- 4 Agosto 2003
Professione attore. Ventisei anni, una moglie, due figli. E una serie di genitori, di nonni, di suoceri famosi. Suo padre, Antonello Venditti, sua madre, Simona Izzo. E la suocera, Ilaria Occhini. E il suocero, Dudu La Capria. E il patrigno, Ricky Tognazzi. Fino a salire «per li rami» a Barnaba Occhini, a Giovanni Papini. Francesco Venditti, l’eredità è pesante?
«A scuola mi pesava un po’ . Però, ero il figlio di Antonello Venditti, d’ accordo, ma alla fine ho preso 37, poco più del minimo. Non è servito tanto».
Quando ha capito di avere un padre famoso?
«Quando mi sono accorto che i miei compagni, ma anche i loro genitori, erano suoi fans. Mi chiedevano di salutarlo, di incontrarlo».
Antonello era un papà presente?
«I miei si sono divisi quando avevo quattro anni. Ma lui c’ è sempre stato come punto di riferimento. Non c’ era fisicamente, ma ha saputo incanalarmi su piste ben precise. Tranne la politica».
Ha fallito?
«Era anche la reazione del figlio che si ribella al padre. Lui credeva nella politica e io no. Cercava di spiegarmela ma io la rifiutavo. Ancora adesso parlo pochissimo di politica con lui. Mi sono accorto che ogni volta che si parla di politica a cena tra amici si finisce sempre in rissa».
Quindi lei non è di sinistra.
«Io non posso essere di sinistra. Non si può abitare al quarto piano a Trastevere su piazza Sonnino e dire di essere di sinistra».
Mica è obbligatorio vivere nelle borgate per essere di sinistra.
«Io non credo a uno che ha la Porsche e dice di essere di sinistra».
La separazione dei suoi è stata pesante per lei?
«E’ stato bello tosto, ma non posso dire che ho sofferto. E’ stato peggio dopo, verso i 15 anni, quando ho capito che mi era mancato un appiglio».
Vi vedevate il sabato e la domenica?
«Erano week end stupendi. Stavamo bene insieme. Vedevamo la partita alla tv, patatine e cotoletta, oppure andavamo allo stadio. Fino a 16 anni sono andato sempre in Tribuna Tevere con lui. Poi ho cominciato ad andare alla Curva Sud coi miei amici».
Era severo?
«Lui no. Non mi ha dato mai una sberla. Mia madre invece me ne ha date tante. E con ogni mezzo. Ricordo ancora la spazzola di ferro. Ma spesso aveva ragione».
Su che cosa?
«Sulle canne e sulle mie varie vandalate».
La canna non è mica una vandalata.
«Tirare una molotov contro la casa di un vicino, sì».
Suo padre invece era favorevole alla molotov?
«Mio padre non l’ ha mai saputo. Lo scoprirà leggendo questa intervista».
Avere un altro padre ha creato problemi?
«Ricky Tognazzi per me è stato un amico, un fratello. Ci sono cose che Ricky sa e mio padre no. Con Ricky ero più libero. Non dovevo dimostrare nulla».
Andava ai concerti di suo padre?
«Certo, ma compravo il biglietto. Come uno dei suoi fans. Mi piaceva stare in mezzo alla gente e vedere come era amato».
La canzone preferita?
«"Compagni di scuola": mi ha permesso di capire com’era quando non era ancora mio padre. Ci sono delle cose che padre e figli non si dicono. Mio padre lo ha fatto attraverso le canzoni».
La canzone dedicata a lei?
«"Peppino Peppino", che parla del rapporto fra padre e figlio. Ma io mi ritrovo in molte canzoni perché somiglio molto a mio padre dal punto di vista intellettuale. Dedicare una canzone è una cosa molto bella ma io penso che tutto quello che ha scritto mio padre sia dedicato a me».
I figli spesso fanno il mestiere dei genitori.
«Per fare un concerto da solo davanti a 100 mila persone ci vuole una dose incredibile di adrenalina».
Lei canta bene?
«No. Sono intonato e basta. Quando ero ragazzino mia madre voleva che suonassi il pianoforte. Ma mio padre quando ha visto che scrivevo le note sui tasti ha detto che era meglio lasciar perdere».
Che consigli le dava suo padre?
«Ho sempre chiesto di farmi sbattere la testa contro il muro da solo. Io sono permaloso e non accetto facilmente i consigli».
Fate feste di famiglia?
«Le odio. Mi mettono ansia. Cerco sempre di evitare, di sviare. Il pre-festa mi angoscia. Mi chiedo sempre che cosa succederà, che cosa si diranno. Io non credo al Mulino Bianco. Se potessimo fare a meno delle feste di famiglia staremmo tutti meglio».
Si ritiene fortunato?
«Non mi manca niente. Ma non posso farmi una colpa se mio padre è Antonello Venditti e mia madre Simona Izzo. Io non mi devo giustificare di niente. E’ capitato a me. Purtroppo non è capitato a un altro. Ma che ci posso fare? Ce ne faremo una ragione».
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