- 20 Febbraio 2003
Liberazione contro Manifesto. Una polemica che non ha sconvolto l’opinione pubblica ma ha infiammato, per un breve periodo, l’estrema sinistra. In apparenza grande politica. Il ruolo di Bertinotti, la posizione di Rifondazione, l’ascesa di Cofferati. Sotto sotto un banale problema di concorrenza editoriale, secondo Ritanna Armeni, ufficio stampa di Bertinotti. Il tutto condito da spocchia. "La solita spocchia", spiega Ritanna, "che il Manifesto usa nei confronti di Rifondazione". Cerchiamo di spiegare. Perché il Manifesto ce l’avrebbe con voi?
"Una vecchia storia. Risale alla fondazione di Liberazione quotidiano. Prima, il quotidiano di riferimento di Rifondazione era il Manifesto".
C’era bisogno di farne un altro?
"Sì, visto che il Manifesto attaccava Bertinotti".
La solita sinistra settaria?
"Ai tempi del governo Dini il Manifesto pubblicò un fotomontaggio con Bertinotti in ginocchio davanti a Berlusconi. Un po’ troppo. Decidemmo che dovevamo farci il nostro quotidiano".
Hai scritto un articolo che comincia così: "Perché ce l’avete tanto con noi? Perché le nostre posizioni vengono o ignorate o ridicolizzate? Perché non vi accorgete del nostro percorso politico?"
"Esatto. Il Manifesto è un giornale-partito. Come Repubblica. Una monade. Tutto quello che è esterno a lui è da aborrire. Ma il problema non è solo politico. E’ editoriale. Sembra che a causa di Liberazione il Manifesto venda 6 mila copie in meno. Ci sentono come concorrenti. In quell’articolo dicevo: mettiamo i piedi nel piatto e nominiamo la questione. Liberazione vi dà fastidio perché vi ruba lettori. Per non parlare delle vignette di Vauro. Bertinotti che come Biancaneve guarda lo specchio e dice: specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? E gli appare Cofferati".
Carina.
"Le vignette possono anche essere carine. Ma sono la punta di un iceberg di una linea politica".
Reazioni?
"Il giorno dopo è scesa in campo Rossana Rossanda".
Tu non eri amica della Rossanda?
"Ma certo. Io ho cominciato al Manifesto, andai a comprare le scrivanie alla Croce Rossa, a fare il contratto della luce. C’erano Rossana, Lucio Magri, Valentino Parlato, Loris Campetti, Gabriele Polo. Tutta l’allegra banda. Fra i giovani, Gianni Riotta, Rina Gagliardi, Mauro Paissan, Massimo Serafini, Paolo Passerini. Mi ci aveva portato Luciana Castellina che avevo conosciuto all’università e all’Unione Donne Italiane. Luciana e Rossana sono le mie mamme politiche. E come tutte le mamme, amavano i figli maschi".
Antifemminismo strisciante?
"Si fidavano di più degli uomini. Se c’era da scrivere un articolo importante, era per l’uomo. Tu dovevi guadagnarti tutto con fatica".
Stipendio?
"70 mila lire al mese. Meno dell’operaio metalmeccanico di terzo livello".
Politicamente?
"Operaista, più a sinistra non si può".
Contestavi i vecchi?
"I nostri vecchi erano tipi come Luigi Pintor. Erano figure assolutamente incontestabili, l’autorevolezza assoluta".
Perché sei andata via dal Manifesto?
"Non mi diceva più niente. Ebbe perfino una piccola sbandata di attenzione per Craxi. Per un anno ho lavorato a "Pace e guerra", un giornale amico-nemico messo su da quelli che erano andati via dal Manifesto per fare il Pdup, Magri, Castellina ma anche Rodotà, Cacciari".
Tu arrivavi dalle Puglie?
"Sì, famiglia molto piccolo-borghese. Padre socialista con negozio e sartoria. Studi classici nel liceo a Brindisi. I miei volevano mandarmi all’università a Bari o a Lecce. Ho dovuto combattere per venire a Roma".
Gioventù felice?
"La gioventù non è mai felice. Io poi ho sempre vissuto la provincia con senso di oppressione. Questo spiega il fatto che ho pochi ricordi."
Non ricordi nulla?
