- 28 Febbraio 2000
“Non si fa aspettare una signora”. Mi arrampico sugli specchi: il taxi, il traffico. Ma ha ragione lei. Non si fa aspettare una signora. Il ritardo non ha scuse. La guardo negli occhi e lei sta sorridendo. Mi sta prendendo in giro. Donatella Versace, tra Parigi e Milano, tra un consiglio di amministrazione e una sfilata, si siede su un divano e si sottopone al rito dell’intervista.
Prima di dire sì, mi aveva chiesto se potevo mandarle un fax con gli argomenti. Potevo. Mi sembrava educato accontentarla anche se temevo una certa ritrosia ad affrontare qualche domanda. Invece no. Con disinvoltura, ridacchiando, ghignando, ridendo, si è inoltrata in qualsiasi argomento, dalla sua vita spericolata all’omosessualità di suo fratello. Ed io ho cominciato, chissà perché, con un domanda spiazzante. Anzi, diciamolo pure, una domanda decisamente cretina.
Lei ha mai fatto la casalinga?
Non so nemmeno che cosa voglia dire.
A una figlia consiglierebbe di fare la casalinga?
A mia figlia consiglio soprattutto di lavorare e di essere indipendente. Ma fare solo la donna in carriera è un ruolo costrittivo come fare solo la casalinga. Soffriamo di questa disease…
Disease?
Malattia. Si chiamano le personalità multiple. Tutte le donne ce l’hanno.
Lei ce l’ha?
Io ce l’ho.
Mamma, casalinga, amante, sorella, amica, manager…
Esattamente.
Cominciamo dalla mamma. Lei è una mamma mammosa?
Io sono una mamma meridionale.
Ho capito, mammosa.
Sono calabrese e le mie origini le ho ben radicate. Sono una mamma che si fa sentire. I miei figli hanno inculcato il senso del dovere.
Allora non è mammosa. E’ una mamma dura. Le mamme mammose sono quelle che perdonano tutto ai loro figli .
Io non perdono nulla. Mia madre non ha perdonato niente a me. E io l’ho apprezzato moltissimo. I miei figli mi devono delle cose. Se loro adempiono al loro dovere avranno quello che mi chiedono. Altrimenti no.
Passiamo alla casalinga. Diciamo meglio: la padrona di casa.
Mi piace molto fare la padrona di casa. Ma la mia casa non è necessariamente una casa. Può essere anche un albergo. Io viaggio moltissimo.
La sua casa-albergo preferita?
Il Beverly Hills Hotel di Los Angeles. Vado nello stesso bungalow da tantissimi anni, il “9 A”
Qual è la prima cosa che fa quando arriva in una delle sue case e in uno dei suoi alberghi?
Il giro delle stanze, come un gatto. Poi piazzo le mie cosine.
Che cosa piazza?
Le mie candele profumate. Un cuscino che mi piace da morire.
Viaggia col cuscino?
Si, lo metto sui divani dove mi siedo. Me lo aveva regalato Gianni, barocco antico.
Mi fa l’elenco delle case che ha? Lei è peggio di Berlusconi.
Una a Milano, una sul lago di Como, una a New York e una a Miami.
Quattro. Neanche tantissime.
Potrei averne di più vero? Ma mi bastano. Dirigere una casa è impegnativo.
La terza donna è l’amante.
A me piace flirtare con la gente, sedurre gli uomini, sedurre le donne. Mi piace usare questa parte della femminilità che tutti abbiamo.
Anche noi uomini?
Si, ma non la sapete usare.
Ci vergognamo.
Gli uomini intelligenti non si vergognano di tirar fuori la loro parte femminile. Il mio amico Sting è uomo al cento per cento ma non si vergogna di esporre la sua parte femminile.
Che cosa è la parte femminile?
Tenerezza, sensibilità, insicurezza, vulnerabilità.
L’uomo preferisce presentarsi come quello che non deve chiedere mai…
Gli uomini così mi fanno ridere.
Come usa la sua seduzione?
Anche per farmi strada nel mondo dei manager uomini. Ma poi ragiono con la testa di un uomo.
Questo è un imbroglio.
Serve anche quello. Poi serve il duro lavoro e la volontà ferrea. Una determinazione tramandata con i geni della mia famiglia. Eravamo molto uguali io e Gianni, molto determinati, molto forti.
