- 1 Gennaio 1980
Per i sinceri democratici era come il diavolo. Grande capo della Rai negli anni fra il 1961 e il 1974 era considerato un censore, un sessuofobo, un accentratore, un oscurantista, un dittatore. Oggi, che ha 71 anni, lo rivalutano tutti, quelli della sinistra in testa, da Walter Veltroni ad Andrea Barbato.
"Bisogna stare attenti", dice prudentemente Bernabei che oggi dirige una società di produzione di programmi televisivi, la Lux. "Parlano bene della mia televisione solo per parlar male di quella di oggi". Con "Sette" Bernabei ha accettato di parlare delle differenze fra la tv di ieri e quella di oggi. E soprattutto di ciò che non gli piace nei programmi che vanno in onda attualmente.
Oggi c’è troppo sesso e c’è troppa violenza.
Perché?
Perché il criterio è massimizzare l’ascolto. Nessuno pensa più alla qualità del pubblico. Non interessa più a nessuno sapere chi sono le persone che guardano uno spettacolo. Basta che siano tante.
La colpa?
La colpa è della pubblicità.
Lei è contro la pubblicita?
Assolutamente no. Non bisogna demonizzarla. Però se diventa l’unico elemento che determina le scelte è lo stravolgimento. E ci saranno conseguenze gravi. La pubblicità causa l’omogeneizzazione al livello più basso, più ombelicale, più belluino.
Poi c’è la violenza…
Il problema è come si tratta la violenza. La televisione non è come il cinema. La televisione è sempre accesa, viene vista in pantofole, a casa. La gente non la percepisce come qualcosa di finto, di inventato. E’ come se si continuasse il discorso fatto nell’altra stanza con la moglie, la suocera, il figlio, il padre.
E allora?
Il pubblico non ha più termini di paragone, riferimenti ai modi di vivere. E’ solo davanti alla televisione. Le istituzioni, la famiglia, la scuola, la Chiesa sempre meno sono in grado di fornire alle persone modelli di comportamento. Un genitore, un nonno oggi riescono a malapena a comunicare qualche norma igienica, dietetica, di sicurezza, lavati i denti, non correre col motorino, non mangiare troppo. La televisione, con tutta la suggestione del colore, la suasività della parola ben tornita, la dolcezza delle musiche di sottofondo, dà modelli di comportamento.
Quali?
Chi ha più forza fisica e chi ha più denaro vince.
E’ un messaggio che viene anche dalla società.
Nella società i violenti sono una minoranza. La televisione invece enfatizza il fenomeno. E’ un moltiplicatore atomico.
Ma la funzione catarchica della rappresentazione della violenza?
Non della rappresentazione, ma del racconto. Nel teatro greco arrivava il messaggero e diceva: "Il re è stato ucciso!". Fine. Adesso in tv scorrono litri di conserva di pomodoro. E ogni giorno di più. Nella prima Piovra ho contato due morti a puntata. Nell’ultima, trenta. E che morti! Pezzi di budella, di cervello, sangue che sprizza da tutte le parti.
Che cosa bisognerebbe fare?
Rappresentare il violento come un fuori norma. E’ lui che sbaglia. Invece no, è un "ganzo", un "fico". E la vittima e’ rappresentata come un fesso, un disgraziato, oppure – come dicono ora – uno "sfigato".
Stiamo superando il livello di guardia?
Lo abbiamo superato. Nell’inconsapevolezza generale.
Si spieghi meglio.
La persone, più sono "giuste", più sono ispirate da principi morali, meno vedono la televisione. Le persone colte non vogliono "rincretinirsi con quelle baggianate". Le persone che hanno una vita equilibrata non vedono la televisione e non se ne curano. Contemporaneamente in Italia la metà dei ragazzi dai 6 ai 18 anni vede in media tre ore di tv. E riceve, in queste tre ore, mille inviti a bere alcolici ad alta gradazione.
Lei è un sessuofobo?
Io non sono un puritano ossessionato dal sesto comandamento. Ho avuto una moglie che mi ha dato otto figlioli, non mi meraviglio di nulla. Ma ogni sera tra le 9 e le 10 in tv viene trasmesso tutto quello che si può trovare nei cinema a luci rosse, nelle cassette porno.
Cioè?
Il nudo, il coito, la ginnastica sessuale che un tempo era solo di quei testi come il Kamasutra che insegnavano le varie posizioni della congiunzione fra uomo e donna…
Dicevano che lei metteva le mutande alle ballerine…
Ma le Kessler? Facevano vedere le cosce fino all’inguine! Oggi è il mercimonio pornografico…
Lei vede molto la televisione?