"Bobby Solo, Una lacrima sul viso. Balli. Gite al mare. Ma soprattutto si studiava. Ero troppo seria".
Amori?
"Il mio primo amore fu il professore di filosofia".
Un classico.
"Lui non si dichiarò prima che io finissi il liceo. Io neanche me ne ero accorta. Poi la cosa scoppiò. Ma avevo una tale voglia di andarmene che il grande amore mi bloccò. Gli dissi: "Noi ci amiamo ma io me ne vado a Roma". E poi a Roma trovai altri amori".
Tipo?
"Sono sposata da 33 anni. Ho conosciuto mio marito giovanissima, nel ’68".
E il ’68?
"Ho fatto il ’68 insieme al gruppazzo di Paolo Franchi, Paolo Mieli, Paolo Soldini. Sono passata per Potere Operaio. Piperno, Carmignani, Lanfranco Pace, Faranda, Rosati, Gaeta, Scalzone?.
Parlavi alle assemblee?
"Ero ragazzina. Quelle erano assemblee di assatanati, bisognava essere dei veri leader per parlare".
Dopo il Manifesto, Guerra e pace. E dopo?
"Collaborazioni al Mondo, ai Tg, ai Gr, a Rassegna Sindacale. Poi andai a lavorare per quattro anni in un’agenzia confindustrial-democristiana, l’Asca".
Passata al nemico.
"Quando ero al Manifesto frequentavo moltissimo, oltre al sindacato, anche il cosiddetto padronato. Ed avevo un’amicizia molto carina con il direttore generale della Federmeccanica, il professor Mortillaro".
Come fa una militante del Manifesto ad avere un’amicizia molto carina con il direttore della Federmeccanica?
"In un editoriale, parlando di lui, avevo scritto: "I padroni hanno detto, i padroni hanno fatto". Lui mi chiamò al telefono: "Signora, io non sono un padrone. Al massimo sono un servo dei padroni". Era una persona di grandissima intelligenza. Uno di quelli che pensava che le femministe erano stronze, che i giovani erano lazzaroni, che gli operai dovevano lavorare e basta. Ma tutte queste cose le diceva con grande coerenza. Ci siamo frequentati molto. Un giorno mi disse: "Perché non vieni a lavorare nell’agenzia?".
Mettila come vuoi: passata al nemico.
"Non è stato un bel periodo. Il lavoro di agenzia è noioso. Un giorno andai a intervistare Nicola Mancino che mi disse: "Cosa ci fa lei all’Asca con quella faccia da comunista?". Poi mi chiamò Franca Chiaromonte, che era una mia amica, dicendomi che riapriva Rinascita, la andava a dirigere Alberto Asor Rosa. Passai un anno bellissimo. Era quello del passaggio dal Pci al Pds. Noi eravamo contro. C’era grande dibattito e una vivace battaglia politica interna".
Dopo Rinascita?
"L’Unità. Nove anni".
Chi era il direttore?
"Renzo Foa. Non mi piaceva. C’è un criterio infallibile per giudicare se un direttore è un buon direttore. La porta. Se la tiene chiusa è pessimo. Lui aveva messo perfino la segretaria come filtro con la redazione. Quando il giornale non gli piaceva diceva: "Con questo giornale ci incartate le vongole". Insopportabile".
A me sembra una persona molto gentile, gradevole.
"Sai chi era mio compagno di scrivania?"
Dillo.
"Rondolino. Lui sì che era simpatico. Qualcuno dice che è un voltagabbana?"
Secondo te?
"Voltagabbana ha una connotazione morale negativa? Come il tradimento?"
Anche.
"Ho conosciuto Battista e Mieli quando erano degli extraparlamentari. Non mi sentirei mai di dire che sono dei voltagabbana. Hanno fatto un percorso, passando da una posizione di sinistra a una posizione moderata. Ci sono anche persone che fanno percorsi inversi. Cofferati era un sindacalista moderato, adesso è il leader della sinistra più di sinistra".
Se lo fai per soldi, per potere?
"Se tu dici: vado a Forza Italia perché guadagno venti milioni al mese facendo il deputato"
Sei un voltagabbana?
"Sì. Sei un voltagabbana".
Un nome.