Litigavate spesso?
Tutti i giorni.
Una vita d’inferno.
Facevamo pace tutti i giorni.
C’è stata una volta che non avete fatto pace subito?
Si. E’ durata anche un mese. Abbiamo sofferto da morire, tutti e due.
Il motivo?
Filosofie diverse su come rinnovare l’azienda. Lui voleva tenere le cose come stavano. A me sarebbero piaciuti cambiamenti radicali.
Chi aveva ragione?
La ragione non ce l’ha mai nessuno.
Chi ha vinto, allora?
Non c’è stato tempo. Gianni è morto.
Lei avrebbe ceduto?
Lui sarebbe arrivato dalla mia parte.
La moda è sempre stato considerato un fenomeno effimero, superficiale.
E’ un business, c’è dietro tutto un insieme di cose che non ha niente a che vedere col vestitino che si vede in pedana. La moda è management, è strategia. Tutte cose che ho imparato di recente. Prima mi dedicavo di più alla creatività…
…all’aspetto fatuo…
…all’aspetto trendy…
…il che significa…
…vedere film d’avanguardia, teatro d’avanguardia, musica d’avanguardia, scoprire le cose che la gente ancora non sa, assorbirle e trasformarle in vestiti.
Sempre all’avanguardia?
La moda, la musica e il cinema sono la pop colture del 2000, rompono i ruoli, vanno oltre.
Il nudo sarà mica d’avanguardia.
E’ vero. La moda Versace è sempre stata un po’ sexy. Però io non mando la modella in pedana con le tette di fuori. Non non vuol dire niente, questo accadeva nel ’68…
Accade ancora oggi veramente.
Mentalità superate.
Voi stilisti vestite in maniera del tutto diversa dai vestiti che proponete.
Mi guardi. Le pare che questo sia un vestito che non avrebbe potuto vedere in una sfilata?
Pensavo ad Armani che gira in jeans e t-shirt.
Snobismo, atteggiamento intellettuale che andava bene in epoca di minimalismo.
Una volta si diceva: Armani, Versace, Ferrè. Adesso si dice: Prada e Gucci.
Prada e Gucci sono venuti fuori molto forte. Sono bravi. Hanno capito che la moda è business. Non fanno cose immettibili. Nelle sfilate fanno vedere cose trendy, edge, portabili.
Edge?
Cutting edge, cool…
…perdoni, signora Donatella…
Cutting edge e cool sono le due parole più importanti nella moda oggi.
E significano?
Moderne al punto giusto.
E non potremmo dirlo così? L’Italia ha colonizzato il mondo della moda. Come mai non è riuscita ad imporre l’italiano come lingua?
Non lo parla nessuno l’italiano. Qui da noi diciamo ancora sarto, cucire, tagliare…
…che non è né cool, né cutting edge…
In Inghilterra e in America capiscono di moda molto più degli italiani.
Gli americani vestono come straccioni!
La massa. Ma la donna supersofisticata, quella veramente chic, la trovi in America e in Inghilterra, non in Italia. In Italia trovi la donna borghese.
Lei era un po’ sotto l’ala protettrice di Gianni, allineata e coperta. Come è avvenuta la sua evoluzione?
È stato Gianni a spingermi. Prima mi ha dedicato un profumo, Blonde. Poi mi ha affidato Versus, la linea giovane. Lui diceva che io ero la linfa che gli dava la vita, che lo costringeva a guardare avanti, che gli permetteva di non invecchiare. Mi apprezzava, a volte mi odiava per questo.
Una cosa è Versus, una cosa è Versace.
Gianni sapeva che ero in grado di andare avanti da sola. Lo sapeva perché quando era stato malato…
…era stato malato?
Nessuno lo sapeva, ma aveva il cancro all’orecchio. Lui era convinto di dover morire per quel cancro. Per due anni mi aveva dato in mano tutto. E mi diceva sempre: “Se mi succede
qualcosa, ricorda che sei tu che devi andare avanti”. Invece fu diagnosticato completamente guarito. Poi, sei mesi dopo, fu ucciso.
Chi era più cutting edge, lei o Gianni?
Io. Lo diceva anche Gianni. C ‘era anche differenza di età tra me e Gianni. Lui andava all’opera e io ai concerti rock.
C’è differenza fra come disegnava Gianni e come disegna lei?