Adesso sì.
Un giudizio generale…
Quando un macellaio ha carne non buona la riempie di spezie. La nostra tv è piena di droghe, di spezie.
E’ sicuro di non esagerare?
Ieri sera in tv ho visto un film in cui c’era una ragazza che faceva i suoi bisogni e si puliva con la porta del bagno aperta. Che cosa vuol dire se non insegnare ai ragazzi che si può stare nel bagno a porta aperta?
Beh…
Ma così si distruggono le norme fondamentali di rispetto per il proprio corpo e per il corpo degli altri! Il nostro corpo non è sempre così bello come quello delle attrici. E’ quasi sempre sgradevole, emana cattivi odori. E’ brutto il nostro corpo.
In tutta questa marmellata, trova qualcosa che le piace?
Arbore. E’ il migliore. E’ il prototipo di come deve essere il presentatore, il conduttore. Non urla mai, non ricorre mai alle sguaiatezze. Non circuisce lo spettatore con violenze, sesso, cattivo gusto. Non usa mai spezie. Ha sempre il rispetto del pubblico. E’ intelligente, omnicomprensivo. Sfrutta meno degli altri i reconditi deteriori dell’umanità.
E Chiambretti?
E’ fantasioso, pirotecnico. In una mia ideale tv lo prenderei. Ma è come uno sfizio a tavola. Non si può tutti i giorni mangiare sfizi.
Che cosa pensa dei quiz?
Terribili. Mai come oggi c’è distribuzione insulsa di danaro facile. Ormai regalano milioni anche alla tv dei ragazzi. Bisogna reagire. Si rovinano i ragazzi. E i risultati li vediamo, corruzione, danaro facile, tangenti.
E la tv spazzatura?
Ferrara dice che la vera tv spazzatura è quella di Boncompagni.
Sì, è anche quella. Quella con tutte quelle ragazzine che sculettano. Roba per maniaci sessuali e per impotenti.
La tv buona scaccia quella cattiva?
Credo di sì.
Un esempio?
Tanti: il "Leonardo", l’"Odissea", gli "Atti degli Apostoli", il "Gesù" di Zeffirelli. Noi solleticavamo la sete di sapere, non il desiderio di sesso o di violenza.
Lei ha mai visto "Colpo grosso"?
Cattivo gusto.
"Avanzi"?
Qualche volta ho trovato qualcosa di buono. Ma non mi ha mai fatto una grande impressione.
Ferrara?
Giornalismo scoopistico, sensazionalismo. Ma non solamente lui. Questi spettacoli inchiesta, "Samarcanda", "Telefono Giallo", "Chi l’ha visto" sono tutti drogati, tentenziosi, volti a plagiare, a suggestionare.
E’ la televisione verità…
E che cosa vogliono farci credere, che sia roba genuina? Quando si collegano con le piazze e ci sono questi gruppetti di gente organizzata, indottrinata, stipendiata per dire delle cose, fanno solo del sensazionalismo. Il sensazionalismo comunque dura poco, si autodistrugge da solo.
"Blob"?
Accostamenti indebiti. La loro è sempre una posizione qualunquistica. I partiti sono tutti marci, i politici sono tutti ladri.
E non è vero?
Guardi che io sono sempre stato nella politica. Li conosco i politici. Ma poi non ci si può lamentare delle Leghe. Le Leghe non nascono dal nulla. Nascono perché degli imbecilli diffondono mentalità cretine.
E’ la satira…
No, la satira è un’altra cosa. Io feci venire Dario Fo.
Lei fece andar via Dario Fo…
Certamente. Non mi feci scrupolo di mandarlo via quando lui esagerò truffaldinamente. Oggi comunque non ce n’è come lui.
C’è Paolo Rossi.
Fo era molto di più. Paolo Rossi dice molte parolacce.
Lei che è toscano è contro le parolacce?
Noi non usiamo mai il turpiloquio a fini perversi. Lo usiamo a fini bonari.
Benigni…
Benigni… se ne dice tanto male. A me piace.
Benigni disse "Woitilaccio!". Lei che è cattolico…
Ma Benigni lo diceva con affetto. Non con disprezzo.
Ci racconta la vera versione di quella frase che l’ha resa celebre: "Gli italiani sono 20 milioni di teste di cazzo"? L’ha detto o no?
No. Io usavo spessissimo la frase "testa di cazzo". E’ un’espressione toscana. Le terminologie toscane sono molto variegate per quanto riguarda le definizioni dispregiative. Si comincia con "bischero".
Che significa?
Un poveretto, un po’ al disotto della media.
Poi?
