- 27 Ottobre 2005
Che cosa è l’apotropaicità? «È quando si compie una sorta di streganza esorcizzante». Ah beh, volevo ben dire. «Io mi diverto a giocare con le parole». Grasso ha scritto che tu parli un linguaggio coltamente maccheronico. «Sì, è vero. Mi piace parlare semplice, usare il vernacolo, ma è ancor più divertente quando c’è il contrasto con parole complesse. Esempio: “Namo affà ’n rito apotropaico”. Quando leggo un libro e vedo una parola un po’ particolare la sottolineo e la memorizzo». Mica parole qualsiasi. Esoscheletro… saprofita… «Varieganza. Ex abrupto. Polimorfo». Paolo Bonolis, 44 anni, ha monopolizzato polemiche e gossip dell’ultima stagione televisiva: Antonio Ricci che lo accusava di taroccare la sua trasmissione, la risposta violenta in diretta («Vergognati!»), il trionfo di Sanremo, l’abbandono della Rai per Mediaset a suon di milioni di euro…
Ex abrupto: il tuo litigio con Ricci era falso? Grasso ha scritto che era wrestling. Facevate finta di picchiarvi brutalmente…
«Niente di finto. È stato un triste manifestarsi di bassifondi della natura umana».
Nel bassifondo c’era Ricci naturalmente…
«Io facevo solo il mio mestiere».
Anche Ricci faceva il suo mestiere…
«Il tuo mestiere lo fai migliorando la tua bottega. Non dando fuoco a quella dell’altro…».
Ma se il proprio mestiere è quello di dar fuoco alle botteghe degli altri?
«Ricci dà fuoco alle botteghe che gli tolgono il mercato».
Quello che facevi anche tu, a Striscia.
«Io da Striscia me ne sono andato. Ormai non se la prendeva più con i poteri forti ma con la maghetta di turno, con l’idraulico, con il casellante, con il tassinaro».
Certo, ma lo facevi anche tu.
«Lo facevo anche io, visto che lavoravo lì, ma la cosa mi lasciava perplesso».
Però la storia della tua maga che parlava con i morti…
«Se parcellizzi la realtà puoi dire qualsiasi verità».
Io non parcellizzo.
«Era un’intervista divertente. Non era la telepromozione di una maga. E Ricci mi ha attaccato dicendo che guadagno sfruttando il dolore della gente, pur sapendo che ero passato per qualcosa di molto doloroso».
La malattia della tua bambina.
«Una crudeltà infinita. Gli ho risposto dicendogli di vergognarsi. Lui non aspettava altro perché aveva già pronto tutto il materiale falsificato per cercare di delegittimare Affari tuoi. E ha proseguito per un anno a fare dichiarazioni che sono una perfetta cartella clinica. Quell’uomo sta male».
Ha detto: «Bonolis deve cospargersi il sudore di polvere».
«Beh, questa fa ridere. Ha detto anche che io non piango ma mi sudano gli occhi».
Come ne uscirete?
«Se mi dicesse che ha sbagliato per me è finita lì. Ma non lo dirà mai».
E tu lo dirai mai?
«Ma io non ho sbagliato».
Torneresti a Striscia?
«No. Sarebbe una cosa contro la mia natura».
Magalli mi ha detto che bisognerebbe fare tutti come te, avanti indietro, avanti indietro. Essere spietati, levare più soldi possibile ai padroni delle tv. Avanti indietro l’hai fatto tante volte, una sinusoide impazzita…
«Una varieganza di lavori… Ho cominciato in Rai nel 1981 con Tre, due, uno, contatto, game. Ma ero fumantino ed ebbi qualche piccolo problema. Passai a Quinta Rete che venne assorbita dal gruppo Rusconi e diventò Italia Uno e quindi Fininvest. Nove anni. Bim bum bam, Non è la Rai. Poi sono tornato in Rai. Cervelloni, Beato fra le donne. Tre anni. Di nuovo Mediaset. Una proposta economicamente molto conveniente».
Parliamone.
«Sei miliardi. Lordi».
Vabbè, lordi. E facesti arrabbiare monsignor Tonini e don Rigoldi.
«Si incazzarono tutti. In realtà ero sottopagato: solo Tira e molla aveva incassato 590 miliardi. Io avevo preso l’uno per cento. Un po’ pochino».
