- 6 Marzo 2000
Ha cominciato dicendo: “Non ho memoria”. Poi ha ricordato episodi lontanissimi nel tempo: come un fiume in piena, perdendo continuamente il filo del discorso. Un continuo procedere per sbalzi in avanti e improvvisi ritorni. Virate improvvise, accelerazioni violente, risate squillanti. Barbara Alberti è matta, felicemente, gioiosamente pazza. Trucca il suo passato ma lo trucca in peggio. Ha pudore della generosità, dell’intelligenza e racconta tutto ciò che la fa apparire nella luce peggiore. Una forma perversa di narcisismo. Difficile starle dietro. La velocità folle delle sue frasi non è confusione, è grande voglia di comunicare, supremo trionfo del dubbio. Sfido chiunque a prendere appunti mentre lei parla. Ma il registratore mi restituisce due ore di pensieri disordinati, di domande affannose, di parole fuori dal coro: un concentrato di eresia. Cominciamo dalla rubrica di corrispondenza con le lettrici che cura da 15 anni sul settimanale “Amica”. Dice: “Ma come si fa a tenere per tanti anni una rubrica di lettere d’amore? Ci vuole una bella tempra di maniaco per non stancarsi di un rapporto così intimo e losco, da confessionale, da pisciatoio, da treno”.
Ci vuole una bella presunzione.
Ci vuole una bella faccia tosta.
Ci vuole che ci spieghi perché lo fai.
Quella rubrica è diventata parte della mia vita sentimentale. Io rispondo come risponderebbe un’amante.
Con un linguaggio non facile.
Paolo Pietroni, direttore di “Amica”, era un uomo antipaticissimo ma assolutamente geniale. Mi disse: “Mi raccomando, scrittura alta”.
Generalmente si dice il contrario.
Nei maschili sono convinti che i lettori siano tutti stupidi. E che bisogna tutelarli. Nei femminili, dove non c’è la politica ma c’è la pubblicità che è molto più morale, ti fanno fare quello che vuoi.
Che cosa cercano le donne da te?
Vogliono che le ascolti, che legga le loro lettere. Vogliono stare con me cinque minuti, vogliono che porti un po’ del loro peso.
Tu dai spesso risposte cattivissime.
Sanno che non c’è da fidarsi di me. Che rispondo in maniera arbitraria. Una volta una donna mi ha scritto parlando male del marito. Io in quel momento odiavo gli uomini. Le ho risposto: “Uccidilo!”
E lei che cosa ha fatto?
Niente. Non mi danno mai retta.
Tu sei una smemorata?
Io mi sono convinta che dimenticare serva a sopravvivere. Chi non ha memoria non ha rancore.
Perdonare vuol dire dimenticare. E viceversa.
Io non fatico a perdonare perché di puttanate me ne hanno fatte poche.
E tu ne hai fatte?
Mi capita di essere maleducata, orrenda, di accorgermene dopo e di non riuscire a sostenere questa cosa. Non sono un bravo peccatore che sostiene il peccato. Io me ne dispiaccio molto e mi vedo brutta come sono.
Liberati.
Posso dirtene una: ospitata meravigliosamente ho calpestato l’ospitalità e l’amicizia. Ho cercato di dividere due persone che credevo non si amassero. Cercare di dividere due persone non è moralità. E’ molestia. Chissà quale profondo amore c’era dietro l’apparente disamore. Chissà quanto ci avevano messo per fare finta di amarsi.
Tu hai scritto un libro, “La donna è un animale” pieno di cattiverie nei confronti di altre donne. Hai avuto problemi?
Indifferenza totale.
Hai detto cose orrende di Ida Magli.
Perché crede di essere il Papa? Perché ha un “Io” oceanico? Perché dietro le sue asserzioni non c’è mai un’idea, un pensiero, una visione?
Beh, non sono complimenti. Di Antonella Borallevi dici che è la più falsa, la più conforme…
…la più inutile, la più vanitosa.
Di Lucia Annunziata dici che tratta tutti come cani, che è come un extraterrestre che arriva in doppiopetto e poi si trasforma in un lucertolone.
