- 27 Novembre 1980
Aldo, Giovanni e Giacomo, Anna Marchesini, Diego Abatantuono, Corrado Guzzanti, Gene Gnocchi, Teo Teocoli,Lella Costa, Antonio Albanese: “Comici”, otto puntate tutte da ridere sulla comicità italiana, inventate, scritte e condotte da Serena Dandini insieme a Gino e Michele. Sono cominciate quasi in sordina e sono finite alla grande mostrando il meglio della scuola romana e di quella milanese sul campo neutro di Bologna dove il programma è stato allestito.
Scuola milanese e scuola romana. E i toscani?
Ci sono, ci sono. C’è l’anima toscana di Paolo Hendel. Fondamentale e liberatoria. E’ il maschio che ha superato la timidezza del post femminismo. Paolo Hendel è l’avanguardia. E’ oltre. Non si fa più intimidire dall’emancipazione femminile. Mi dice quello che vuole e dicendolo a me lo dice a tutte le donne.
E le donne?
Le donne non desiderano altro. Finalmente qualcuno che ci chiama di nuovo “topona”, mi ha detto Lella Costa.
Solo due donne su otto comici. Proprio tu che hai fatto la Tv delle ragazze! Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Sabina Guzzanti! Dove sono?
Le donne, quando abbiamo preparato “Comici”, stavano tutte da Sabina Guzzanti a fare la “Posta del Cuore”.
Solo questo il motivo?
Ci sono anche motivi storici. Le donne comiche sono meno degli uomini comici.
C’è differenza tra comicità romana e milanese?
Il gruppo romano, quello mio, viene da un’officina, quella di Rai Tre, più televisiva, tutta rigore e scrittura. La scuola milanese, quella di Gino e Michele, e dello Zelig, viene dal cabaret: improvvisazione, gioco, rapporto col pubblico.
Non c’è nessuno del Bagaglino. Come mai?
Nessuno di quelli del Bagaglino ha avuto ramificazioni nelle nostre esperienze.
Insomma non sono dei vostri.
E non c’è niente di male. Scuola diversa, stili diversi. E poi diciamo la verità, nessuno all’inizio aveva la pretesa di fare un catalogo.
E allora che cosa?
Una festa. Oggi si continua a celebrare il revival di chiunque abbia avuto il successo e poi è scomparso. Va di moda la meteora. E allora noi festeggiamo e regaliamo al pubblico persone vive, vegete e amatissime…
Prima di finire da Paolo Limiti.
Si, meglio prima.
Oggi tutti fanno imitazioni. Mancanza di idee e di creatività?
Nel repertorio di un attore l’imitazione è la cosa che dà più popolarità e più in fretta. Tu ricordi il Maldini di Teocoli, il Funari di Corrado Guzzanti, di D’Alema di Sabina Guzzanti. Costruire un personaggio ex novo è più difficile. Ma ti dà maggior soddisfazione: come Quèlo di Corrado, come la toscana fan di Dini di Sabina, come Teo Pericoli. L’imitazione è una scorciatoia.
Non siamo al top della comicità quindi.
Dipende da che cosa ne fai. Se rimane una semplice imitazione non siamo al top, se crei un mondo parallelo ex novo, allora…
Come la Valeria Marini di Sabina…
Che vive di vita propria ormai…
Chi ha avuto più successo degli otto “Comici”?
Io non credo a questi discorsi dell’audience. Abatantuono ha fatto meno di Guzzanti? Ma aveva quattro film contro. Mille variabili condizionano l’ascolto di un programma.
Accontentami. Chi ha fatto più ascolto?
Aldo, Giovanni e Giacomo. Sono il fenomeno del momento. Avevano il film in uscita. Vivono il loro momento di grazia. C’era attesa.
Va bene. Vuoi bene a tutti in egual misura.
E’ passata la formula. L’ascolto era costante nell’arco delle due ore.
Otto grandi comici e tu sempre a far la spalla…
Ho spalle larghe.
Anche nelle altre trasmissioni, “Avanzi”, “Tunnel”, “Pippo Kennedy”, ti consideravi una spalla?
Sempre.
Sei una samaritana.
La spalla è un ruolo meraviglioso. Hai una missione: far sì che ogni battuta del comico arrivi come una freccia sul bersaglio. Devi porgergli le battute su un vassoio d’argento.
Sei corresponsabile del ritmo.
