- 1 Gennaio 1980
Da una parte Massimo Scalia, uno dei leader dei verdi. Dall’altra il presidente dell’Enel, l’ambientalista Chicco Testa e il ministro dell’Ambiente, il verde Edo Ronchi. Si scambiano accuse sulla nuova centrale elettrica a carbone di Brindisi Sud. Il che dimostra – se non altro – che non tutti i verdi la pensano nella stessa maniera.
E’ vero che un verde, quando diventa potente, dimentica le sue preoccupazioni ambientaliste, come sostiene Scalia? Oppure la realtà è che alcuni verdi non vogliono diventare grandi, come sostiene Chicco Testa? La polemica infuria. Secondo Massimo Scalia, il presidente Chicco Testa è schizofrenico, un po’ dottor Jekill, un po’ Mister Hyde, un giorno si comporta da capo dell’Enel, e il giorno dopo si ricorda di avere a cuore l’ambiente.
Presidente Chicco Testa, lei non è più ambientalista?
“Sono stato per tanti anni presidente della Lega per l’Ambiente. Sono stato eletto in quanto ambientalista al parlamento insieme a Giorgio Nebbia, a Laura Conti, ad Antonio Cederna, a Giorgio Mattioli. Sono ambientalista ancora oggi.”
E allora? Come mai gli ambientalisti se la prendono con un ambientalista?
“Se oggi decidessimo di costruire Venezia certi verdi direbbero di no. Direbbero che si modifica l’equilibrio della laguna e si infastidisce la popolazione ittica. ”
Molti verdi sono dei conservatori…
“Noi della Legambiente non eravamo di quella parte lì, noi pensavamo che bisognasse costruire una società un po’ più razionale per garantire alla gente di stare bene.”
Lei è stato contestato appena arrivato.
“Subito. Quando sono andato a Montalto di Castro a dire che non avremmo più fatto il terminale per accogliere navi metanifere mi ha accolto un corteo dei sindacati che cantava: “Avanti popolo alla riscossa a Chicco Testa spaccherem le ossa”.”
E perché non volevate più fare il terminale?
“Perché è una scelta del cacchio, perché quello non è un posto adatto, è tutto sbagliato, bisogna inventarsi un porto in mare aperto.”
Ma l’Enel non lo sapeva anche prima?
“L’Enel lo sapeva ma temeva la protesta dei sindacati…”
La settimana dopo è stato contestato dagli ambientalisti di Genova.
“A Genova, proprio davanti alla Lanterna, c’è una vecchia centrale a carbone. Un bellissimo progetto dell’Enel prevede di chiuderla e di costruire un impianto di incenerimento di rifiuti per produrre energia elettrica. Vorremmo fare una ristrutturazione del porto, magari affidata a Renzo Piano. No, un piccolo gruppo di verdi contesta l’inceneritore. Perché i rifiuti, perché la monnezza…”
“Testa avvelenatore” le hanno urlato. Non le costa essere passato dall’altra parte della barricata?
“Sono cose di cui sono convinto, fanno bene ai quattrini degli italiani, ai soldi dell’Enel, all’ambiente. Io quando non ho problemi di coscienza vado tranquillo. Conflitti di questo genere ce ne sono tantissimi.”
E lei come fa a risolverli?
“Primo: se la gente protesta qualche ragione ce l’ha.”
Sempre?
“Spesso si tratta di egoisti, di pazzi, di imbroglioni, di approfittatori. Cinquanta volte su cento, o hanno torto o ci provano.”
E le altre cinquanta volte?
“Hanno ragione.”
Secondo?
“Difendere gli interessi economici e patrimoniali di questa azienda. Non posso dilapidare le ricchezze dell’Enel per correre dietro a tutte le proteste. Terzo: trovare una ragionevole linea di cambiamento. Né chiusura né sbracarsi di fronte a tutte le richieste.”
Un signore ha scritto all'”Espresso” protestando perché lei fa la pubblicità alle lavastoviglie.
“Aveva letto una mia intervista nella quale dicevo che in Italia la penetrazione dell’elettricità è abbastanza scarsa e spiegavo che solo 25 famiglie su cento hanno la lavastoviglie. E commentava: adesso ti metti a far propaganda alla lavastoviglie proprio tu che per molti anni ti sei occupato di risparmio energetico? Ecco qua – concludeva – un buon esempio di come gli uomini si adattano all’ambiente.”
Mica male come battuta.
“Vero. Ma in realtà gli uomini evolvono e le specie che non evolvono scompaiono. Io la prima lavastoviglie l’ho comprata nel 1972, e posso assicurare che nelle case dei verdi la lavastoviglie c’è. Ed è giusto che ci sia. E’ meglio utilizzare il tempo per andare al cinema o chiacchierare con gli amici.”
Ma così si può giustificare tutto.
“Tra i verdi c’è chi pensa che ambientalismo voglia dire pauperismo. Noi della Legambiente l’abbiamo sempre pensata in maniera diversa. Gli ambientalisti “francescani” hanno queste fissazioni, se la prendono con i simboli, la lavatrice, il condizionatore, la lavastoviglie, ma poi usano l’automobile.”
Il fatto che a capo dell’Enel ci sia lei, aumenta le proteste? Lei crea maggiori aspettative?
“Sì, ricevo moltissime lettere di gente che dice: adesso che ci sei tu, ci attendiamo che succedano certe cose.”
E lei?
“Io chiedo spesso di rivedere certi progetti, di accelerare certi programmi.”