Usava il microfono come un manganello, era la caricatura del sergente cattivo, approfittava del suo potere per mortificare.
Con la Pivetti anche peggio.
La Pivetti ha la smania del comando, si vanta delle sue preghiere, suona la sua religione col trombone, parla di Dio come fosse solo suo.
Essendo cattolica ti avrà sicuramente perdonato.
Ma è una pazza pericolosa, una che fa dire il rosario perché hanno costruito una moschea.
Violenza missionaria.
Ma sai che ha querelato Sergio Saviane perché aveva scritto che è una gobbetta stirata?
Sei andata pesante anche con Rosy Bindi. Ogni volta che lei proclama la sua castità – hai scritto – è come quando l’esibizionista spalanca l’impermeabile.
L’ipocrita suorona! Una vergine che parla della sua verginità è più spudorata di una pornostar.
Tiziana Parenti: “Ha un ego da sfondare la casa, uno sguardo affamato di potere, labbra strette che dicono avarizia”.
Voglia di vincere a qualsiasi costo e carriera, carriera, carriera.
E Vera Slepoj?
Uno dei motivi il calo del sesso sono loro, i sessuologi in tv. Lo fanno venire piccolo anche agli stalloni.
Di Emma Bonino hai scritto cose belle.
Perché le volevo bene. Adesso mi fa schifo. Lei e il suo amico Pannella: orrendi. Macchiette atroci. Sembrano la volpe e il gatto sul punto di trasformarsi in lupi feroci. Hagiustificato quei bombardamenti pazzeschi sull’ex Jugoslavia. “Questa è la prima guerra umanitaria”, ha detto. E le veniva un orgasmo. Una guerra umanitaria, capito? Le donne non stanno facendo una bella figura, non c’è stata una voce femminile che si ribellasse ai bombardamenti. Niente, zitte. Hanno parlato Gianluca Nicoletti, Massimo Fini, Bertinotti, Santoro, perfino Mentana. Ma quali progressi femminili? Che cosa hanno festeggiato l’otto marzo?
Era meglio rimanere in catene?
Adesso che non siamo più schiave, siamo come gli uomini, purtroppo.
Però state meglio.
La grande esplosione è stata l’arte e l’umorismo. E’ nata una generazione di comiche impensabile. Una Giovanna d’Arco come Sabina Guzzanti! E l’arte? Oggi la letteratura è femminile.
Ma è ancora difficile che venga riconosciuto. Pensa all’Ortese…
L’Ortese era anche una gran noiosa. Grande donna, per carità, ma che strazio.
Intendevo dire che oggi una donna può diventare una grande scrittrice ma si deve ancora sudare il riconoscimento…
Il riconoscimento è una cosa molto legata all’erezione. Lo dico sul serio. La letteratura maschile di questo secolo fa abbastanza schifo. Ma a pensarci bene anche certe donne! Quante sarebbero disposte a strozzare un neonato pur di andare sulle Terze Pagine.
Nomi.
Non voglio fare il delatore. Sto parlando di un ritratto umano. Teofrasto non fa i nomi.
E io non vado a intervistare Teofrasto.
Dacia Maraini. Non sopporto, oltre la piattezza sconvolgente delle sue pagine, il suo perbenismo. Ha ferito molti di noi pasoliniani la terrificante commemorazione di Pasolini che ha fatto in tv: non c’era nulla di pasoliniano. Solo noia.
Hai molti nemici?
Non lo so. I miei nemici naturali sono quelli che in regimi differenti ti censurerebbero e ti farebbero morire di fame.
Dicci i nomi.
Neanche morta. Tutti maschi comunque. Le donne non mi considerano nemica. Non mi hanno mai fatto male, tranne forse aver corteggiato qualche mio fidanzato.
Molte donne hanno corteggiato i tuoi uomini?
Mio marito si, era bellissimo, era affascinante, era un bel giovane dell’Ottocento. Leggeva Proust quando tutti leggevano Marx.
Ti hanno rubato mai un fidanzato?