Io dentro di me ho come una musica, una partitura di risate. E le risate devono arrivare. E se non arrivano sto male. La spalla deve essere minimale. Scomparire.
Non c’è alla fine, una sorta di invidia, per quanto inconscia…
Se fossi un comico ce l’avrei, ma sono un autore. Sarebbe grave se ridessero per le cose che dico io e non per quelle che dice il comico. Vorrebbe dire che non ho fatto bene il mio lavoro.
La spalla, storicamente, è sempre stata un compagno fedele. La spalla di Totò, quella di Walter Chiari… Servitori affezionati…
…certo, al servizio del comico…
Tu invece no.
Cioè?
Tu sei una spalla a ore, oggi con uno, domani con un altro…
Una spalla a ore? Questa è bella, posso dirla ai miei amici?
Dilla. Sei una spalla a ore, non a tutto servizio.
Sono cambiati i tempi e le forme dello spettacolo.
Io lo dicevo con ammirazione. Ogni volta devi prendere misure diverse.
Quando il comico lo conosco solo come spettatore, e lo ho anche ammirato, lo affronto con una certa timidezza.
Con chi è stato più facile?
Con Corrado naturalmente. Sono cresciuta con lui, ne conosco il Dna. Ma con Teo Teocoli è stata una magia straordinaria. Era un po’ di tempo che dicevamo che avremmo dovuto fare qualche cosa insieme. La verifica è stata incredibile. Tutto era come doveva essere, tutto è successo con naturalezza. E’ stato bellissimo. Come quando vai a cena con un uomo e dici: “Ma abbiamo gli stessi gusti”…
…il preinnamoramento…
Sembrava che fossimo stati insieme sul palco da una vita.
Con altri come è andata?
Adesso l’altra scommessa è con Antonio Albanese, l’ultima puntata. Vedremo se scatta la scintilla.
Con Anna Marchesini?
Con lei volevamo lavorare insieme ancora dai tempi del “Pippo Kennedy Show”. Poi lo spettacolo scivolò e lei andò in tournée. E’ stato molto emozionante perché io l’ho sempre molto amata, come spettatrice.
E’ più facile fare la spalla a un uomo o a una donna?
E’ più facile farlo a un attore bravo. Non credo che il talento comico sia un attributo sessuale. Le donne per anni hanno riso fra di loro perché non avevano la tradizione di farlo esibendosi in pubblico. Però non gli mancava il senso of humour.
Gene Gnocchi?
Mi ha stupito. Pensavo che fosse totalmente lunare, surreale, come la sua comicità.
E non è lunare?
Lo è. E’ un poeta. Ma io lo immaginavo svagato nel lavoro. Invece sul palco è serissimo, professionale, coi piedi per terra.
E Abatantuono?
Abatantuono è Abatantuono. Noi abbiamo fatto il racconto della sua vita. Affascinante. Sua madre era guardarobiera del “Derby” e lui da piccino andava a vedere i comici che si esibivano, dormendo fra i cappotti. Il bello di questo programma è scoprire che ognuno ha un percorso diverso per poi arrivare agli stessi risultati.
Corrado Guzzanti?
Essendo coinvolta anche nel suo passato avevo paura di fare una cosa celebrativa. Invece ci siamo ritrovati, senza fronzoli, senza nostalgie, senza retorica. Da grandi.
Avete buttato molto materiale?
Come quando organizzi le cene. Prepari molta roba, esageri, e poi…
…ci mangi tutta la settimana…
Proprio così. Allora abbiamo deciso di fare due puntate col “Meglio di Comici” con tanta roba addirittura inedita, cioè i tagli. C’è un lungo pezzo che abbiamo dovuto tagliare sull’incontro fra Jair e Giovanni, quando Giovanni non credeva che fosse il vero Jair e Jair ha dovuto faticare per farsi riconoscere.
Roba da Carràmba.
Con Anna Marchesini la stessa cosa: io ho accennato alle donne che fanno gli oroscopi in tv e lei è partita senza testo in un monologo che abbiamo dovuto tagliare. Ma lo rivedremo nel “Meglio di…”.
C’è stata molta improvvisazione?
Non tanta. Ma quando ti prende il divertimento ti allarghi senza scampo.
Ma il tuo compito è quello di mantenere le briglie tirate.
E invece comincio a divertirmi e mollo le briglie.
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