- 25 Settembre 2003
Non è che lo conoscessero molti in Italia. Poi scoppiò il fenomeno dell’Uomo Gatto. Poi, quasi incidentalmente, la coda del suo programma, Sarabanda, cominciò a dar fastidio, sovrapponendosi, a Striscia la notizia. E a Mediaset cominciarono ad andare in fibrillazione. Ai piani alti si decise che la cosa non doveva più accadere. E Sarabanda venne mutilata degli ultimi venti minuti, quelli che superavano Striscia. Magnaghi, direttore di Italia 1, se la prese e si dimise. Enrico Papi no. «In questo sono poco artista, vedo l’aspetto commerciale», spiega Enrico. «Diciamo che il mio era un successo poco opportuno, in quel momento».
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- 18 Settembre 2003
Tutto quello che è successo e che sta ancora succedendo nel calcio italiano ha avuto inizio da lui, da Luciano Gaucci, 65 anni, presidente del Perugia, del Catania e della Sambenedettese. Reclami, proteste: alla fine il suo Catania è rimasto in B ma il pandemonio era ormai scatenato. E intervenuto perfino il governo a stabilire promozioni e retrocessioni e l’Italia calcistica è rimasta per molte settimane col fiato sospeso. Perché è così importante il calcio in Italia? Lo spiega lo stesso Gaucci, un florido romano che ha raggiunto il successo e la ricchezza con una impresa di pulizie e che è famoso perché non riesce a tenere a freno la sua esuberanza. «Una volta per dimenticare le amarezze della vita c’era l’osteria», filosofeggia. «Ci si andava a perdere tempo, a incontrare gli amici, a ubriacarsi. Adesso per dimenticare le amarezze della vita non resta che il calcio».
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- 11 Settembre 2003
Questa non è un’intervista. E’ un dibattito sul tema: contano più i genitori o gli amici? E in seconda battuta: il carattere di una persona si forma geneticamente o viene influenzato dall’esempio dei genitori? Partecipano al dibattito Mara Venier (confusionaria, incasinata, vivacissima, spensierata) e sua figlia Elisabetta Ferracini, detta Lisa (precisina, metodica, prudente, pensierosa). Fisicamente sono una identica all’altra. Vedere le foto. Psicologicamente non sembrano nemmeno parenti. Al centro io, il moderatore.
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- 8 Settembre 2003
Se andate sul suo sito Internet (www.marcomorandi.com) lo scoprite piccolino, col viso imbronciato, davanti a un leggìo, alle prese con un violino più grande di lui. E’ Marco, il figlio ormai ventinovenne di Laura Efrikian e Gianni Morandi, oggi sessantenne mito di due o tre generazioni.
«La musica classica è sempre stata di casa da noi. Mio padre studiava contrabbasso. E noi ascoltavamo musica sinfonica».
Tu hai cominciato col violino. Prestissimo.
«A 5 anni. All’ inizio era un gioco. Mi incuriosiva. E mi piaceva la reazione della gente, i parenti che ti chiedevano di suonare e si divertivano a vedere un ragazzino mingherlino che tirava fuori suoni decenti da un violino. Mi gasavo».
Poi hai lasciato.
«Verso i 15 anni cominciai a preferire stare con gli amichetti. Il violino richiede una grande dedizione, anche 4 ore al giorno. La svolta è stato il motorino. Noi abitavamo in campagna, a Tor Lupara, isolati. Appena il motorino mi ha collegato col mondo degli amici, ho mollato il violino».
Le canzoni quando le hai scoperte?
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- 4 Settembre 2003
"D’accordo per l’intervista, ma non voglio fare il gioco della torre". Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista, non vuole buttare giù nessuno, nemmeno per gioco. "Ho impiegato tanto tempo e tanta fatica per passare dalla categoria del nemico alla categoria dell’avversario", spiega. "Una persona può avere anche idee politiche schifose e repellenti. Ma in un angolo magari conserva qualcosa di interessante. Potrebbe essere pessimo politicamente ma gradevolissimo per prendere un caffè, fare due chiacchiere o giocare a bocce".
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