C’è differenza fra come disegna un uomo e come disegna una donna. La donna, per l’uomo, è un disegno, uno schizzo sulla carta, una cosa irreale. Io invece conosco il corpo delle donne. Gianni pensava al vestito, non pensava alle gambe, alla vita, ai difetti.
Una mania di Gianni era quella di voler fare vestiti per tutti, per la gente dello stadio.
Predicava bene e razzolava male. Voleva vestire la gente dello stadio ma alla fine sceglieva sempre i tessuti più costosi. Diceva: “La mia moda deve andare a tutto il mondo, non voglio l’élite, voglio raggiungere tutti”. Bene, dicevo io, che tessuto scegliamo? “Cachemire”. Cachemire? 150 mila lire al metro? Gianni come fai a vestire la gente dello stadio con 150 mila lire al metro? Allora abbiamo deciso di fare una seconda linea, Versus.
Linea democratica e popolare.
E plebea.
La ricchezza…
…dei sentimenti?
…dei miliardi. Questa ricchezza vi pesa?
Guardi questo anello. Pesa da morire.
Costerà un miliardo. Non ha paura che le rubino la mano?
Ma no.
Allora è finto.
Sono allergica ai diamanti finti.
Suvvia, me lo dica. Vale un miliardo?
Dipende da quanto sta oggi il diamante “luce a”.
Ci sono cose che ignoro.
Non è giusto dire che essere ricchi dà fastidio.
Non sarò io a dirlo.
Perché non è vero. La ricchezza è un splendido biglietto per la libertà. Però…
Non sono ammessi però.
Però c’è un altro aspetto della ricchezza: l’invidia, la gelosia, la gente che aspetta soltanto che tu affondi.
"Continuo ad amare la vita mondana anche se non fa piacere alla stampa". Si ricorda? Lo ha detto lei.
La vita mondana mi piace. Non la cena fra signore, il tè con i biscottini. Amo frequentare i miei amici e le rock-star, rimanere fuori la notte fino alle cinque del mattino. Con Liam Callaghan degli Oasis, piuttosto che con Madonna. Mi piace la vita alternativa, conoscere un po’ tutto, fare esperienze, anche se sono esperienze un po’ rischiose.
Tipo?
Non so, mi circondo di gente po’ strana alle volte. Gente che non ha paura di esporre delle idee anche rischiose. A me piace rischiare nella vita. Lo vedo come un lato molto istruttivo. La gente lo vede invece come un lato controversial.
Ma voi parlate sempre inglese?
Io parlo calabro-inglese. Mio marito parla inglese perché è americano. A casa parliamo inglese, anzi io parlo italiano e i miei figli rispondono in inglese. Il mio non è snobismo.
Non volevo protestare. Era solo legittima difesa. La categoria degli stilisti…
La categoria? Che brutto essere etichettata.
La categoria degli stilisti esiste?
Io non sono una stilista. Io mi considero un direttore creativo.
Allora ripeto la domanda. Come Perry Mason. Esiste la categoria dei direttori creativi?
Si.
Vi frequentate?
Una volta c’era competizione, c’erano le fazioni. Armani contro Versace, Ferrè contro la Biagiotti. Adesso no. Adesso lo scambio di idee è continuo. Io parlo al telefono con Tom Ford. Mi fa piacere vedere la signora Prada. Mi è simpatica Jil Sanders. Vado in vacanza ai Carabi con John Galliano.
Gli italiani vestono bene?
A Roma vestono benissimo. A Milano più borghesemente. Ma la città più all’avanguardia…
…vogliamo dire cutting edge?
…è Napoli. La gioventù underground napoletana può essere paragonata benissimo a una città come Londra.
Il vestito, esattamente, per lei che cosa è?
E’ un’attitudine, un feeling, un pensiero, un messaggio. Se presento in pedana dei pantaloni neri con una certa linea è perché voglio far capire che in questo momento la parte più erogena del corpo è il sedere.
Il sedere.
Il sedere e il back-out.
Come?
Il back-out. La scollatura dietro. Una volta la scollatura era davanti e faceva vedere il seno. Adesso no. La scollatura deve far vedere il sedere.
Durerà molto?
Dura già da un paio di stagioni.
E le gambe?
I tempi della minigonna e delle cosce sono finiti.
E non torneranno più? C’è sempre un revival per tutto.