"Tiziana Maiolo".
Vogliamo dire qualcosa da querela?
"Siamo state amiche e ora farei fatica perfino a salutarla. E’ un’altra persona".
Ti ha spiegato perché?
"No, non ci ho più parlato. Era una giornalista bravissima, si occupava di giustizia e di carceri. Ha trovato una leva nella questione del "garantismo". Ma la molla fondamentale è stata un’altra. Prestigio sociale, visibilità, soldi".
Molti politici cambiano pelle tante volte.
"La politica è una droga. Non ho mai conosciuto un parlamentare che accettasse di perdere status, soldi, privilegi. Hai la buvette, il ristorante, puoi fare i biglietti senza fila, hai il tuo ufficio postale, hai frequentazioni di alto livello. Per mantenere tutto questo si è disposti anche a voltare gabbana".
I voltagabbana sono più a destra o più a sinistra?
"Il fenomeno è legato al privilegio, e la sinistra per definizione dovrebbe essere contro il privilegio".
Dovrebbe.
"Sai chi sono i veri voltagabbana?"
Dillo.
"I sindacalisti che passano dalla parte dei padroni, che diventano capi del personale. Hanno difeso gli operai, hanno fatto i picchetti, sono andati alle trattative. E poi, improvvisamente passano dall’altra parte del tavolo portando il loro know how".
Ce ne sono tanti?
"Tantissimi. Pensa a Gastone Sclavi. Dispiace dirlo perché è morto. L’ho conosciuto che era nel Pdup. Faceva il sindacalista ed è passato alla Montedison. Nella Cisl e nella Uil ce ne sono moltissimi. Nella Cgil di meno, ma mi scandalizzano di più. Nella Cisl o nella Uil fai il sindacalista per mestiere. Nella Cgil per ideologia".
Ci sono anche i sindacalisti che scelgono la politica. E’ voltar gabbana?
"Si ha molto più potere come sindacalisti che come politici. Però?"
Però?
"Carniti quando faceva il sindacalista era di estrema sinistra. Chi ha chiesto gli aumenti uguali per tutti per gli operai? Lui. Poi nell’84 insieme a Craxi ha abolito la scala mobile. Da radicale a moderato. Un bel percorso".
Dimmi un politico che non ti piace.
"Romano Prodi. Non mi piace il rapporto che ha con le donne. L’ho seguito per un anno e mezzo. Credo che non si sia mai accorto di me. Riusciva ad ignorarmi anche su un aereo con solo quindici persone. E’ il solito cattolico che ha paura delle donne. E le cancella".
E’ buono, è solare.
"Non è né buono né solare".
Va in bicicletta. Sembra un buon parroco di campagna?.
"Non è né aperto né simpatico".
Vogliamo impallinare anche Cofferati così abbiamo sistemato il ticket dell’Ulivo?
"Cofferati mi piace molto, è simpatico. Mi stupisce un po’ il suo comportamento di oggi. Lui stesso si definiva "animale a sangue freddo". Adesso lo sento parlare di "politica del cuore", di "sentimento contro la ragione".
Però non ti piacciono i movimenti, gli intellettuali?
"Gli intellettuali hanno avuto un ruolo fondamentale nel fatto che questo Paese è andato a destra".
Spiegati.
"Hanno appoggiato un cambiamento dell’Italia in senso liberista, orientato all’azienda, al mercato. Tutti. Quando a un certo punto si sono ritrovati Berlusconi, si sono ribellati. Ti ricordi un intellettuale che abbia fatto una battaglia contro corrente in questi anni?"
E Flores, Pardi, Moretti?
"Ho passato il Capodanno a Parigi con Pancho Pardi a casa di una comune amica, Danielle Mazzonis. C’erano anche Paolo Mondani, uno dei giornalisti di Santoro, Gloria Buffo, la Bonucci. Non si è fatto altro che parlare male di Berlusconi. Indignazione generale per la sua occupazione della Rai, per il suo messaggio a reti unificate".
E tu non sei d’accordo?
"Non ci si può scandalizzare per il suo messaggio e non dedicare un minuto di indignazione alle cose che ha detto! Io gliela farei occupare per tre ore la Rai se dicesse cose sensate. Gli intellettuali parlano solo di Cirami, di televisione, di conflitto di interessi, cose delle quali alla gente non frega nulla. Che parlino di pensioni, di salari, di tasse".
