- 26 Febbraio 1992
SANREMO – Litigano o vanno d’accordo? Adriano Aragozzini e il duo Carlo Bixio e Marco Ravera non danno l’impressione di formare un gruppo affiatato. Nelle conferenze stampa si siedono ai lati opposti del lungo tavolo. Aragozzini lancia battute contro Bixio-Ravera e i due puntualizzano, rispondono, replicano. Carlo Bixio e Marco Ravera ne parlano col “Secolo XIX”.
– Aragozzini non sembra entusiasta come voi dell’alta audience…
“E’ comprensibile. Aragozzini continua a pensare: E’ stato superato l’anno mio”.
– Secondo Aragozzini la gara ha allontanato i big.
“Non è vero. Solo un nome era in forse, quello di Enrico Ruggeri. Se non ci fosse stata la gara, forse, molto forse, avremmo avuto Ruggeri. Gente come Minghi, Mietta, Mango non era prevista”.
– Aragozzini dice anche che lui aveva portato i cantautori…
“Non è assolutamente vero. I cantautori li abbiamo portati anche noi. Lui Cocciante? Noi Tozzi-Ruggeri-Morandi. Lui i Pooh? Noi Arbore. Quest’anno abbiamo Barbarossa. Quali proposte Aragozzini ci ha fatto quest’anno che noi non abbiamo accettato?”.
– La tensione fra voi è palpabile…
“Non lo neghiamo. E’ naturale. Siamo stati su barricate diverse, con progetti diversi. Noi siamo stati scalzati da Sanremo quando eravamo al massimo. Lui si è sentito in sella per tre anni, avendo anche operato bene. Un po’ di tensione è inevitabile. Ma dobbiamo essere maturi per capire che le tensioni vanno riportate a un giusto livello. L’anno prossimo con calma divideremo meglio compiti e responsabilità”.
– Maffucci dice che il livello delle canzoni non lo convince…
“Ne abbiamo parlato con lui. La sua frase ci aveva un po’ meravigliato. Dice che è stato male interpretato”.
– Cosa cambierà il prossimo anno?
“C’è questa iniziativa del Memus alla quale teniamo molto, il Mercato della Musica. Il prossimo anno, 1993, è il primo passo per l’Europa unita. Noi vogliamo un Festival che metta in gara anche degli stranieri eccellenti. E così amplieremo la platea. Da 16 milioni a centinaia di milioni di telespettatori. Con una platea del genere arriverebbero anche i Dalla, i Venditti, i Baglioni”.
– L’anno prossimo sarete ancora insieme con Aragozzini, anche in presenza di un eventuale rinvio a giudizio?
“Ci auguriamo che possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Di fronte alle sue affermazioni così convincenti, di fronte all’invito della Rai che ci ha garantito che nulla c’era sotto, noi abbiamo detto: andiamo avanti. Se la Rai ci avesse detto una cosa diversa non avremmo accettato”.
– E se venisse condannato?
“Fino a quando non ci sarà un giudizio finale non possiamo dire nulla. Poi sarà compito della Rai prendere delle decisioni visto che ha fatto un contratto con lui, separato da quello con noi”.
– Che cosa pensate della tangenti story? La ritenete una cosa cos incredibile?
“Le tangenti purtroppo sono un malcostume di tutta la società italiana. Bisogna stigmatizzarlo e combatterlo”.
– Nel mondo della canzone, al di là del Festival, girano danari?
“Le tangenti non fanno vendere le canzoni. Se la canzone è brutta non c’è passaggio televisivo che tenga”.
– Avete mai fatto regali agli amministratori di Sanremo?
“Da due a sei bottiglie di spumante italiano Ferrari, per Natale”.
– Baudo è socio della Publispei?
“No, no, no. Pippo Baudo E’ un nostro amico, non è un nostro socio. Se vuole le faccio vedere il libro sociale, libro che abbiamo già portato alla Rai”.
– E perché si dice che è socio vostro?
“Forse perché fa comodo a qualcuno”.
– Diventerà direttore artistico?
“Può diventare direttore dello spettacolo, come è stato anche questa volta”.
– E Arbore?
“Sembrava che potesse esserci un ruolo per Arbore anche in questo festival. E’ tramontato perché Renzo alla fine si è tirato indietro. Noi pensavamo ad una grande accoppiata. Pippo Baudo era d’accordo”.
– La gara il prossimo anno ci sarà ancora?
“Quest’anno pensavamo di fare una cosa diversa, una specie di eliminazione diretta. Da sedici a otto a quattro a due a una. Scontri diretti che avrebbero consentito di sentire le canzoni più di una volta. La vincitrice l’avremmo ascoltata cinque volte. Una formula molto spettacolare che avrebbe fatto aumentare ancora di più l’indice di ascolto. Ma non siamo riusciti a convincere le case discografiche. Il timore era quello di perdere qualche artista”.
– E il prossimo anno?
“E’ una ipotesi che teniamo nel cassetto”.
– Preferite continuare cos o senza Aragozzini?
“Se tutti quanti ci abituassimo a fidarci di più l’uno dell’altro non farebbe differenza. Di fronte ad un progetto più ambizioso, c’è bisogno di tutti”.
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