Non per la minigonna. La minigonna non è sexy.
Scommetto che non è nemmeno cutting edge.
La minigonna è solo volgare.
Non può distruggermi un mito.
Negli anni Sessanta andava bene. Appartiene a quei tempi. Ci sono cose che possono essere trasportate nel 2000. E delle cose che non possono. La minigonna non può.
Dolce & Gabbana, qualche mese or sono, hanno creato un po’ di scalpore con una intervista nella quale hanno fatto quello che, voi che parlate inglese, chiamate "outing", raccontando la vita di una coppia omosessuale. Che impressione le ha fatto?
È arrivata un po’ tardi l’intervista. Lo sapevano tutti. Io penso che l’outing, per essere fatto, ha bisogno di intelligenza. Fare outing in un certo modo, per una coppia così, vuol dire chiudersi in un ghetto, nel ghetto dei gay. Cioè: non è proprio una liberazione. Io personalmente credo che ognuno debba esprimere la propria sessualità come meglio crede. Ma le proprie relazioni, per come la penso io, bisogna tenerle per se stessi.
Però anche Gianni, molto tempo fa…
Sì, anche anche lui si era dichiarato gay. Ma lo aveva fatto su un giornale gay americano.
Come ricorda suo fratello?
Mio fratello era un genio.
In che senso?
Era un istintivo, seguiva il suo istinto alla lettera e aveva sempre ragione.
Se non avesse fatto lo stilista…
…sarebbe diventato celebre per altre cose. Nel teatro, nella letteratura, forse un regista…
Dei suoi colleghi… si può dire colleghi?
Dei miei amici che fanno lo stesso mio lavoro, questo intende?
Si, teniamoci sul vago. Quali sono quelli dai quali andrebbe a lavorare?
Mi piacciono molto Prada e Gucci. Mi piace il connubio manageriale e creativo. La moda è questo oggi.
Non è sempre stato così?
No, una volta c’era la creatività che andava per i fatti suoi e c’era il manager che cercava di farla diventare produttiva. Era un casino.
Chi comanda di più alla Versace? L’amministrativo Santo o la creativa Donatella?
Ognuno nella stessa maniera.
Non è vero. E’ impossibile. C’è sempre qualcuno che decide più dell’altro.
Non mi crede?
No.
Io alzo più la voce. Santo è più pacato.
Santo è più buono?
Santo è buonissimo. Io conosco i miei limiti in fatto di finanza. Santo conosce i suoi limiti in fatto di creatività. Certe volte mi prende per pazza ma poi ci ragiona su e mi segue.
Lei come decide quale vestito indossare?
D’istinto. Mi piace molto scegliere all’ultimo momento.
Lei non è una di quelle donne noiosissime che stanno tre ore prima di decidere e poi vanno dal marito a chiedere: “Come sto caro?”
“Come sto caro”? Mai!
E suo marito veste da solo?
Assolutamente si.
Lei non gli dice mai niente? Veramente?
Mio marito veste molto bene.
Senza consigli?
Senza consigli.
Non è mai capito che un giorno, uscendo, lei gli abbia detto: "Madonna come ti sei vestito!" Dica la verità.
Ogni tanto.
L’ha fatto cambiare qualche volta?
Si.
Mi piace quando dice la verità.
Anche Gianni l’ho fatto cambiare. Era contento quando lo facevo cambiare. Santo invece rimane mortificato. Santo è un conservatore. Non è nemmeno il tipo che si rifà il guardaroba ogni stagione.
I nostri politici come vestono?
Il peggiore è Bossi. Il migliore è Berlusconi.
Lei sarebbe capace di trasformare un politico italiano in una persona presentabile?
Mi piacerebbe moltissimo. Lo faccio già per i miei amici cantanti.
Da dove comincerebbe?
Dal taglio dei capelli che è antichissimo. Poi cambierei gli occhiali. Girano tutti con occhiali-fanali. Poi li manderei un po’ in palestra. Non tanto, un quarto d’ora. E poi cambierei le proporzione dei vestiti. Via le spalle larghe. Via le pinces ai pantaloni. Se mi lasciassero fare!
Che cosa le succede quando esce in città e vede una persona vestita Versace?
La fermo. Le dico: le sta benissimo. Le dico: l’ho fatto io.
Insomma, dà fastidio alla gente per strada.
A volte è più forte di me.
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