Poi sei tornato in Rai.
«Guadagnando molto, ma molto, ma molto, ma molto di meno rispetto a quello che mi avrebbe dato Mediaset».
Cifre alla mano…
«Due miliardi e mezzo. Meno della metà».
Vecchio conio?
«Vecchio conio».
Lordi?
«Lordi».
E adesso sei tornato di nuovo di là per otto miliardi. Lordi.
«Lordi».
Dicono che quando sei tornato in Rai in realtà eri in missione. E che adesso sei tornato in Mediaset a fine prestito.
«Questa è una intervista per un libro di fantascienza? Guarda che se c’è un persona spuria a qualunque logica politica sono io».
Sarai spurio ma potresti non saperlo.
«Se non lo so, non so che dire».
Allora perché sei tornato in Mediaset? Eri andato via perché volevi la domenica e sei tornato senza che ti dessero la domenica.
«In Rai non potevo rimanere. Mi è stato inibito. Cattaneo nemmeno mi riceveva. Si rifiutava di parlare con me. Contro Ricci mi sono dovuto difendere da solo. Cattaneo si defilò. E mi accusò di eccesso di difesa».
Perché si comportò così?
«Azzardo: ha messo Mediaset in condizione di trattare con Bonolis e poi è andato a chiedere la contropartita».
Quale contropartita?
«L’ho letto sui giornali, voleva l’Enel».
Ma l’Enel non gliel’hanno data.
«E infatti lui è tornato e si è messo ad urlare: “Bonolis deve rimanere!”. Io ho pensato: “Ma che sto a fa’? Il pupazzo de questo qua?”».
Insomma eri una pedina. Vedi che non si tratta di fantascienza? Ma Cattaneo era contento di Affari tuoi?
«Volevano un programma attorno al 24% e gliene ho realizzato uno sul 38. Ho esagerato e ho creato uno squilibrio di mercato. A quel punto forse qualcuno si è fatto sentire. O forse in Cattaneo è scattata l’autocensura. Avrà pensato: “Non mi sto mettendo nei guai?”».
Lucio Presta, il tuo agente, mi ha detto che tu vali tre volte la Ventura.
«Io non ho mai litigato con la Ventura. È bravissima. E sono contento quando va bene».
Però c’è stato un obbiettivo problema fra Affari tuoi e le Scimmiette.
«Sui giornali mi hanno fatto litigare con Baudo, con Costanzo, ma io non ho mai litigato con nessuno. Io ho litigato solo con Ricci».
Però polemiche tante. Come quando hai intervistato Bilancia.
«Lucia Annunziata ha detto che si vergognava. Non vedeva l’ora di lasciare la sua carica di presidente. Aveva bisogno di un pretesto per fare casino e io gliel’ho offerto. I toni che ha usato non erano da presidente della Rai».
Ti accusano di essere volgare.
«Sono popolare. Mi rifaccio all’umorismo che mi ha affascinato da ragazzino. Nei film di Totò e di Sordi è un tripudio di doppi sensi. L’accusa di volgarità nasceva anche dal fatto che in Ciao Darwin o in Beato tra le donne c’erano molte figliole discinte. Quella è la volgarità?».
Non so.
«Volgarità è l’ipocrisia, il sepolcro imbiancato, il perbenismo di facciata».
Tette e culi «fanno bene alla salute e sono il sorriso dell’anima», hai detto a Pier Paolo Giano dell’Espresso.
«La mia anima sorride quando vedo una bella donna. E anche quando vedo un bell’uomo. Che male c’è? Io sono anche carnale. Non esistono solo i sette cerchi angelici. Me piace vive, magnà, dormì».
Però ce ne sono troppe di tette e culi.
«Hai ragione. Ci sono programmi di intrattenimento culturale e politico dove arriva una gran gnocca, vestita da gran gnocca, scosciatissima, suadente, accattivante. A me non dà nessun fastidio…».
… anzi ti sorride l’anima…
«… ma non capisco che c’entra».
Agostino Saccà ha detto: «Il pubblico è metà sadico e metà masochista. Bonolis accontenta tutti».
«Giusto! Ma che vuole dire?».