Oddio, dovrei ricordarmelo.
E’ una cosa che in genere non si dimentica.
Tondelli! Lui si, lui mi ha fregato un fidanzato.
Tondelli ti ha fregato un fidanzato?
Avevo un fidanzato finocchio. Piaceva anche a Tondelli. Io glielo avrei regalato. Lui ha preferito rubarmelo.
Ti piacciono più gli uomini o le donne?
Io sono molto galante con le donne.
Leggendo il libro si direbbe di no.
Io in gioventù ho avuto una parentesi lesbica che mi ha dato tanta grazia verso le donne.
Parentesi interrotta?
Sessualmente le donne sono interessantissime. Ma come fidanzate sono insopportabili. Avendo avuto alcune donne come amanti ho capito che strazio siamo per voi.
Che cosa non ti piaceva?
Mi annoiavo perché creavano i ruoli. Ma allora vado con gli uomini, mi piacciono di più. Il momento migliore della mia vita l’ho avuto quando sono riuscita a liberarmi di ogni identità.
Cioè quando?
Durante il mio rapporto con Vittorio Sgarbi. Mentre scrivevo il libro su di lui.
Che vuol dire che ti ha liberato della tua identità?
Lui per me è stato il grande risarcimento della solitudine letteraria e artistica nella quale vivevo. Lui viveva per me, al mio posto. Nel tempo in cui io gli sono andata dietro, come dietro al pifferario magico, mi sono liberata, esistevo solo in lui, capisci?
No.
Si è preso la mia vita su di sé. Ma oggi non me lo posso permettere più. Con lui si rischia la vita. Andava in auto a 250 km all’ora, con una indifferenza agli incidenti come uno che sia già morto venti volte. Uscita da questo grande itinerario nel meraviglioso, adesso sono tornata un essere umano e Sgarbi lo fuggo. Ma di che cosa stavamo parlando?
Del tuo periodo lesbico.
Le femmine ti ossessionano: dove sei stata? Che cosa hai fatto? Pensi agli uomini? No carine. Non ci siamo. E sono tornata di corsa dagli uomini.
Quanto è durato il periodo?
In tutto due anni. Prima è stato un amore, poi la curiosità. Le donne sono affascinanti sai? Ma sono noiosissime a starci insieme. Non invidio gli uomini.
Negli scrittori esiste la tendenza a truccare il passato?
Ci sono degli opportunisti ma io conosco quelli che non lo sono: Luce D’Eramo, la Macciocchi, Isabella Santacroce, Dalia Galateria. Conosco tanti che vivono alla disperata, senza appoggi e senza bandiere, conosco soprattutto quelli. Non conosco Alain Elkann.
Che c’entra?
Mi scandalizza la mediocrità di Elkann. Tutti quei miliardi. E il talento? Uno che sta lì a far di cardine agli zeri. Però…
Però?
L’ultimo libro mi hanno detto che è bello. Vai a vedere che gli è scappato un capolavoro. L’uomo e lo scrittore sono due mondi indipendenti. C’è un abisso tra quello che io sono e quello che scrivo. Anche agli imbecilli può scappare un bel libro.
Esistono degli uomini buoni scrittori?
Adesso dirai che sono sgarbomane. Ma “Il sogno della pittura” e il “Pensiero segreto” sono libri di un grande scrittore. Ho letto un bel libro di Massimiliano Parente, “Mamma”, e poi “Come ombre” di Alessandro Golinelli. Ma le donne! Simona Vinci, Silvana La Spina, Gabriella Zappalà. Una pagina della Zappalà contiene tutti gli Aldo Busi a venire. Scrive romanzi meravigliosi che nessuno pubblica. Una vera artista che si ubriaca di Oro Pilla in cucina. Una incivilizzabile.
C’è qualche scrittore uomo che ti fa particolarmente senso?
Non mi far parlare.
Parla.
Posso parlarti male di quelli potenti, che mi fanno orrore, come Roberto Cotroneo.
Il critico?
