- 2 Agosto 2000
Compie ottanta anni fra qualche giorno. Enzo Biagi, il decano dei giornalisti italiani, non si arrende. Continua a fare l’inviato, trasmissioni in tv, libri, inchieste, interviste. Nessuno fra i giovani giornalisti rampanti lavora quanto lui. L’ultimo suo libro è intitolato “Come si dice amore”. E’ un viaggio, attraverso i tempi e i luoghi, attorno al sentimento più vecchio del mondo. Con lui ragiono di donne, di sentimenti, di passioni.
Enzo, che cosa è l’amore?
Bisognerebbe andarlo a scoprire nei foglietti dei cioccolatini. Le definizioni sono infinite. Non vorrei aggiungerne una mia.
Provaci. Magari finisci in un cioccolatino.
No. C’è un bellissimo verso, una dedica di Thomas Mann alla moglie. “Noi cammineremo assieme, la mano nella mano anche nel regno delle ombre”. Mi sembra di una tenerezza infinita.
L’amore come qualcosa di eterno.
Una compagnia che non finisce mai. Invece come diceva il mio amico Raffaele Carrieri “gli amori finiscono, ma è l’amore che non finisce mai”.
Definizione più serena.
Più ispirata alla realtà.
L’amore cambia con l’età?
La passione della gioventù diventa tenerezza, complicità, pace del cuore, buona compagnia. Io conoscevo il medico condotto di un paese, Gaggio Montano, che era stato segretario del fascio di quel paese, uomo di grande intelligenza e umanità. A volte io gli dicevo: “Come mai una persona come lei, così ironica, è stata segretaria del fascio?” E lui mi rispodeva : “Se era fascista Guglielmo Marconi cosa vuole che facesse il medico condotto di Gaggio Montano?” Quando due si sposavano, l’augurio che il mio amico medico condotto faceva non era “Siate felici”, ma “Fatevi buona compagnia”. Io trovo che fosse un bellissimo augurio perché nella buona compagnia ci sta dentro tutto.
Quale stagione dell’amore ti piace di più?
Io mi sono sposato a 23 anni, ho conosciuto mia moglie a 20, è sempre la stessa dopo 60 anni, abbiamo fatto tre figli, abbiamo 4 nipoti. Lei non solo mi ha fatto compagnia, ma è stata la più tollerante, la più forte nei momenti in cui c’era bisogno.
E’ duro stare con uno come Enzo Biagi?
Durissimo. Tutto il merito è suo. Io sono pieno di contraddizioni.
Un disastro?
Si. Un disastro, Però recuperabile.
C’è chi ha detto: “L’amore è il motore dell’universo”.
Non ci sarebbe l’umanità se non ci fosse questa convenzione che si chiama amore. Se pensi che Dio ha inventato Eva perché Adamo si annoiava!
E dopo?
I due smettono di annoiarsi e cominciano i problemi.
C’è anche chi ha detto: “Il sesso è il divertimento dei poveri”.
Sotto le lenzuola non c’è miseria. Le famiglie numerose sono quelle dei contadini.
Ti sarebbe piaciuto vivere in un altro secolo?
No, io mi ritengo così fortunato! La mia generazione è stata testimone di moltissimi eventi. Gli eventi, molto spesso, sono delle rotture di scatole. Però ho visto morire tre ideologie, il fascismo, il nazismo, il comunismo. Ho visto ammainare la bandiera rossa dal Cremlino, io che sono stato in giro per la Russia con la nipote di Lenin e il nipote di Stalin. Sono stato in Georgia, ho fatto più brindisi io alla memoria di Stalin che tutto il popolo sovietico per venti anni. Ho visto cancellare il senso della distanza. Sono andato da Parigi a New York in due ore a 40 minuti, il tempo di fare colazione. Ho visto sparire le mamme che andavano alla stazione per salutare i figli con un fazzoletto bianco. E’ scomparso l’addio. E’ stato un secolo che ha avuto un condensato di avvenimenti portentoso. Ha avuto più scienziati di tutti quelli che erano esistiti prima. All’inizio del secolo la vita media dell’uomo era 40 anni. Fra un paio di giorni io ne compio 80.
