: quelle che considerano l’analisi personale e quelli che no. C’è la vita prima della psicanalisi e quella dopo. Ma è una cosa individuale e personale che non è tanto legata a un discorso di immagine di stampa».
Quindi lei l’analisi l’ha fatta?
«La sto facendo, certamente, non si può parlare di analisi senza farla. In realtà l’analisi non si conosce mai, si fa solo. Non è una cosa didattica. Uno può leggere tutto Freud e non capisce l’essenza dell’analisi».
Quali sono le cose seccanti della professione di modella?
«Lo snervamento.
Carla, mi stai toccando!
«Appunto, immagina che qualcuno ti tocchi la testa, i capelli, le braccia, il viso, continuamente. Ci sono venti persone che ti sistemano il maglione, le scarpe, l’acconciatura, la gonna,
Ma è una specie di microviolazione multipla della propria privacy. Una continua molestia sessuale.
«Magari! Se qualcuno mi tocca il sedere almeno vuole qualcosa. Nei servizi di moda, invece, è tutto tecnico»,
Mi viene il sospetto che qualcuno ne approfitti, si prenda dei passaggi.
«No mai. Non esiste. Non c’è mai alcuna componente di desiderio in questo lavoro. E tutto tecnico, è tutto per l’immagine. Non c’è niente di meno asessuato dì un’immagine. È piatta, è plastificata, non somiglia. Se la foto è bella, una non ci si ritrova. Se ci si ritrova, la foto è brutta».
Sei contenta di essere bella?
«Il poco di bellezza che ho mi ha dato talmente tanta stanchezza, talmente tanto lavoro per convincere gli altri che me ne sbatto. Me ne frego abbastanza».
Convincere gli altri di che cosa?
«Se sei bella devi essere dieci volte più simpatica, dieci volte più intelligente, altrimenti sei un’oca».
Sei bugiarda?
«Certo. Tu no?».
Sono educato.
«Anch’io. Non dico mai alla gente: “Che brutto vestito, che brutta casa, come ti sta male questo cappello!”».
Sei litigiosa?
«Che cosa vuoi dire litigiosa?».
Che ti piace litigare.
«Mi piace polemizzare. Mi piace civilmente discutere. Litigo poco e solo con gli amici. Litigare è una cosa intima».
Ti sei mai innamorata di un fotografo?
«No, ma ce ne sono di veramente seducenti. Il rapporto col fotografo è molto intimo».
Uno shooting è qualcosa di simile a un rapporto sessuale?
«Forse una volta. Quando si facevano le cose con più calma, c’erano più soldi e si andava alle Seychelles due settimane per fare un servizio. Oggi si fanno trenta pagine in due giorni. E ci sono sempre quaranta persone accanto a te. Prima che si arrivi al momento di blow up bisogna stare attenti al vento, all’acquazzone che arriva, mammamia è colato del rimmel, le ciglia vanno giù, attenta alla frangia».
Ti sei mai innamorata di uno brutto?
«Non è una questione di brutto o bello. Voi uomini siete in quella posizione ridicola e immensamente confortevole in cui il fascino non è legato all’estetica. L’uomo con le rughe è bellissimo, l’uomo con l’esperienza interessantissimo, l’uomo diverso è affascinante. Nell’uomo ogni difetto è fascino».
Non mi hai risposto.
«Per me è un discorso talmente stupido, scusa eh? ».
Ci mancherebbe altro, son qui per essere insultato.
«Un discorso talmente stupido, non so come dire. Uno sa che la bellezza è soggettiva».
Ma come sarebbe a dire! Viviamo nella società dell’immagine e siamo continuamente sollecitati a confrontarci con canoni di bellezza decisi da altri. Io qualche donna nella mia vita l’ho rimediata. Ma tutte sognavano Raoul Bova. Altro che bellezza soggettiva!
«Ma io posso innamorarmi di uno che è palesemente brutto e a me sembra bello».
Allora diciamola così: ti sei mai innamorata di uno di cui le amiche dicevano «ma quanto è brutto quello lì»?
«Sicuramente sì. Ma una cosa del genere conta talmente poco nella mia vita!».
Ti sei mai innamorata di uno stronzo? E non dirmi che è soggettivo.
«Questo mi sembra già più importante».
Diceva Brigitte Bardot: «Il nudo è un abito di scena».
«Io non ho problemi con il nudo».
Ma voi siete delle indossatrici, dovreste vestirvi.
«Sono tutti esibizionisti quelli dello show business. Modelle, cantanti, attori. Io comunque non faccio mai nudo a peli».
Chiariscimi il concetto.
«Hai mai visto un mio pelo? Io faccio vedere il seno o poco seno. Non ho un seno sconvolgente se sto nuda. Se faccio una foto topless artistica a te non do fastidio».
No, no, non mi dà fastidio.
«Questione di gusto, può piacere il mio corpo o no, ma non dà fastidio, non è una provocazione come su Playboy. Avessi un seno prosperoso mi sentirei provocante, non potrei fare il nudo con la tranquillità con la quale lo faccio».
Capisco: il seno prosperoso è difficile da portare.
«E anche da fotografare nudo senza ricorrere a posizioni molto “tenute”. Il mio è un corpo abbastanza atletico. Il nudo non mi dà fastidio. Un vestito ridicolo mi dà più fastidio».
Tu sei innamorata adesso?
«Sì».
Innamorato attuale?
«Ne ho molti. Sarebbe difficile elencarli. Non vorrei fare torto a nessuno».
Abbiamo tempo.
«Io sono per la poligamia».
Uno solo mai?
«Mi viene l’ansia».
Loro sono contenti di sapersi in molti?
«Tutti i miei morosi sanno bene che tipo di morosa sono io. Io. Sono abbastanza portata all’harem, è la sindrome di Frankenstein».
Prendi un pezzo da ogni uomo…
« Esatto».
Il giorno che trovi uno perfetto, uno che ha tutto?
«Io credo che nessuno sia perfetto. E credo che perché l’amore funzioni bisogna accettare che non funzioni, che fallisca».
Hai mai accettato che possa fallire?
«Io lo accetto sempre. Io parto con l’idea del fallimento. Così quello che succede dopo è solo bello».
minga mal,par de ves li a sentii
evviva!
ha fatto felici tanti uomini….donne nessuna?