Dicevi che anche Repubblica è un giornale-partito.
"Molto meglio il Giornale, molto meglio l’Unità. Meglio Furio Colombo di Ezio Mauro. Più laico. Repubblica ha la spocchia illuminista che diventa stalinista, violenta e incivile".
Non ti piace.
"Una volta Ezio Mauro mi disse: "Se facessi un giornale con intenti puramente giornalistici dovrei dare spazio ai vostri elettori perché sono il 20% dei nostri lettori. Ma non ho nessuna intenzione di darvi più spazio perché ho un altro progetto in testa".
Però un giornale è fatto anche di giornalisti.
"E Repubblica è una scuola deteriore di giornalismo. Scalfari parte con gli insulti e tutti dietro a dire bugie".
Alt! Ti rendi conto che stai attaccando il giornale-bandiera della sinistra italiana?
"Il picconatore del momento è Massimo Giannini. Ma è un imprinting: da Curzio Maltese in giù. Un po’ più sfumata Concita De Gregorio".
Ti secca perché accusano Bertinotti di ambiguità. Questa sua continua presenza su Mediaset?
"Io trovo sciocca la posizione della sinistra che non vuole andare da Vespa. Da Vespa si va. Si va dovunque. Si va anche da Socci".
Ti è piaciuta l’operazione Socci?
"Nell’occupare il potere la destra fa gesti inconsulti. Ciambelle che non riescono col buco".
A sinistra chi non ti piace?
"L’elenco sarebbe lungo".
Abbiamo tempo.
"E’ difficile?"
Cossutta? Diliberto?
"Non mi piacciono. Portatori di un’idea vecchia di comunismo".
D’Alema?
"A forza di attaccarlo me la stanno facendo diventare simpatico".
Fassino?
"Fa molto bene il suo lavoro. Però è di destra. Dice cose che dicono i padroni".
Veltroni?
"Con Veltroni al potere sarei sicura di non andare in galera. Con Fassino e D’Alema no".
Il gioco della torre. Berlusconi o Casini?
"Butto Berlusconi".
Anche tu demonizzi?
"Risolvo il conflitto di interessi".
Previti o Dell’Utri?
"Non posso scegliere fra due mostri".
Travaglio o Maltese?
"Tutti e due antipatici. Ma Maltese è bravissimo. Butto Travaglio"
Vincino o Forattini?
"Salvo Vincino. Non è mai volgare. La stessa cosa non si può dire di Forattini".
Flores o Pancho Pardi?
"Butto giù Flores. E’ un giustizialista".
Vuole che i colpevoli siano condannati?
"Giustizialisti sono quelli che si oppongono all’indulto, che non conoscono la clemenza".
Zaccaria o Baldassarre?
"Butto Zaccaria. Per scarsa considerazione del proprio ruolo pubblico e mancanza di senso dello Stato. Quando l’ho visto al Palavobis mi è venuto un accidente".
Moretti o Benigni?
"Salvo Moretti. Non mi piace di Benigni il suo desiderio di piacere a tutto il mondo".
Moretti ha detto che dobbiamo ringraziare Bertinotti se la sinistra ha perso le elezioni?
"Una sciocchezza. Ma mi piace lo stesso".
Ti chiedo un atto di coraggio. Parlami male di Bertinotti.
"Impossibile. E’ troppo gentile d’animo. Non lo scrivere, sembra piaggeria".
Sforzati.
"E’ testardo. Ma è anche il suo pregio".
La gente dice che è il mostro che ha fatto cadere il governo Prodi.
"Non è stato piacevole per lui, è stato un periodo di grande isolamento persino personale. Ma il suo successo fra la gente non è mai venuto meno. Per strada le vecchiette continuano a fermarlo".
Vorrei inviarvi mie considerazioni, da ex imprenditore 83 enne, con riassunte considerazioni utili a fare aumentare il lavoro in Italia e altre per fare diminuire l’inquinamento.
Per favore inviatemi il vostro indirizzo email. Assicuro che trattasi di cose molto serie e molto utili all’economia nazionale. Grazie
dino.baruffaldi@gmail.com