I critici. Gualtiero Peirce scriveva cose tremende di te.
«Scriveva che ero il nulla totale, un essere immondo, praticamente una merda ambulante. Era impazzito. Quando ci siamo incontrati ha scoperto che stavamo leggendo lo stesso libro. C’è rimasto malissimo. Ma come, leggi il libro che leggo io? Il presupposto è che chi fa televisione popolare è un ignorante».
Anche l’Avvenire ti ha attaccato.
«Durante il periodo del Giubileo mi telefonò un giornalista alle sette del mattino, ora in cui non riconosco nemmeno i parenti. Mi chiese che cosa ne pensassi del Gay Pride. Io risposi che la questione non mi interessava. Il giornalista insistette. Io detti la stessa risposta. Lui incalzò e a me cominciarono a girare le balle. Disse: “Insomma lei è d’accordo che vadano in giro conciati in quella maniera?”. Gli risposi: “Secondo voi un cardinale è vestito normale?”. Da quel momento è partita la battaglia dell’Avvenire contro di me».
Per chi voti?
«Molto spesso per la sinistra».
Hai mai votato Lega?
«Mai. Qualche volta Casini. Ho votato Veltroni perché è una persona meravigliosa».
Rifondazione?
«No, ma mi piace tanto Bertinotti. Lo incontro spesso da Pallotta, un ristorante di Ponte Milvio, sta lì sempre coi nipotini».
Una volta hai detto: Mediaset è paludata e non tiene conto del tempo che passa. Adesso torni a Mediaset. Come la mettiamo?
«Scateniamo un cronosisma?».
La sinusoide impazzisce?
«E viene giù l’esoscheletro.».
Andiamo avanti ancora?
«All’infinito. Attacchiamo col polimorfo, lo scarsicrinito, il leucotricotico…».
Lento pede: la tua vita?
«Sono nato a Borgo Pio. Papà scaricava il burro Gallone. Mamma lavorava come segretaria. Io giocavo a pallone».
Eri balbuziente.
«Sono guarito recitando a teatro, a 12 anni, Assassinio nella cattedrale. Dovevo dire dal torrione: “Si aprano le porte”. Il regista mi disse: “Balbetti perché hai cento cose in testa che vogliono uscire tutte assieme. Crea una corsia preferenziale”. Feci così e dissi: “Si aprano le porte”».
Un po’ ti impunti ancora.
«Ho tanti pensieri in testa. Ma creo la corsia preferenziale e faccio defluire il traffico».
Gli amori?
«Fino a 17 anni pensavo che le donne fossero quelle che non giocavano a pallone. Il mio primo amore è stato Lucia, poi Diane, la mia prima moglie. Abbiamo avuto due figli. Poi abbiamo divorziato. Poi Laura Freddi. Solare, perbene, molto bella. Ci siamo lasciati dopo quattro anni. Ho incontrato Sonia e sono nove anni che stiamo insieme».
Questo è un momento in cui molti abbandonano Berlusconi. Tu invece fai come il salmone. Risali la corrente.
«Vorrei evitare di arrivare lì, depositare le uova e morire».
Hai detto di Maurizio Costanzo: «A volte dice le cose che pensa, a volte quelle che gli convengono».
«È un errore che facciamo tutti».
Tu dici cose che ti convengono?
«Certo».
L’ultima volta?
«Questa».
Non ti è dispiaciuto battere Striscia grazie a una trasmissione un po’ idiota come Affari tuoi?
«Se fai l’analisi chimica trovi tracce di idiozia dappertutto. In Affari tuoi siamo nel territorio naturale. In Striscia è più pericoloso perché non dovrebbero esserci».
A destra chi ti piace?
«Berlusconi è adorabile. È uno spasso, carino, divertente. Ha le sue pecche, ma non si può stare sempre con la lente di ingrandimento sulle pecche di una persona. Fini sa parlar bene. Come Casini».
E i leghisti?
«Sono come le merinos. Stanno lì, fanno della lana meravigliosa ma non sono esportabili. A volte sono pesanti».
Intervistato da Denise Pardo per l’Espresso hai detto che in Italia c’è regime, che non avresti votato Forza Italia, che non ti hanno permesso di invitare Biagi a Domenica In e che sei contro la guerra. Le ridiresti queste cose oggi?
