- 1 Gennaio 1992
Quaranta libri scritti, otto milioni di copie vendute, quattro nipotini, quattro by-pass, settantadue anni. Enzo Biagi, continua a produrre, a lavorare, a scrivere. “Mi diverto”, dice. “E l’incredibile è che mi pagano per farlo”. Esce il suo nuovo libro, “Un anno, una vita”, diario di un anno di vita, la storia che si mischia alla cronaca, la cronaca che si mischia alla vita privata, autobiografia pubblica di dodici mesi di avvenimenti e di sentimenti. E di ricordi.
Biagi, è la prima volta che scrivi un diario?
Ci avevo già provato altre volte. Stavolta ci sono riuscito.
I diari li scrivono i giovani e i vecchi. Ti senti vecchio?
No. Tutto è avvenuto così in fretta che non mi sono accorto di invecchiare.
Che cosa è la vecchiaia?
Qualcuno ha detto che è il tempo in cui calano le speranze e crescono i ricordi.
Quando comincia la vecchiaia vera?
Non comincia finché hai qualche interesse, qualche curiosità. La pietà di Dio ci comunica che inizia la vecchiaia quando ci dà il distacco dalle cose terrene. Io dicono sempre alle nipotine: “Se finisco in carrozzina ricordatevi di tirar dentro il nonno quando piove”.
I vecchi rimangono soli…
Si, questa è la tristezza. Rimangono soli e senza la forza di vincere le difficoltà. Quando penso alla legge finanziaria penso a quanti poveri vecchi, che vivono misurando le loro possibilità economiche, dovranno rinunciare al giornale, ad offrire un caffè agli amici…
Questa non è una società a misura di vecchi…
Questa è una società epicurea. Ci sono aziende che considerano vecchi quelli di quaranta anni. La saggezza e l’esperienza delle persone anziane oggi non hanno più valore.
C’è un sistema per invecchiare meglio? Qualche tecnica? Qualche trucco? Qualche suggerimento?
Conosco solo qualche sistema per invecchiare peggio. Come quelli che si tingono i capelli, che rifiutano il passare degli anni, che fanno tutte quelle cose che secondo loro servono per farli restare giovani. E che invece li rendono solo ridicoli.
I vecchi sono migliori dei giovani?
No. La vecchiaia esaspera anche i difetti.
I vecchi di oggi sono diversi tra loro? Un settantenne è uguale a un ottantenne?
Non credo ci sia differenza tra me, Bocca e Montanelli. Abbiamo tanti ricordi in comune. Io ricordo la guerra in Abissinia, quando Montanelli era sottotenente in un reparto di colore in Africa. Quando c’è comunanza di ricordi, si appartiene allo stesso mondo.
La creatività aumenta con la vecchiaia o diminuisce?
Io non faccio più fatica di quella che facevo una volta. Anche perché lavoro su un materiale enorme. Prima oltre che scrivere, dovevo anche vivere. Adesso scrivo.
E’ proverbiale la tua “diligenza” nel lavoro, anche rispetto a tanti giovani…
Quando scoppiò Seveso, nessuno dei giovani redattori del Corriere volle andare là per il servizio. Lo reputavano non sufficientemente importante. E allora ci andai io partendo da Bologna dove mi trovavo. Loro, o era Timbuctù o non si muovevano nemmeno.
Se dovessi scegliere un direttore lo prenderesti giovane o vecchio?
Lo prenderei bravo.
E a parità?
I giovani hanno più il senso della vita…i vecchi per paura di perdere il posto sono più prudenti… ma non farei una classifica su dati anagrafici.
Il pensiero della morte…
Mi accompagna da sempre e mi fa compagnia anche adesso. So che la vita non durerà all’infinito. Come ai tropici, verrà buio tutto di un colpo. Morire è una cosa che ha fatto Leonardo. Quindi nessun problema per Biagi. Diceva Majakowski: “Il problema è vivere”.
Tu sai come vorresti morire?
No. Dormendo? Boh.
Hai mai avuto paura di morire?
Solo gli imbecilli sostengono di non temere la morte. Io, un po’ per il mestiere che faccio, un po’ per la salute. Ho avuto guai ai polmoni e al cuore. Fin da quando ero giovane. Ero al Giro d’Italia. Fu durante la tappa di Cortina d’Ampezzo. Indro Montanelli – era anche lui tra gli inviati – mi fece curare da un pediatra.
Il vecchio è sempre meno importante…
In Cina il vecchio è ancora protagonista della vita, amato, rispettato…
Ma dove è crollata la famiglia patriarcale?
La famiglia patriarcale è solo nel rimpianto dei vescovi e del papa che la vedono distratta dalla televisione. Certamente chi è cresciuto in provincia si ricorda del rosario che veniva recitato nelle case delle famiglie contadine, dei racconti che i vecchi facevano ai giovani che stavano ad ascoltarli attenti. Oggi non è così. Guarda le famiglie di oggi al parco. Lui con la radiolina attaccata all’orecchio, lei che sfoglia una rivista, il bambino che gioca per conto suo. Tre solitudini. Le nonne facevano il sugo per la pasta, accorciavano il grembiulino dei bambini. Erano una sicurezza.
I vecchi di una volta erano veramente saggi oppure semplicemente detenevano il potere?
Basta guardare alla storia per accorgersi che era una saggezza relativa.
La caratteristica dei vecchi, comunque, è stata sempre la saggezza, il buon senso…
Ci sono dei vecchi insensati, oppure legati al potere. E ci sono dei vecchi esempi di probità, di generosità, di misura.
Sarebbe meglio essere governati da giovani?
Ci sono dei giovani intelligenti e dei giovani fessi. Prezzolini a 96-97 anni ha scritto degli articoli molto lucidi.
Che cos’è che la vecchiaia ti ha tolto e che tu rimpiangi?
Io non ho rimpianti. Mi è andata sempre bene. Ho avuto tanto, al di là di quello che speravo.
Ti piace la società di oggi?
Mica tanto. Ma se penso a quella di una volta non vedo che cosa ci fosse di bellissimo un tempo.
E i giovani di oggi?
Manca loro la malinconia, ma non è uno svantaggio.
Vorresti vivere ancora 100 anni?
Mi sembra un’esagerazione. Non so che cosa potrei fare ancora di nuovo, di meglio. Cerchiamo di aggiungere vita agli anni, non anni alla vita…
Ti piacerebbe rinascere?
E che cosa farei di diverso?
Grande Biagi; veramente. Mi manca.
Stamattina leggendo l’intervista mi sono commosso al ricordo del’uomo. Anch’io ne sento la mancanza.
Ringrazio una amica di avermi dato l’opportunità di rileggere le parole del nostro indimenticabile, montanaro bolognese, Papà e Nonno Enzo Biagi. Quanto vuoto ha lasciato e quanto mi manca.
Grazie al saggio Sabelli per averci fatto conoscere questa intervista , così malinconica ed altrettanto forte di tranquillità e serena passione .