Il critico? Dopo una vita che ha vomitato sui libri, perché non ne ha mai letto uno e se ne è vantato, questo lettore di quarte di copertina adesso scrive un libro e vuole essere contemporaneamente aguzzino e poeta, critico e scrittore.
Che cosa ti ha fatto?
Ha osato scrivere male della Macciocchi. Teppista. Gli ho scritto un pezzo contro. Amici comuni mi hanno detto che gli è venuta la febbre e si è messo a letto.
Adesso parlaci di un tuo amico.
Gianluca Nicoletti. Lo ascolto tutte le mattine dovunque io sia. Per me è nutrimento.
E’ tuo amico per le cose che dice?
E’ mio amico perché viene alle feste dei bambini vestito da befana cattiva. L’ultima volta ha distribuito tanti regali schifosi: cacche, scarafaggi, lombrichi, serpenti. I bambini erano entusiasti. Io ero vestita da befana buona, avevo dei regali veri e nemmeno mi hanno guardata.
Sei contenta della tua vita?
Non vorrei troppo svelare i miei segreti.
Neanche a me?
Se passano le mie debolezze pazienza. Ma non voglio che passino le mie forze. Se ti racconto la favola della mia vita ho paura dell’invidia degli dei.
L’invidia degli dei colpisce i fortunati.
No, colpisce chi si vanta. L’altro giorno tornavo col cane dal parco, era una limpida mattina, ero felice, ho fatto una buona azione, il cane mi ha dato uno strattone ed io mi sono rotta una gamba.
Gli dei ti hanno punito perché eri felice.
No. Perché ero arrogante. Mai vantarsi della fortuna. Di che stavamo parlando?
Della tua vita.
Io insegnavo e per insegnare, allora come oggi, devi essere ricco oppure votato a una vita di povertà. Io prendevo 120 mila lire al mese che era pochissimo ma nella mia gavetta c’era tanta gioia, c’erano i grandi vecchi del cinema, Sonego, Age, Scarpelli, quella grande generazione così gentile con i giovani. Il cinema ci pagava bene, avevamo sempre la casa piena di amici e di gente, che stavamo dicendo?
Non me lo ricordo più nemmeno io. Parliamo di femminismo?
Quale femminismo?
Quello tuo.
Ricordo una esperienza femminista negli anni Settanta, La Maddalena, un teatrino femminista romano. Meschinità, miseria, invidia, odio. Delle bestie come quelle femministe non le ho mai più incontrate. Se c’era lo stalinismo era tutto lì. Piagnistei, tutta la colpa è dei maschi, pure il ciclo mensile, pure questa cosa bella che noi facciamo i figli, vittimismo, una tristezza, vecchie attrici ritinte…
Magari ricucite…
No, non si usava ancora ricucire. Adesso sono tutte un taglia e cuci. Una cosa ripugnante. Se uno si dovesse innamorare di me, mi piglierebbe così, rospo, non principe. In principe mi trasforma lui, non il chirurgo. Che cosa stavamo dicendo?
La Maddalena.
Un ambiente di mostri dove la mediocrità imperava. C’era la Maraini e altre che non mi ricordo, miserie femminili da manuale. Mi odiavano. Sai perché? Perché avevo un marito bello e affascinante che mi veniva a prendere. Mi dicevano: “Stai sempre col maschio”.
E tu?
“Ragazze, fatevi qualche scopata in più!” Perché parlavamo di questo?
Lascia stare. C’è qualcosa nella tua vita di cui ti vergogni?
Si, ma non me ne vorrei vantare.
Dillo con parole tue.
La cosa peggiore è non rimanere vicina a chi ami nel momento della morte. E’ successo con Dario Bellezza, questo gattaccio di strada, uomo meraviglioso. Lui mi chiamava. Noi non ci eravamo mai frequentati molto ma quello era il momento della nostra amicizia. Lui mi chiamava ed io non ho risposto.
Ma perché?
La verità? Ero cotta di un uomo e non volevo essere distratta. E poi avevo il terrore di lui, della sua morte. Vigliaccheria. Una bella delusione rispetto a me stessa.
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