Auguri! Il femminismo dal punto di vista dell’amore ha fatto danni?
Quando bruciavano i reggipetto alcune dovevano essere autorizzate altre no.
Nel tuo libro tu parli con molto rispetto degli omosessuali.
Affronto con molto rispetto tutto quello che è diverso da me. L’ho imparato a mie spese. Sono cresciuto in un periodo in cui il razzismo era dottrina dello Stato. Non ho mai capito perché il mio compagno di scuola, che era circonciso invece che battezzato, dovesse essere diverso da me.
Il Gay Pride lo hai approvato?
Io approvo il rispetto per i gay, non l’orgoglio. L’orgoglio, nelle preferenze sessuali, è fuori luogo. Sono faccende personali.
Nel tuo libro passi in rassegna l’amore nei vari Paesi. Avendo girato così tanto, sulla base della tua esperienza, tu consiglieresti la donna latina o la donna nordica?
Non credo che sia una questione di latitudine. Guarderei ad altro. Al fascino, agli occhi, all’intelligenza.
Ma sulla base di queste qualità, la donna migliore qual è?
Quella che sa accettarti, quella paziente, quella che ti prende con tutti i tuoi difetti. Quella che nelle ore difficili è accanto a te.
Che cosa è che fa innamorare? Una combinazione chimica? Un incontro intellettuale?
Ci si innamora con la testa. E’ la testa che determina tutto. Ci sono delle bruttine che – come dire per non essere volgare? – ti eccitano più delle belline. Ci sono delle bellezze consacrate che -secondo me – è come andare a letto col lago di Garda. Lì c’è una curva, lì c’è una insenatura, lì c’è una baia. La bellezza è un fatto personale.
La bellezza è un optional?
Ma Venere non era strabica?
Magari aveva altre cose.
E non la guardavano sempre negli occhi.
I giovani stanno meglio o peggio?
I giovani non li conosco mica tanto. Ma non credo che ci siano tante differenze. Fra il topless e la crinolina, i richiami stanno sempre in quello che c’è da scoprire. Dalla foglia di fico in poi.
Sembrerebbero un po’ meno appassionati.
I suicidi per amore non mi sembrano calati.
Ci sono poi gli amori diversi, quelli di cui tu parli nel tuo libro. L’amore della suora per Dio, una donna che rinuncia al mondo per salvare il mondo, l’amore della terrorista che ha ucciso freddamente gente innocente…
Sono degli estremismi. La suora che crede che con la sua preghiera le anime avranno un destino migliore. Ma intanto pensa di salvare la sua. E la terrorista che ho intervistato e che mi diceva che non conosceva la parola rimorso.
Dostoievski diceva: “Solo il diavolo sa che cosa è la donna”. Tu lo sai?
Io non sono un profondo psicologo. E Dostoevskij era certamente molto più dotato di me. Se lo diceva lui! A parte il fatto che ogni narratore ha raccontato e idealizzato una donna diversa.
L’ultimo capitolo parla dell’Aids. E’ un caso o sei profondamente pessimista?
Le grandi pene d’amore hanno sempre convissuto con la peste del sesso. Dalla sifilide all’Aids. Non sono pessimista. Sono un cronista. Una volta c’era perfino un’ora in cui i medici dicevano ai pazienti che avevano la sifilide. Perché avevano paura che si suicidassero. Mai l’avrebbero detto di sera. Lo dicevano sempre al mattino.
Sei favorevole o contrario alla riapertura delle case chiuse?
Io le ho conosciute. La legge Merlin ha spostato il fenomeno dalle case ai marciapiedi, non l’ha eliminato. Dove è stato il vantaggio?
Ma non c’è più lo Stato che fa da protettore.
Lo Stato prende i suoi guadagni anche dal fumo che è dimostrato che uccide. Allora bisogna vedere se lo Stato deve essere morale o meno. Ma questo è un altro discorso.
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