Un esempio.
“La geotermia in Toscana. E’ una delle poche fonti rinnovabili che ha l’Italia. Ma è arrivata ad un punto in cui è scattata la ribellione della popolazione, perché implica la costruzione di grossi e lunghi tubi per il trasporto del calore, e poi perché puzza. Io mi sono messo di buzzo buono, mi sono fatto spiegare dai sindaci dell’Amiata che cosa non andava bene. Ho capito che bisognava spendere qualche lira in più e fare le cose per bene. Non si poteva andare sull’Amiata e cospargerla di tubi.”
E allora?
“In alcuni punti di maggiore impatto visivo li abbiamo sotterrati.”
Quindi lei ha l’impressione che ci si possa comportare meglio? Che l’impatto sia volte orrendo per una certa arroganza?
“Sì. C’è l’arroganza del tecnico, poi un po’ di pigrizia, un po’ di stupidità, di routine. Oggi nessuno più progetta gli aspetti architettonici di una macchina. Le centrali che costruivano i nostri nonni erano splendide, poi è intervenuta la tendenza razionalista: qual è la figura geometrica che consuma meno spazio e costa meno? Il cubo? Allora si fa tutto a cubo.”
La accusano di aver dato un colpo di freno allo sviluppo delle energie alternative.
“In Italia tanto tempo fa è stato emanato un provvedimento noto come Cip 6 che incentivava la produzione da parte dei privati di energia elettrica, soprattutto di quella rinnovabile, l’idroelettrica, l’eolica, la solare. Erano incentivi molto forti. Miele che ha attirato molte api buone e moltissime vespe e mosconi. Abbiamo detto: andiamo a vedere. C’era di tutto. Il 50 per cento dei progetti per l’eolico non aveva nemmeno la rilevazione della ventosità del territorio. Il nostro intervento voleva semplicemente moralizzare il settore.”
Esempio.
“C’era un impianto in una città del nord al quale davamo dei soldi in cambio di energia. Siamo andati a controllare.”
E avete scoperto…
“…che non ci davano alcuna energia, anche perché non avevano mai costruito nessun impianto.”
Comunque non date l’impressione di puntare molto sulle energie rinnovabili.
“Il 20 per cento dell’energia elettrica prodotta viene dalle centrali idroelettriche. Ma è un settore fermo. Non si costruiscono più dighe. L’acqua la vogliono tutti, gli agricoltori, i pescatori, i sindaci.”
E il solare?
“Solo il fotovoltaico a volte è competitivo. Ma la grande centrale solare fotovoltaica di Serre in Campania produce 3 megawatt che costano 10-15 volte più rispetto a una centrale tradizionale. Certo, tutto è relativo. Se il petrolio andrà a 70 dollari la tonnellata prima o poi converrà bruciare Chanel n.5.”
Ci sarebbe l’utilizzo dei rifiuti come combustibile.
“Ma bisogna mettersi d’accordo con gli ambientalisti. A Parigi, a due passi dal Sacro Cuore, c’è un inceneritore che funziona con i rifiuti. Un altro a Miami, sulla spiaggia. Ho fatto il bagno proprio lì accanto. Ma i verdi italiani non vogliono gli inceneritori. E siccome non vogliono nemmeno le discariche, prolifera lo smaltimento abusivo.”
Lei si trova al vertice di un’azienda che aveva un po’ di scheletri negli armadi. Si Š posto questo problema? Non ha paura di aprire qualche armadio?
“Io non penso che la mia funzione sia quella del poliziotto o del giudice. Il mio compito è assicurare un futuro all’Enel.”
Beh, però, la questione morale…
“C’è solo un criterio perché un’azienda non superi il tasso di moralità minimo: renderla efficiente, costi bassi e cose ben fatte. Togliere tutto il grasso che può invogliare il disonesto. Qualche giorno fa un dirigente cercava di spiegarmi come andavano le cose. “Sa presidente”, mi ha detto, “nel passato si sono inventati i cappotti per vendere i bottoni”.”
E l’Enel ne ha fatti di cappotti.
“Evidentemente. Il direttore generale dell’Enel mi ha detto: “Quando noi andavamo in consiglio di amministrazione proponendo 10 mila miliardi di investimento all’anno ci dicevano: troppo poco, raddoppiate. Adesso voi ci dite: troppo, dimezzate. Perché volevano che raddoppiassimo gli investimenti? Perché c’erano le ditte appaltatrici che dovevano lavorare, i politici che dovevano prendere le tangenti, i sindacati che volevano l’occupazione, i deputati locali che volevano l’impianto. Tutto questo creava l’impressione di abbondanza, per cui tutti dicevano: se è così, perché io non devo portare a casa la mia fetta? Se invece non c’è grasso e ogni giorno si è costretti a misurarsi con il risultato economico…”
Tangentopoli ha toccato anche l’Enel…
“Ma se non ricordo male, non c’è un dirigente dell’Enel che abbia avuto un avviso di garanzia. La faccenda ha riguardato il consiglio di amministrazione. L’Enel nasce dalle aziende private, prevalentemente del nord , senza storie di burocrazia. E’ un azienda tecnica, piena di ingegneri, con una cultura del servizio molto forte per cui l’energia elettrica deve arrivare, a tutti i costi. C’è orgoglio e spirito di appartenenza. Questo forse ha salvaguardato l’Enel e ha fatto in modo che non diventasse come le Ferrovie dello Stato o come le Poste.”
Nessun commento.