Poi "testa di cazzo", significa presuntuoso, furbo, figlio di mignotta come direbbero a Roma, uno che occupa una posizione che non dovrebbe occupare.
Poi?
Poi ci sono i "bucaioli" e i "merdaioli", che sono il massimo dell’amoralità e della turpitudine.
Ma "teste di cazzo" lo disse o no?
Io dicevo che anche le persone colte, di media cultura, quelle che hanno fatto le superiori, quando sono di fronte al televisore sono come dei ragazzi delle elementari. Tutti quelli che avevano 40/50 anni e avevano fatto solo le elementari praticamente erano analfabeti di ritorno, non leggevano né libri né giornali. Guardavano la televisione. Io dissi: mettetevi in mente che fra i 50 milioni di italiani ci sono 20 milioni di analfabeti.
Ma "teste di cazzo"?
L’aggiunta la fece qualcun altro. Non io. Non ci sono 20 milioni di teste di cazzo in Italia. Già sarebbe una grande conquista. Sono al di sotto.
Le piace "Crème Caramel"?
La satira di "Crème Caramel" è aggiustata, addomesticata. Però usano buon gusto quando fanno il verso ai politici.
Del suo telegiornale dissero peste e corna.
Mi hanno fatto passare, creda a me, degli anni infernali, soprattutto i miei amici democristiani. Quando si cercava di fare qualcosa subito insorgevano, inveivano, avrebbero voluto castrare, impedire…
Chi erano i peggiori?
Ah, i dorotei erano terribili. Quando facevo venire Dario Fo, Furio Colombo, Umberto Segre, Arrigo Levi, ogni volta protestavano.
Dicevano che era un censore…
Mi hanno rovinato non so quante vacanze di Natale, Saragat che protestava, che urlava, Rumor con la bava alla bocca…
E perché?
Per "Tv 7". Io lo andavo a vedere prima che andasse in onda perché mi rendevo conto delle reazioni che poteva causare. Io seguivo molto l’informazione. Ogni sera alle sei telefonavo al direttore del Telegiornale e mi facevo raccontare che cosa c’era. E dicevo la mia. Toglierei questo, cambierei quest’altro, se sentite Tizio sentite anche Caio. Cose del genere. Dicevo: se esageriamo, prima o poi ci tolgono queste possibilità.
Lei si sentiva dittatore?
Sta scherzando? Ho sempre sentito sopra di me tanti superiori, tanti giudici, tanti padroni, tanti a cui dovevo rendere conto, tanti che mi avrebbero criticato, e ho cercato di barcamenarmi tra le tante paure.
Che cosa pensa del Tg 1? Passa per il più aperto…
C’è una tradizione pluralista dovuta al fatto che ha dovuto difendere la sua leadership. Senza indulgere a posizioni marxiste, ha sempre tenuto conto che un elettore su quattro è comunista.
Il Tg 2 dicono sia il più disastrato.
No, da un po’ di tempo non è fatto male. Ha abbandonato certe punte di faziosità.
Dice sul serio?
D’accordo, è un po’ filosocialista. Ma non lo si può accusare di faziosità gravi, di falsificazioni.
Il Tg 3?
Il Tg 3 è quello più intelligente, più acuto, ma è troppo di parte. Negli ultimi tempi si è un po’ moderato. Ma alla Rete Tre credevano di lavorare per il Pds e invece hanno lavorato per le Leghe.
Nel complesso?
La concorrenza ha migliorato l’informazione.
Merito quindi del Tg5 di Mentana?
Il Tg5 è un po’ epilettico come il suo direttore. C’è già tanta ansia, tanta tensione nella vita! Se anche la televisione si mette a dare queste palpitazioni…
Che cosa pensa di Berlusconi?
Ha avuto il merito di creare il sistema misto in Italia, aiutato da parecchi ambienti politici, soprattutto nei primi tempi. Ha saputo cogliere le incapacità, gli errori, le paure, le inadeguatezze degli altri. In fondo ci avevano provato Mondadori, Rusconi, Rizzoli. Ma anche Berlusconi deve cercare un suo progetto editoriale. Deve scegliersi il pubblico. Invece vuole tutto. E’ un errore.
Lei ci andrebbe alla Fininvest?
No. Sono convinto che il problema non sta nel nodo emitettenza. E’ più a monte. Nella ideazione e nella realizzazione dei programmi. Per questo ho scelto di dirigere la Lux.
E’ più libero di proporre il suo modello di vità?
Si. Se dirigessi una tv mi sentirei più compresso, più condizionato.
Non andrebbe nemmeno alla Rai?
No. Non voglio essere condizionato dai prodotti che ci sono sul mercato.
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