«La guerra e Biagi sì».
Sul regime?
«Dissi che sentivo il regime della politica che vampirizza tutto e attecchisce come muffa su tutto ciò che ha visibilità… un saprofita…».
Questa me la segno. Saprofita.
«Su Forza Italia non posso dirti bene una cosa che non conosco bene e che ho messo in cantina e che non mi affascina».
Arrampicata sugli specchi…
«No. Ci sono delle persone che trovo piacevoli, gradevoli. Ci sono delle cose per le quali mi batto come la fecondazione assistita. Ma ci sono delle cose che non capisco se le si stanno combattendo perché giusto o perchè portano voti».
Stefania Prestigiacomo era arrabbiata con te. Diceva: «Bilancia va bene e io no».
«Doveva venire a parlare di adozioni, ma il tema in Rai non era gradito, avrebbe sollevato un vespaio, quello dell’esistenza e delle sovvenzioni agli orfanotrofi. Non era il caso. E la Prestigiacomo non fu invitata».
Temi delicati…
«Lavorare per Rai Uno è come camminare sulle uova. Ognuno dice la sua. Mi avevano detto: la domenica il pubblico è bollito, vuole canzonette. Invece no. Quando abbiamo parlato per mezzora del problema dell’acqua nel mondo siamo schizzati dal 18 al 32%».
Fammi la classifica di chi ti piace in tv.
«Piero Chiambretti. Mentalmente velocissimo. Milena Gabanelli, molto brava. Adoro Antonella Clerici, comoda, intelligente, pulita, serena. Mi piace tantissimo Corrado Guzzanti. Anche Maurizio Crozza, non lavora più e non capisco perché. Poi le Iene e la Gialappas. E infine un grande, Gerry Scotti».
Dicono che fai troppo il guru, adesso.
«Che male c’è se gioco e ragiono insieme?».
Sei bugiardo?
«Certo. Il bugiardo è un taglio naturale, la vita stessa è una grossa menzogna».
Gioco della torre. Cominciamo facile: Costanzo o Ricci?
Che mme lo chiedi a ffa’?».
Lippi o Magalli?
«Butto Lippi. Non l’ho mai capito. Si dava per malato e stava già provando con Costanzo. E ha cominciato a parlare male di me. Boh. Magari sono momenti particolari».
Totti o Del Piero?
«Non se pò buttà Moggi?».
Cattaneo o Petruccioli?
«Se trovi una torre altissima butto Cattaneo. Poi lo vado a riprendere e lo butto giù di nuovo».
Rossella o Mimun?
«Il primo impatto che ho avuto col Tg5 di Rossella è la baccajata che ha fatto gratuitamente la Cesara Bonamici sostenendo che avevo sforato».
Ma è vero. Avevi sforato.
«Ventitre secondi? Ma che sei matto? Non sono mica un timer. E anche loro: qualche secondo non cambia niente».
Fisichella, Tremaglia o Buttiglione?
«Tutti e tre. Perché questa aggressività nei confronti dei gay? Ha ragione Grillini: è omosessualità latente».
Marzullo o La Rosa?
«Butto Marzullo».
Sei mai stato da Marzullo?
«Sì».
Ti è piaciuta l’intervista?
«Beh, quando m’ha svegliato alla fine sì. Non lo butto Marzullo. Butto il suo parrucchiere. Lo pettina da moschettiere».
Baudo o Fiorello?
«Butto Fiorello. Quando lui mi chiama alle sue trasmissioni io ci vado volentieri. Poi gli chiedo di fare qualcosa con me e mi dice sempre di no. Con me è sempre poco generoso».
È vero che sei tirchio?
«No. Ma non me ne frega niente della macchina, della barca, dei gioielli, degli orologi».
E dove metti i soldi? Alle poste?
«Spendo molto in vacanze. Quest’anno ho affittato una villa fantastica in Sardegna per due mesi».
E quella storia dell’assistenza ai bambini con difficoltà?
«Insieme a un dottore del Bambin Gesù, Renato Berardinelli, stiamo cercando di costruire un centro per insegnare ai medici e agli infermieri ad assistere domiciliarmente i bambini con difficoltà. Ma non è perché sono buono. È perché ho tanti soldi».
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